
Tobino, ne "La brace dei Biassoli" (1956), il suo libro più personale e doloroso, rende omaggio alla figura della madre, Maria Biassoli, da poco scomparsa. Come nella "Vita nova" dantesca, lo scrittore muove dal dolore per la perdita di una donna amata assurta ad archetipo di femminilità, snodando poi il racconto, quasi un succedersi di quadri di una sacra rappresentazione, o di stanze di una canzone, tra prosa e poesia, in una continua alternanza tra opposte tensioni emotive e stilistiche. Al centro, la figura di Maria che, tornando a Vezzano, il paese di famiglia incastonato tra monti e fiume, in un entroterra ligure aspro e dolcissimo, sente rinascere le antiche emozioni, la brace rifarsi fiamma; e attorno a lei, i membri della famiglia Biassoli, un formicolare di volti e vicende che spingono l'autore - in un romanzo che a detta di Italo Calvino si presenta come "il più sciolto e limpido nella sua prosa" - a rimeditare "sugli affetti e i legami fra chi vive e chi muore, sul valore e il segno del nostro stare al mondo".
"Hanno ucciso papà. Ma queste cose succedono nei film, non può essere vero. I compagni dell'asilo non mi credono. Allora insisto: 'Hanno ammazzato papà, gli hanno sparato, bum! bum! bum! con la pistola' e mimo con le dita la forma dell'arma. Una P38". Walter Tobagi è morto a Milano il 28 maggio 1980, assassinato sotto casa da una semisconosciuta formazione terroristica. Era una delle firme piú prestigiose del "Corriere della Sera". Aveva trentatre anni. La figlia Benedetta aveva tre anni. Era lí. Oggi Benedetta vuole capire. Con forza, con delicatezza, ricostruisce la figura pubblica e privata del padre in un racconto che intreccia spietate vibrazioni intime ad analisi storiche lucide e rigorose. Cercando di comprendere cos'erano gli anni Settanta. Un libro tenero e terribile in cui batte il cuore di un padre ritrovato.
Questa è la storia di un padre che vorrebbe semplicemente poter fare il padre. Giocare con suo figlio, accompagnarlo all'asilo, insegnargli a vivere. Ma non può farlo. Perché Leonardo adesso è diventato un padre a metà, come ormai ce ne sono tanti, troppi. Dopo il fallimento del suo matrimonio, è costretto a contare le ore e ad aggrapparsi al ricordo di un sorriso per sopravvivere nell'attesa di poter vedere il figlio. La storia di Leonardo è un percorso fra mille difficoltà e sentimenti contrastanti. Un viaggio fatto di amarezze, solitudine e rimorsi, di pregiudizi e beghe legali, ma anche di piccole conquiste quotidiane e rari momenti di gioia. Finché un incontro insperato gli offrirà una semplice ma importantissima opportunità... In questo romanzo, Tiberio Timperi tratteggia la storia intima, e drammaticamente attuale, di un padre alla ricerca di un equilibrio fragile e prezioso, da raggiungere e difendere giorno dopo giorno.
Giacomo Leopardi è a Napoli, stanco, sfinito, malato. C'è molta gente che avrebbe tutto l'interesse a impossessarsi dei suoi averi, ora che è diventato celebre. E ci sono gli amici, i buoni amici che lo sanno bene e sono pronti a difenderlo. Sono loro ad aiutarlo a cavarsi dal pericolo mettendo in scena la sua morte, con tanto di cadavere e funerale, mentre lui prende il largo diretto ai porti spagnoli, poi a Calais, infine, via terra, a Parigi. Ma le cose non vanno come previsto: una nave corsara incrocia quella che lo trasporta, e Giacomo, malato e scosso, viene curato da una bella fanciulla mora, Josephine. È l'amore, finalmente: vero, appagato, fisico, profondo. Giacomo e Josephine concepiscono un figlio. Sono felici, possono esserlo. Ma non è questa la fine della storia...
"Una donna anche quando è calma non è mai veramente tranquilla. Ogni donna è tutte le donne, come se all'interno di una donna ci fossero tutte le età e tutte le donne insieme. Scrivere sulle donne è come dare una struttura a un mistero. Ma è impossibile farlo con un libro lineare, ho cercato piuttosto di avvicinarmi alla geometria dei fiori, In questo senso la donna è una natura." (Filippo Timi). Dal fallimento di un rapporto all'eros delle notti d'amore, dalla ricerca disperata di un uomo alla rassegnazione casalinga forzata, mortificazione, ferite, eccitazione e abbrutimento. È un insieme di storie, con un filo ideale che le collega, dove non sono i personaggi ad avere un volto ma le emozioni.
I lunghi capelli di Argentina, un tempo corvini, ormai sono percorsi da fili argentei, ma i suoi occhi non hanno smesso di brillare. Perché Argentina, a ottant'anni, si sveglia ancora come fosse bambina, mentre attende con ansia quella sorpresa che le cambierà la giornata. Quella sorpresa che nasconde un segreto da non rivelare a nessuno. A scoprirlo è Arianna, che a sedici anni si sente goffa e insicura come se non ci fosse un posto giusto per lei nel mondo. È felice solo quando è circondata dai libri. Le loro pagine sono capaci di portarla lontana dai suoi genitori e dai suoi compagni di scuola che non la capiscono. Essere costretta a fare compagnia ad Argentina è l'ultima cosa che avrebbe voluto. Soprattutto perché quest'ultima, burbera e autoritaria, dice sempre quello che pensa. Ma quando Arianna fa luce sul mistero di quelle lettere che riescono a portare un sorriso sul viso di Argentina, tutto cambia. Qualcosa di forte inizia ad unirle. Perché quelle righe custodiscono una storia e un ricordo d'amore. La storia di Argentina, ancora ragazza, e di Rocco che con un solo sguardo è stato capace di leggerle l'anima, facendo vacillare le sue certezze di sposa promessa. La storia di un sentimento cresciuto sulle note di una poesia tra i viottoli e gli scorci di un piccolo paese. Un paese di cui Argentina ricorda perfettamente gli odori, i sapori, le voci delle feste in piazza. Un paese dove non è più tornata. Ma Arianna è lì per darle il coraggio per affrontare un viaggio che la donna desidera fare...
Nel luglio 1986 Ian Thomson, un giovane giornalista inglese già autore di interviste a scrittori italiani come Calvino, Moravia o Natalia Ginzburg arriva a Torino per incontrare Primo Levi. L'autore di "Se questo è un uomo" ha quasi sessantotto anni, la barba ben spuntata e gli occhiali con la montatura di metallo. Le maniche della camicia arrotolate rivelano il tatuaggio sull'avambraccio sinistro con il numero 174517 ma nonostante lo spettro di Auschwitz che aleggia per la stanza, Thomson racconta di un uomo serio e dolce allo stesso tempo, che parla con generosità di chimica e alpinismo, editoria e fantascienza, dando vita a una conversazione piena di un'allegria inaspettata. Nove mesi dopo, l'11 aprile 1987, Levi si suicida gettandosi nella tromba delle scale della sua casa di Torino. Un evento tragico in cui si enuclea il più profondo dramma del Novecento. Non solo l'Italia ma il mondo intero è sconvolto dalla perdita di un uomo con "lo spessore morale e l'equilibrio intellettuale di un titano del ventesimo secolo" come lo definisce Philip Roth. Ian Thomson ha passato più di cinque anni inseguendo parenti, amici o semplici testimoni: annota oltre 300 testimonianze, raccoglie immagini, consulta fonti di archivio. Da questo lungo lavoro di scavo esce un ritratto complesso di Levi, che prova a sbrogliare la matassa di una vita trascorsa fra la chimica e la letteratura, la fabbrica e la macchina da scrivere. Thomson, evitando di schiacciarsi sull'autobiografia finzionale costruita da Levi stesso e aggirando la sua nota riservatezza, ricostruisce il suo rapporto con la fami
"I segreti di Milano" appartengono alla prima grande avventura narrativa e teatrale di Giovanni Testori. Come un Balzac ipnotizzato da una società che il secondo dopoguerra rivela fortemente caratterizzata e mobile, Testori penetra nella sua Milano: la città popolare e nuova degli anni Cinquanta, segnata dalla presenza di una forte e agguerrita classe operaia. Dagli scenari delle periferie che stanno crescendo e dilatandosi alla dialettale irruenza di figure avvitate nella loro apparente aneddoticità, alla nettezza con cui mettono in scena interni di torbidi intrecci famigliari, "I segreti di Milano" vengono disegnando - e mai come in questa edizione - un mondo, un mondo che ha continuamente bisogno di localizzazione (il Mac Mahon, Roserio, la Ghisolfa) per poter reggere l'ampiezza umana dei gesti, la potenza della rappresentazione, la grandezza, anche melodrammatica, delle vicende. I segreti di Milano appaiono in questo volume secondo la progressione voluta dall'autore: "Il ponte della Ghisolfa", "La Gilda del Mac Mahon", "La Maria Brasca", "L'Arialda", "Il Fabbricone"