
Sull'autostrada che da Assisi porta a Roma, due ragazze viaggiano a velocità sostenuta. Non sono ragazze come le altre, hanno avuto una vita precedente, una morte violenta, ma sono tornate. Mirta è appena sfuggita a un attacco dei benandanti, una setta il cui obiettivo è quello di sterminare i morti che rivivono, e Sara è quella che l'ha salvata. In un antico palazzo romano, annidato in un vicolo silenzioso, ha inizio l'apprendistato di Mirta. Lei, che pensava di essere sola, che credeva di essere rinata per ritrovare Robin, l'amore perduto, scopre l'esistenza di un mondo parallelo a quello degli umani, con regole ferree e una rigida disciplina.
1463. In una Milano splendida e in subbuglio dopo l'ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza, tiranno crudele e spietato ma anche amante delle arti e della musica, nasce Caterina, figlia illegittima di Galeazzo, la quale fin da bambina dimostra qualità non comuni e uno spirito ribelle: impossibile imbrigliarla nell'educazione che sarebbe appropriata per una femmina, ama la caccia, la spada, la lotta. Una sola regola sua nonna Bianca Maria riesce a inculcarle nell'animo: la necessità, per una nobildonna, di pagare il privilegio della sua nascita accettando il proprio destino, qualunque esso sia, per il bene del casato cui appartiene, anche a costo di tradire la propria natura. Per questo, quando è costretta a nozze forzate per salvare il ducato da una pericolosa guerra scatenata dal papa Sisto IV, Caterina subisce il matrimonio e, con esso, gli orrori perpetrati dal marito, che si rivela tanto violento quanto pavido e imbelle. Quando però, dopo la morte improvvisa di Sisto IV, loro protettore, si troverà coinvolta in una serie di feroci scontri tra gruppi di potere e opposte fazioni, il suo palazzo assalito e distrutto, la vita sua e dei figli in gravissimo pericolo, ritroverà lo spirito battagliero e il coraggio indomabile di un tempo e combatterà come e meglio di un uomo, lasciando un segno così indelebile nella vita di chi la ama e di chi la odia da guadagnarsi l'appellativo di Tygre.
Marco Luciani ha lasciato la polizia e l'Italia: un taglio netto, una nuova vita a Barcellona, da padre single. A parte occuparsi del piccolo, vivacissimo Alessandro, l'ex commissario si limita a gestire la casa che Alice, amica e amante occasionale, affitta ai turisti. Forse, però, dentro di lui non si è del tutto spento il gusto di indagare, di frugare nelle vite degli altri, di completare i puzzle. O forse, più prosaicamente, i soldi cominciano a scarseggiare. È così che Luciani si rassegna ad accettare l'incarico di ritrovare la figlia scomparsa di un imprenditore italiano. La ragazza si chiama Martina, ha diciannove anni e viveva in un'Accademia di tennis poco fuori Barcellona, dove si allenava per diventare una professionista. Segni particolari: una bellezza fuori dal comune. La polizia locale non si occupa del caso perché, stando alle apparenze, Martina si è allontanata volontariamente, per sfuggire alle pressioni soffocanti di un padre padrone che la voleva campionessa a tutti i costi. Ma nessuno ha più sue notizie, e il suo telefonino è sempre muto... L'istinto di Luciani gli suggerisce che qualcosa non torna e lo spinge a scavare nella vita della ragazza, iscrivendosi all'Accademia e spacciandosi per un amatore che vuole migliorare il suo gioco. Ben presto, la sua indagine informale si scontra con i silenzi o le bugie delle amiche di Martina, dei maestri - qualcuno in rapporti non solo tennistici con le allieve - e dell'ambiguo gestore dell'Accademia.
Maria ha quindici anni, vive in un paesino dell'Appennino centro meridionale d'Italia e mantiene se stessa e l'anziano padre malato facendo la bracciante nei campi dei signori, un lavoro incerto e molto gravoso, fino a quando non viene assunta come acquaiola nella casa di don Francesco, il signorotto del paese, con il compito di recarsi più volte al giorno e con qualunque tempo alla fonte, che dista tre chilometri dal paese, per rifornire la famiglia di acqua. A don Francesco, infatti, è nato il quinto figlio, Luigi, il quale rivela fin dall'infanzia una natura ribelle, precoce e assetata di libertà. I destini di Maria e Luigi, così diversi fra loro, si intrecceranno in una serie di vicende dolorose ma, nello stesso tempo, intense e salvifiche per entrambi. Intorno a loro, una umanità umile, legata alla terra e alle antiche tradizioni, assuefatta a una vita di miseria, sacrifici e secolari soperchierie sopportate con fatalistica rassegnazione e per questo spesso dura e inflessibile, ma anche capace di pietà e umana solidarietà.
"Ma è davvero impossibile realizzarsi come mamma e come donna?" domanda Deb alla madre la sera prima delle nozze. "È come se provassi a creare una miscela di acqua e olio. Prima o poi uno dei due sovrasterà l'altro". Ebrea e osservante, Deb ha 18 anni, vive a Milano, ama studiare, non ha grilli per la testa. Quando però il rabbino propone Nathan Stern come potenziale marito e lei se ne innamora, gli equilibri famigliari si alterano. Il matrimonio precoce di Deb mette in pericolo il sogno di sua madre Anne, che immaginava per la figlia studi e carriera brillanti. Deb è determinata a seguire il proprio cuore e a rispettare la tradizione, ed è convinta che non sarà un matrimonio celebrato a due mesi dagli esami di maturità a ostacolare le sue ambizioni. Da quel momento inizia la sfida tra le due donne, ed è una sfida generazionale. Da un lato la madre, che a quarant'anni rimpiange la sua laurea mai messa a frutto, dall'altro Deb: con l'entusiasmo di chi si affaccia alla vita, crede che, se ti dai da fare, puoi avere tutto. Con determinazione e quattro figli, Deb si laurea a pieni voti in un ateneo prestigioso e intraprende la carriera accademica. Ma deve fare i conti con meschinità e pregiudizi nei confronti di una donna che non vuole rinunciare alle proprie ambizioni professionali per colpa di "uno stato di famiglia che non sta più su una sola pagina."
È il 28 ottobre 1921. Siamo nella basilica di Aquileia. Gli occhi di tutti sono rivolti alle undici bare al centro della navata, e alla donna che le fronteggia: Maria Bergamas. Maria deve scegliere, tra gli undici feretri, quello che verrà tumulato a Roma, nel monumento al Milite Ignoto, simbolo di tutti i soldati italiani caduti durante la Grande Guerra. Maria passa davanti a ogni bara, e ognuna le racconta una storia. Sono vicende di giovani uomini, strappati alle loro famiglie, ai loro amori, ai loro lavori, finiti a morire in una guerra durissima e feroce: contadini e cittadini, borghesi e proletari, braccianti e maestri elementari, fornai, minatori, falegnami, muratori, veterinari e seminaristi che parlano in latino con il nemico ferito sul campo di battaglia. Attraverso le voci di questi soldati senza nome non solo riviviamo i momenti cruciali della Grande Guerra, non solo ci caliamo, in una vera trance empatica, nelle vite dei protagonisti, ma riscopriamo un'Italia che oggi si può dire definitivamente scomparsa.
"Si può scrivere un romanzo sull'amore, sui suoi molteplici e irrazionali volti, senza trasformarlo in un banale romanzo d'amore? Si può ambientare una storia in una Sardegna del primo Novecento senza cadere in abusati cliché e ambientazioni già note? Anna Melis ci prova con questa sua terza opera, che dalla suggestiva rocca di Castelsardo e dalla festa di Lunissanti si origina e muove. E lo fa con maestria e pazienza, nodo dopo nodo, senza cercare mai di affrettare la posa delle sue parole. Lo fa con il suo incedere preciso, luminoso e avvolgente. Lo fa scavando nell'animo dei suoi personaggi, soprattutto quelli femminili, ascoltandone desideri e paure, intercettandone e disegnandone fantasie e ansie, con una sensibilità che va oltre la parola scritta. Il risultato è una trama fitta e convincente di emozioni e vicende, che nei personaggi di Ada e Lauretta (di cui il lettore non potrà mai più dimenticarsi) trova le sue creature più tormentate e belle." (Cristian Mannu)
Ai giardini ci sono solo loro due. Si fronteggiano da due panchine distanti. Poi la bambina si alza, e si muove decisa verso il ragazzino. "Ciao. Sono Alida". Le città della pianura padana, in estate, quando l'afa invade le strade deserte, hanno qualcosa di allucinato, immobili come sono sotto il loro cielo ingannevole. Silenziose, con quell'eco lontana di campagna che nessuno più riconosce. Desolate e vuote, salvo i pochi abitanti rimasti per forza: chi non è potuto partire, qualche anziano, le donne straniere che se ne prendono cura e certi ragazzini sperduti nella loro solitudine infantile. Come Giacomo, arrivato ai giardini a bordo della sua inseparabile bicicletta rossa. E come Alida, in compagnia dell'immancabile cellulare. Lui scappa da un funerale, quello del nonno terribile che nessuno amava e che ora tutti compiangono. Lei fugge dalle ossessioni di una madre che vorrebbe controllarle anche il respiro perché non subisca le sue stesse ferite del corpo e dell'anima. Lui è convinto di essere un assassino. Lei di essere la responsabile dell'infelicità materna. E con quella sintonia istintiva e naturale, che solo i bambini sono capaci di provare, decidono di andarsene insieme. La loro scomparsa, e la disperata ricerca che subito inizia, costringerà la famiglia di Giacomo e la madre di Alida a fare i conti con i fantasmi del loro passato, con le loro colpe e i loro errori. Li costringerà a essere adulti.
Quando si tuffa Marco si sente libero. Solo allora riesce a dimenticare gli anni trascorsi tra una famiglia affidataria e l'altra. Solo allora riesce a non pensare ai suoi genitori di cui non ricorda nulla tranne quella voglia a forma di stella marina che da loro ha ereditato. Ma ora Marco ha paura del mare. Dopo un tuffo da una scogliera si è ferito a un braccio e vede il suo sogno svanire. Perché ora non riesce più a fidarsi di quella distesa azzurra. Anche il mare lo ha tradito, come hanno sempre fatto tutti nella sua vita. Eppure c'è qualcuno pronto a dimostrargli che la rabbia e la rassegnazione non sono sentimenti giusti per un ragazzo. È Lara, la sua fisioterapista, che si affeziona a lui come nessuno ha mai fatto. Lara è la prima che lo ascolta senza giudicarlo. Per questo Marco accetta di accompagnarla nel paesino dove è nata. Un piccolo paese dalle vie che profumano di salsedine sdraiato sulla costa dove si vive ancora seguendo il ritmo dettato dalla pesca. Quello che Marco non sa è che Lara ha riconosciuto la voglia sulla sua spalla perché ha aiutato sua madre a farlo nascere. Lei sa la verità. E l'ha portato lì per ritrovare sé stesso. Perché per non temere più il mare deve scoprire chi è veramente. Deve scoprire dove affondano le sue radici. Solamente allora potrà sporgersi da uno scoglio senza tremare, perché forse a tremare sarà solo il suo cuore pronto davvero a volare.
A Bellano gira voce che presso il cinema della Casa del Popolo verrà proiettato "Ultimo tango a Parigi". Siamo nel febbraio del 1973, e per i vicoli del paese si scatena una guerra senza frontiere. A combattersi due fazioni ben distinte: da una parte gli impazienti che fantasticano sulle vertiginose scene di nudo che ci si aspetta di vedere sullo schermo; dall'altro, schierati con il parroco, coloro che pretendono di evitare a Bellano una simile depravazione. I tempi però sono cambiati, e nulla può fermare il "progresso". Adelaide, giovane e volitiva operaia del cotonificio, mette con le spalle al muro Alfredo, il fidanzato eternamente indeciso su ogni cosa: o la porterà al cinema o lei ci andrà lo stesso, magari con quel bel fusto di Ernesto, che le ha già messo gli occhi addosso e che a lei non dispiace, per quanto sia una testa matta e non ci vuole molto a capire che finirà per mettersi nei guai. Cosa che puntualmente accadrà di lì a qualche mese, quando Ernesto finirà implicato nel contrabbando di sigarette riuscendo a inguaiare la stessa Adelaide. In "Un bel sogno d'amore" assistiamo alla messa in scena di un paese scosso dalla modernità che si insinua fra le contrade sotto forma di ammiccanti locandine cinematografiche, attraversato da una criminalità ancora romantica e pasticciona e della normalità di chi spera in un amore felice che possa coronare il sogno di una famiglia come si deve.