
Da dove arriva la voce di Zeta? Apparentemente dal luogo più inabitabile e muto: la malattia, in quel punto estremo che toglie possibilità, respiro, futuro. Ma è solo apparenza: questa voce proviene dal nucleo più irriducibile e infuocato della vita. Che non tace, non cessa di guardare e amare. E anzi, comincia qualcosa: a scrivere. È fragile l'equilibrio che genera queste pagine. Per Zeta qualsiasi gesto ora è enorme, la fatica non solo fisica è in ogni momento fatale. E i ricordi sono uno squarcio lacerante nella memoria di una vita tenacemente irregolare: la nascita fuori dal matrimonio della "bambina più amata del mondo", l'infanzia sotto le bombe, Venezia splendida e meschina, il primo disastro sentimentale e poi Roma becera e vitale, l'esperienza della psicanalisi, l'avventura del femminismo, il cammino della malattia. E sempre la coriacea e gentile difesa della propria individualità, l'irrisione delle tribù e delle cliniche cui ha rifiutato di appartenere. Così la storia della sua vita scorre laterale, vissuta intensamente ma mai accettata, come non fosse mai meritevole di piena identificazione. Con una lingua nitida, feroce, mai retorica, attraversata da una vena di sarcasmo che non concede nulla alla pietas, questo romanzo d'esordio scritto a settant'anni affronta il più evitato degli argomenti: la sofferenza. Mai, lungo queste pagine, si può dimenticare che l'autrice è malata, gravemente. Però basta uno spiraglio della finestra in cucina a far entrare un platano o un merlo.
Marcello Vinciguerra è un imprenditore agricolo di successo. La sua azienda, ereditata dal padre, è una tra le più importanti d’Italia. Ha una bella moglie, Ludovica, donna sofisticata e complessa, proprietaria di un negozio di arredamento e amante del lusso e del design, vive in una bella casa, conduce una vita – almeno in apparenza – piena di sicurezze. Una sera, però, un servizio televisivo dedicato a un potente boss della camorra fa riaffiorare nella sua memoria un ricordo dell’infanzia. E con il ricordo il dubbio. Quel boss era lo stesso uomo che lui e suo padre incontrarono, tanti anni prima, in mezzo a strani edifici a forma di cilindro? Chi era davvero suo padre? E quale ombra si nasconde nel passato della sua famiglia? L’inquieto affollarsi di queste domande spingono Marcello a una ricerca ossessiva della verità, che in una crescente spirale di avvenimenti – tra cui la scoperta di una misteriosa fotografia risalente ai primi anni Cinquanta e un breve viaggio in un’immaginaria cittadella camorrista – lo porterà a scontrarsi con un mondo inafferrabile e ambiguo, in cui tutti possono essere onesti o collusi, corrotti o corruttori.
Giorgio Nisini è nato a Viterbo nel 1974. Studioso di cinema e letteratura, insegna Sociologia della letteratura all'Università di Roma "La Sapienza”. Il suo primo romanzo, La demolizione del Mammut (Perrone, 2008), ha vinto il Premio Corrado Alvaro Opera Prima ed è arrivato tra i cinque finalisti del Premio Tondelli.
"Questa storia appassionata e dolorosa è accaduta cento anni fa in luoghi e tempi disperati. Ha senso raccontarla solo per dimostrare che nessuna notte è così fonda da non anticipare il sorgere di un nuovo giorno". Fra Lombardia e Friuli un'avvincente storia di amore e di amicizia nel drammatico scenario del primo conflitto mondiale.
"Malacrianza" è tutto quello che il mondo adulto respinge, condanna o sfrutta del mondo dell'infanzia. È come la memoria tradita della propria infanzia, come una favola nera che tutto avvolge e riscrive. È il bambino che si mette le dita nel naso, la bambina che allegramente ruba o quella che tristemente si prostituisce, ragazzini violenti che in Sud America si difendono dal potere violento che li usa, i bambini che esercitano l'arte di arrangiarsi in qualche paese dell'Est o nel mondo arabo, è una leggenda indiana e una nuova vita che verrà. "Malacrianza" mette in fila vicende 'esemplari' di sopraffazioni e di piccole solidarietà, di soprusi e di sogni disposti a tutto per potersi avverare. Un viaggio nell'infanzia in varie parti del mondo con i bambini che vivono nelle fogne, quelli di strada, delle favelas, il commercio e la prostituzione infantile... Un viaggio circolare, un racconto senza falsi pudori, senza retorica e ipocrisie, capace di addentrarsi fin nei recessi profondi dell'offesa più intollerabile, quella verso i più deboli e indifesi. Un caleidoscopio di storie che, intrecciandosi una nell'altra, danno vita a un'unica storia dell'infanzia tradita. A un affresco in cui non mancano mai l'umanità e perfino l'ironia e dove c'è sempre la freschezza di uno sguardo innocente. Una spericolata, emozionante avventura linguistica in cui l'autore passando dalla terza alla prima persona, riesce a dar voce credibile a bambini perennemente costretti a difendere il proprio futuro.
Di ritorno da Gerusalemme, dove ha trascorso il Capodanno, Lea è costretta a una lunga attesa all'aeroporto di Praga. In Israele ha incontrato Anna Paserman, figlia di un ebreo che negli anni bui della seconda guerra mondiale aveva trovato rifugio nella casa dei suoi nonni. Anna le ha rivelato un segreto riguardo alla storia della sua famiglia che ha messo in crisi le certezze di una vita. Mentre aspetta l'aereo che la riporterà in Italia, Lea si ritrova così a fare i conti con un passato ignoto e doloroso, nel quale le persone a lei care, i suoi genitori, i fratelli riaffiorano alla superficie dei ricordi sotto una luce nuova e tante mezze verità della sua esistenza acquistano un significato non più eludibile. Riemergono come fantasmi la madre Valeria, prigioniera di un matrimonio infelice e sprofondata in una religiosità bigotta; il padre volontario nella Repubblica di Salò; il fratello Giulio, amatissimo, esuberante, omosessuale, destinato a una fine prematura. E poi gli uomini che Lea ha amato - lo scultore Rinaldo; Roberto, il futuro marito, un uomo fragile e introverso; lo psichiatra Nicola - e le tante storie fuggevoli che hanno riempito la sua inquietudine, sullo sfondo della grande storia italiana, dal dopoguerra con il suo strascico di odio all'alluvione di Firenze, dal '68 agli Anni di Piombo, fino a Mani Pulite e alla Seconda Repubblica. Riuscirà Lea a riconciliarsi con il proprio destino e a trovare finalmente un po' di serenità?
Tutto dovrà risolversi in cinque round. Su un ring improvvisato all'interno di un hangar fatiscente si sta svolgendo un combattimento clandestino. Nessun colpo è escluso, nessuna regola può fermare i due avversari che puntano solo all'annientamento reciproco. Uno scontro definitivo tra due uomini costretti dalla vita e dalle circostanze a salire su quel quadrato e a combattersi senza pietà. Perché solo chi vincerà potrà tornare a casa. Contemporaneamente, un'altra battaglia, quella per il controllo dei traffici illeciti delle zone più ricche di Roma (il nord e il centro), sveglia la Capitale con un «Capodanno di sangue». I titoli dei giornali lanciano la notizia che in città, in una sola notte, sono stati messi in fila undici cadaveri. Undici ammazzati. La risposta dello Stato, con una raffica di arresti e l'annuncio della decapitazione del cartello criminale che controlla una grossa fetta della città, non convince però il commissario Avitabile: la faccenda non è chiusa. Sa che quella carneficina rappresenta solo il primo tempo di una guerra che ben presto insanguinerà l'intera Roma, trasformandola in terra di nessuno. Scandito dai ritmi del combattimento, evento in cui convergeranno i destini di tutti i protagonisti, «Quinto round» è il racconto di una guerra quotidiana, quella che viviamo ogni giorno nelle nostre città, combattuta in silenzio da personaggi non sempre limpidi, costretti a muoversi in bilico, lungo il confine ambiguo del legale e dell'illegale, del giusto e dello sbagliato e, in definitiva, del bene e del male.
Ai margini della Roma che tutti conosciamo, dove il Tevere crea un'ampia ansa prima di correre verso il mare, vivono uomini e donne che sembrano essersi incontrati solo grazie alle rispettive necessità. Fra baracche e chiatte, uniti dalla gestione di una trattoria improvvisata, mentre si alternano in piccoli lavori nei campi e nella guida dei turisti cittadini attratti dai loro lavori arcaici, essi hanno formato una specie di strana comunità fuori dal tempo e dal mondo in cui siamo abituati oggi a vivere. Cesare, uno degli ultimi anguillari romani, suo fratello Guido, un bizzarro lettore di testi sacri, Victoria, una cuoca sudamericana e due ragazze dell'est dal mestiere equivoco, hanno accolto già da qualche anno un uomo in fuga. Lo chiamano tutti "il dottore" perché, se il suo nome non ama rivelarlo, sembra venuto a offire le sue cure a chi vive lì e nei dintorni. Zingari, reietti, osti, piccoli criminali, pastori clandestini, tutti chiedono al dottore di essere curati. Tutti del resto hanno intuito che questo cinquantenne vissuto sempre in città è venuto in realtà a curare se stesso. Ma qual è il suo passato? Quale l'immenso dolore che lo ha strappato alla sua casa?
Un volume che fa il punto su Primo Levi e la Shoah lasciando parlare lo scrittore grazie a una serie di interviste raccolte da Giovanni Tesio e a documenti d'archivio, tra cui autografi e fotografie. Un ritorno a Levi per appassionati lettori ma anche per insegnanti che vogliono approfondire con i propri studenti la figura di uno scrittore centrale per comprendere gli orrori della guerra e il Novecento, senza dimenticare che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo».
Cosa significa essere donna? Non alzare la voce, non ribellarsi. Obbedire al padre, al marito, alla società. Significa calma e sottomissione. Dover essere una brava bambina, poi una brava moglie e una brava madre. Eppure per qualcuna tutto questo non basta. Attraverso otto storie che spaziano dal mito alla contemporaneità, gli autori raccontano l'altra faccia della luna: e cioè come fin dagli albori dell'umanità, in saghe, leggende ed epopee letterarie, i modelli di donne forti sono sempre stati ridotti al silenzio. Ma dal nuovo racconto delle storie di Era, Medea, Daenerys, Morgana e le altre, se ci si pongono le domande giuste, possono risultare modi diversi di vivere se stesse e la propria femminilità, di leggere i meccanismi che circondano e intrappolano. Con la guida della filosofia, che ci aiuta a domandarci il significato delle cose e ci indica un comportamento nel mondo, questi ritratti femminili insegnano come trasformare le gabbie in chiavi e volgere le difficoltà in opportunità. Solo così ci si potrà finalmente permettere di esistere, e non aver paura di fiorire. Fare filosofia aiuta a piazzare punti interrogativi alla fine delle parole, come fossero esplosivi. Non più "donna", ma "donna?", non più "si fa così", ma "si fa così?". Non più "è sempre stato così", ma "è sempre stato così?". In questo modo ogni preconcetto esplode, e si aprono passaggi segreti impensabili e altrimenti invisibili.
Cosa succede quando l'irruzione di un imprevisto spezza una simbiosi durata sessant'anni? Quando, senza avvertire, una notizia rompe il legame quasi simbiotico che aveva tenuto due fratelli uniti sin dai loro primi giorni su questa Terra? È quello che racconta Enrico Vanzina che, in "Mio fratello Carlo", ripercorre la storia del loro rapporto, fino alla scoperta della malattia che ha colpito Carlo, portando, nel giro di un anno, alla sua scomparsa.Mio fratello Carlo è, al tempo stesso, il racconto particolare e privato del legame fra due fratelli che, uno sceneggiatore e scrittore, l'altro regista, hanno attraversato e segnato il mondo culturale italiano come pochi altri artisti nel XX secolo, la storia universale dello spaesamento, della rabbia, dell'essere umano di fronte al dolore profondo, e l'atto di amore di un fratello.
Paganina nasce negli anni '30, da un padre così ateo che voleva chiamarla Ateina (ma poi non se l'era sentita). Conformemente ai desideri paterni Paganina ha sviluppato un carattere forte e indipendente, e un'inclinazione per l'eroismo e gli eroi. Così quando incontra Guglielmo, che è stato partigiano con suo fratello Spartaco e ha fatto saltare da solo un camion di tedeschi, sa che è lui l'eroe che vuole al suo fianco. Le basta presentarsi, "Sono Paganina", per dare inizio a un amore che attraverserà tutta la vita. E assieme all'amore la vita sarà percorsa da altre grandi passioni, su tutte quella della politica, che tanto starà a cuore a Spartaco, importante funzionario del PCI, ma coinvolgerà tutta la famiglia, gli altri fratelli, cognate e nipoti, e i figli di Paganina e Guglielmo che sono arrivati poco dopo il matrimonio. Una passione che non sarà priva di lati oscuri, di tradimenti, svolte a vuoto, come quando Lucio, il secondo figlio di Paganina e Guglielmo, ombroso e bastian contrario di natura, si avvicinerà a chi pensa di cambiare il Paese con le armi, o come le numerose crisi che le varie coppie che costellano le pagine del romanzo si troveranno a dovere affrontare. Bilanciando le grandi tappe della storia italiana, a partire dal primo dopoguerra e per arrivare quasi ai nostri giorni, con le vicende private di Paganina e della sua famiglia, Lia Levi racconta la storia di una donna comune e straordinaria e delle persone che lei, riamata, ha amato.
Rodolfo Siviero ha ventisette anni quando, nel 1938, viene spedito in Germania: lo mandano a fare la spia. La sua destinazione è Erfurt, una cittadina educata e pulita, al centro della nazione tedesca. Scoprirà cosa c'è dietro lo splendore della nuova Germania nazista, i suoi attori senza trucco e cerone e l'orrore che si nasconde a pochi chilometri dalla piccola capitale della Turingia. Lì conoscerà una donna bellissima e pericolosa, uno strano professore e il piano di Hitler e dei suoi gerarchi di impadronirsi di tutta l'arte europea per trasferirla nel cuore del nuovo impero. Firenze, con il suo Rinascimento custodito nella Galleria degli Uffizi, è tra le prede più importanti. Nei mesi cupi della guerra Siviero combatterà, nella sua città, con un pugno di uomini che si opporranno all'esercito tedesco e alla brutalità della potenza del Reich. Per provare a batterli sarà violento, doppiogiochista, astuto e spregiudicato, e per difendere l'arte italiana pagherà un prezzo altissimo. Ispirato a una storia vera, il romanzo di un grande eroe italiano.