
Ci sono fili capaci di unire i mondi interiori delle donne: a volte saranno la forza delle risate, il valore dell'amicizia, l'amore o il sesso; altre, le paure di fronte a un matrimonio inaridito, l'ipocrisia, la solitudine o il timore dell'abbandono. Laura è contro il femminismo, Manuela cuce e sogna, Magdalena si sente sempre più chiusa, Anabella e Marilyn aspettano la felicità, Maria Bonita ha perso il nemico di una vita, Eloìsa cerca di dimenticare, Irma si sfila finalmente l'anello, Dulcinea racconta la sua versione della storia. Dai Balcani fino a Santiago del Cile, passando per la Mancia del Don Chisciotte, piccoli incidenti rivelatori che cambiano la vita, donne che smettono di uscire di casa, donne che si lasciano ingannare dalle apparenze, altre che si riappropriano della loro esistenza, e altre ancora che si ritrovano ad affrontare drammi inattesi.
Ci sono fili capaci di unire i mondi interiori delle donne: a volte saranno la forza delle risate, il valore dell'amicizia, l'amore o il sesso; altre, le paure di fronte a un matrimonio inaridito, l'ipocrisia, la solitudine o il timore dell'abbandono. Laura è contro il femminismo, Manuela cuce e sogna, Magdalena si sente sempre più chiusa, Anabella e Marilyn aspettano la felicità, Maria Bonita ha perso il nemico di una vita, Eloìsa cerca di dimenticare, Irma si sfila finalmente l'anello, Dulcinea racconta la sua versione della storia. Dai Balcani fino a Santiago del Cile, passando per la Mancia del Don Chisciotte, piccoli incidenti rivelatori che cambiano la vita, donne che smettono di uscire di casa, donne che si lasciano ingannare dalle apparenze, altre che si riappropriano della loro esistenza, e altre ancora che si ritrovano ad affrontare drammi inattesi. Ancora una volta, Marcela Serrano dimostra il suo talento nel penetrare anima e psicologia femminili con venti racconti potenti, abitati da donne fragili, forti, avventurose e timorose, casalinghe o intellettuali, le cui voci e storie si imprimono a fuoco nella memoria dei lettori.
Come appare evidente da questi scritti, qui per la prima volta radunati, Sciascia aveva per Stendhal un'ammirazione appassionata e intima, imparagonabile a quella che nutriva per altri autori amati. E questo lo ha naturalmente indotto a studiarlo in tutte le giustapposizioni, le efflorescenze e le cristallizzazioni della sua scrittura, nel tentativo di coglierne le strutture e gli scatti psicologici più celati. E, come osserva Colesanti nel saggio contenuto nel volume, Sciascia ha indagato, con gusto poliziesco, "i congegni, le 'finzioni', i trucchi anche, di cui quella scrittura è costruita".
Un libro per tuffarsi nella fantasia di un cielo ricolmo di stelle, nella lealtà di un cuore di cane, nella rinascita di un ragazzo che lascia la sua casa, per vivere. Cieli atei, fiori misteriosi e stelle rivelatrici sono i protagonisti di queste storie vere e fantastiche, antiche ed attuali, ma soprattutto verosimilmente future. Spettatore neutrale è il firmamento con le sue leggi. Alcune scientificamente dimostrabili, molte indifferentemente naturali, altre ancora semplicemente divine. Dodici racconti che trasporteranno il lettore in uno spazio senza tempo. Ognuno troverà la sua anima gemella, il suo volto riflesso in quelle pagine.
Quando Livia Prescott riesce a mettere in fuga un uomo mascherato che l'ha aggredita in un parcheggio deserto, i giornali locali esaltano il suo coraggio e la sua forza. E dopo un anno difficile, il padre malato, una precaria situazione lavorativa e un matrimonio andato a rotoli, è bello per lei sentirsi di nuovo pronta ad affrontare le sfide della vita. Però, mentre la polizia approfondisce le indagini allargando la cerchia dei sospetti, Liv incomincia a ricevere dei messaggi minacciosi che corrodono la sua ritrovata fiducia in se stessa. Qualcuno, evidentemente, l'ha presa di mira e ha deciso di distruggerla. Ma si tratta di uno sconosciuto o di qualcuno che lei conosce, magari molto vicino a lei? In sostanza, c'è ancora qualcuno di cui si possa fidare? E quando anche suo figlio e i suoi amici vengono presi di mira dallo stalker, con conseguenze terribili, la scelta diventa molto semplice: combattere fino all'ultimo o rischiare di perdere le persone che ama di più al mondo...
Incontriamo zia Camilla sulla piazza di un piccolo paese non lontano dal lago di Garda e dal corso dell'Adige. Per le borsette e i cappellini tutti la chiamano la Regina, e in effetti nel portamento assomiglia alla regina d'Inghilterra, con qualche stranezza in più. Qualcuno l'ha fatta sedere sulle pietre della fontana dove la raggiunge la nipote Andreina, e un pezzo di realtà di zia Camilla si ricompone. È l'esordio, così lo chiamano, di una malattia che si è manifestata a poco a poco, a giorni alterni, finché il mondo fuori l'ha vista e da quel momento è esistita per tutti, anche per lei. Zia Camilla è sempre vissuta in campagna tra fiori, galline e gli amati orologi, nella grande casa dove la nipote è cresciuta con lei e con zio Guidangelo. Ora Andreina, che è moglie e madre mentre la zia di figli non ne ha avuti, l'assiste affettuosamente e intanto racconta in prima persona il presente e il passato delle loro vite. Una narrazione viva ed energica, come zia Camilla è sempre stata e continua a essere. Intorno e insieme a loro, parenti, amiche, altre zie, donne venute da lontano che hanno un dono unico nel prendersi cura, tutte insieme per fronteggiare questo ospite ineludibile, il «signor Alzheimer», senza perdere mai l'allegria. Perché zia Camilla riesce a regalare a tutte loro la vita come dovrebbe essere, giorni felici, fatti di quel tempo presente che ormai nessuno ha più, e per questo ricchi di senso.
Esiste un momento nella vita di ognuno di noi dopo il quale niente sarà più come prima: quel momento è adesso. Arriva quando ci innamoriamo, come si innamorano Lidia e Pietro. Sempre in cerca di emozioni forti lei, introverso e prigioniero del passato lui: si incontrano. Rinunciando a ogni certezza, si fermano, anche se affidarsi alla vita ha già tradito entrambi, ma chissà, forse proprio per questo, finalmente, adesso... E allora Lidia che ne farà della sua ansia di fuga? E di Lorenzo, il suo "amoreterno", a cui la lega ancora qualcosa di ostinato? Pietro come potrà accedere allo stupore, se non affronterà un trauma che, anno dopo anno, si è abituato a dimenticare? Chiara Gamberale stavolta raccoglie la scommessa più alta: raccontare l'innamoramento dall'interno. Cercare parole per l'attrazione, per il sesso, per la battaglia continua tra le nostre ferite e le nostre speranze, fino a interrogarsi sul mistero a cui tutto questo ci chiama. Grazie a una voce a tratti sognante e a tratti chirurgica, ci troviamo a tu per tu con gli slanci, le resistenze, gli errori di Lidia e Pietro e con i nostri, per poi calarci in quel punto "sotto le costole, all'altezza della pancia" dove è possibile accada quello a cui tutti aspiriamo ma che tutti spaventa: cambiare. Mentre attorno ai due protagonisti una giostra di personaggi tragicomici mette in scena l'affanno di chi invece, anziché fermarsi, continua a rincorrere gli altri per fuggire da se stesso...
Esiste un momento nella vita di ognuno di noi dopo il quale niente sarà più come prima: quel momento è adesso. Arriva quando ci innamoriamo, come si innamorano Lidia e Pietro. Sempre in cerca di emozioni forti lei, introverso e prigioniero del passato lui: si incontrano. Rinunciando a ogni certezza, si fermano, anche se affidarsi alla vita ha già tradito entrambi, ma chissà, forse proprio per questo, finalmente, adesso... E allora Lidia che ne farà della sua ansia di fuga? E di Lorenzo, il suo "amoreterno", a cui la lega ancora qualcosa di ostinato? Pietro come potrà accedere allo stupore, se non affronterà un trauma che, anno dopo anno, si è abituato a dimenticare? Chiara Gamberale stavolta raccoglie la scommessa più alta: raccontare l'innamoramento dall'interno. Cercare parole per l'attrazione, per il sesso, per la battaglia continua tra le nostre ferite e le nostre speranze, fino a interrogarsi sul mistero a cui tutto questo ci chiama. Grazie a una voce a tratti sognante e a tratti chirurgica, ci troviamo a tu per tu con gli slanci, le resistenze, gli errori di Lidia e Pietro e con i nostri, per poi calarci in quel punto "sotto le costole, all'altezza della pancia" dove è possibile accada quello a cui tutti aspiriamo ma che tutti spaventa: cambiare. Mentre attorno ai due protagonisti una giostra di personaggi tragicomici mette in scena l'affanno di chi invece, anziché fermarsi, continua a rincorrere gli altri per fuggire da se stesso...
Nel 1971 venne pubblicato "Adelphiana", una sorta di numero unico di una rivista che conteneva testi inediti di autori che negli anni successivi si sarebbero rivelati essenziali, da Thomas Bernhard a Aby Warburg, da Italo Calvino a Giorgio Manganelli, da Karl Kraus a Robert Walser, da Giorgio de Santillana a Edgar Wind. Oggi, nel cinquantesimo anno di Adelphi, riprendiamo quel titolo per un libro che si propone di attraversare con testi e immagini i più di duemila volumi pubblicati con questo marchio. Ne risulterà un paesaggio variegato e pieno di sorprese (testi nuovi di autori nuovi, testi poco conosciuti connessi a certi libri, immagini significative e rivelatrici), che corrisponde a quello che è stato da sempre il proposito della casa editrice: accogliere singolarità, tanto più preziose quanto più irriducibili.
Un romanzo sulla nostra identità perduta, sul lavoro come valore fondante che rinnova una tradizione che sembrava ormai persa, quella di una letteratura civile che racconta la vita, le lotte e il sangue versato dai lavoratori. Angelo Ferracuti, non nuovo al genere del romanzo-verità in presa diretta sulla società in cambiamento, ambienta il nuovo libro in una zona della Sardegna che in passato dava lavoro a migliaia di persone e che adesso è praticamente abbandonata. Siamo nel Sulcis-Iglesiente, terra di miniere e dell'epica operaia, e ora provincia più povera d'Europa con i suoi 30.000 disoccupati su 130.000 abitanti e 40.000 pensionati spesso usciti dal mondo del lavoro dopo aver contratto malattie terribili come la silicosi. Ecco la crisi di un mondo in disfacimento, legata a un modello di organizzazione del lavoro novecentesco e ormai ossidato come il ferro dei castelli degli ascensori abbandonati di Carbonia. Ferracuti viaggia tra queste terre avvelenate e incontra una popolazione vinta, malata, povera ma piena di dignità, in una condizione che riassume tutte le contraddizioni del presente, come quella tra salute e lavoro, mentre le multinazionali dell'alluminio delocalizzano in Islanda e in Arabia Saudita. Qui è finito il Novecento ed è iniziato non si sa che cosa. Rimane la nostalgia e un buco nero a tratti rischiarato dall'assistenza dello Stato che tutti aspettano come unica salvezza.
In uscita in occasione del Giorno della Memoria, il romanzo autobiografico di Ludmilla Helga Siersch, nata a Vienna da famiglia ebrea per parte di madre nel 1919, è una testimonianza privata del dramma degli arresti e della deportazione che sconvolsero la sua vita, assieme a quella di milioni di persone. Il racconto della Vienna dagli anni Venti all'invasione tedesca del 1938, i tentativi di nascondersi e lottare per salvare vite umane, la deportazione della nonna e della madre e la fuga nella clandestinità di una giovane Helga fino in Italia.
«Austriaci, sono costretto a cedere. L'armata tedesca entra nella nostra patria. Che Dio sia con voi». L'11 marzo 1938 finisce l'infanzia di Helga, il suo mondo crolla travolto dall'irrazionalità del nazismo. Questa autobiografia è una storia di coraggio e amore intessuta di avventure, incroci amorosi e inevitabili perdite. Un romanzo avvincente e commovente, la storia di una famiglia che ha come sfondo Vienna, Berlino e Roma. L'affascinante nonna Wilma, colta e bellissima, animatrice di uno dei più prestigiosi salotti viennesi, frequentato da intellettuali come Zweig, e da musicisti come Strauss e Bruckner, che grazie ai suoi tre ricchi matrimoni riesce a mantenere figli e nipoti; la madre Fortuneé, militante socialista e amica di Freud, ma incurante della figlia; e poi Helga, bellissima e impulsiva ma sempre generosa e autosufficiente. Unico punto di contatto fra le tre è la straordinaria forza, che fa parte dei loro cromosomi e si trasmette lungo la discendenza femminile. Nel ’38 Helga sfugge miracolosamente alla deportazione e cerca di salvare la vita di persone a lei care, mettendo a repentaglio la propria, ma le deportazioni colpiranno ugualmente la famiglia (perderà la madre, la nonna e la bisnonna in campo di concentramento), mentre lei troverà rifugi occasionali che la faranno infine approdare in Italia, nel 1942, dopo anni di clandestinità tra Austria e Germania. Finita la guerra, Helga sarà anche rinchiusa per nove mesi in un campo di prigionia vicino Salerno, accusata, ironia della sorte, di collaborazionismo, dopo una vita in fuga dai nazisti. A Roma Helga trova lavoro come costumista a Cinecittà, e ricostruisce finalmente la sua vita: diviene amica di Monicelli, Steno, De Feo, Age e Scarpelli, mentre il bel mondo cinematografico e intellettuale la accoglie nei suoi salotti.
Ludmilla Helga Siersch nasce a Vienna il 28 ottobre 1919 da madre ebrea. Con l'avvento del nazismo in Austria, è costretta a interrompere i propri studi artistici. Dopo la deportazione della bisnonna, della nonna e della madre nel campo di concentramento di Theresienstadt, riesce a fuggire in Italia, dopo aver subito persecuzioni e violenze. Helga Siersch risiede tuttora a Roma.