
Dopo quarantun anni, due uomini, che da giovani sono stati inseparabili, tornano a incontrarsi in un castello ai piedi dei Carpazi. Uno ha passato quei decenni in Estremo Oriente, l'altro non si è mosso dalla sua proprietà. Ma entrambi hanno vissuto in attesa di quel momento. Null'altro contava per loro. Perché? Perché condividono un segreto che possiede una forza singolare: "una forza che brucia il tessuto della vita come una radiazione maligna, ma al tempo stesso dà calore alla vita e la mantiene in tensione". Tutto converge verso un "duello senza spade" ma ben più crudele. Tra loro, nell'ombra il fantasma di una donna.
Tobino, ne "La brace dei Biassoli" (1956), il suo libro più personale e doloroso, rende omaggio alla figura della madre, Maria Biassoli, da poco scomparsa. Come nella "Vita nova" dantesca, lo scrittore muove dal dolore per la perdita di una donna amata assurta ad archetipo di femminilità, snodando poi il racconto, quasi un succedersi di quadri di una sacra rappresentazione, o di stanze di una canzone, tra prosa e poesia, in una continua alternanza tra opposte tensioni emotive e stilistiche. Al centro, la figura di Maria che, tornando a Vezzano, il paese di famiglia incastonato tra monti e fiume, in un entroterra ligure aspro e dolcissimo, sente rinascere le antiche emozioni, la brace rifarsi fiamma; e attorno a lei, i membri della famiglia Biassoli, un formicolare di volti e vicende che spingono l'autore - in un romanzo che a detta di Italo Calvino si presenta come "il più sciolto e limpido nella sua prosa" - a rimeditare "sugli affetti e i legami fra chi vive e chi muore, sul valore e il segno del nostro stare al mondo".
Du, Diego, Joao Baptista, Constanza, Vanderley e Cleverson si muovono sul fondale, mosso e colorato, del Brasile odierno: ai confini estremi della periferia di Rio, un ragazzo nero aspira a diventare l'amante della bella Elza ma l'arrivo dell'ex poliziotto e gorilla Majò rovinerà l'incanto del loro primo incontro; nell'ufficio di Brasilia, un importante uomo politico all'opposizione progetta di sovvertire il risultato delle ultime elezioni con l'aiuto e il supporto del gruppo di storici sostenitori; nel frattempo, un barbone spinge il suo carretto sulla Avenida Niemayer, paziente e ancora ignaro che quella sarà per lui una giornata memorabile; due cognati invece, uno mite, l'altro più spaccone e presuntuoso, vivranno un pomeriggio a dir poco eccitante in una fattoria non lontana dalla città.
Dalla bandella di Paolo Virzì: Nella bolgia sensuale e infernale di Rio de Janeiro, s’intrecciano vicende fulminanti, feroci ed esilaranti, che attraversano ambienti sociali diversi, miseria e ricchezza, splendore e degrado. Dall’audace avventura di Du, lo spavaldo ragazzino di favela che s’infila nel letto della bella amante del pericoloso delinquente Majò, pagandone poi le conseguenze in modo tragico e grottesco, all’ultimo giorno di vita di Diego, discusso politico e uomo d’affari candidato in pectore alla presidenza del Brasile; da Costanza, la sua giovane ed elegante moglie in cerca di erba da fumare, costretta a sfuggire all’arresto volando giù da una finestra, al barbone Joao Baptista dos Santos da Silva che la raccoglie sul suo carretto di cartoni e la scambia per una divinità; e poi Vanderley e Cleverson, i due becchini del cimitero di Botafogo in cerca di sordide avventure, ed il tenente Ricardo Machado, poliziotto integerrimo folgorato da un innamoramento sconveniente. “Brace” è un romanzo sorprendente, che cattura fin dalle prime pagine, fino a comporre, un capitolo dopo l’altro, l’affresco visionario e realistico, comico e crudele, del brulicare di esistenze di una megalopoli gioiosa e spietata, ritratta in quello che sembra l’ultimo apocalittico giorno dell’umanità. Il fatto che questo libro appassionante lo abbia scritto il mio vecchio amico fiorentino Attilio Caselli, valente scenografo ed abile sceneggiatore scappato dall’Italia per amore, è per me una bella e commovente notizia sul suo stato di grazia e d’ispirazione, e per la narrativa italiana un’inconsueta testimonianza di curiosità e di vitalità.
Albert Espinosa ha compiuto un miracolo: malato di cancro per dieci anni, è riuscito a guarire, trasformando il male in una grande esperienza. A guardarlo è lui stesso miracoloso, capace di contagiare gli altri con la propria vitalità. Albert Espinosa racconta in questo libro la propria giovinezza segnata dal tumore: più di un diario, più di una testimonianza, è una raccolta di tutto ciò che la sua condizione gli ha insegnato. E non c'è niente di astratto o dolente in queste pagine, ma la semplice volontà di mettere in pratica tutta la bellezza di quelle "lezioni": come capire all'improvviso che perdere una parte di sé non è una sottrazione di vita, ma l'occasione per guadagnarne di più. In ventitré capitoli, che non a caso vengono chiamati "scoperte", Albert Espinosa mostra come unire la realtà quotidiana ai sogni più segreti, come trasformare ogni istante di vita, anche il più cupo, in un momento di gioia. "Albert parla di un mondo alla portata di tutti, che ha il colore del sole: il mondo giallo. Un posto caldo, dove i baci possono durare dieci minuti, dove gli sconosciuti possono diventare i tuoi più grandi alleati, dove l'affetto è un gesto quotidiano come quello di comprare il pane, dove la paura perde significato, dove la morte non è una cosa che succede agli altri, dove la vita è il bene più prezioso.
"Questo libro è pieno di errori, mille per la precisione: refusi (ma non di punteggiatura o sintassi, non sono così cattivo), errori lessicali e grammaticali, vocaboli sbagliati, errori fattuali, omissioni. E non è colpa del povero correttore di bozze che ci ha lavorato. Gli errori li ho messi io, per giocare con voi come Niccolò Errante faceva con me. Errante era un grande scrittore misterioso, enigmatico, che non amava apparire: nessuno sa esattamente neanche quando o dove è nato. Avevo il privilegio di essere il correttore di bozze dei suoi romanzi e posso dire di essere stato anche un suo amico. E a un certo punto io e Niccolò abbiamo iniziato a fare un gioco. Mi inviava brevi racconti pieni di errori da scovare, e quegli errori componevano un messaggio segreto. Ci abbiamo giocato fino alla sua morte o, per meglio dire, fino al suo suicidio: il 3 giugno 2025, dopo una riunione con la casa editrice, il mio scrittore preferito e mio amico, infatti, completamente ubriaco si è buttato dal balcone di casa sua. Però io so che Errante non si è suicidato e ho nascosto la verità nei mille errori disseminati in questo libro. E solo i più scaltri tra voi che riusciranno a trovarli potranno ricomporre un messaggio segreto e risolvere il giallo della sua morte. Quanti di voi accetteranno la sfida?".
In un parco di divertimenti a Baltimora, nella ressa della folla, si consuma un delitto assurdo e agghiacciante. Il più feroce dei killer, il terrorista internazionale Carlos, detto "lo Sciacallo", è tornato. E il mite professor Webb, esperto di lingue e culture orientali, deve nuovamente assumere la sua seconda identità, quella di Jason Bourne. Dopo "Un nome senza volto" e "Doppio inganno", la trilogia di Ludlum si conclude con questo romanzo.
La biografia di un ebreo italiano e cittadino israeliano che ha assistito, in veste di diplomatico, alle svolte più importanti della politica mondiale del secondo dopoguerra e che offre uno sguardo "dall'interno" sulla questione mediorientale. Emigrato in Palestina in seguito alle leggi razziali, Segre ha partecipato in prima persona alla nascita dello Stato d'Israele. Addetto culturale, portavoce dei vertici politici israeliani negli incontri internazionali, ha sempre ricoperto incarichi "defilati" nell'ambito della politica mondiale che gli hanno consentito di assumere il ruolo di osservatore privilegiato di grandi avvenimenti. Segre dipinge una galleria di personaggi che hanno fatto la storia che hanno vinto e perso grandi battaglie politiche.
1812. La fregata inglese Leopard giunge malconcia nella baia di Pulo Batang, nelle Indie Orientali, dopo uno scontro vittorioso con una nave da guerra olandese. Abbandonata la nave, Jack Aubrey sale sulla Fleche per tornare a casa, ma proprio durante la navigazione scoppia la guerra tra gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Eppure, questa volta, il bottino di guerra più prezioso per i nemici non è costituito da un'altra nave, bensì da Stephen Maturin, il più caro amico di Jack nonché agente segreto al soldo degli inglesi: un uomo che possiede informazioni d'importanza davvero incalcolabile...
1812. Sopravvissuta allo scontro con un iceberg nelle gelide acque dell'Antartide, la fregata Leopard, con a bordo Aubrey e Maturin, giunge nella baia di Pulo Batang, in Malesia. Abbandonata la nave, i due si imbarcano sulla Flèche, nave britannica diretta in Inghilterra. Ma i loro guai stanno per ricominciare: il naufragio tra le fiamme della Flèche, il salvataggio di fortuna su una fregata inglese, l'attacco e la cattura dei due amici da parte di una nave americana. Vengono poi portati a Boston, dove Jack, malato di polmonite viene ricoverato in una clinica, mentre Stephen ritrova due vecchie amiche, una delle quali, Diana Villers, gli riapre una vecchia ferita ...

