
Prendi due ragazzi di belle speranze, portali in un night della riviera adriatica nell'estate del 1960, sulla pedana delle spogliarelliste: l'ultima cosa che ti aspetteresti è una pubblica lettura dell'"Ulisse" di Joyce. Non importa se il pubblico li inseguirà con le forchette in mano, quello che conta è il loro piccolo incantesimo. Un sarcastico romanzo di formazione che racconta anche la storia di un'amicizia rissosa e bellissima: quella fra Tonino Conte e Carmelo Bene.
Nel mondo che i Pionieri hanno colonizzato valicando un confine di cui si è persa ogni traccia, gli oggetti decadono in una poltiglia tossica se il loro nome non viene scritto e pronunciato con prefissata frequenza. Per evitarne la distruzione, un comitato centrale veglia severamente sulle parole pronunciate dagli abitanti delle colonie, perché la vita in un mondo minacciato dalla disgregazione richiede volontà e disciplina. Vanja, cittadina di Essre, viene inviata dalla sua comune nella gelida colonia di Amatka e troverà ad attenderla i primi fuochi di una rivoluzione sotterranea giocata sulla potenza del linguaggio. Suo malgrado, Vanja dovrà così affrontare le possibilità che si celano dietro il velo di blanda oppressione che assopisce i pensieri e le parole del popolo di Amatka.
"Amanti e rivali", ultimo tassello del grande affresco realizzato da Cinzia Tani nel "Volo delle aquile", la trilogia dedicata alla dinastia degli Asburgo, ci consegna la verità sul brutale assassinio dei coniugi Acevedo avvenuto decenni prima. Non rimane che Sofia, adesso che Gabriel, Manuela, Federico e Octavia sono morti. È lei la dolente depositaria di una avventurosa vita familiare segnata dalla tragedia. L'ultimo segreto affiorerà grazie all'inaspettata comparsa di due donne alla sua porta. Mentre il secolo volge al tramonto, lo scontro tra cattolici e protestanti si fa più cruento. In Francia, sotto il regno di Carlo IX, nella notte di San Bartolomeo, tra il 23 e il 24 agosto 1572, si consuma la strage degli ugonotti per mano dei cattolici. E se la regina Elisabetta, in Inghilterra, tiene prigioniera la cattolica Maria Stuarda, il re spagnolo Filippo d'Asburgo, tramite il suo generale, l'intrepido e fascinoso Giovanni d'Austria, cerca la pacificazione nelle Fiandre. Ed è tra la corte spagnola - dove ritroviamo Ana de Mendoza, sempre alle prese con le sue oscure macchinazioni - e quella francese - illuminata dalla presenza della bellissima e scaltra Margherita di Valois - che si svolge la vicenda delle due gemelle Acevedo, Camila e Clara, così diverse tra loro ma unite da un rapporto esclusivo, destinato a infrangersi nel momento in cui entrambe, fatalmente, si innamoreranno dello stesso uomo. C'è una profezia che le riguarda, e di cui sono all'oscuro, che sta per avversarsi. Dove non è la sorte a spezzare ogni promessa di felicità, ci sono le ragioni della Storia a imporre le condotte e a segnare i destini dei singoli, contro qualsiasi previsione e volontà personale, come nel caso dell'impossibile amore tra Claudia e Guglielmo d'Orange. Eppure, il finale del romanzo è investito da una luce di ritrovata speranza. A molti anni di distanza, nel Natale del 1599, esattamente un secolo dopo l'assassinio dei loro progenitori, gli Acevedo si riuniscono dove tutto è cominciato, a Toledo, nell'antica dimora di famiglia, lontano dal clamore delle battaglie e dalla fatuità e gli intrighi di corte. Nel silenzio della campagna circostante risuonano le grida dei bambini, ed è come se per una volta a trionfare fosse la vita.
"Non si è mai sazi di queste mitiche figure femminili che montagne di biografie e romanzi hanno di volta in volta esaltato o denigrato, icone avventurose o romantiche, melodrammatiche o futili, raggelate dal tempo. Scorrono adesso tutte insieme, da Caterina de' Medici a Maria Antonietta, dai primi decenni del XVI secolo alla fine del XVIII, gemme della storia e delle storie delle donne, con le loro fortune e sfortune, col potere della loro bellezza e della loro sottomissione, il fervore della loro ambizione o del loro ardore, lo slancio della loro intelligenza o della loro astuzia, nel nuovo libro di Benedetta Craveri; la scrittrice che si muove nelle corti e nei castelli dei Valois e dei Borbone, dei Guisa o dei Lorena con la grazia somma della cultura, della curiosità, del pensiero, della scrittura magnifica" (Natalia Aspesi).
Mika Waltari compone il vivido racconto di un evento epocale, l'assedio e la caduta di Costantinopoli e del millenario Impero Romano d'Oriente nel 1453 ad opera dei turchi ottomani. A narrare nella forma di un diario gli ultimi mesi della capitale bizantina è Johannes Angelos, inquieto avventuriero, mercenario e mistico, disilluso e visionario, alla perenne ricerca di un'irraggiungibile pienezza, di un significato più profondo nell'esistenza. Nato a Costantinopoli, la sua vita è stata un continuo errare, dalla Francia a Ferrara, a Firenze, fino alla partenza per la crociata, alla prigionia turca e alla grazia ottenuta dallo stesso sultano Maometto II. Ma Johannes non resiste al grido d'aiuto della propria città sotto assedio e come rispondendo a una chiamata del destino fugge per andare a difenderla. Solo alla fine del romanzo, dopo aver combattuto strenuamente, affrontato i sospetti di essere una spia ottomana, nell'amara consapevolezza della sconfitta e della morte imminente, scoprirà di avere sangue imperiale ed essere in realtà il legittimo erede al trono. Nel precipitare degli eventi, l'ultima cosa che Angelos si aspetta è di rimanere folgorato dalla seducente Anna Notaras, nobildonna greca passionale e volubile, e di innamorarsi perdutamente di lei. Tra sanguinose battaglie e gli intrighi per il potere e la sopravvivenza di un regno allo sfascio, i due allacciano una tempestosa relazione segreta contro la volontà del padre di lei, il potente megaduca... Postfazione di Luca Scarlini.
Liu, affermata ricercatrice genetica, e suo marito Li sono dei privilegiati, fulgido esempio della nuova borghesia cinese: prestigiosi studi all'estero, una bella casa, un vita in continua ascesa. Soprattutto da quando Li è stato nominato capo responsabile del progetto della diga delle Tre Gole, nella remota contea di Liang. Una coppia all'apparenza perfetta, almeno fino al giorno in cui Liu non riceve una telefonata misteriosa. Una voce femminile afferma di dover consegnare urgentemente un regalo. Lo manda Li, che dopo la promozione manca sempre più spesso da casa. Ma, alla vista dell'inaspettato dono, un costoso profumo femminile così lontano dalla fredda personalità di Li, lo spettro del tradimento si insinua nella mente di Liu che decide di partire subito per raggiungere il marito. Sulle sponde del fiume Yangtze, mentre fervono i lavori per la costruzione della diga, Liu s'imbatte in verità sconvolgenti e inimmaginabili. Ma sarà l'incontro con l'enigmatico pittore Yueming a svelarle il passato segreto della sua famiglia e a darle una nuova consapevolezza del presente.
Uno sparo squarcia il silenzio nella villa dei Radjik a Tirana. Cosa è accaduto? Chi ha sparato? Nella casa vivono Zanum, ex esponente di spicco del regime comunista albanese e i suoi due figli: Viktor, entrato nel partito al posto del padre e Ismail il giovane sognatore, frequentatore degli incontri semiclandestini al caffè Fidelio. I due ragazzi sono cresciuti condividendo sempre tutto, uniti dal dolore per la perdita della madre misteriosamente morta quando Ismail aveva cinque anni. La vita dei Radjik era sempre stata serena fino al matrimonio di Viktor con Helena, di cui Ismail si innamora perdutamente. Un giorno però uno sconosciuto gli mostra il cadavere riesumato della madre e comincia a indagare fino a scoprire una sconvolgente verità...
Verso la fine degli anni Venti Albert Pharaon viveva in Libano. Discendente da una ricca famiglia palestinese, vagamente banchiere, si sentiva un po' fuori posto a Beirut. La mondanità lo annoiava, la sua unica passione erano i cavalli. Tornava spesso a Haifa, dove era nato, a tre ore di viaggio, fino poi a trasferirvisi definitivamente abbandonando moglie e figli. La notizia scandalosa si stava diffondendo: Albert aveva un'amante ebrea in Palestina, una militante sionista. Una delle nipoti di Albert vive ancora al Cairo, dove si è sempre sentita in esilio. Lui l'andava a trovare ogni volta che era di passaggio in città. Le raccontava della sua amante ebrea. Non poteva parlarne con nessun altro. Il resto della famiglia preferiva non sapere niente.
Non è dato oggi di amare se non si ritiene preliminarmente che l'amore sia ormai impossibile o almeno condannato". Così scriveva Elémire Zolla un quarto di secolo prima che la sua teoria della mania amorosa imperniata sulla figura della Sposa celeste prendesse forma ne "L'amante invisibile". "Chi - domanda Zolla - fa zampillare gli alberi della vita? Irraggiungibile ma onnipresente, Lei, Natura sempre mutevole, intelligente in modi a noi preclusi, rigorosa e dissipatrice, che ci impone di fremere di desiderio, di illuderci, e che, se proviamo a disingannarci, ci punisce, in noi non tollera la tiepidezza. In una donna mortale si può incarnare, offrendoci la sua pace, che include la trepidazione e il dolore".