
Se in "Tempi difficili" l'azione si svolgeva negli anni '37 e '38 e "Agonia della notte" era ambientata nel '38, in questa terza e ultima parte del trittico Amado concentra la sua attenzione sul '39 e il '40. E anche stavolta Amado crea, già in apertura, cinematograficamente, con il concorso di immagini, odori e suoni, l'atmosfera di un Brasile che all'epoca della stesura l'autore vedeva dal lontano esilio. Un Brasile che il dittatore Getulio Vargas stava sempre più trasformando in uno stato fascista, e dove le lotte civili si facevano sempre più aspre.
Alla notizia che il cugino Hans verrà a Vienna dal Tirolo per vivere in casa sua, il sedicenne Fritz non è per niente felice: lo considera un rozzo montanaro un po' bigotto, che gli rovinerà senz'altro la reputazione di fronte ai compagni di scuola. E il comportamento di Hans non fa che confermare i suoi peggiori sospetti: il cugino sembra infatti interessato solo a seguire in tutto gli insegnamenti di Cristo per divenire un giovane forte ed eroico, capace di portare avanti le sue convinzioni religiose a ogni costo e mantenersi puro senza cedere alle tentazioni dell'adolescenza. Così facendo, non solo Hans resiste alle terribili insidie architettate dai malvagi compagni di classe, ma fornisce una testimonianza fondamentale per ricondurre Fritz alla fede. "Luce delle montagne" è un romanzo di formazione e di fede che riesce a parlare agli adolescenti nella loro realtà concreta, in famiglia e a scuola, con stupefacente attualità e senza scendere a compromessi con il mondo. Età di lettura: da 10 anni.
"In un freddo giorno di fine febbraio, un carro conduceva al cimitero una poetessa di ventitre anni, una ragazza bella, di quelle che questo popolo generava così facilmente e altrettanto facilmente distruggeva. Dietro il carro, su cui oscillava il corpo senza vita della giovane, procedeva una sola persona: sua madre", così Ismail Kadare nel presentarci questo libro che raccoglie le confessioni di un'anima inquieta. Un'anima che, seppure oppressa dallo Stato e dalla malattia, mantenne in tutte le circostanze la sua classe raffinata. Drita Çomo, poetessa albanese, visse sotto la dittatura di Enver Hoxha. La sua famiglia, considerata dal regime "nemico del popolo", fu perseguitata aspramente nelle carceri e nei campi d'internamento dalla dittatura comunista. Drita morì il 19 febbraio 1981, completamente sola, in un letto dell'Ospedale Oncologico di Tirana. Scrisse per sé il diario e le poesie, senza sapere che un giorno sarebbero stati pubblicati. Le sue annotazioni e i suoi versi, creati sotto la minaccia del controllo improvviso della polizia, giungono oggi al lettore italiano nella traduzione dall'albanese di Klara Kodra e con la prefazione di Ismail Kadare.
Frutto della tarda fioritura kiplinghiana - fioritura come offuscata e relegata in secondo piano dall'eccesso di notorietà procurata allo scrittore dalle sue opere maggiori - questi racconti non mancheranno di sorprendere e sconcertare molti lettori: giocati su una mostruosa tastiera di riferimenti, bagnati di malinconia immortale, spaziano dal Sudafrica che non ha ancora conosciuto la guerra boera all'Antiochia dei primi martiri cristiani, dal Medioevo monastico alle trincee della Grande Guerra.
Un giorno, uno scrittore famoso scopre che la moglie, corrispondente di guerra, lo ha abbandonato senza lasciare traccia e senza alcuna spiegazione plausibile. Nonostante il successo e un nuovo amore, il pensiero dell'assenza della donna continua a tormentarlo e gli invade la mente fino a gettarlo in un totale smarrimento. È stata rapita, ricattata, o semplicemente si è stancata del matrimonio? La ricerca di lei porta lo scrittore dalla Francia alla Spagna e alla Croazia, sino a raggiungere gli affascinanti paesaggi desolati dell'Asia Centrale. E ancora di più, lo allontana dalla sicurezza del suo mondo verso un cammino sconosciuto, alla ricerca di un nuovo modo di intendere la natura dell'amore e il potere ineludibile del destino.
Ernst Grip, guardia del corpo reale e agente della Polizia di sicurezza svedese, viene convocato dall'FBI a New York e portato in uno sperduto atollo dell'Oceano Indiano per interrogare un detenuto di cui non si comprende la nazionalità. L'ipotesi è che il prigioniero sia svedese e sia coinvolto in un attacco terroristico di matrice islamica avvenuto in Kansas, ma poiché si rifiuta di parlare, sembra impossibile identificarlo. L'agente si trova davanti una specie di fantasma: ciò che resta di un uomo che ha subito per mesi e mesi le più atroci torture. Lentamente, però, il prigioniero comincia a raccontare, e Grip rimane invischiato in un'indagine che parte da fatti avvenuti in Thailandia subito dopo lo tsunami del 2004, si intreccia a una serie di furti di opere d'arte, agli interessi di uno spietato trafficante d'armi americano e si insinua nelle pieghe più oscure del terrorismo internazionale. Ma scoprirà qualcosa di ancor più sconcertante: che la sua vita e quella del misterioso detenuto sono legate in maniera inaspettata ma indissolubile. Un thriller che indaga nel cuore della psiche umana e della politica internazionale gettando una luce nuova sui compromessi morali che le persone, e le nazioni, sono costrette a fare in condizioni estreme.
È una notte stranamente luminosa. Una notte in cui il buio non può più nascondere nulla. Lo sa bene Sandra mentre guarda suo figlio che dorme accanto a lei. Ha fatto il possibile per proteggerlo. Ma nessuno è mai davvero al sicuro. Soprattutto ora che nella borsa dell'asilo ha trovato un biglietto. Poche parole che possono venire solo dal suo passato: "Dov'è Juliàn?". All'improvviso il castello che Sandra ha costruito crolla pezzo dopo pezzo: il bambino è in pericolo. Sandra deve tornare dove tutto è iniziato. Dove ha scoperto che la verità può essere peggio di un incubo. Dove ha incontrato due vecchietti che l'hanno accolta come una figlia, ma che in realtà erano due nazisti con le mani sporche di sangue innocente, che inseguivano ancora i loro ideali crudeli e spietati. È stato Juliàn ad aiutarla a capire chi erano veramente. Lui che, sopravvissuto a Mauthausen, ha cercato di scovare quei criminali ancora in libertà. Lui ora è l'unico che può conoscere chi ha scritto quel biglietto e perché. Juliàn sa che la sua lotta non è finita, che i nazisti non si sono mai arresi. Si nascondono dietro nuovi segreti e tradimenti. Dietro minacce sempre più pericolose. E quando il figlio di Sandra viene rapito, l'uomo sente che bisogna fare qualcosa e in fretta. Perché in gioco c'è la vita di un bambino. Ma non solo. C'è una sete di giustizia che non può ancora essere messa a tacere.
È una notte stranamente luminosa. Una notte in cui il buio non può più nascondere nulla. Lo sa bene Sandra mentre guarda suo figlio che dorme accanto a lei. Ha fatto il possibile per proteggerlo. Ma nessuno è mai davvero al sicuro. Soprattutto ora che nella borsa dell'asilo ha trovato un biglietto. Poche parole che possono venire solo dal suo passato: "Dov'è Juliàn?". All'improvviso il castello che Sandra ha costruito crolla pezzo dopo pezzo: il bambino è in pericolo. Sandra deve tornare dove tutto è iniziato. Dove ha scoperto che la verità può essere peggio di un incubo. Dove ha incontrato due vecchietti che l'hanno accolta come una figlia, ma che in realtà erano due nazisti con le mani sporche di sangue innocente, che inseguivano ancora i loro ideali crudeli e spietati. È stato Juliàn ad aiutarla a capire chi erano veramente. Lui che, sopravvissuto a Mauthausen, ha cercato di scovare quei criminali ancora in libertà. Lui ora è l'unico che può conoscere chi ha scritto quel biglietto e perché. Juliàn sa che la sua lotta non è finita, che i nazisti non si sono mai arresi. Si nascondono dietro nuovi segreti e tradimenti. Dietro minacce sempre più pericolose. E quando il figlio di Sandra viene rapito, l'uomo sente che bisogna fare qualcosa e in fretta. Perché in gioco c'è la vita di un bambino. Ma non solo. C'è una sete di giustizia che non può ancora essere messa a tacere.
C'è in lui qualcosa di strano, qualcosa di ripugnante, di detestabile addirittura
"Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde", pubblicato nel 1886, segna il culmine della fascinosa indagine stevensoniana sulla scissione della personalità. Jekyll, che reprime Hyde pur fruendo, suo tramite, di ignobili gratificazioni, incarna il prototipo dello scienziato che si eleva faustianamente al di sopra degli altri. Hyde è la corporeità, il desiderio, la trasgressione che Jekyll occulta e proietta in un altro da sé per istituirsi come pura ragione e incontaminata virtù. L'illusione di Jekyll di poter provocare a proprio piacimento la dissolvenza del suo doppio, tuttavia, si scontra con la volontà di Hyde di affermare il proprio diritto all'esistenza, in una lotta tra le due componenti di una stessa persona che avrà esiti tragici. Con uno scritto di Joyce Carol Oates.
"È un'opera di forte impianto avventuroso, un largo affresco storico, una palpitante storia d'amore. Il che basterebbe ad assicurargli l'interesse dei lettori un po' semplici, ma rendendolo sospetto di kitsch agli occhi dei critici più esigenti. Invece avviene un piccolo prodigio. Questa storia di una disfatta militare che è anche la fine di un impero (sul fronte balcanico, durante la prima guerra mondiale, le diverse etnie dell'impero asburgico sono già in lacerante tensione centrifuga), questa romantica sonata in cui la passione amorosa ha il dolce strazio del Tristano, perdono sensazionalismo grazie ad alcune caratteristiche capaci di galvanizzare: ...l'epos (un epos che, pur nella cornice di una guerra novecentesca, ha un respiro quasi arcaico), la fiaba (che come tutte le fiabe che si rispettino è mista di candore e malizia, di dolcezza e di crudeltà), la passione (passione per una donna, ma anche per l'avventura, il rischio, la cavalleria, la patria, la bellezza insidiata del mondo). Infine il lutto, questo padre della tragedia ma anche della catarsi. In questo caso, il lutto per un mondo intero che sparisce." (Italo Alighiero Chiusano)
Nel 1530 un giovane si reca in una villa nella campagna modenese per incontrare la vedova di Aldo Manuzio, il famoso stampatore veneziano, e mostrarle la biografia che ha scritto su di lui. Non sa che la storia vera è molto diversa dai toni epici del suo racconto. Da quando era approdato a Venezia nel 1489 con il proposito di realizzare raffinati volumi dei tesori della letteratura greca, Manuzio aveva dovuto affrontare difficoltà impensabili, come il furto dei manoscritti, le imposizioni commerciali del cinico Andrea Torresani – suocero nonché proprietario della stamperia – e la censura dei potenti. Le edizioni con testo originale a fronte, il corsivo, il libro tascabile, innovazioni per le quali Manuzio sarebbe stato ricordato per sempre, erano frutto di compromessi, trucchi, debiti, e lui per realizzarle si era dovuto difendere da attacchi e boicottaggi. Lo stampatore di Venezia racconta gli aspetti più passionali e intimi di Aldo Manuzio, la sua devozione per la cultura classica e il suo cerebrale epicureismo. E racconta gli esordi dell’editoria all’epoca dei Medici, di Savonarola, Tiziano, Pico della Mirandola, Erasmo da Rotterdam: un momento storico di crisi e cambiamento nel quale sono riconoscibili le sfide che ancora oggi l’editoria moderna si trova a fronteggiare.