
1942. Quando la sua brillante carriera nel mondo della moda viene interrotta a causa di un incidente, Jessica May viene inviata in Europa come fotogiornalista dalla rivista «Vogue». Lascia così Manhattan e arriva a Parigi nel pieno della seconda guerra mondiale. I pregiudizi degli uomini al fronte sembrano un ostacolo insormontabile per il suo lavoro, ma saranno tre amicizie inaspettate a cambiare per sempre il suo destino: la giornalista Martha Gellhorn saprà incoraggiarla a sfdare le regole, il paracadutista Dan Hallworth la porterà nei luoghi simbolo della guerra, che immortalerà in scatti sensazionali, e una bambina francese cresciuta in un ospedale da campo, Victorine, le insegnerà il vero signifcato dell'amore. Ma il successo ha sempre un prezzo. 2005. Il curatore australiano D'Arcy Hallworth ha appena raggiunto un castello francese per occuparsi di una famosa collezione di fotografe. Ma quello che doveva essere un semplice lavoro si rivelerà l'inizio di un viaggio nel passato, destinato a portare alla luce segreti su sua madre, Victorine.
Decisa a cominciare una nuova vita, Ebba fa ritorno a Valö, la splendida isola della sua infanzia affacciata sulle casette bianche e le rocce scoscese di Fjällbacka, nell'idillio dell'arcipelago svedese. Vuole rimettere a posto la colonia che le appartiene e che non ha più rivisto dal giorno in cui, una vigilia di Pasqua di molti anni prima, la sua famiglia scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé solo una tavola apparecchiata a festa e una bambina di un anno che vagava smarrita. Nessuno li rivide più; nessuno fu mai in grado di stabilire cosa fosse realmente accaduto. Un mistero che da sempre stuzzica la curiosità di Erica Falck, ora entusiasta all'idea di poter riprendere in mano la sua personale indagine su quell'oscura storia. Ma sembra che per Ebba non ci sia pace. Qualcuno vuole allontanarla, disposto a tutto per proteggere il segreto dell'isola. Dopo un incendio scoppiato nella notte, le minacce si fanno sempre più incalzanti: Ebba ha già perso tutto, eppure c'è ancora qualcuno che desidera la sua morte. A Erica e Patrik non resta che unire le forze per trovare le ragioni di un rancore che gli anni non hanno placato, cominciando da un debole indizio: vecchie tracce di sangue che i lavori di restauro hanno portato alla luce nella colonia di Valö. Una sorta di filo rosso che si snoda a ritroso, conducendo a un passato lontano quando, all'inizio del secolo scorso, Fjällbacka conobbe una misteriosa "fabbricante di angeli".
Decisa a cominciare una nuova vita, Ebba fa ritorno a Valö, la splendida isola della sua infanzia affacciata sulle casette bianche e le rocce scoscese di Fjällbacka, nell'idillio dell'arcipelago svedese. Vuole rimettere a posto la colonia che le appartiene e che non ha più rivisto dal giorno in cui, una vigilia di Pasqua di molti anni prima, la sua famiglia scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé solo una tavola apparecchiata a festa e una bambina di un anno che vagava smarrita. Nessuno li rivide più; nessuno fu mai in grado di stabilire cosa fosse realmente accaduto. Un mistero che da sempre stuzzica la curiosità di Erica Falck, ora entusiasta all'idea di poter riprendere in mano la sua personale indagine su quell'oscura storia. Ma sembra che per Ebba non ci sia pace. Qualcuno vuole allontanarla, disposto a tutto per proteggere il segreto dell'isola. Dopo un incendio scoppiato nella notte, le minacce si fanno sempre più incalzanti: Ebba ha già perso tutto, eppure c'è ancora qualcuno che desidera la sua morte. A Erica e Patrik non resta che unire le forze per trovare le ragioni di un rancore che gli anni non hanno placato, cominciando da un debole indizio: vecchie tracce di sangue che i lavori di restauro hanno portato alla luce nella colonia di Valö. Una sorta di filo rosso che si snoda a ritroso, conducendo a un passato lontano quando, all'inizio del secolo scorso, Fjällbacka conobbe una misteriosa "fabbricante di angeli".
Il "Livro do Desassossego" è costituito soprattutto da una disordinata collezione di frammenti nutriti dalla linfa del desassossego, dell'inquietudine esistenziale, dello spleen, del perturbante. L'opera originale è di fatto uno zibaldone, un diario non mai licenziato dall'autore come opera chiusa e compiuta. Pieno di fascino e misteriosa maestà, il "diario" di Bernardo Soares si è presentato da subito come una fluviale meditazione rotta in un delta enigmatico. Nel 1986, Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi tradussero e curarono per Feltrinelli la prima edizione italiana del "Livro do Desassossego", proponendo una scelta ragionata di lacerti da poco definitivamente attribuiti a Bernardo Soares, tratti dai due volumi della cosiddetta edizione Prado Coelho, che finalmente dava a conoscere al pubblico, tentando una prima compilazione in forma di libro, lo zibaldone di Bernardo Soares filologicamente ancora in fieri. "Il secondo libro dell'inquietudine", a cura di Roberto Francavilla, completa il lavoro di Antonio Tabucchi e Maria José de Lancastre e gli rende omaggio (e proprio perciò contiene nel titolo l'arbitrio dell'aggettivo secondo).
"'Il secolo' è un libro assai strano, con i suoi capitoli alterni in prima e in terza persona. Nella serie dispari (cinque capitoli), la voce narrante è quella del vecchio Casaldàliga, giudice in pensione da tempo agonizzante, che immobile di fronte al lago sulle cui sponde vive, ricorda il passato e descrive la sua situazione presente, che assume i caratteri di una farsa più che di nessun'altra cosa. Nella serie pari (quattro capitoli), si racconta la storia di quello stesso personaggio fino ai suoi trentanove anni, sottintendendo che sia nato col secolo, esattamente nel 1900. Nella sua ricerca di un destino 'nitido e inconfondibile' il protagonista tenta dapprima di farsi martire per amore, poi eroe di guerra, e infine decide di diventare delatore. Per quanto, più che tentare di mettere in atto i primi due destini, egli accarezzi piuttosto l'idea di esservi spinto, giacché questa è la storia di un abulico, di un vile, di un uomo passivo e indeciso, almeno fino al 1939, anno in cui finalmente passa ad avere parte attiva. Credo che se m'interessò questo argomento ciò si dovette in parte a una questione di famiglia. Mio padre fu denunciato nel 1939, poco dopo la fine della Guerra Civile, da quello che era stato il suo migliore amico, e per questo trascorse un periodo in carcere. Questa storia mi aveva sempre impressionato fin da bambino, come anche la rivelazione che uno dei nostri scrittori più famosi si fosse offerto come delatore, pare, al 'Corpo d'Indagine' franchista..." (Javier Marías)
Nel giorno di mezza estate, quando la notte bisbiglia e la gente diventa irrequieta, in una terra incantevole ai limiti del mondo, si compie un delitto feroce. Nella chiesa di Jukkasjärvi, piccola località nei pressi di Kiruna, viene ritrovato il corpo martoriato del pastore Mildred Nilsson, una figura controversa che con l'intransigenza delle sue posizioni aveva diviso le anime del paese, attirando odio viscerale e venerazione. L'avvocato Rebecka Martinsson torna a casa per tutt'altre ragioni e, senza volerlo, si trova a dare una mano all'ispettrice di polizia Anna-Maria Mella, rientrata alla centrale dalla sua quarta maternità. Perché si è arrivati a tanto furore? Da che parte sta la ragione? Può davvero la colpa essere attribuita con certezza? Nel corso delle indagini, le due donne devono confrontarsi con l'odio e l'amore ferito che si mescolano in questa terra solitaria e primitiva non lontana dal circolo polare artico, dove per mesi non compare mai il sole e la natura si sveglia d'un tratto rigogliosa di vita. Un nuovo caso per Rebecka Martinsson, in cui Åsa Larsson tratteggia con occhio attento e partecipe la complessità delle relazioni umane, celebrando allo stesso tempo la seduzione della natura incontaminata della sua terra che, quasi ai confini della civilizzazione, ha serbato intatta la forza arcaica dei sentimenti.
I dieci racconti che compongono questa raccolta sono una sintesi perfetta del percorso narrativo, politico ed esistenziale di Nadine Gordimer, una donna che ha avuto una profonda influenza sul proprio paese e una scrittrice che è stata capace di essere sensuale oltre che politica. L'eredità coloniale, il rapporto fra razze diverse, le ingiustizie sociali, le relazioni umane, l'amore nelle sue molteplici sfaccettature, la morte e l'aldilà sono i temi che affronta con uno sguardo aperto, interrogativo, a tratti ironico sulla natura della vita umana. Il tutto senza nascondere al lettore il privilegio di cui gode: la scrittura come mezzo per rendere reale l'immaginazione. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta, l'oceano si ritira in seguito a un forte terremoto, rivelando così gli oggetti più svariati e la cupidigia dei sopravvissuti. "Come da protocollo" è la storia dell'idealismo di un burocrate, dei fantasmi della storia coloniale, e di una relazione d'amore che finisce in modo sorprendente. "La miniera di diamanti" è un esempio della sensualità del linguaggio nella Gordimer. E in "Karma" l'immaginazione dell'autrice si scatena: in una serie di reincarnazioni, un narratore ormai incorporeo ci mostra come il passato continui a influenzare il presente.
Le prose narrative di Mandel'stam sono uno fra gli esempi più alti di quella prosa assoluta che ha contrassegnato la letteratura novecentesca. Mandel'stam procede per associazioni e divaricazioni fulminee, non meno audaci di quelle che si incontrano nella sua poesia. Così affiorano schegge di memoria e di visioni: una infanzia e giovinezza pietroburghesi di fine secolo, il clima (anche sonoro) di quegli ultimi anni prima della Rivoluzione, paesaggi abbaglianti, ritratti incisi su pietre dure.
"Io diventerò vecchio, brutto, ripugnante. E questa immagine rimarrà sempre giovane. Giovane quale io sono in questa giornata di giugno. Oh, se si potesse realizzare il contrario! Se io dovessi rimanere sempre giovane, e il ritratto diventasse vecchio! Per questo, per questo, darei qualunque cosa! Darei la cosa più preziosa del mondo! Darei anche la mia anima per questo!
''Ognuno vede il proprio peccato in Dorian Gray'' afferma Oscar Wilde. La sua opera più nota è diventata il manifesto del decadentismo e dell'estetismo, ma è soprattutto uno dei romanzi più raffinati e impetuosi mai scritti. Gli atelier di pittori, il teatro, le cene della nobiltà londinese, la ricerca del piacere portata alle estreme conseguenze: questi gli ingredienti di una storia intramontabile. Dorian Gray, ossessionato dalla paura di perdere la bellezza, l'unica risorsa per cui valga la pena di vivere, ottiene grazie a un sortilegio che il tempo non segni il suo corpo ma soltanto il suo ritratto. Così può abbandonarsi agli eccessi mantenendo intatta la giovinezza e la perfezione del suo viso. Ma che ne è dell'anima?
Titolo originale: ''The Picture of Dorian Gray''.
Il romanzo, noto anche con il titolo Dedalus, è il risultato della rielaborazione, da parte del suo autore, di un saggio autobiografico la cui prima stesura porta la data del 1904. Questo saggio confluì poi nell'abbozzo di romanzo Stephen hero (Le gesta di Stephen), a partire dal quale Joyce arrivò infine alla stesura definitiva del Ritratto. Classificabile come romanzo di formazione, l'opera narra le vicende del giovane Stephen Dedalus, alter-ego letterario dell'autore e insieme metafora dell'artista moderno, anticonformista e ribelle. La maturazione interiore del protagonista dall'infanzia presso i gesuiti fino agli anni universitari e alla decisone dell'auto-esilio dall'Irlanda - si esplica nella progressiva presa di distanza dai dogmatismi e dal conservatorismo e, parallelamente, nella presa di coscienza della propria vocazione artistica, autentica via verso la liberazione.
Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni più tardi il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. Quel viaggio verso un presente ormai sconosciuto non è che lo spunto per un itinerario storico e affettivo ben più vasto. Visitando i luoghi e incontrando i parenti e gli amici che hanno condiviso con Jaballa decenni di prigionia nel «nobile palazzo» di Abu Salim, Hisham può recuperare un passato che risuona in lui con un'eco mai sopita e ritagliare i contorni di un padre che, in assenza di un corpo, risulta privo di confini. Le tappe del viaggio privato s'intersecano con la storia libica del ventesimo secolo, dalla resistenza all'occupazione italiana al flirt di Gheddafi con l'Inghilterra di Tony Blair. Ma anche all'antro più buio, all'orrore più raccapricciante, segue, in queste pagine, la luce di un dipinto di Manet, la melodia di un alam: la consolazione dell'arte e della bellezza come autentica espressione dell'uomo. E anche quando della speranza di ritrovare un padre vivo «non rimangono che granelli sparsi», lo sguardo di Matar continua a puntare risolutamente in avanti: «Mio padre è morto ed è anche vivo. Non possiedo una grammatica per lui. E nel passato, nel presente e nel futuro. Ho il sospetto che anche coloro che hanno sepolto il proprio padre provino la stessa cosa. Io non sono diverso. Vivo, come tutti viviamo, nell'indomani».