
Lazio, Terre dei Trenta. VIII secolo a. C. Sull'antico trono dei re di Alba Longa, siede un nuovo e feroce sovrano, Amulius. È un re astuto e sanguinario: il re che era stato promesso. I grandi signori della Lega Albana hanno visto tornare la pioggia che ha lavato via, nel dolore e nel sangue, il ricordo della terribile siccità che per mesi ha minato l'unità dei popoli latini. La pace ritrovata, però, non è che una terribile menzogna. Venti di guerra soffiano sulle Terre dei Trenta e gli Dei mormorano inquieti. Lo sguardo di Ilia, la giovane vestale rinnegata, è arso da un fuoco nero. Il fuoco del Dio Marte, il Signore delle Battaglie, che le ha sussurrato al cuore un'oscura parola, affilata come una lama: vendetta! Altrove, in uno sconfinato bosco ai confini di Velia, sul Tevere, due giovani stremati dalla vita - l'orfano Wiros e il legittimo erede al trono Yemos - sopravvivono come fuggiaschi, cercando di sfuggire l'ombra di una crudele nemica. È una creatura che veste le spoglie di una lupa gigantesca e corre in mezzo alla selva. Con lei c'è un popolo feroce costretto all'esilio, che venera Rumia, la Madre dei Lupi. Si fanno chiamare Ruminales. Sono demoni, silvani, fauni? Nessuno sa dirlo, perché nessuno è mai vissuto abbastanza per poterlo raccontare, ma bramano una cosa soltanto... La carne dei nemici vinti. E mentre gli uomini cercano la gloria in terra, gli Dei si stanno già preparando al più selvaggio fra gli scontri. Una battaglia immane. La regina di tutte le battaglie. Con "La regina delle battaglie" prosegue la trilogia storica che riscrive le origini di Roma. In contemporanea con la serie di Matteo Rovere in onda su Sky, nel secondo volume della saga scritta da Luca Azzolini ritroviamo i protagonisti del primo libro, nel loro percorso fatto di intrighi, tradimenti, atti di viltà e di coraggio, che li porterà a scrivere una delle pagine più importanti della Storia.
La strada buia, i lampi dei fanali, la testa piena di pensieri; l'auto pirata appare in un istante e di colpo il mondo è a testa in giù. L'ospedale è un faro nella notte. Promette cura, salvezza, che tutto quanto è possibile si farà. C'è una vita, in gioco, e Paolo Vivian non vivrà. Lorenzo è suo figlio e non è per niente 'sdraiato'. Studia medicina, sa che sbagliare è umano, ma ci sono posti dove un errore costa molto di più. Mentre studia, mentre nuota, mentre bacia Michela, un tarlo lo accompagna: nei fotogrammi mentali del pronto soccorso qualcosa non torna. La madre vorrebbe solo dimenticare, Lorenzo non può permettersi un avvocato e i medici si appellano alla tragica fatalità. La sua sete di chiarezza tocca nel cuore il vecchio prof di scienze del liceo, paladino del corpo umano e della fotosintesi clorofilliana. Insieme, affidano il caso alla TNT: tre donne toste, Tosca, Norma e Tina, che del diritto alla salute sono sceriffa, contabile e poeta. Passo dopo passo, conquisteranno il giorno della verità. Partendo da' fatti reali, "Tu non tacere" si avventura in punta di piedi all'incrocio degli incroci, dove scienza, speranze di vita, umanità e professionalità del medico affrontano le contraddizioni di un sistema molto complicato. Ci ricorda la cura che dobbiamo al nostro corpo, e alla rete formidabile delle persone che amiamo; che un figlio per crescere deve alzarsi in piedi e, almeno nel ricordo, guardare negli occhi suo padre.
Enrico ha tagliato la gola a un pescatore per un commento fuori luogo; Mario ha sparato al vicino perché gli rubava la terra. Claudia doveva porre fine alle sofferenze di Lucia; Luisa aveva tutte le ragioni per brindare con la madre, alla morte del padre. Un tempo si chiamavano manicomi criminali, ora sono centri di recupero: ci arrivano persone che non hanno ucciso per interesse o per calcolo, ma in preda alla follia. Da dove vengono, cos'è scattato nella loro testa, e cosa pensano ora, come vivono, al riparo dal mondo? Con delicatezza e immaginazione poetica, senza facili morali e senza mai giudicare, Umberto Piersanti ha condensato in queste pagine le loro storie.
Il libro raccoglie nove racconti di diversa ispirazione e un breve saggio sulla morte.
Dà il titolo un fantasy ambientato in una Sicilia un po’ medievale e un po’ no (il suo riferimento è l’opera dei pupi), la cui protagonista è una Bradamante stracciona, alle prese con l’invasione musulmana, l’Inquisizione e il martirio delle streghe.
Il secondo racconto attraversa il Mediterraneo, il terzo parla di un’orrenda mutilazione. Il quarto e il quinto sono collegati tra di loro e sono trasposizioni reinventate di due morti vere, quella di Zi’ ’Ngiulillo (Zio Angelo De Mari) – sacerdote morto con i garibaldini sul Volturno – e quella del fratello di mio nonno, Enrico Ventrone – detto il Professore, perché conosceva a memoria il dizionario di latino – fucilato dai tedeschi per aver avvertito e fatto fuggire dei ricercati. Poi ci sono alcune storie contemporanee e un lungo racconto forse di fantascienza.
E, infine, un saggio sulla morte. Perché un saggio sulla morte? Perché tutte le storie raccontate dagli uomini, dalle donne o dai bambini, dall’inizio del mondo, parlano della morte, anche quelle dove la morte non compare, dove tutto va bene. Perché la nostra capacità di raccontare nasce per ingannare l’attesa della morte, la coscienza che siamo mortali.
Questa coscienza l’abbiamo solo noi. Qualche volta ce ne dimentichiamo, ma in realtà essa è sempre con noi, come un avvoltoio sulla spalla. O forse come un angelo custode, perché, se ne fossimo privi, tutto sarebbe insulso, privo di senso. È questa la dannazione, ma anche la meraviglia, di essere uomo. O donna. O bambino.
Silvana De Mari
L'AUTORE
Silvana De Mari è un medico. Un medico che scrive. Ha un figlio, un marito, una sorella, nipoti, alcuni amici e dei vicini di casa. Vive in mezzo ai boschi e alle vigne. Ha un cane e lo porta fuori tutte le mattine, in mezzo alle vigne e ai boschi. Possiede un minuscolo frutteto e sa potare. Tra i suoi libri, ricordiamo i fantasy di straordinario successo: La bestia e la bella, L’ultimo elfo, L’ultimo orco, Gli ultimi incantesimi, il saggio Il drago come realtà (tutti editi da Salani) e il romanzo Il gatto dagli occhi d’oro (Fanucci).
Anni Ottanta, Polonia. Una Polonia cupa e pesante che cerca di scrollarsi di dosso la tutela moscovita. In quest'agonia dell'Europa dell'Est, in questo clima fervido e inquieto, nasce l'amore fra un ingegnere italiano e la moglie di un diplomatico, una nobildonna tedesca che ha vissuto nella sua infanzia le atrocità dell'Armata rossa e la perdita di una patria, la Prussia orientale, che sarà cancellata dalla carta geografica della Germania. Un amore che si snoda, intenso e sofferto, fra una Varsavia militarizzata e una Praga magica, fra le colline toscane e una Roma autunnale. Se lei è pronta a ricominciare una nuova vita, lui è indeciso, esita, promette, sempre lacerato fra l'amore per i figli e quello per la compagna. Dopo una relazione di quattro anni lei capirà che questo affetto non ha futuro. E troncherà, con dolore, un rapporto tormentato. Passano trent'anni dal primo incontro, ormai lui e lei sono diventati vedovi e vecchi ma il destino che stranamente li aveva separati, ora stranamente li ricongiunge. In una lunga e inaspettata telefonata notturna rivive la malinconia del loro passato. Ma rinasce una nuova speranza: anche nel tramonto della vita si può ricominciare ad amare. Un amore più luminoso, meno passionale ma più profondo che può dare senso all'ultimo tratto di strada.
Il Paradiso è una cantica bellissima che conduce Dante nel luogo in cui il desiderio di felicità e di salvezza di ogni uomo si compie. Nella luce di Dio tutto è ricomposto e redento. Il grido cosmico della sofferenza innocente, che così tanto ferisce e scandalizza l'uomo, finalmente è placato nell'abbraccio amorevole di un Padre che ci ha voluto salvi e, nel contempo, liberi. Dante si cimenta nel tentativo di creare una nuova lingua che permetta di esprimere l'inesprimibile. In un testo agevole e sciolto Fighera si inoltra in questo nuovo linguaggio senza perdere la sfida di continuare il viaggio esistenziale intrapreso nelle cantiche precedenti. L'autore non si sofferma solo sui canti più famosi, ma racconta l'intero viaggio, dall'Eden alla salita attraverso i nove cieli fino all'Empireo e, infine, alla visione di Dio. Il motivo conduttore è il sorriso di Dio, sempre presente in ogni verso, trasmesso anche attraverso la letizia dei santi e il loro ardore caritatevole. Il Paradiso ci presenta grandi personaggi, affascinanti e per nulla inferiori a quelli tragici dell'Inferno, figure che hanno segnato la storia dell'Occidente e della cristianità: san Francesco, san Domenico, san Benedetto, san Bernardo, san Tommaso, san Bonaventura da Bagnoregio, san Pietro, san Giacomo, san Giovanni... Nel Paradiso non manca certo l'avventura. Dante incontra difficoltà, conosce storie belle e drammatiche, deve addirittura superare tre esami per procedere nel viaggio fino a giungere alla visione di Dio. Nella vita quotidiana l'avventura del viaggio dantesco in Paradiso introduce una speranza nuova e insegnamenti sempre vivi.
Un giallo pieno di colpi di scena scritto da uno dei maestri del Verismo. L'assassinio della contessa D'Arda, in una villa sul lago di Ginevra, dà il via a un'indagine serrata, condotta dall'esperto ma anche spregiudicato giudice Francesco Ferpierre. Sullo sfondo, un affresco della società di fine Ottocento. La soluzione del caso sarà tutt'altro che scontata e riuscirà a tenere con il fiato sospeso il lettore fino all'ultima pagina.
La fine della Seconda guerra mondiale è nell'aria, ma nella campagna piemontese il vecchio Benito Sereno spera che duri ancora quel tanto che gli serve per intascare una lauta ricompensa, consegnando al regime fascista tre "articoli" interessanti: Michele, un partigiano, suo fratello minore Dino, colpevole solo di avere fattezze giudaiche, e la ribelle Teresa, la madre che li protegge con le unghie e con i denti. Michele sarà deportato a Chemnitz e Dino a Kònigsbrùck. Nel suo viaggio il ragazzo verrà accompagnato da uno strano personaggio, un nano "di eccezionale altezza" che gli farà da guida. All'Offizierskasino del lager vivrà una prigionia "dorata" che rafforzerà in lui l'attitudine a distogliere lo sguardo dall'orrore che lo circonda. Nella palazzina del Circolo stringerà amicizie, imparerà a cucinare e intreccerà una delicata storia d'amore con una Helferin tedesca. Ma la guerra incombe: arrivano i bombardamenti, l'avanzata sovietica e quella degli americani, il crollo della Germania nazista. Dino ritrova Michele, segnato dalla prigionia, e vagando per la Germania distrutta è finalmente obbligato a vedere tutto quello che gli era stato risparmiato: le fosse dei cadaveri a cielo aperto, le vittime delle deportazioni, la disumanità, la distruzione.
«La verità che ricordavo è che il diavolo, visto da vicino, non sembra poi così brutto. Si confonde tra persone che ti somigliano, si nasconde nei piccoli gesti di ogni giorno. Alzarsi, lavorare. Mangiare, bere, lavarsi, dormire, volersi bene. Cose così. E ti lascia credere che anche quella sia una vita possibile.»
Afine Ottocento, nel manicomio di Collegno i destini di molte anime perse si incrociano con quelli di uomini illustri. Come Cesare Lombroso, il famoso psichiatra celebrato per il metodo scientifico con cui riesce a distinguere, grazie a una riga e un compasso, l'uomo di genio dal delinquente, la brava ragazza dalla prostituta, il criminale dal pazzo furioso. Un certo Salgari Emilio che, a seconda dell'ondivagare della sua pazzia, si crede ora capitano di mare, ora scrittore. Marianna, una donna di vita triste e inguaiata. E infine, un delinquente nato, talmente pazzo da aver ripudiato persino il suo nome: si fa chiamare con le iniziali U.G. e passa le sue giornate in manicomio a creare una delirante scultura di ossa. Ossa di vacca, di donna, di pollo, non v'è differenza: ogni ossicino viene finemente scolpito con figurine primitive, di grande forza evocativa. Sullo sfondo, i delitti di un mostro sanguinario e inafferrabile che sventra giovani prostitute. In un crescendo di orrore e morte, U.G. scoprirà che nemmeno la pazzia potrà salvarlo dal suo passato. Ricordi atroci che - in un romanzo ispirato a una storia vera - si trasformano in imprevedibili colpi di scena. Avvenimenti deliranti come incubi, sullo sfondo di una realtà che persino i più coraggiosi tra gli uomini avrebbero paura di affrontare.
Ascoli Piceno, 1295. Fra' Giacomo Fortebraccio, conte di Saleto e Prigliano, figlio di Astolfo e cavaliere dell'Ordine del Tempio, è finalmente di ritorno a casa. Partito più di vent'anni prima per partecipare alla crociata indetta da re Luigi IX, ha onorato la sua vita da templare servendo la Chiesa in imprese che sono andate dal Cairo a Rodi e dalle mura di al-Mansura a Otranto. Commosso dall'emozione di essere di nuovo a casa, Giacomo scoprirà con dolore che la guerra per lui non è affatto finita: nelle sue stesse terre si stanno infatti tessendo trame ai danni del pontefice, Bonifacio vili, che vedranno nel templare l'unica possibilità di smascherare la fitta rete di traditori della Chiesa. Ascoli Piceno, 1982. Durante il restauro della chiesetta di San Nicolò, gli operai scoprono che sotto il pavimento c'è una stanza rimasta segreta per secoli. L'ambiente, completamente sigillato, è il guardiano silenzioso di un sarcofago di pietra scolpito con stemmi e disegni elaborati. Prospettando un ritardo a tempo indeterminato nella ripresa dei lavori della chiesetta, la stanza sotterranea viene subito risigillata con il proprio mistero. La notizia riesce però a giungere alle orecchie di due ragazzi del posto, e per loro la tentazione è troppo forte: bisogna assolutamente riportare la tomba alla luce. Tutto ciò che gli basta sapere, è che a vegliare incisa sul coperchio, troneggiante, c'è una frase: "non nobis, domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam". Il motto dei templari.
Cecilia è una ragazza romana di famiglia nobile che si converte al cristianesimo. Siamo nel II secolo d.C., sotto Marco Aurelio. Cecilia ha quindici anni e racconta il suo mondo con sensibilità e freschezza: l'amore felice che la lega alla sua nutrice Carite e al padre Paolo, medico filosofo e magistrato di Roma; l'affetto profondo e contrastato per la madre Lucilla; le sue amiche, le passioni, i matrimoni e i tradimenti di cui sono protagoniste queste giovani donne. Attraverso tutte queste relazioni, attraverso il confronto con la cultura del suo tempo, Cecilia cerca se stessa. In una società maschile, cerca un posto come donna. In un'epoca d'angoscia, di presentimento della fine, cerca una via di luce. Penserà di averla trovata nell'amore per un uomo, e poi in una nuova fede. "Cecilia" è la storia di un'anima, il percorso di una personalità insieme inquieta, forte e commovente, di una nuova identità femminile.