
Romanzo spagnolo di autore ignoto, venne edito a Burgos nel 1554 e proibito dall'Inquisizione nel 1559. Di ambientazione popolare, ma che rivela la mano di uno scrittore colto, il Lazzarillo è la storia di un giovane accattone sempre affamato che si guadagna da vivere con mille astuzie. Scritto quasi cinquecento anni fa è ancora oggi di un'attualità sorprendente. Introduzione di Manuel Vázquez Montalbán.
Sono passati quasi cinque secoli da quando è apparso questo inusitato, sconcertante romanzo, eppure lo stupore che proviamo nel leggerlo è lo stesso di allora. L'identità del suo autore resta avvolta nel mistero, ma una cosa è certa: nessuno prima di lui aveva mai osato tanto. Nessuno aveva avuto l'audacia di demolire tutti i modelli tradizionali e di trasformare il figlio di un mugnaio, Lazaro de Tormes, e la sua miseranda realtà quotidiana in materia di romanzo. Ed è Lazaro, per di più, a raccontarci in prima persona, con esplosiva verve, le indiavolate peripezie che ha passato prima di conquistare un posto nella pubblica amministrazione e l'agognato benessere. Rimasto orfano di padre, apprendiamo, è entrato al servizio di un astuto cieco, tanto abile nello spillare quattrini come guaritore quanto avaro, meschino e manesco. E a questa dura scuola che ha imparato a padroneggiare il gergo e i trucchi della malavita, e a non lasciarsi sopraffare, benché sempre più smunto e sfinito, dai padroni che si sarebbero succeduti: fra i quali spiccano, indimenticabili, un chierico che pare concentrare in sé « tutta la pitoccheria del mondo », un hidalgo che maschera dietro un'aria pomposa e soddisfatta la più nera miseria, e un impudente, ingegnosissimo spacciatore di indulgenze. Peripezie che danno vita a un racconto ameno, pieno di grazia, « a una meraviglia di humour e di umanità, a un torrente d'ingegno e di ironia benevola non meno che implacabile » (F. Rico) : e che ci invitano ancor oggi ad abbandonarci al puro piacere della lettura. Curata dal maggior studioso del Siglo de Oro, questa nuova edizione propone un sorvegliatissimo apparato di note, che illustra citazioni, riferimenti, usi e 'realia' non ovvi per il lettore comune, e, in appendice, il testo critico spagnolo stabilito dallo stesso Francisco Rico.
Nella Russia della metà del Quattrocento, il piccolo Arsenio, rimasto orfano, vive con il nonno e un lupo in un'izba in prossimità di un bosco e di un cimitero. Lì apprende dal vecchio i segreti delle erbe e di altri preparati medicinali, una conoscenza che ne farà in futuro un medico leggendario. Una volta adulto, però, viene segnato drammaticamente dalla morte per parto della donna amata, Ustina, alla quale non riesce a portare nessun aiuto. Disperato e in cerca di redenzione, il protagonista parte per un viaggio fatto di privazioni e sofferenze, durante il quale subisce numerose metamorfosi, cambia nome e si mette al servizio del popolo flagellato dalla grande peste, lasciando dietro di sé numerosi episodi di guarigioni miracolose. Ormai vecchio, riverito dalla gente e dalla Chiesa, ritorna nel suo villaggio con l'appellativo di Lauro, il "giusto", per affrontare quella che si rivelerà la sfida più difficile della sua esistenza.
Laura e Julio sono una coppia madrilena che vive in un appartamento accanto a quello di Manuel, un grande amico col quale passano la maggior parte del tempo libero. Un giorno Manuel ha un incidente che lo inchioda a un letto d'ospedale. Da quel momento la convivenza tra Laura e Julio diviene sempre più difficile. L'assenza dell'amico genera una crepa nel loro rapporto, tanto che Laura un giorno chiede a Julio di lasciare la casa. Julio accetta la separazione ma, all'insaputa della donna, va a occupare l'appartamento di Manuel. E qui Julio comincia, lentamente, ad assumere la personalità dell'amico: veste i suoi vestiti, prende le sue abitudini, legge i suoi libri, e parte per un inquietante viaggio alla ricerca di se stesso, della sua vita, della sua identità, del suo passato e di quello di Laura.
1984. Susana è una giovane ornitologa e abita nel faro che domina l'Isola dei Gabbiani, nelle fredde acque del Mar Cantabrico. Ha deciso di trasferirsi in un quel luogo remoto e selvaggio per studiare da vicino il comportamento di una particolare specie di gabbiani. Ma una serie di incidenti inizia a minacciare la sua incolumità, finché una notte... Vent'anni dopo, Laura e Jacobo, entrambi poliziotti, trascorrono la loro luna di miele sull'isola, dove è appena stato aperto un hotel di lusso. Tra gli ospiti, però, aleggia una strana atmosfera: nessuno sembra essere arrivato lì per caso e presto l'ombra del sospetto si insinua tra i presenti rendendoli agitati e nervosi... specialmente quando il cadavere di uno di loro viene ritrovato tra gli scogli. Mentre infuria una violenta tempesta che rende impossibili le comunicazioni con la terraferma, Laura e il marito danno immediatamente inizio alle indagini. Intanto gli omicidi si susseguono a ritmo serrato secondo un macabro copione: l'assassino sembra imitare le atroci morti dei protagonisti di un libro emerso dal passato. Nessuno è al sicuro, nessuno sa davvero chi ha accanto, nessuno può restare da solo. Ma una cosa con il trascorrere dei giorni diventerà chiara a tutti: L'Isola dei Gabbiani nasconde un oscuro segreto che preme per venire alla luce.
A bordo del Gypsy Steamboat, il battello che attraversa il Bosforo danzando come uno zingaro, una scrittrice incontra lo sguardo della donna che le siede accanto: giovane ma con il viso segnato, due bambini chiassosi a cui badare e un terzo che cresce dentro di lei. Una madre: tutto quello che la scrittrice non sarà mai. O almeno così crede. Perché anche a Elif Shafak, autrice di romanzi tradotti in tutto il mondo, toccherà l'esperienza più emozionante e com plicata che una donna possa affrontare: la maternità. Elif ci accompagna in un viaggio pieno di storie, poesia e colori, dentro le emozioni contrastanti che l'hanno attraversata dopo la nascita della sua bambina. Nel tentativo di conciliare le tante versioni di sé che la abitano: il "piccolo harem" che è in ogni donna. Shafak ci conduce nel luogo magico in cui maternità e letteratura si incontrano, regalandoci una storia sofferta eppure luminosa, scritta con "latte nero e inchiostro bianco".
Una storia d'amore proibita e struggente, quella tra il giovane Farid e la bella e sensuale Rana. La saga di due famiglie, divise dalla legge dei clan e da una faida sanguinosa. Un affresco storico che ripercorre le tormentate vicende del Medio Oriente, dalla fine dell'Impero Ottomano ai giorni nostri, tra guerre e rivolte, trame segrete e feroci dittature, spaziando dalla Siria al Libano, dall'esilio in Europa e in America all'emigrazione in Arabia Saudita. La biografia di un popolo, quello siriano, incessantemente tormentato dalla politica alla religione. Il ritratto di una città misteriosa e affascinante, Damasco, che rivive in queste pagine con precisione e tenerezza.
Una storia d'amore proibita e struggente, quella tra il giovane Farid e la bella e sensuale Rana. La saga di due famiglie, quella dei Mushtak e quella dei Shanin, divise dalla legge dei clan e da una faida sanguinosa. Un affresco storico che ripercorre le tormentate vicende del Medio Oriente, dalla fine dell'impero ottomano ai giorni nostri, tra guerre e rivolte, trame segrete e feroci dittature. La biografia di un popolo, quello siriano, incessantemente tormentato. Il ritratto di una città misteriosa e affascinante, Damasco, che rivive in queste pagine con precisione e tenerezza. Ripercorrendo le vicende di tre generazioni, Schami ha scritto un romanzo che affronta gli aspetti più oscuri della storia del suo paese e al tempo stesso è un toccante inno alla forza dell'amore.
In questa raccolta di poesie, Carmen Yáñez sembra attraversare in un solo movimento l'ampio atlante che comprende la sua vita, dal Sud America all'Europa, senza mai staccarsi dai tenaci ricordi che la seguono. Forse non ricorre a caso l'immagine della lumaca, animale antico che si porta addosso la sua casa e la sua storia, tutto quello che ha, e al suo passaggio depone "la scia della traversata, schiuma brillante della fuga". Ma i ricordi, in queste liriche meditative, sospese in un'atmosfera quasi trasognata ("acque profonde, in cui si moltiplicano gli arcani"), sembrano proiettare ombre discrete, finalmente pacificate, che si allontanano dai demoni consueti - la dittatura, l'esilio - di questa poetessa capace di rara fermezza morale come di inconsuete vibrazioni d'amore. Così nascono versi che sarebbero piaciuti a García Lorca: "Era piena la luna quando tacque il suo amante? In quale pantano conficcò la spada?", sinopie che si aprono al colore, con un suggestivo rigore formale: "Davanti a questo mare acceso di malve". Su tutto, un'attenzione paziente alle cose, ai gesti, ai sentimenti quotidiani ("le onde piccole della pena"), che sono il segno di una riconciliazione con la vita, scrutata in una perplessa lontananza.
"Lasciarsi andare" raccoglie diciassette racconti, scelti da Alice Munro tra i suoi preferiti. Diciassette pietre miliari che scandiscono un percorso affascinante lungo la sua carriera, le sue opere, i suoi temi. E che ci permettono di osservare, con un unico colpo d'occhio, l'evoluzione del suo talento. Prefazione di Margaret Atwood.
Scritto nel XIV secolo da Arnaut Vidal de Castelnaudary, "Las aventuras de monsenher Guillem de la Barra" rientra in quelle poche composizioni narrative medievali, in lingua occitana, che riportano la firma dell'autore. Si tratta di un romanzo che narra storie di avventure e di cavalleria, nel quale predominano i temi della difesa della fede cristiana, dell'estrema lealtà al proprio signore, dell'amore e dell'onore. Dopo essere caduto in disgrazia per colpe non commesse, l'eroe è costretto ad abbandonare la sua terra e a rinunciare al suo status nascondendo la sua vera identità. Nel corso delle sue avventure Guillem è presentato dall'autore come un personaggio versatile: come un prode cavaliere impegnato in ardui scontri contro i pagani; come un padre sconsolato alla ricerca disperata dei propri figli; come uno schivo precettore; come un misero questuante ma sempre fermamente deciso a recuperare il proprio onore e il proprio feudo. Nella stesura del romanzo l'autore ha rimaneggiato il materiale culturale tradizionale fondendo le tematiche epico-agiografiche con quelle cavalleresche, la drammaticità con l'ironia e la comicità, dando vita ad una narrazione poliedrica e polifonica che riprende e rielabora vari motivi appartenenti sia al folclore che ai diversi generi letterari dell'epoca.
Immerso nella sordida atmosfera di un bordello della provincia di Vigo, un vecchio rievoca i suoi trascorsi di carceriere durante la guerra civile spagnola. Una galleria di iniquità ancor prima che di volti: le detenzioni arbitrarie, i maltrattamenti, le percosse, i prelevamenti notturni. Dentro le mura del carcere decide della vita e della morte dei prigionieri il caporalmaggiore Herbal. Questi non è cattivo, anzi, a modo suo è forse un uomo giusto, ma ligio ai regolamenti. A un certo punto, però le vite dei due si dividono: l'uno, dopo quindici anni di carcere, si trasferisce in Messico; l'altro abbruttito dalla vita di caserme e carcere, finisce a sua volta in prigione per aver ucciso un uomo...

