
Era la Belle Époque, un'epoca precedente i viaggi aerei e la radio, sul ciglio di una rivoluzione nel mondo della fotografia e della produzione cinematografica, quando Burton Holmes(1870-1958) intraprese un viaggio lungo una vita per portare il mondo a casa. Dagli ampi boulevard parigini alla Grande muraglia cinese, dalla costruzione del canale di Panama all'eruzione del Vesuvio nel 1906, Holmes, che si dedicava alla ricerca di "cose belle in giro per il mondo", si costruì una carriera condividendo le sue storie, le fotografie e le riprese a coloricon pubblico ed estimatori in tutta l'America. Fu lui a coniare il termine "travelogue" (diario di viaggio) nel 1904 per pubblicizzare la sua singolare performance, che faceva appassionare il pubblico con un racconto di due ore accompagnato dalla proiezione tramite lanterna magica di colorate immagini dipinte a mano e di alcuni dei primi filmati mai realizzati. Parigi, Pechino, Delhi, Dubrovnik, Mosca, Manila, Giacarta, Gerusalemme: Burton Holmes c'era stato. Visitò tutti i continenti e quasi tutte le nazioni del pianeta, scattando oltre 30.000 fotografie e impressionando quasi 150 chilometri di pellicola. Questo libro rappresenta il meglio degli archivi di Holmes, traboccante di sfavillanti fotografie a colori. Una rara finestra sul mondo di 100 anni fa e un'imperdibile fonte di ispirazione per intraprendere il vostro personalissimo viaggio d'avventura.
Charlie Weir si guadagna da vivere affrontando i demoni altrui. Nella sua attività di psichiatra a New York ha visto ogni tipo di trauma, eppure non riesce ancora a trovare una soluzione ai propri conflitti familiari: l’accesa rivalità con il fratello Walter, affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre senza nerbo; il soffocante rapporto con la madre. Né ha ancora accettato, dopo sette anni, il tragico errore che lo ha allontanato dalla moglie e dalla figlia e gli ha lasciato nient’altro che una solitudine consumante e una rabbia inquieta. Quando Walt presenta Nora Chiara al fratello, questi si sente attratto tanto dalla sua bellezza mozzafiato quanto dalla sua aria sofferta. Si innamora velocemente, avidamente, ma l’idillio ha vita breve. La vulnerabilità di lei, un tempo irresistibile, comincia ad avvelenare il rapporto finché Charlie si accorge di avere accanto una paziente più che una compagna. E mentre sonda le origini del dolore di Nora Chiara, un vago ricordo comincia ad affiorare dal suo inconscio, sollevando in lui un atroce sospetto.
Dopo Follia, Martha Peake, Spider, il nuovo viaggio di Patrick McGrath nei labirinti dell’animo umano.
Charlie Weir si guadagna da vivere affrontando i demoni altrui. Nella sua attività di psichiatra a New York ha visto ogni tipo di trauma, eppure non riesce ancora a trovare una soluzione ai propri conflitti famigliari: l'accesa rivalità con il fratello Walter, affermato pittore; il gelo nei confronti di un padre senza nerbo; il soffocante rapporto con la madre. Né ha ancora accettato, dopo sette anni, il tragico errore che lo ha allontanato dalla moglie e dalla figlia, che gli ha lasciato nient'altro che una solitudine consumante e una rabbia inquieta. Quando Walt presenta Nora Chiara al fratello, questi si sente attratto tanto dalla sua bellezza mozzafiato quanto dalla sua aria sofferta. Si innamorano velocemente, avidamente, ma l'idillio ha vita breve. La vulnerabilità di lei, un tempo irresistibile, comincia ad avvelenare il rapporto finché Charlie si accorge di avere accanto una paziente più che una compagna. E mentre sonda le origini del dolore di Nora Chiara, un vago ricordo comincia ad affiorare dal suo inconscio, sollevando in lui un atroce sospetto.
"Il trattato sulla tolleranza" (1763), che prese spunto dalla vicenda di un commerciante ugonotto di Tolosa condannato a morte ingiustamente per l'omicidio del figlio, è un vero e proprio "manifesto" per la libertà e il valore universale della tolleranza religiosa. È un'opera che apre il cosiddetto periodo dei Lumi e costituisce una delle basi ideologiche della Rivoluzione francese. Prefazione di Salvatore Veca.
Nei primi anni del dopoguerra, mentre si andava delineando quella integrazione planetaria nel nome della tecnica che oggi è sotto gli occhi di tutti, Ernst Jünger elaborò questo testo, apparso nel 1951, oggi più affilato che mai. La figura del Ribelle jüngeriano corrisponde a quella dell’anarca, del singolo braccato da un ordine che esige innanzitutto un controllo capillare e al quale egli sfugge scegliendo di «passare al bosco» – dissociandosi, una volta per sempre, dalla società. Il Ribelle jüngeriano sente di non appartenere più a niente e «varca con le proprie forze il meridiano zero». Tutta l’eredità del nichilismo, del radicalismo romantico e della furia anti-moderna si concentra in questa figura, qui osservata come facendo ruotare un cristallo. Letto oggi, questo testo appare di una impressionante preveggenza, quasi un guanto di sfida gettato in nome di una libertà preziosa: «la libertà di dire no».
Rafael e Gardo, quattordici anni, vivono nel quartiere-discarica di Behala, in una città non precisata del Terzo Mondo. Passano le giornate a smistare rifiuti per venderli a peso. Finché Rafael trova un borsello in mezzo all'immondizia: dentro ci sono tanti soldi, una carta d'identità, una mappa e una piccola chiave. La polizia si fa avanti: sembra disposta a tutto pur di recuperare la borsa. Se è così importante, pensano i ragazzi, vale la pena di scoprire cosa c'è sotto. Così, con una buona dose di scaltrezza e parecchio sangue freddo, cominciano a indagare... Età di lettura: da 13 anni.
Sono ormai cinque, in meno di sei mesi, le donne accoltellate. Tutte nella stessa zona, il XVIII arrondissement, a nord di Place Clichy. Tutte alla stessa ora, tutte con lo stesso rituale: dopo averle colpite alle spalle, l'assassino straccia loro le vesti. Ma non le deruba, né le violenta. La polizia brancola nel buio. Sarà Maigret - dopo un interessante discussione con uno psichiatra - a risolvere il caso. Per riuscirci dovrà tendere all'assassino una doppia trappola mortale, ma soprattutto dovrà scavare nell'oscura psiche di un uomo apparentemente rispettabile, sviscerare il suo perverso legame con due donne - la madre e la moglie - tiranniche e protettive al tempo stesso e smontare il tortuoso meccanismo che l'ha indotto a uccidere.
I manoscritti del "Kamasutra" erano spesso miniati, ma nessuno degli esemplari più antichi è sopravvissuto. A risarcirci di quella perdita provvedono le miniature eseguite nel Bikaner nell'ultimo scorcio del XVII secolo, probabilmente ascrivibili all'artista noto con il nome di Ruknuddin e oggi custoditi presso il Fitz William Museum di Cambridge. Queste miniature mostrano una decisa influenza della tecnica persiana introdotta dai Moghul, ma si distinguono per l'incomparabile stile tipico del Bikaner, dove risaltano elementi quali le spettacolari formazioni nuvolose, i panorami di lussureggiante vegetazione al chiaro di luna e la prospettiva talora incoerente creata dalla linearità geometrica delle forme architettoniche. Le tavole sono precedute da un commento di Wendy Doniger, eminente indologa e studiosa di storia delle religioni, che accompagnerà il lettore in questa galleria di dipinti conducendolo via via, con sapienza, ai testi che li illustrano.
Nove racconti che attraversano lo spazio vitale e mentale dove il pensiero del reale, sollecitato dalla fantasia, si trasforma in proiezione e progetto di un futuro deformato, fra sogno e incubo, fra ironia e critica sociale. Il piacere della lettura è proporzionale a quello della immediata riflessione sulle matrici e gli esiti di ogni possibile vissuto.
La scena è questa: una ricca casa nella campagna inglese, attorno a un tavolo siedono un vecchio astronomo, due sorelle australiane che hanno molto sofferto e un giovane, Ted Tice, disperatamente innamorato di Caroline, una delle due ragazze. Ted sta raccontando la storia di un francese che nel Settecento andò fino in India per osservare il transito di Venere davanti al Sole, un fenomeno estremamente raro. Ma guerre e sventure lo trattennero lungo la strada: perduta quella prima opportunità, attese otto anni in Oriente per il transito successivo, quello del 1769. Quando finalmente giunse il giorno, la visibilità capricciosamente scarsa gli impedì di vedere alcunché. E al prossimo transito mancava un secolo. "Anni di preparazione. E poi, da un'ora all'altra, tutto finito". A volte i portenti celesti si riflettono, per una legge che non è quella degli oroscopi o degli dei, nelle più umane faccende terrestri. Caroline non ricambia i sentimenti di un Ted tanto idealista e sincero da apparire chiuso e scontroso: è attratta da Paul Ivory, privilegiato e brillante commediografo fidanzato con l'algida Tertia. Caroline e Paul iniziano una relazione clandestina, ma non per questo Ted rinuncia ai suoi sentimenti: per quanto possa aver perso l'appuntamento con il suo personale "transito di Venere" è disposto ad attendere anni, tutta la vita se necessario, pur di concedere al suo amore una seconda possibilità.
Terranova, 1919: gli aviatori Alcock e Brown fanno rotta sull'Irlanda nel primo tentativo di trasvolata atlantica senza scalo, affidandosi, per esorcizzarne gli orrori, a un bombardiere modificato della Grande Guerra. Dublino, 1845: in tournée oltreoceano per promuovere la sua sovversiva autobiografia, Frederick Douglass trova negli irlandesi un popolo aperto alla rivoluzionaria causa dell'abolizionismo, nonostante la devastante carestia che impone ai poveri sofferenze terribili persino agli occhi di uno schiavo americano. New York, 1998: lasciata a casa la giovane moglie e un figlio appena nato, il senatore George Mitchell parte per Belfast con il compito di condurre a termine le trattative di pace nella martoriata Irlanda del Nord. Questi tre emblematici viaggi sono legati tra loro da una misteriosa lettera che attenderà un secolo prima di essere aperta, e dai destini di quattro donne determinate a curare le ferite della vita con la dolce ostinazione della femminilità.

