
Lo scrittore Benedetto De Risi, scosso dalla perdita della moglie Lia, si ritira in un borgo di montagna, con la sola compagnia di una governante e di un gatto. Giorno dopo giorno, al ritmo delle stagioni e delle fasi lunari, Benedetto scrive un diario, nel quale inserisce dodici racconti, moderne parabole che fanno da contrappunto al fluire dei pensieri. È la riflessione, inquieta e mai arresa, di un uomo che si prepara all'ultimo passo e che ripercorre la propria esistenza, interrogandosi sull'amore, la salvezza, la libertà, il dolore, la presenza (o l'assenza) di Dio. Profonda indagatrice spirituale e narratrice che sa toccare le corde dell'animo, Adriana Zarri scrive, con "Dodici lune", un'intensa avventura dello spirito, che rifiuta ogni facile consolazione nel nome di un'insopprimibile, intransigente ricerca della verità.
9 agosto 378. Battaglia di Adrianopoli. Il giovane Stilicone, figlio di un Vandalo e di una cittadina romana, combatte per la prima volta come alfiere. È l'inizio di una folgorante carriera. Da allora diventa ufficiale della guardia imperiale, principale collaboratore dell'Imperatore Teodosio, comandante in capo dell'esercito imperiale e infine, per volontà del sovrano morente, tutore dei suoi figli minorenni tra i quali viene diviso l'Impero. Nel frattempo sposa la figlia dell'Imperatore, Serena, un amore che si rivelerà forte e passionale. Ora però, giunto al vertice del potere, Stilicone non deve solo lottare contro i barbari e le tendenze centrifughe di un Impero al tramonto, ma anche combattere contro le proprie origini, poiché l'aristocrazia si rifiuta di accettare l'autorità di un semibarbaro. Un coinvolgente romanzo storico sulla vicenda di un personaggio tragico e affascinante.
Nel Vangelo di Marco, durante la notte del Getsemani, compare accanto a Gesù di Nazaret un misterioso ragazzo. Di lui non si sa nulla, né chi sia, né perché sia lì. Di lui non si parlerà più nel testo biblico. Questo è il racconto della sua vita, il ragazzo, oramai vecchio e in punto di morte, decide di ricordare nella sua ultima notte la storia di quell'incontro, di farne un'eredità per il figlio in veglia. Con lo scorrere delle ore, l'enigma del nascondimento di quegli eventi lontani animerà la confessione di un testimone involontario della vicenda del Cristo, da Cafàrnao a Gerusalemme. Un altro Vangelo possibile, al quale assiste per caso un ragazzo ancora libero.
Pulsatilla sta alla condizione della ragazza d'oggi come la Nutella alla merenda, come Bertinotti al cachemire, come "Babbo" a "Natale". Questa è una guida pratica a tutti gli aspetti più ambigui della vita, dalla messa in piega alla consultazione degli oracoli, dalla lotta ai chili superflui al rimorchio su Internet, con tanto di beceri espedienti a letto. L'idea dell'opera nasce da una semplice indagine: non si è mai sentito un uomo che vorrebbe rinascere donna, non si è mai sentita una donna che vorrebbe rinascere donna.
Decano degli psicoanalisti junghiani e uomo di grande spessore intellettuale e umano, affascinato dal mondo degli artisti, attratto in particolare dai pittori, l'ottantreenne Mario Trevi ripercorre le tappe più significative della sua esistenza. La sua esperienza da partigiano nel 21° reggimento di fanteria durante i difficili e amari anni della guerra, la conoscenza di Fenoglio, il periodo d'analisi con Bernhard, il grande analista junghiano. In questo libro, nonostante il suo carattere schivo, Mario Trevi si è prestato alla "tortura" di un dialogo col figlio Emanuele, che ha attentato alla sua "proverbiale riservatezza", inducendolo a rievocare episodi, a volte anche intimi e delicati, della sua vita. Per Mario Trevi le qualità essenziali del buon analista sono l'empatia, la pazienza, una certa dose di intelligenza e di intuizione.
Pulsatilla sta alla condizione della ragazza d'oggi come la Nutella alla merenda, come Bertinotti al cachemire, come "Babbo" a "Natale". Questa è una guida pratica a tutti gli aspetti più ambigui della vita, dalla messa in piega alla consultazione degli oracoli, dalla lotta ai chili superflui al rimorchio su Internet, con tanto di beceri espedienti a letto. L'idea dell'opera nasce da una semplice indagine: non si è mai sentito un uomo che vorrebbe rinascere donna, non si è mai sentita una donna che vorrebbe rinascere donna.
Afine Ottocento, nel manicomio di Collegno i destini di molte anime perse si incrociano con quelli di uomini illustri. Come Cesare Lombroso, il famoso psichiatra celebrato per il metodo scientifico con cui riesce a distinguere, grazie a una riga e un compasso, l'uomo di genio dal delinquente, la brava ragazza dalla prostituta, il criminale dal pazzo furioso. Un certo Salgari Emilio che, a seconda dell'ondivagare della sua pazzia, si crede ora capitano di mare, ora scrittore. Marianna, una donna di vita triste e inguaiata. E infine, un delinquente nato, talmente pazzo da aver ripudiato persino il suo nome: si fa chiamare con le iniziali U.G. e passa le sue giornate in manicomio a creare una delirante scultura di ossa. Ossa di vacca, di donna, di pollo, non v'è differenza: ogni ossicino viene finemente scolpito con figurine primitive, di grande forza evocativa. Sullo sfondo, i delitti di un mostro sanguinario e inafferrabile che sventra giovani prostitute. In un crescendo di orrore e morte, U.G. scoprirà che nemmeno la pazzia potrà salvarlo dal suo passato. Ricordi atroci che - in un romanzo ispirato a una storia vera - si trasformano in imprevedibili colpi di scena. Avvenimenti deliranti come incubi, sullo sfondo di una realtà che persino i più coraggiosi tra gli uomini avrebbero paura di affrontare.
Una terra meravigliosa e ribelle sceglie la strada dell’insurrezione, con un poeta a capo della rivolta e un manipolo di anarchici, avventurieri e arditi pronti ad accorrere per sostenere rivendicazioni che parlano di giustizia e di libertà. Questa è Fiume all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Per molti un esempio da seguire ma per il governo italiano soltanto uno scandalo da sopprimere il più presto possibile. In attesa che l’esercito dei Savoia compia il suo dovere, una congiura internazionale ordisce un piano per attentare alla vita di Gabriele D’Annunzio. L’esecutore di un simile intento è Italo Serra, un ufficiale specializzato in missioni coperte: uno dei tanti soldati che non possono e non vogliono tornare a casa dopo l’esaltazione tragica che il conflitto ha instillato nelle menti di una generazione di combattenti. Durante gli ultimi giorni di vita della reggenza dannunziana, nel corso del «Natale di Sangue» del 1920, quando le truppe regolari del generale Caviglia spazzeranno via il sogno fiumano, il capitano Italo Serra – ammaliato dalle personalità dello scrittore Giovanni Comisso, del tenente Guido Keller e della bella Ada – scoprirà come tutto ciò in cui ha creduto fino a quel momento sia soltanto un inganno: un’illusione fatta rivivere attraverso pagine sorprendenti, dedicate al lato sconosciuto del tentato omicidio di Gabriele D’Annunzio e a un episodio della storia contemporanea italiana a lungo rimosso e mistificato.
Filippi, provincia della Macedonia. Durante il regno di Domiziano, il diciannovenne Tiberio si arruola nell'esercito imperiale. Suo padre è morto sei anni prima, combattendo contro i Daci. Non è raro che i figli dei soldati scelgano il mestiere dei genitori, ma il giovane, assetato di vendetta, ha una motivazione particolare: tagliare la testa di Decébalo, re dei Daci. Il gruppo di reclute intraprende una lunga marcia di trasferimento, agli ordini dell'austero e laconico Centurione Marziale. Nel Norico incontrano un distaccamento di ausiliari Breuci, popolazione celto-illirica dell'Impero. Il Centurione Marziale è noto, fra questi soldati, con il soprannome di Aquila Bianca e fa parte di una confraternita guerriera, i Lupi, che aveva in passato accolto anche Decébalo. Durante uno scontro con un gruppo di razziatori barbari, Tiberio è protagonista di strani eventi. Soprannominato Giovane Lupo, guadagna l'amicizia dei Breuci e il rispetto di Marziale. Tra i soldati comincia a circolare una profezia: un'aquila e un lupo porteranno a Roma un nuovo invincibile sovrano. Dietro alle parole della profetessa Albruna, che identifica in Marziale e Tiberio i protagonisti della sua visione, c'è un disegno per detronizzare Domiziano. Ma il viaggio prosegue. Un esercito di barbari ha oltrepassato il limes e sta devastando la provincia di Germania. All'orizzonte, una grande battaglia potrebbe cambiare il destino dell'Impero.
Più di quarant'anni fa, il cardinal Biffì lanciava la provocatoria ipotesi che Le avventure di Pinocchio trattassero, sotto le vesti della fiaba, i problemi universali della condizione umana: l'origine dell'uomo, il suo destino, il dramma di una libertà sempre in lotta fra il desiderio di tornare fra le braccia di un padre e la tentazione di un'illusoria soddisfazione a buon mercato.
Da giovane insegnante, Franco Nembrini prende sul serio questa intuizione e per quarant'anni la mette alla prova, prima a scuola e poi in mille occasioni in teatri, piazze, sale conferenze di tutta Italia e non solo.
Nembrini offre ora a tutti il frutto di questa lunga amicizia col burattino e le sue avventure: una rilettura capitolo per capitolo del testo di Collodi, che accompagna a scoprire in modo semplice e diretto che le avventure di Pinocchio sono le nostre vicende e possono aiutarci a capire e affrontare un po' di più il dramma della vita.
Impreziosiscono il volume le meravigliose illustrazioni di Gabriele Dell'Otto, che da qualche anno collabora con Nembrini su diversi progetti, primo tra i quali il nuovo commento alla Divina Commedia, interamente illustrato, edito da Mondadori.
«Il Collodi aveva un cuore più grande delle sue persuasioni, un carisma profetico più alto della sua militanza politica, così poté porsi in comunione forse ignara – forse inconsapevole, certamente non dichiarata – con la fede dei suoi padri e con la vera filosofia del suo popolo.
L'ortodossia, che non avrebbe potuto superare con le proprie vesti gli sbarramenti censori della dittatura culturale dell'epoca, eruppe dal profondo dello spirito. E risuonò apertamente, e in quella fiaba gli italiani d'istinto riconobbero la loro canzone di sempre.
E gli uomini di tutti i paesi avvertirono inconsciamente la presenza cifrata di un messaggio universale».
Cardinal Giacomo Biffì
Illustrazioni di Gabriele Dell'Otto
Uno scritto che arreca conforto alla mente di chi legge per capire, o per lavoro, per svago, per distrasi. Parla a tutti, fa riconoscere le generazioni. Ci fa identificare, sognare, ricordare.
Storie di Giufà, edite e inedite, della tradizione mediterranea, raccontate così come ascoltate dalla viva voce di chi ancora le narra.
Giufà è il personaggio più conosciuto e "interculturale" del Mediterraneo: le sue storie sono narrate in Italia, nel Magreb, in Turchia, nell'Europa del Mar Morto, in Spagna e in Francia. Il personaggio spesso assume nomi diversi…ma la sostanza non cambia: Giufà è spesso lo sciocco a volte stolto a volte sapiente, è l'ingenuo a volte furbo, è il disgraziato a volte fortunato. Giufà è tutto e il contrario di tutto.
Sara Favarò, poeta, cantastorie, interprete della musica popolare, ricercatrice delle tradizioni popolari, attrice, autrice di ricerche antropologiche, romanzi, saggi sociali, poesie. Collabora con le scuole sulle tematiche della legalità e delle tradizioni popolari.