
Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. In realtà non ha mai avuto nulla. Perché la sua è una vita tutta in sottrazione, che ha sempre tolto e ha dato poco. Zero non ha cittadinanza, non ha madre, non ha soldi, e non si concede neanche il lusso di pensare al futuro. Zero ha dovuto capire in fretta che certe cose non si possono chiedere ai genitori, che ciò che è giusto non è patrimonio di tutti. Perché la vita non ha nessun obbligo di darti quello che credi di meritare e non lo ha nemmeno chi ti ha messo al mondo. Gli anni di Zero, dai sette ai diciotto, i capitoli che scandiscono il romanzo, sono duri, sono anni che hanno il sapore della povertà e della periferia. Ma sono anche anni passati ad attraversare strade in bici, con il cellulare attaccato a una cassa per permettere agli altri di sentire la musica. In piedi sui pedali, a ridere in mezzo alla via. Pomeriggi a giocare a pallone, a sperimentare il sesso e a bruciarsi per amore. Sono anni passati in quartiere consapevoli però che l'unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro è andare via perché se nuoti nel fango, alla fine ti sporchi. Ma quello che c'è fuori fa paura. Ci sono gli sguardi indiscreti sui bus, le persone che tengono più stretta la borsa quando ci si avvicina, le ragazze che aumentano il passo e cambiano strada quando ti incontrano. C'è un Paese che non ti riconosce, gente che non si ricorda che essere italiani non è un merito ma un diritto. Fuori c'è la frase che ti ripeteva sempre la mamma e che ti rimbomba in testa "i bianchi nei neri ci vedono sempre qualcosa di cattivo". Ma di Zero ce n'è uno, nessuno e centomila e con Non ho mai avuto la mia età Distefano ci regala uno spaccato dell'esistenza di tutti quegli Zeri che con la vita si sono sempre presi a pugni in faccia, consapevole che ce la devi fare sempre anche quando non ce la fai più.
Lisbona, un fatidico agosto del 1938, la solitudine, il sogno, la coscienza di vivere e di scegliere, dentro la Storia. Un grande romanzo civile. Ventidue traduzioni all'estero, una memorabile interpretazione cinematografica di Marcello Mastroianni. Una storia che continua a suscitare il fascino e la meraviglia delle opere destinate a durare nel tempo.
Langhe, 1935. La fuliggine delle fabbriche lascia il posto al dolce profilo delle colline infiammate dai colori dell'autunno. Mentre guarda il paesaggio che scorre dal finestrino del treno, Anita sa che ad attenderla non è una vacanza, ma una trasferta di lavoro per la rivista di gialli «Saturnalia», in compagnia dell'immancabile Sebastiano Satta Ascona. Per lei è così raro lasciare Torino che tutto le sembra meraviglioso. Inoltre è il periodo della vendemmia, il momento ideale per visitare le Langhe. Se non fosse che, pochi giorni dopo il suo arrivo, il corpo di un ragazzo viene trovato al limitare del bosco. In quel breve lasso di tempo, Anita ha scoperto che, insieme ad altri coraggiosi coetanei, il giovane faceva parte di un gruppo scout, in segreta violazione dei divieti imposti dal regime. Anita rimane affascinata da quella dimostrazione di carattere. E intanto, forse ispirata dal rosso del vino e dai mille volti di una terra ricca di inaspettati misteri, si avvicina come mai accaduto prima a Sebastiano. Ma perdere il controllo è un rischio, soprattutto se ci sono una verità da scoprire e la morte di un ragazzo a cui rendere giustizia. Anita è consapevole che solo le parole dei suoi amati detective possono mostrarle la strada verso la verità. Anche se il coraggio di non fermarsi davanti a nulla deve trovarlo dentro di sé. E ora ha bisogno di molto coraggio, perché i fili delle sue intuizioni la portano dove non avrebbe mai immaginato. Anita è di nuovo qui e con lei i racconti gialli che hanno fatto la storia della letteratura. Sullo sfondo dei vigneti incantevoli delle Langhe, la morte arriva puntuale, ma anche l'amore. Nessuno dei due in modo semplice, questo ormai Anita l'ha capito.
Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto da scuola, ma quando apre la porta della sua casa, nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po' ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Lo ripone nella valigia, promettendo di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza dalla banchina. Sono passati vent'anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l'unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell'unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano. Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l'ha lasciato lì. Per lui. Ora c'è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.
Londra, Chelsea Flower Show, la più grande mostra di fiori del mondo. Sotto gli archi carichi di rose, Iris Donati è felice: fra le piante si sente a casa. Una casa vera, quella che non ha mai avuto, perché fin da piccola ha vissuto in giro per il mondo sola con il padre. Mentre si china per osservare meglio una composizione, Iris rimane paralizzata. Si trova di fronte due occhi uguali ai suoi. Gli stessi capelli castani. Lo stesso viso. La ragazza che ha davanti è identica a lei. Viola è il suo nome. Anche lei ama i fiori e i suoi bouquet sono fra i più ricercati di Londra. Tutte le certezze di Iris crollano in un istante. Quella ragazza è la sua sorella gemella. Sono state divise da piccolissime, e per vent'anni nessuna delle due ha mai saputo dell'esistenza dell'altra. Perché? Ora che sono di nuovo riunite, Iris e Viola devono scoprirlo. Il segreto si nasconde in Italia, a Volterra, dove sono nate. Tra viali di cipressi e verdi declivi, sorge un'antica dimora circondata da un giardino sconfinato. È qui che i Donati vivono da generazioni. Ed è qui che Giulia Donati, la loro nonna, le aspetta. Solo lei può spiegare davvero perché sono state separate e aiutarle a trovare il sentiero giusto per compiere il loro destino. Iris e Viola non lo sanno, ma ogni coppia di gemelle della famiglia, da secoli, deve salvaguardare la sopravvivenza del giardino e capire il suo grande potere: quello di curare l'anima.
«Segui le pietre, solo loro regalano la felicità». Luna è una bambina quando il nonno le dice queste parole speciali insegnandole che l'agata infonde coraggio, l'acquamarina dona gioia e la giada diffonde pace e saggezza. E lei è certa che quello sia il suo destino. Ma ora che ha ventinove anni, Luna non crede più che le pietre possano aiutare le persone. Non riesce più a sentire la loro voce. Per lei sono solo sassolini colorati che vende nel negozio di famiglia, mentre il nonno è in giro per il mondo a cercare gemme. Perché il suo cuore porta ancora i segni della delusione. Si è fidata delle pietre, di quello che nascondono, di quello che significano. Si è fidata di quel ragazzo di sedici anni che attraverso di loro le parlava di sentimenti. Dell'amicizia che cresceva ogni giorno e racchiudeva in sé la promessa di un amore indistruttibile. Leonardo era l'unico a credere come lei nel fascino dei minerali e dei cristalli. Leonardo che in una notte di molti anni prima l'ha abbandonata, senza una spiegazione, senza una parola. E da allora il mondo di Luna è crollato, pezzo dopo pezzo. A fatica lo ha ricostruito, non guardando mai più indietro. Fino a oggi. Fino al ritorno di Leonardo nella sua vita. È lì per darle tutte le risposte che non le ha mai dato. Risposte che Luna non vuole più ascoltare. Fidarsi nuovamente di lui le sembra impossibile. Ha costruito intorno al suo cuore un muro invalicabile per non soffrire più. Ma suo nonno è accanto a lei per ricordarle come trovare conforto: il quarzo rosa, la pietra del perdono, e il corallo che sconfigge la paura. Solo loro conoscono la strada. Bisogna guardarsi dentro e avere il coraggio di seguirle.
Il sole inonda di luce il crinale della montagna esaltando la sua muta bellezza. Vette per molti inaccessibili, ma non per Chris, che è cresciuto scalando quelle pareti rocciose di cui conosce ogni angolo, ogni singola increspatura. Per lui la montagna è sinonimo di un equilibrio che nasce dall'accordo perfetto tra sé stesso e ciò che lo circonda. Un equilibrio che, da tempo, sente di aver perduto. Da quando sono venuti meno i suoi punti di riferimento e ha accettato un lavoro che lo costringe a tradire la sua vera natura. Eppure, qualcosa sta per cambiare. Perché Francesca, sua compagna da sempre, ha in serbo una sorpresa per lui: un lupo grigio che ha conosciuto la meschinità dell'uomo e deve ritrovare una dimensione di vita più autentica, proprio come Chris. Non appena incrocia lo sguardo del re dei boschi, nel recinto dietro casa, Chris si perde negli occhi color ambra dell'animale e si rende conto che Francesca ha ragione: forse, accomunati dallo stesso destino ancor prima di conoscersi, lui e il lupo potrebbero aiutarsi a vicenda e diventare uno la salvezza dell'altro. Così, un passo dopo l'altro, Chris insegna al lupo a fidarsi di nuovo della mano che gli offre il cibo e gli accarezza, non senza timore, il dorso peloso. A sua volta, il lupo, con movenze precise che derivano dalla legge del branco, guida il suo nuovo compagno alla riscoperta del mondo naturale, dei profumi, dei suoni e dei colori che cambiano al mutare delle stagioni. Ma c'è ancora una cosa che Chris e il lupo devono fare insieme: un viaggio lungo il sentiero che porta alla montagna. Solo salendo lassù, dove tutte le sensazioni si amplificano nel silenzio, potranno finalmente toccare il cielo da esperti equilibristi.
Otto, calzoncini corti e maglia a righe da cui si intravedono le scapole magre, adora le favole. Quelle che gli racconta suo padre quando lo accompagna a scuola. Perché con il potere della fantasia tutto è possibile. Anche far felice sua madre che passa le giornate nel letto, al buio, senza parlare con nessuno. Senza riuscire a giocare con lui. Otto non sa cosa le accade, ma il suo unico desiderio è farla sorridere. Greta è una bambina bellissima e delicata. Per tutti è come una principessa. Ma a Greta questo non interessa. Lei vorrebbe solo un padre che la prenda in braccio, che partecipi alle sue recite, come succede a tutti suoi compagni. Lei che un padre non l'ha mai avuto. La madre non parla di lui, troppo intenta a lavorare per occuparsi di lei. Troppo incapace di farle arrivare il suo amore per farla sentire al sicuro. Otto e Greta sono due bambini che sentono dentro una forte mancanza, una forte assenza. Otto e Greta non possono fare altro che diventare due adolescenti pieni di domande a cui nessuno ha dato risposte. I loro destini corrono su due binari paralleli. Opposti, ma profondamente simili. Apparentemente distanti, ma vicini. Fino al momento in cui, in un istante che sembra infinito, si incontrano. Solo un istante che però lascia il segno. Un segno che scava nel profondo. Otto e Greta non sono più gli stessi. Eppure per cambiare ci vuole coraggio. Il coraggio di credere che, come nelle favole, anche nella realtà l'impossibile accade e due metà possono fondersi in un tutto.
Una guida alla letteratura di genere, con gli autori migliori e i loro libri più appassionanti. Luca Crovi, che ha conosciuto e intervistato molti dei maestri del giallo, del thriller, dell'horror, ha raccolto in queste pagine le loro testimonianze e le ha montate in una mappa folgorante. Una serie di incontri ravvicinati con i grandi maestri della scrittura contemporanea. Arthur Conan Doyle racconta i limiti di Sherlock Holmes. Gilberth K. Chesterton e Augusto De Angelis disquisiscono della poetica del giallo. Bertolt Brecht e Friederich Dürrenmatt svelano i segreti di un buon noir. Ken Follett mette a nudo la sua anima blues. Patricia Cornwell confessa i suoi sogni di bambina. Patricia Highsmith sottolinea che non sempre basta una buona storia. P.D. James rivela la sua predilezione per i luoghi del delitto. Carlo Lucarelli viene interrogato dal Commissario De Luca. Giorgio Scerbanenco ricorda di avere scritto dappertutto. Agatha Christie confessa che amava lavorare prima in profumate vasche da bagno e poi in alberghi di quart'ordine. Alfred Hitchcock ammette di non saper leggere ma solo filmare...
La pioggia battente scende rumorosa, mentre il cadavere di un uomo giace con la testa all'ingiù in una fossa sul litorale calabrese. È Marco Morello, figlio di un noto capobastone della zona. Tutti sono convinti che sia un delitto di mafia, una resa di conti. Tutti tranne Alberto Lenzi. Il "giudice meschino" preferirebbe continuare a tormentare il nuovo tirocinante e a flirtare con le colleghe, ma il caso gli è stato affidato e la pista mafiosa non lo convince. Lui sa chi può dirgli come stanno le cose, anche se questo significa uscire dalle indagini ufficiali: don Mico Rota, capobastone a mezzo tra onorata società e 'ndrangheta e suo miglior nemico. L'uomo si mostra ugualmente scettico. Quando un altro cadavere viene trovato, le indagini subiscono una brusca accelerazione. Si tratta di un poliziotto che tutti credevano corrotto e colluso con la 'ndrangheta. I giochi sembrano fatti, tanto più che gli omicidi paiono legati a un rituale simbolico delle cosche malavitose. Eppure a Lenzi qualcosa non quadra ancora. Brancolare nel buio per seguire una propria intuizione non è mai una bella sensazione per un magistrato, ma il fato a volte arriva ad aiutare i più audaci. Una telefonata anonima getta una luce nuova sul caso. Una svolta inquietante, sordida, losca. Una svolta che pare quasi impossibile. Ora quello che manca è solo il movente, il "sangue" che don Mico dice a Lenzi di cercare...
Abramo Ferrascini, quello della ferramenta di Bellano, è un giocatore di bocce. Come individuale non va bene, ma boccia come dio comanda e in coppia con un buon accostatore diventa imbattibile. È stato tirato su a puntino dal gestore del Circolo dei Lavoratori, Mario Stimolo, allenatore per passione e perché tre anni fa, nel 1955, ha perso il braccio destro sotto una pressa e perciò di giocare non se n'è più parlato. Ora il Ferrascini ha tutte le carte in regola per vincere le semifinali del Campionato provinciale in programma a Cermenate domenica prossima. Ma c'è un intoppo. Suo cognato, l'Eraldo, quello che vive a Lucerna, sta male. Quarantotto ore gli hanno dato i medici di là, svizzeri, precisi. E adesso la moglie di Abramo, Rosalba, vuole a tutti i costi raggiungere la sorella, ma soprattutto dare all'Eraldo un ultimo saluto, magari un ultimo bacio. Ma ce la faranno ad andare e a tornare in tempo per le semifinali? Dipende. Se l'Eraldo muore entro martedì, mercoledì al massimo, si può fare. Bon, via allora. Un'occhiata al 1100, olio freni gomme; carta d'identità rinnovata all'ultimo minuto; prima tappa il passo del San Bernardino, poi giù dritti fino a Lucerna: basta seguire i cartelli, anche se sono in tedesco, perché il nome di quella città lì si capisce lo stesso. Ispirato da un aneddoto legato a un soggiorno a Lucerna del grande scrittore praghese, "Le mele di Kafka" mette in scena il meglio dei personaggi di Andrea Vitali.
1515. Mercurio è un artista della truffa. Scaltro, veloce, abile nei travestimenti, ha fatto delle fogne di Roma la propria casa, imparando dalla strada che l'unico modo per sopravvivere è non avere altri cui pensare tranne se stesso. Convinto di avere ucciso un mercante ebreo che ha appena derubato, è costretto a fuggire: lontano potrà rimettere insieme i cocci della sua vita. Certi vasi, però, nascono rotti, e non basta portarli altrove per farli sentire meno a pezzi. Eccolo allora a Venezia, nel suo ingannevole intreccio di canali, dove conosce Giuditta, arrivata in laguna con l'illusione di trovare un luogo libero dalle persecuzioni contro gli ebrei. Ma l'amore che nasce tra i due è destinato a incontrare insidie e ostacoli: la gelosia della giovane Benedetta, innanzitutto, e la nascita, proprio a Venezia, di quello che sarà il primo ghetto d'Europa. Nel labirinto di calli malfamate perdersi è la norma, e a Mercurio non resterà che smarrire se stesso per ritrovare Giuditta, il pezzo mancante nella mappa strappata del suo cuore.

