
Questa raccolta conta quarantacinque racconti brevissimi tutti legati dal filo (naturalmente rosso) del periodo natalizio. Essi durano quanto basta a immergerci per un momento in un tempo diverso, evocato immediatamente grazie al linguaggio e ai dettagli, tanto che la data contenuta in ciascun titolo appare quasi superflua. Le ambientazioni sono le più varie, e il lettore si divertirà nel passare dall'una all'altra: viaggerà fra le note di canzoni d'antan, nei pensieri segreti di personaggi mitologici, della letteratura e della storia (da John Lennon a Pinocchio, passando per Odino e Carlo Magno), oppure nei ricordi di comunissimi sconosciuti che talvolta si rincorrono fra le pagine e le età della vita, ma sempre in dicembre.
L’amore è invisibile, il resto no. E poi senza accorgermene lo sto già gridando: «L’amore è invisibile! L’amore è invisibile! Oh tutti! L’amore è...».
E intanto corro. Finché mi scoppia il cuore.
Sono schegge di vita, immerse nella realtà oppure abbagliate dal sogno o dall’ossessione. Sono immagini e personaggi che si aprono alla narrazione, e ci invitano a riflettere sul nostro corpo, sul nostro rapporto con gli altri, sul tempo e sui luoghi, su quello che va oltre il nostro orizzonte, oltre i suoi limiti. Sono canzoni e sono poesia. Sono fulminanti esercitazioni filosofiche che partono dai particolari per esplorare il ricco panorama dell’esistenza. Sono la rivelazione di un attimo, che sconvolge il corso del tempo e può restituire senso a un destino intero.
Intanto corro ci dice che, mentre la nostra esistenza continua a pulsare, anestetizzata dalle abitudini e dalle ossessioni, accade anche qualcos’altro, qualcosa di diverso e di importante, a volte abbagliante a volte oscuro, a cui dovremmo dare ascolto.
Con questo libro Giulio Casale impone la sua voce e il suo punto di vista – o meglio, i punti di vista «sbilenchi» e tuttavia veri di molti suoi personaggi – in pagine intense ed emozionanti, con una prosa che accarezza e graffia, ferisce e consola.
Protetta dalle mura di una casa nascosta dal rampicante, Edna aspetta un segno. Da sempre sogna il giorno in cui potrà mantenere la parola data. L'unico a farle compagnia è Emil, un pappagallo dalle grandi ali blu. Non le è mai servito altro. Fino a quando una notizia la costringe a uscire dall'ombra e a mettersi in viaggio. È arrivato il momento di tener fede a una promessa a lungo disattesa. Una promessa che lega il suo destino a quello dell'amico Jacob, che non vede da quando erano bambini. Da quando, come migliaia di coetanei, furono costretti ad affrontare un terribile viaggio a piedi attraverso le montagne per raggiungere le fattorie dell'Alta Svevia ed essere venduti nei mercati del bestiame. Scappati dalla povertà, credevano di trovare prati verdi e tavole imbandite, e invece non ebbero che duro lavoro e un tozzo di pane. Li chiamavano «bambini di Svevia». In quel presente così infausto, Edna scoprì una luce: Jacob. La loro amicizia è viva nel suo cuore, così come i fantasmi di cui non ha mai parlato. Ma ora che ha ritrovato Jacob, è tempo di saldare il suo debito e di raccontare all'amico d'infanzia l'unica verità in grado di salvarli. Per riuscirci, Edna deve tornare dove tutto ha avuto inizio per capire se è possibile perdonarsi e ricominciare. Lungo antiche strade romane e sentieri dei pellegrini, ogni passo condurrà Edna a riscoprire la sorpresa della vita, ma al contempo la avvicinerà a un passato minaccioso. Perché anche la fiaba più bella nasconde una cupa, insidiosa verità.
L’estate che cambierà per sempre la sua vita, quella del 1943, inizia con un lungo viaggio, dal Garda, dov’è nata e cresciuta, a Marina di Ravenna, dove per tre mesi dovrà esercitare la sua professione; sola, per la prima volta. Sa che spostarsi è pericoloso, ma il suo lago è divenuto ormai troppo stretto e ha bisogno di andarsene per dimostrare a se stessa, più che agli altri, chi desidera diventare. Un medico. Una donna. Entrambe le cose.
Ma anche così lontano da casa, il pregiudizio l’ha seguita. Quando compare sulla soglia del sanatorio, infatti, le infermiere, le suore, comprendono che, a dispetto del suo nome, Andrea Zanardelli non è il dottore che si aspettavano. C’è stato un errore, a cui però è impossibile porre rimedio. Unico rimprovero, il loro sguardo muto e sorpreso. Comincia quindi nel silenzio quell’estate. Un silenzio spezzato solo dall’inquieto moto delle onde del mare che Andrea non ha mai visto e dalle grida dei bambini che deve curare. Un silenzio lontano anni luce dalla guerra, dalla fine delle illusioni imperiali, dai proclami gridati, dalle divise e dai morti.
Ma che non durerà a lungo. Perché quell’estate segnerà una svolta per la storia del paese e per la sua vita. E non sarà più possibile tornare indietro.
Prendere la decisione, perché altre non ce ne sono: sabotare il treno, impedirne in qualsiasi modo la ripartita, poiché non esiste un loro, un suo, un mio: soltanto un nostro.
Il casellante Giovanni Tini è tra i vincitori del concorso da capostazione, dopo essersi finalmente iscritto al pnf. Un'adesione tardiva, provocata più dal desiderio di migliorare lo stipendio che di condividere ideali. Ma l'avanzamento ottenuto ha il sapore della beffa, come l'uomo comprende nell'istante in cui giunge alla stazione di Fornello, nel giugno 1935, insieme alla moglie incinta e a un cane d'incerta razza; perché attorno ai binari e all'edificio che sarà biglietteria e casa non c'è nulla. Mulattiere, montagne, torrenti, castagneti e rari edifici di arenaria sperduti in quella valle appenninica: questo è ciò che il destino ha in serbo per lui. Tre mesi più tardi, in quella stessa stazione, nasce Romeo, l'unico figlio di Giovanni e Lucia, e quel luogo che ai coniugi Tini pareva così sperduto e solitario si riempie di vita. Romeo cresce così, gli orari scanditi dai radi passaggi dei convogli, i ritmi immutabili delle stagioni, i giochi con il cane Pipito, l'antica lentezza di un paese che il mondo e le nuove leggi che lo governano sembrano aver dimenticato. Una sera del dicembre 1943, però, tutto cambia, e la vita che Giovanni, Lucia e Romeo hanno conosciuto e amato viene spazzata via. Quando un convoglio diverso dagli altri cancella l'isolamento. Trasporta uomini, donne, bambini, ed è diretto in Germania. Per Giovanni è lo scontro con le scelte che ha fatto, forse con troppa leggerezza, le cui conseguenze non ha mai voluto guardare da vicino. Per Romeo è l'incontro con una realtà di cui non è in grado di concepire l'esistenza. Per entrambi, quell'unico treno tra i molti che hanno visto passare segnerà un punto di non ritorno.
Il cùscuso trasforma in sapore la risacca che s'infrange e la spuma delle onde sulla sabbia. Le donne si alzano all'alba per 'ncocciare la semola di grano duro, creare con l'acqua e la pazienza piccoli grumi che nella cùscussiera posta sopra la mafaradda saranno poi cotti al vapore. Lentamente. Perché di costanza è fatto l'amore. E questo è il cùscuso. Viaggio e ritorno. Tabarka, Biserta, Tunisi, Sfax e la sconfitta Cartagine, che sono sulla stessa rotta, appena qui di fronte. 11 cùscuso è l'incrocio dei venti e dei mari tra via Serisso e via Ossuna. Le lacrime delle madri straziate per i naufraghi inghiottiti dall'impietoso mare. È la luce che s'accende nella stanza delle donne quando è ancora notte. È il canto: «Svigghiativiii ch'è tardu...» Il cùscuso è il cibo che rende i bambini diffidenti, ma appena l'assaggiano vogliono solo quello. Si dice che è fratellanza. Ma è di più. lo do a te e tu in cambio insegni a me, che è tutto quello che c'è da sapere sull'umanità e dintorni.
La storia della propria vita raccontata attraverso i letti. Brevi sequenze narrative sull'atto del dormire come momento cui dedichiamo, in automatico e distratti, un terzo della nostra vita. I letti dell'amore da soli, poi quelli dell'amore in due e dell'affrancamento dalla famiglia. I letti degli altri come l'erba più verde; i letti del desiderio, dell'amore consumato e di quello solo sognato. Le abitudini del dormire, la sfortuna dell'insonnia... stralci di un'esistenza per lo più orizzontale.
Ettore Saleri si trova in piazza della Scala a Milano e attende l'arrivo del Presidente del Consiglio. Ha con sé una pistola e continua a ripassare mentalmente le proprie mosse. Nel frattempo ripensa a cosa l'ha condotto lì, spingendolo a compiere un gesto clamoroso. Neolaureato in storia, di famiglia modesta, ha già iniziato il calvario dei lavori interinali, malpagati, dequalificanti e senza alcuna certezza. Per fortuna c'è Allegra, la bella ragazza di cui è innamorato. Un po' per starle vicino, e un po' per dare espressione alla propria rabbia, Ettore entra a far parte di un gruppo clandestino di estrema sinistra... Giuseppe Caruso offre con questo libro un giallo "nostrano" che è al tempo stesso uno spaccato della realtà italiana.