
Un giallo pieno di colpi di scena scritto da uno dei maestri del Verismo. L'assassinio della contessa D'Arda, in una villa sul lago di Ginevra, dà il via a un'indagine serrata, condotta dall'esperto ma anche spregiudicato giudice Francesco Ferpierre. Sullo sfondo, un affresco della società di fine Ottocento. La soluzione del caso sarà tutt'altro che scontata e riuscirà a tenere con il fiato sospeso il lettore fino all'ultima pagina.
La fine della Seconda guerra mondiale è nell'aria, ma nella campagna piemontese il vecchio Benito Sereno spera che duri ancora quel tanto che gli serve per intascare una lauta ricompensa, consegnando al regime fascista tre "articoli" interessanti: Michele, un partigiano, suo fratello minore Dino, colpevole solo di avere fattezze giudaiche, e la ribelle Teresa, la madre che li protegge con le unghie e con i denti. Michele sarà deportato a Chemnitz e Dino a Kònigsbrùck. Nel suo viaggio il ragazzo verrà accompagnato da uno strano personaggio, un nano "di eccezionale altezza" che gli farà da guida. All'Offizierskasino del lager vivrà una prigionia "dorata" che rafforzerà in lui l'attitudine a distogliere lo sguardo dall'orrore che lo circonda. Nella palazzina del Circolo stringerà amicizie, imparerà a cucinare e intreccerà una delicata storia d'amore con una Helferin tedesca. Ma la guerra incombe: arrivano i bombardamenti, l'avanzata sovietica e quella degli americani, il crollo della Germania nazista. Dino ritrova Michele, segnato dalla prigionia, e vagando per la Germania distrutta è finalmente obbligato a vedere tutto quello che gli era stato risparmiato: le fosse dei cadaveri a cielo aperto, le vittime delle deportazioni, la disumanità, la distruzione.
«La verità che ricordavo è che il diavolo, visto da vicino, non sembra poi così brutto. Si confonde tra persone che ti somigliano, si nasconde nei piccoli gesti di ogni giorno. Alzarsi, lavorare. Mangiare, bere, lavarsi, dormire, volersi bene. Cose così. E ti lascia credere che anche quella sia una vita possibile.»
Afine Ottocento, nel manicomio di Collegno i destini di molte anime perse si incrociano con quelli di uomini illustri. Come Cesare Lombroso, il famoso psichiatra celebrato per il metodo scientifico con cui riesce a distinguere, grazie a una riga e un compasso, l'uomo di genio dal delinquente, la brava ragazza dalla prostituta, il criminale dal pazzo furioso. Un certo Salgari Emilio che, a seconda dell'ondivagare della sua pazzia, si crede ora capitano di mare, ora scrittore. Marianna, una donna di vita triste e inguaiata. E infine, un delinquente nato, talmente pazzo da aver ripudiato persino il suo nome: si fa chiamare con le iniziali U.G. e passa le sue giornate in manicomio a creare una delirante scultura di ossa. Ossa di vacca, di donna, di pollo, non v'è differenza: ogni ossicino viene finemente scolpito con figurine primitive, di grande forza evocativa. Sullo sfondo, i delitti di un mostro sanguinario e inafferrabile che sventra giovani prostitute. In un crescendo di orrore e morte, U.G. scoprirà che nemmeno la pazzia potrà salvarlo dal suo passato. Ricordi atroci che - in un romanzo ispirato a una storia vera - si trasformano in imprevedibili colpi di scena. Avvenimenti deliranti come incubi, sullo sfondo di una realtà che persino i più coraggiosi tra gli uomini avrebbero paura di affrontare.
Ascoli Piceno, 1295. Fra' Giacomo Fortebraccio, conte di Saleto e Prigliano, figlio di Astolfo e cavaliere dell'Ordine del Tempio, è finalmente di ritorno a casa. Partito più di vent'anni prima per partecipare alla crociata indetta da re Luigi IX, ha onorato la sua vita da templare servendo la Chiesa in imprese che sono andate dal Cairo a Rodi e dalle mura di al-Mansura a Otranto. Commosso dall'emozione di essere di nuovo a casa, Giacomo scoprirà con dolore che la guerra per lui non è affatto finita: nelle sue stesse terre si stanno infatti tessendo trame ai danni del pontefice, Bonifacio vili, che vedranno nel templare l'unica possibilità di smascherare la fitta rete di traditori della Chiesa. Ascoli Piceno, 1982. Durante il restauro della chiesetta di San Nicolò, gli operai scoprono che sotto il pavimento c'è una stanza rimasta segreta per secoli. L'ambiente, completamente sigillato, è il guardiano silenzioso di un sarcofago di pietra scolpito con stemmi e disegni elaborati. Prospettando un ritardo a tempo indeterminato nella ripresa dei lavori della chiesetta, la stanza sotterranea viene subito risigillata con il proprio mistero. La notizia riesce però a giungere alle orecchie di due ragazzi del posto, e per loro la tentazione è troppo forte: bisogna assolutamente riportare la tomba alla luce. Tutto ciò che gli basta sapere, è che a vegliare incisa sul coperchio, troneggiante, c'è una frase: "non nobis, domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam". Il motto dei templari.
Cecilia è una ragazza romana di famiglia nobile che si converte al cristianesimo. Siamo nel II secolo d.C., sotto Marco Aurelio. Cecilia ha quindici anni e racconta il suo mondo con sensibilità e freschezza: l'amore felice che la lega alla sua nutrice Carite e al padre Paolo, medico filosofo e magistrato di Roma; l'affetto profondo e contrastato per la madre Lucilla; le sue amiche, le passioni, i matrimoni e i tradimenti di cui sono protagoniste queste giovani donne. Attraverso tutte queste relazioni, attraverso il confronto con la cultura del suo tempo, Cecilia cerca se stessa. In una società maschile, cerca un posto come donna. In un'epoca d'angoscia, di presentimento della fine, cerca una via di luce. Penserà di averla trovata nell'amore per un uomo, e poi in una nuova fede. "Cecilia" è la storia di un'anima, il percorso di una personalità insieme inquieta, forte e commovente, di una nuova identità femminile.
Mentre fra mille luminarie si festeggia l'arrivo del '900, Amos, giovane banchiere ebreo di una cittadina piemontese, fa a se stesso una promessa per il nuovo secolo: diventare qualcuno e mettere su una solida famiglia patriarcale. Il destino però lo costringerà a giocare con altre carte. L'irrefrenabile passione per Teresa, una contadina cristiana del luogo, lo metterà di fronte all'ostracismo della comunità ebraica. Ma Teresa non vuole che il suo uomo debba soffrire per causa sua. Nell'amore fideistico e assoluto che prova per lui ingloba anche la sua religione: vuole a tutti i costi diventare ebrea. La storia di questa donna originale e commovente si snoda fino al terribile 1938 delle leggi razziali fasciste, attraverso la ricostruzione avvincente delle vicende familiari, dei cambiamenti politici e di costume dell'Italia.
L'autrice racconta il nostro Novecento. attraverso le voci di sette personaggi, che dalla prima guerra mondiale al 31 dicembre del 1999 riescono a restituirci con immediatezza, quasi in presa diretta, le fasi salienti di un tempo che è passato ma insieme è ancora preferite dentro la nostra vita. A rendere la lettura ancor più avvincente è il legame che corre attraverso queste voci: un vincolo di sangue, d'affetto e di ideali che parte da due sorelle, l'una crocerossina volontaria durante la Grande Guerra, l'altra militante socialista nella Torino di Gramsci e dei Consigli.
In una Francia sconvolta dal terrore le Dame del Carmelo di Compiègne sono ghigliottinate a Parigi nel 1794. Sedici donne giunte alla conquista di una libertà interiore che esalta l’emancipazione femminile e i valori di una sana laicità dei popoli; perché uguaglianza, libertà e fraternità sono pilastri del cristianesimo, amalgamati assieme dal senso di solidarietà e dallo spirito di carità. Dalla debolezza nasce la forza e dall’incertezza la fede: bisogna apprezzare chi ha molti dubbi e diffidare di chi n’è privo. La fede è una logica che si regge sull’assurdo dove la debolezza sta nella sicurezza d’esser possente e il vero vigore nelle fragilità delle insicurezze dove Dio si cela in attesa dell’uomo da rendere forte. Composta col metro del romanzo storico, l’opera è una meditazione sul significato eucaristico del martirio, ed attraverso un gioco di luci che promanano da un’anima che coglie nel passato con la sensibilità del presente, provoca riflessioni col sottile gioco dei paradossi, dando vita a un linguaggio dello spirito che traduce in fluida narrativa le più profonde essenze spirituali della teologia cristiana. Un libro che sfida in modo seducente il torpore dell’uomo moderno toccando la sensibilità dei lettori più raffinati e quella del grande pubblico, inducendo i non credenti a porsi quesiti più profondi ancora.
La biografia di un ebreo italiano e cittadino israeliano che ha assistito, in veste di diplomatico, alle svolte più importanti della politica mondiale del secondo dopoguerra e che offre uno sguardo "dall'interno" sulla questione mediorientale. Emigrato in Palestina in seguito alle leggi razziali, Segre ha partecipato in prima persona alla nascita dello Stato d'Israele. Addetto culturale, portavoce dei vertici politici israeliani negli incontri internazionali, ha sempre ricoperto incarichi "defilati" nell'ambito della politica mondiale che gli hanno consentito di assumere il ruolo di osservatore privilegiato di grandi avvenimenti. Segre dipinge una galleria di personaggi che hanno fatto la storia che hanno vinto e perso grandi battaglie politiche.
All'indomani della tragica alluvione che scosse la Versilia, Manlio Cancogni fissò sentimenti e stati d'animo, suoi e della sua terra, in un racconto scritto sotto forma di lettera, indirizzata al fondatore di Italia Nostra, Giuseppe Cederna. Cancogni racconta come l'Alta Versilia fu distrutta dall'irrompere di un evento imperscrutabile, minaccioso. L'alluvione fece esplodere la terra e con essa il panico fra la gente del posto. Un abitato come Cardoso, dove confluiscono tre torrenti, divenne, per chi ci viveva, una trappola mortale. Cancogni dell'evento non fa semplicemente una cronistoria ma accompagna il prima e il dopo con inserti autobiografici.
C'è tutta la gamma tematica e stilistica di Rodolfo Doni uomo, cittadino e scrittore in questi diciassette racconti lunghi e brevi. Cantore degli affetti familiari e testimone delle trasformazioni sociali e politiche italiane del Novecento, Doni stesso ha fornito la chiave di lettura: «E' una doppia esplorazione che compio in queste pagine, dove la fantasia ha la sua parte, ma solo per fare più verità ». Ecco, esattamente questa è la funzione della letteratura: nasce dall'esperienza, dal vissuto personale, dalla cronaca e dalla storia ma, attraverso l'interpretazione che ne dà la fantasia, ne coglie la verità , ne rivela il senso per dilatare il vissuto del lettore (pp. 392).
Alessandro Manzoni, quello tramandato dai rituali della cultura letteraria, ha un sosia, rimasto finora sconosciuto. Il Manzoni ufficiale, quello che da sempre conosciamo, è una controfigura deputata a nascondere il Manzoni vero, il quale ha sotterrato nei Promessi sposi, sotto le apparenze di un cattolicissimo romanzo, una vicenda tutta diversa, che - come aveva subito sospettato il mondo cattolico dell'800 - è pervasa da un micidiale nichilismo anticristiano. Un criptoromanzo al quale spetta il titolo di massimo capolavoro della nostra letteratura.
In questo libro Aldo Spranzi toglie la maschera al Manzoni, e fa emergere il romanzo nascosto, con la sua grandezza. Ci fa conoscere «l'altro Manzoni», autentico superuomo protagonista di un'appassionante, incredibile avventura esistenziale, oltre che genio artistico.
Liberato dal sarcofago nel quale, dopo averlo imbalsamato e divulgato, la cultura accademica l'ha per quasi due secoli rinchiuso, Manzoni e il suo capolavoro rinascono e rivelano una sconvolgente attualità . L'incontro con il vero Manzoni e con il romanzo nascosto è per l'uomo moderno, e in particolare per i giovani che popolano le nostre scuole, portatore di una sfida conturbante e affascinante (pp. 344).
Aldo Spranzi è professore ordinario di Economia dell'arte nella Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Milano.

