
Direttore del Prestigioso Istituto De Martino per la conservazione della tradizione orale del nostro Paese, cantautore di alto riconoscimento in un mondo extramediatico già corresponsabile delle storiche Edizione del Gallo, scrittore, sceneggiatore, giornalista su Unità, Manifesto e Liberazione, Ivan della Mea, persona da sempre impegnata nella storia del nostro Paese, ha particolarmente evitato di entrare nello Star System o, per meglio dire, nella «società dello spettacolo», delle apparenze. Oggi anche direttore della rivista Inoltre, non ha mai cessato di portare in giro le sue canzoni, proseguendo il difficile lavoro di mantenimento e promozione dell'Istituto. La storia di Ivan, che nel libro Se la vita ti dà uno schiaffo, appare come «Luigi», parte da lontano, da un brefotrofio presso Lucca, per entrare in una vita familiare complessa, con forte spessore umano e drammatico, ma anche divertito, per partecipare poi, con il fratello Luciano, a molti trascorsi della sinistra non istituzionale, pisana, toscana e italiana. Questo suo racconto biografico è tanto realistico quanto intimo. Così realistico da dipanare il proprio immaginario biografico in una vera narrazione letteraria che ricorda due opposti: da un lato, Pratolini e, dall'altro, Joyce per non dimenticare lo straordinario romanzo Nedjma di Yacine Kateb, in una forma tutta toscana in cui la memorialistica si nobilita in una fresca opera di ingegno.
Il "Galateo ovvero de' costumi", trattato nel quale, sotto la persona di un vecchio idiota ammaestrante un suo giovanetto, si ragiona de' modi che si debbono tenere o schifare nella comune conversazione, così precisa il sottotitolo, fu pubblicato nel 1558 da monsignor Della Casa, nunzio pontificio a Venezia, temperamento mondano, autore di quello che sarà poi l'"Indice dei libri proibiti". Vengono esposte norme sul modo di vestirsi, enumerati tutti i gesti e le cose spiacevoli da evitarsi; è riprovato lo scherno, la beffa, la parola che morde e offende; si suggeriscono i modi del parlare, si consigliano i vocaboli da usare e quelli da evitare. Insomma, biasimando ogni eccesso, l'autore incarna il culto della proporzione proprio del Rinascimento.
Bastano pochi giorni per trasformare una vita. Quella di Betta Bennet, da sempre dedita al lavoro di stylist, cambia all'improvviso, quando viene licenziata in tronco dalla rivista di moda per la quale lavora da anni. A ruota anche le altre testate con cui collabora e sulle quali ha sempre contato le danno il benservito e, da improvvida cicala quale è, si trova inaspettatamente sul lastrico. Con il lauto stipendio, se ne vanno l'appartamento in centro a Milano, gli inviti esclusivi, le sfilate, le feste e le indimenticabili vacanze a Formentera. Tutto ciò che Betta si era guadagnata con fatica. Tutto ciò che la rendeva felice. O almeno così pensava. È un po' per caso e un po' per necessità, quindi, che decide di provare a realizzare un sogno di sempre: una piccola società di catering, che non fornisca solo cibo, ma esaudisca i desideri delle persone. La filosofia di +DOLCE è semplice e lontana da tutto ciò che è business e ostentazione: il bello e il buono si possono fare con poco e, "con il cuore", vengono ancora meglio. Ad accompagnarla nel viaggio, Tito, un socio ed ex-velista tanto disorganizzato quanto affascinante, una ciurma di camerieri improvvisati e dal cuore gentile, qualche amica generosa e un avvocato ostile e freddo come il ghiaccio (che ricorda, anche nel nome, l'indimenticabile Mr. Darcy). Tra successi e delusioni, scenografie fantasiose e piatti squisiti, Betta riuscirà a trovare la vera se stessa. Perché, a volte, le seconde possibilità aprono strade nuove e impensate. E regalano attimi di pura dolcezza.
Tsegehans Weldeslassie, Ziggy per gli amici, è nato il 30 settembre 1980 ad Asmara. Dopo essersi laureato, come tutti i suoi coetanei viene destinato a uno dei campi militari che si trovano in Eritrea. Non ha scelta, per la dittatura infatti è un incarico obbligatorio e a tempo indeterminato. Chi lo rifiuta finisce in prigione come disertore. Ziggy però non ci sta. Non vuole rinunciare al suo futuro e sceglie la strada più incerta e pericolosa: la fuga verso l'Europa. Passato di nascosto il confine con il Sudan, si trova davanti un deserto di migliaia di chilometri prima di arrivare in Libia e giocarsi il tutto per tutto su uno dei terribili barconi che ogni giorno solcano il Mediterraneo.
"Bibbia pagana" è la mitologia in forma di romanzo. Invece di sviluppare il racconto attraverso tante storie indipendenti una dall'altra e che hanno per protagonisti una volta Zeus, un'altra Afrodite o Ulisse, Giorgio Dell'Arti si cimenta in un'impresa mai tentata prima da nessuno: assemblare in un vero romanzo - che ha un inizio, uno sviluppo e una fine - i vari miti. Il risultato è un racconto forte, scritto in un linguaggio completamente nuovo per la letteratura italiana, popolare e colto insieme, e una narrazione incontenibile, complessa ma anche immediata come tutti i miti, piena di luci e colori, che descrive una società primitiva, selvaggia e bellicosa, in cui gli dèi e gli uomini si mescolano tra di loro, combattendo e facendo l'amore. Si comincia in un'epoca lontanissima, in cui non sono ancora stati scoperti né il grano né il vino, e in cui si praticano ancora i sacrifici umani nella convinzione che il sangue delle vittime sia utile per fertilizzare i campi. E si finisce in una notte di 3500 anni fa, quando Elena e Paride, di nascosto, fuggono dal palazzo di re Menelao.
Torino, 1799. Una serie di efferati omicidi, apparentemente legati agli ambienti esoterici e a una misteriosa loggia massonica, sta terrorizzando la città sabauda, occupata dagli austriaci. Sui crimini indaga un professore di filosofia, Eugenio Caffarel, ritrovatosi suo malgrado a lavorare come poliziotto, proprio a causa degli sconvolgimenti provocati dalle guerre. Il Cairo, Egitto. All'ombra delle piramidi, pochi giorni dopo la scoperta della stele di Rosetta, un altro antico segreto riaffiora dalle sabbie del deserto. Un segreto che fa gola a molti e che lo scrittore Conon de Solis, giovane ufficiale dell'esercito napoleonico ed esperto di egittologia, è chiamato a svelare a qualunque costo. Quale oscuro mistero nasconde la città di Torino? Quale segreto è sepolto sotto le sabbie del deserto egiziano? Eugenio Caffarel e Conon de Solis dovranno fare affidamento su tutte le loro conoscenze e mettere a rischio la propria vita, per riuscire a scoprirlo. Perché qualcosa di inaudito e terribile è riemerso dalle profondità del tempo...
Roma nord è benestante e borghese, è il regno delle Smart, delle scuole private, delle case a Capalbio. Roma sud è verace, i suoi cittadini sono "i romani de 'na vorta" e i giovani coatti tatuati e palestrati che sognano di ripetere le gesta del Libano, del Freddo e degli altri eroi di "Romanzo Criminale". Lo scontro tra due popoli tanto diversi, costretti a condividere un'unica città, è inevitabile. E i due grandi condottieri che li guidano non potrebbero incarnare meglio gli spiriti delle due metà della capitale. Alberto Gagliardi da adolescente era vittima di bullismo da parte dei compagni di scuola, ma con l'avvento dei social media il suo talento innato per la scrittura lo ha trasformato nel Dottor Milgram, un velenoso opinion leader che vendica i torti che ha subito al liceo. Nemmeno la giovinezza di Manlio Sabbatini è stata facile: le umili origini, le cattive compagnie, le prime rapine, un colpo andato male, l'arresto. Ma anche per lui è pronto il riscatto, perché nel 2012 vince il reality show "Tamarreide", diventando "il nono re di Roma dopo i sette canonici e Paulo Roberto Falcão". Al momento delle elezioni romane del 2018, con il comune commissariato per infiltrazioni mafiose, Albe fonda provocatoriamente il Partito indipendentista di Roma nord (PIRN), che chiede la secessione di Roma nord dal resto della capitale, e grazie a una cittadinanza esasperata da decenni di amministrazioni lassiste ottiene un risultato inaspettato.
Dopo l'omaggio al padano Boiardo, alla vena divagante e comica dell'" Orlando innamorato", Gianni Celati si dedica a un altro autore che sente vicino per ragioni territoriali, di scrittura e forse anche di vita. Il libro riunisce una scelta di racconti di Delfini, in parte editi in parte inediti, e alcune pagine dei suoi Diari. Nei numerosi cappelli introduttivi Gianni Celati inquadra la figura di uno scrittore che sente come una specie di maestro, un eccentrico dall'intelligenza paradossale difficilmente incasellabile nel canone del Novecento letterario. Le storie di Delfini possono apparire a volte dei bozzetti di provincia, ma in realtà sono sempre mine pronte a deflagrare per accessi di autoironico narcisismo, di malinconia o per continue provocazioni intellettuali.
La narrativa della Deledda, posta ora nella scia del verismo di Verga, ora accostata al decadentismo dannunziano, racconta di forti vicende d'amore, di dolore e di morte, nelle quali domina il senso religioso del peccato e la tragica coscienza di un inesorabile destino. Nella sua prosa si consuma la fusione carnale tra luoghi e figure, tra stati d'animo e paesaggio, tra gli uomini e la terra di Sardegna, luogo mitico e punto di partenza per un viaggio dell'anima alla scoperta di un mondo ancestrale e primitivo.
"Canne al vento" (1913) - il romanzo probabilmente più famoso di Grazia Deledda - rivela appieno una spiccata attitudine dell'autrice per la penetrazione psicologica e l'analisi socio-culturale dei drammi profondi che tormentano e talora sconvolgono le coscienze umane. La vicenda è ambientata nella terra d'origine e narra un'intensa storia d'amore immersa in un mondo quasi primordiale e mitico, ove le passioni umane sono dominate da un forte senso del peccato e da un'inesorabile fatalità. Fra tardo verismo e decadentismo, con un'impronta del tutto originale e straordinariamente suggestiva, la scrittura della Deledda mostra ancor oggi tutta la sua sapiente capacità di evocare i drammi senza tempo della mente umana.
Due racconti sul diverso modo di vivere l'attesa della Vigilia di Natale, introdotti da una poesia di Edmond Rostand. "Il dono di Natale" di Grazia Deledda è ambientato nella Sardegna dei primi del Novecento. Dopo la messa della Vigilia, i cinque fratelli pastori festeggiano, davanti al focolare dell'umile casa, il fidanzamento dell'unica sorella consumando carne arrosto, focacce e una torta di miele. "A.D. 2953" è un racconto distopico in cui un nuovo ordine mondiale ha preso il potere sulla Terra. La razza umana, sfidando le leggi di natura e sostituendosi a Dio, è diventata immortale. C'è ancora, però, una frangia dissidente e una luce di speranza. Seppur così apparentemente lontani, un filo rosso lega i due racconti che, nel finale, ci svelano che il dono più grande è il miracolo della vita.

