
Felipe Díaz Carrión vive in un piccolo paese e lavora in una stamperia locale. Con l'avvento delle nuove tecnologie, la stamperia entra in crisi e chiude. Felipe perde il lavoro e lascia il paese per dare un futuro al figlio Juan José, andando al nord. L'uomo trova lavoro in una fabbrica e la famiglia si integra bene nella realtà locale. Il figlio però comincia a frequentare compagnie che preoccupano il genitore. Questi ha imparato da bambino, quando suo padre era stato portato via e ucciso da un gruppo di falangisti, che le ideologie portano gli uomini a eccessi inimmaginabili. Non ha tuttavia la forza di intervenire per fermare il figlio, e quando sospetta che il ragazzo sia complice del rapimento di uno dei titolari della fabbrica dove lavora, si limita a manifestare in silenzio ogni giorno per la liberazione dell'uomo. Poco a poco la situazione si aggrava. Juan José è chiaramente coinvolto nelle azioni terroristiche dell'ETA e quando viene accusato di tre omicidi Felipe non regge. O così crede: in realtà la bellezza lo salverà.
Medellin, 25 agosto 1987: Héctor Abad Gómez -medico, professore dell'Università e presidente del Comitato per i Diritti Umani - viene barbaramente trucidato per strada dagli squadroni della morte colombiani. È la fine annunciata di un uomo che aveva dedicato la propria vita alla difesa dell'uguaglianza sociale, ai diritti, all'istruzione e alla salute degli esclusi in un Paese stretto nella morsa di narcotrafficanti e di politici reazionari. Vent'anni dopo Héctor Abad, suo figlio - ormai affermato scrittore e giornalista -, decide di provare a raccontarne la vita, e contemporaneamente la propria infanzia e formazione, fino a quel terribile epilogo. Il risultato è un romanzo "bellissimo e commovente, e al tempo stesso la testimonianza di un reale impegno civile per la democrazia e la tolleranza", come ha scritto sulle pagine del "Pais" il filosofo Fernando Savater.
Un parrucchiere per signora senza clienti e senza un euro in tasca, con trascorsi in manicomio, convinto da una tenera bambina di nome Formaggino, si trasforma in insospettabile segugio per ritrovare un vecchio amico più folle di lui, l'elegante rapinatore Rómulo il Bello. Il detective arruola una mirabolante e strampalata squadra: Flint il Dritto, ex truffatore riciclatosi in statua vivente; il Juli, un africano albino, anche lui scultura umana; Svampithasi Rhapa, proprietario di un centro yoga; la Moski, vecchia militante un tempo iscritta alla gioventù stalinista che ora suona la fisarmonica nei bar; il motopizza Menelik e persino la sorella Cándida, ex bella di notte. Formaggino non solo è l'unica ad avere un cellulare e a conoscere internet, ma sa anche aprire qualsiasi porta con le forcine. Il nostro eroe resiste a stento alle grazie della vamp Lavinia, riceve gli agrodolci consigli del nonno Siau, capostipite della famiglia cinese che gestisce il bazar davanti al suo salone di bellezza, e incappa in un garbuglio internazionale: il temibile terrorista Alí Aarón Pistolino prepara un attentato contro Angela Merkel in visita a Barcellona. E nella cancelliera si riaccende la nostalgia per un remoto spasimante spagnolo... Satira, parodia, humour sono alla base di questo giallo che fa sorridere a ogni pagina e al contempo riflettere sullo sbilenco futuro di quest'Europa della finanza, che ci chiede la borsa e insieme la vita.
Osman, un giovane studente universitario, è ossessionato da un magico libro che scava nella pericolosa natura dell'amore e della personalità: trascura la casa e la famiglia, abbandona gli studi. E si innamora della bella Janan, che diventa la sua compagna nella ricerca del significato dei più oscuri segreti di quel libro. Inizia così una straordinaria odissea che trascina la coppia in frenetici viaggi in autubus attraverso il cuore arido della Turchia, in sperdute città di provincia dove il pericolo si annida in ogni strada e dove l'amore non è un rifugio né una garanzia di salvezza.
Osman, un giovane studente universitario, è ossessionato da un magico libro che scava nella pericolosa natura dell'amore e della personalità: trascura la casa e la famiglia, abbandona gli studi. E si innamora della bella Janan, che diventa la sua compagna nella ricerca del significato dei più oscuri segreti di quel libro. Inizia così una straordinaria odissea che trascina la coppia in frenetici viaggi in autubus attraverso il cuore arido della Turchia, in sperdute città di provincia dove il pericolo si annida in ogni strada e dove l'amore non è un rifugio né una garanzia di salvezza.
Il 3 ottobre del 1996 l’Accademia di Svezia comunica a Wislawa Szymborska che le è stato assegnato il premio Nobel. Da quel momento, lei così schiva, è costantemente sollecitata: arrivano lettere, telegrammi, manoscritti, richieste e proposte spesso del tutto incongrue. Il telefono squilla anche di notte. Si impone il supporto di un segretario. Quando Michal Rusinek, neolaureato ventiquattrenne, si presenta in casa sua, la trova sgomenta. «Allora» racconta «chiesi cortesemente un paio di forbici e tagliai il cavo. Il telefono smise di squillare. La Szymborska esclamò: “Geniale!”. E fu così che venni assunto». Le resterà accanto per più di quindici anni. In questo libro – basato su ricordi di prima mano – Rusinek getta un fascio di luce su aspetti della grande poetessa rimasti finora in ombra: le sue a volte stravaganti passioni (per i limerick e per il Kentucky Fried Chicken, per Vermeer e per gli oggetti kitsch, per Woody Allen e per Il Circolo Pickwick – e soprattutto per le sigarette); il suo bisogno di solitudine; il modo in cui nascevano le sue poesie («Sosteneva che l’utensile più importante nella casa di un poeta fosse il cestino della cartastraccia») e quello in cui creava i suoi collage; i suoi (complessi) rapporti con l’altro grande premio Nobel polacco, Czeslaw Milosz; i rituali della scrittura e quelli che precedevano qualunque spostamento. Ma inanella anche decine di aneddoti esilaranti, di battute fulminanti e di osservazioni acuminate, in cui ritroviamo l’esprit settecentesco, la sottile ironia e la capacità di stupirsi di una delle poetesse più fervidamente amate dai lettori di tutto il mondo.
A Gemma, selvaggia isola delle coste di Malizia, nessuno ha dimenticato il destino di Marta Matarasso: la fanciulla era morta durante la prima notte di nozze tra le braccia del marito Stamos Marinakis, il fondatore del grande magazzino L'Europeo. Cosí, quando s'annuncia il matrimonio tra il nuovo proprietario dell'emporio, l'idealista e sognatore Geronimo Franck, con la bellissima Alia Emar, i presagi non sono favorevoli. In effetti le cose si complicano subito. In primo luogo, il popolo di Gemma ha sempre sognato di rendersi indipendente dall'impero austro-ungarico, e la situazione politica e diplomatica s'infiamma. Inoltre di Alia s'innamora perdutamente Stefano Coppeta, discendente del mitico leader indipendentista dell'isola ucciso dagli austriaci.
Queste novelle risalgono al periodo in cui Cervantes, pubblicata la prima parte della sua opera maggiore, ancora non ne concludeva la seconda, che uscì solo nel 1615. La più nota fra le novelle è forse "La gitanilla": la zingarella Preciosa ama un cavaliere disposto a rinnegare ogni ricchezza pur di starle accanto, ma si scoprono le nobili origini della fanciulla e i due possono convolare a nozze.
Composta da Schnitzler nei suoi ultimi mesi di vita il libro rimanda a "Il ritorno di Casanova". Ma questa volta la scena è cinquecentesca e la vicenda è una sorta di progressiva iniziazione: il giovane Anselmo Rigardi, abile spadaccino di nobile lignaggio, passa attraverso una travolgente serie di avventure, fra briganti e donne leggere, innocenti fanciulle e giocatori insidiosi, avventure che sembrano tutte dettate dal caso, ma sono piuttosto le caselle di un gioco prestabilito, dove arbitro è la morte.
Chi è lo sconosciuto in grado di tenere testa al grande Czentovic, il campione del mondo di scacchi? Dice il vero, quando sostiene di non giocare da più di venti anni? Quale mistero nasconde in realtà quest'enigmatico giocatore? Scritto pochi mesi prima che Zweig si suicidasse nella città brasiliana di Petrópolis, "Novella degli scacchi" è una inquietante favola, "un piccolo contributo - come sostiene con dolorosa ironia il protagonista - a questa nostra epoca cosi grande e soave". "Fra i due si instaurò di colpo un rapporto diverso; una pericolosa tensione, un odio appassionato. Ormai non erano più due persone che volevano mettere alla prova la propria perizia nel gioco, erano due nemici che avevano giurato di distruggersi a vicenda".
Di Dante, come di tanti altri scrittori, Borges si è dimostrato capace di dirci ciò che altrove non troveremmo, ma soprattutto di dircelo partendo da presupposti e da angolature a lui solo accessibili. Orientata - come accenna il prologo - da una sorta di "innocenza", la sua lettura muove infatti da dettagli, suggestioni, spunti immaginativi per proporre, attraverso molteplici riferimenti letterari, congetture spesso eccentriche e punti di vista esclusivi e personali.