
Un'opera densa e avvincente sull’enigma stesso della vita, questo romanzo di Gasponi. Delitti, misteri, colpi di scena, farebbero pensare quasi a un thriller, mentre l’approfondimento dei personaggi è degno di un romanzo psicologico. Ma è il segreto terribile e affascinante della vita stessa che pervade ogni pagina e lega assieme il tutto.
Difficile riconoscere il vero protagonista di questa storia. È forse Francesco, l’artista afflitto da una crisi esistenziale, l’innocente maltrattato dalla sorte che pretende ora un “Responsabile”? O è forse Leonardo, il suo inquilino, un uomo apparso dal nulla e che nulla sembra turbare, la cui gioia interiore è il segreto che il suo amico vorrebbe carpire?
Diverse figure femminili segnano la vita di Francesco e proprio nell’amore l’uomo cerca rifugio dalle tempeste della vita. Ma una sorte capricciosa sembra beffarlo, gli eventi corrono imprevedibili, sfuggono prima che Francesco riesca a trovarvi un senso, una risposta.
“Non ci sono risposte per chi non pone le domande giuste”, ripete Leonardo nelle conversazioni in trattoria. E imparare le domande giuste costituirà il lungo percorso interiore di Francesco, sostenuto dalla profonda amicizia del suo inquilino, amicizia che rivelerà in ultimo un risvolto insospettato che lascerà Francesco di stucco.
La città stessa entra dialetticamente in gioco con la narrazione. Con i suoi tremila anni di storia, Roma inserisce il racconto in una cornice temporale dove le vicende dei personaggi assumono profondità, divengono emblematiche del dramma stesso dell’uomo. Leonardo invitava l’amico a osservare quel dramma con occhi nuovi, liberi dal velo delle abitudini e della cultura acquisita.
«Ti accorgerai», diceva, «che il nostro cuore ha un cielo.»
Sull’autore:
Giancarlo Gasponi è nato a Roma dove tuttora vive e lavora. Proveniente da studi artistici, si dedica per lungo tempo alla pittura. Un programma audiovisivo sulla storia dell'arte antica, da lui ideato, viene acquisito da diversi musei e università europei.
Fotografo di fama internazionale, ha realizzato diversi libri di immagini divenuti dei best-sellers pubblicati in diverse lingue.
Con il regista Marcel Carné ha partecipato alla realizzazione di un grande spettacolo in multivisione su Roma.
La sua produzione letteraria, volta sinora alla realizzazione di testi per i suoi fotolibri e articoli per riviste di settore, si estende per la prima volta alla narrativa con il romanzo Nati d’Inverno
A Prijedor, in Bosnia Erzegovina, in quella che oggi si chiama Repubblica serba di Bosnia (Rs), nella primavera-estate del 1992 succedono cose spaventose. Sembra d'essere tornati ai tempi del nazismo. Gli ultranazionalisti serbo-bosniaci vogliono sradicare i "non serbi" attraverso due strumenti: deportazione e omicidio. Vengono creati per quest'ultimo scopo tre campi di concentramento. Che ben presto diventano luoghi di uccisione di massa. Nomi tremendi: Omarska. Keraterm. Trnopolje. In quest'ultimo luogo - composto da una scuola, una casa del popolo e un prato - vengono recluse tra le quattromila e le settemila persone. È a Trnopolje, nel maggio del 1992, che è ambientata la storia raccontata da questo libro. Una storia di fantasia, ma poggiata su solide basi storiche e di testimonianza. Un libro che non è solo un romanzo ma anche un reportage di quanto accaduto troppi pochi anni fa e troppo vicino a noi, per non sapere. Prefazione di Riccardo Noury.
Questo testo si sviluppa come il racconto delle esperienze di un uomo che ha salvato tanti bambini e bambine dallo sfruttamento sessuale nel sud est asiatico.
"Di interviste ad Andrea Camilleri è affollato il mondo del giornalismo e della televisione; di tesi di laurea sulla sua opera sono colmi gli scaffali degli atenei, così come quelli delle biblioteche per quanto concerne libri confessione, ponderose sintesi biografiche, quadri di sicilianità e quant'altro. Che motivo c'era di scriverne un altro, dunque? A mio avviso non ce n'è uno, ce ne sono due. Comincio dal secondo: il ricavato di questo libro, detratte le spese sostenute dall'editore, andrà in beneficenza. Il primo motivo: nell'abbagliante, stordente e caduco mondo dei media dominato da rapidità e approssimazione, credo che la figura dello scrittore siciliano sia sottovalutata; va corretta. Di riflettori puntati su di lui ce ne sono fin troppi, ma l'immagine che ne rimanda la televisione o la stampa è parziale, banalmente personalistica, a volte paternalistica. Se tralasciamo per un istante la produzione montalbaniana, divenuta suo malgrado quasi un prodotto di consumo, cosa rimane di Andrea Camilleri? Tantissimo ancora: un uomo di grande rigore etico, onestà e intelligenza, uno scrittore di grande talento, un intellettuale engagé ma non barricadero, un anziano ancora curioso e disponibile ad apprendere, un uomo colto che ha attraversato quasi un secolo di storia conoscendo di questa molti protagonisti, un individuo semplice con i suoi difetti, un regista tra i primi a portare in Italia il teatro di Beckett. In una parola, un saggio. (Francesco De Filippo)
Un volume che fa il punto su Primo Levi e la Shoah lasciando parlare lo scrittore grazie a una serie di interviste raccolte da Giovanni Tesio e a documenti d'archivio, tra cui autografi e fotografie. Un ritorno a Levi per appassionati lettori ma anche per insegnanti che vogliono approfondire con i propri studenti la figura di uno scrittore centrale per comprendere gli orrori della guerra e il Novecento, senza dimenticare che «Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo».
Torna un racconto autobiografico di Mario Soldati nella versione originale inedita (la prima edizione, nel 1943, aveva subito la censura). Lo scrittore rivive, in queste pagine ritrovate, una vigilia dell'Epifania: un incontro tra sacro e profano, tra memoria e sentimenti. Prefazione di Cesare Garboli.
Quando nelle vallate alpine e nelle campagne imperava solenne la miseria, anche le volpi affamate si spingevano alle porte dei paesi e "abbaiavano" come cani. In questo libro quaranta persone, di età compresa tra i 94 e i 37 anni, rivivono, tra aneddoti divertenti ed episodi tragici, i loro natali lontani.
Un grande scrittore torna su un personaggio e poeta, Dino Campana, al quale aveva già dedicato "La notte della cometa". Scrive Vassalli: "È il Natale del 1916: in Italia, un Natale triste. Tutti o quasi tutti gli uomini validi sono lontani da casa, in quelle trincee tra le montagne dove si soffre e si muore per una guerra che, nonostante la retorica ufficiale, non ha in sé proprio niente di epico... Eppure per Dino Campana l'ultimo giorno felice fu il Natale a Marradi. Perché Dino e Sibilla Aleramo siano andati a Marradi, dove lei non era mai stata, proprio in quel giorno di Natale del 1916, non si sa... Forse prima di perdersi in quel crepuscolo della ragione dove stava precipitando da più di un anno, lui ha voluto mostrare i suoi luoghi d'infanzia all'unica persona che aveva avuto un moto d'affetto nei suoi confronti..."
"'Fuoco di paglia è amore di poeta, / perciò è vorace, ed è così fugace'. Questo dice Attila József: l'amore dei poeti è come l'amore degli adolescenti, che vogliono essere quello che non sono, che vogliono che gli altri siano quello che non sono, che vogliono dare l'amore a chi non lo vuole, che perdono l'amore appena lo possiedono, che se ne stancano appena lo conquistano, che pensano di poter davvero possedere una persona, davvero conoscerla interamente e definitivamente": così scrive Patrizia Valduga, una delle poetesse più note per i suoi versi d'amore, introducendo questa originale antologia sui poeti innamorati, da Guittone d'Arezzo fino a Giovanni Raboni.