
Dario Vergassola racconta una stona divertente e malinconica ambientata nella provincia italiana a lui tanto cara. Le vicende hanno luogo nella periferia di La Spezia al bar Pavone, i cui frequentatori "nulla hanno da invidiare al bar di Guerre Stellari" e creano un microcosmo dove si riflettono tutti i pregi e i difetti dell'umanità. Popola il racconto una giostra di personaggi strani, buffi, a volte ridicoli ma anche molto realistici, pieni di paure, piccole e grandi manie, problemi quotidiani ed esistenziali. Come Lucio e Albe, due cassaintegrati che giocano la stessa partita a biliardo da anni senza mai arrivare a una fine, barando di continuo sul punteggio per far durare la partita in eterno; Giulianone che racconta di essere stato rapito dagli Ufo; Gigi il barista, detto anche Gigipidia perché sa non quasi tutto ma proprio tutto; l'ipocondriaco Ansia, detto anche Malattie Imbarazzanti; i tre fratelli Chiappa, orchi buoni che sfruttano i loro muscoli facendo i traslocatori sulle colline dietro le Cinque Terre. E infine Gino, impiegato statale con moglie e figli, protagonista di un avventuroso viaggio che lo porta da La Spezia fino in America, mentre gli amici dal bar seguono e commentano in diretta le sue rocambolesche avventure.
Dopo le prime prove letterarie, ancora di gusto tardo-romantico e scapigliato, a partire dalla novella "Nedda" Verga introduce una nuova maniera narrativa volta a rappresentare con realismo asciutto e crudo temi e personaggi ispirati alla natia Sicilia. Tale rinnovamento si consoliderà, con maggior rigore ed esiti sempre più convincenti, nella stesura delle raccolte da lui via via pubblicate e qui integralmente riunite: "Vita dei campi", "Novelle rusticane", "Per le vie", "Vagabondaggio", "I ricordi del capitano D'Arce" e "Don Candeloro e C". La durezza della vita quotidiana delle classi più indigenti, spesso in balìa di un fato cieco e incomprensibile, è fra i motivi ricorrenti di tutte le sue opere fra cui "I Malavoglia" e "Mastro Don Gesualdo".
Questo volume comprende integralmente le prime, più celebri raccolte di Giovanni Verga, dagli esperimenti iniziali alle novelle siciliane (Vita dei campi e Novelle rusticane) e milanesi (Per le vie). Ogni racconto si regge sull'invenzione di situazioni e personaggi memorabili, scolpiti con uno stile teso e incisivo, in grado di cogliere la problematica sociale dell'ambiente contadino e cittadino, così come il fondo tragico della condizione umana. L'esauriente apparato di note mira non solo a corredare il testo delle necessarie esplicazioni storico-linguistiche, ma a porre in luce i passaggi cruciali dell'operazione narrativa, a suggerire le interpretazioni dei significati fondamentali. Va ad arricchire il volume una antologia della critica. Introduzione di Vincenzo Consolo.
Delle novelle verghiane lo scrittore Massimo Bontempelli ha detto: "La brevità estrema di Verga è fatta soprattutto di soppressione d'alcuni tratti del racconto. Non esistono più le zone di passaggio. La sicurezza con la quale esse sono state recise, al punto esatto, è spaventosa; sono tagli improvvisi e netti, che riempiono di coltellate tutta la narrazione". Le "coltellate" inferte dal Verga al tessuto compatto del narrare tradizionale sono aperture sulla realtà, rappresentano i varchi attraverso i quali la chiamata stentorea dei simboli giunge direttamente alla coscienza.
"I Malavoglia" furono accolti al loro apparire, nel 1881, dall'indifferenza del pubblico e, salvo rare eccezioni, dall'ottusa diffidenza della critica. Negli anni seguenti, tuttavia, il romanzo si andò gradualmente affermando come uno dei capolavori della nostra letteratura e il suo autore come uno scrittore di prima grandezza. Nella storia della famiglia Toscano, detta dei Malavoglia, è analizzata acutamente la fine di una civiltà che si fondava sulla figura del patriarca e trovava il proprio simbolo in poche cose semplici, come la "casa del nespolo", la barca della Provvidenza, le viuzze di Aci Trezza, i proverbi del vecchio padron 'Ntoni: immagini umili ma ricche di una rude poesia, cariche di una saggezza antica. Con un saggio di Vincenzo Consolo. Introduzione di Carla Riccardi.
Le lotte per il potere economico e politico, la rottura dell'ordine sociale per la decadenza della classe nobiliare e per l'ascesa di uomini nuovi sono i motivi dominanti del "Mastro-don Gesualdo", insieme impiegati a delineare la figura del protagonista: eroe epico nella prima metà del libro, tragico nel fatale fallimento psicologico-affettivo e nella malattia fisica nella parte finale. Il romanzo, capolavoro del verismo italiano, nasce nel grande decennio della narrativa verghiana, tra il 1880 e il 1890, con una gestazione lunghissima e tormentata che porta alla revisione finale del 1889, una vera riscrittura del libro. Questa edizione documenta la genesi del "Mastro-don Gesualdo" attraverso una scelta dei testi che lo precedono, e presenta anche ciò che resta della "Duchessa di Leyra", testimonianza dell'estrema crisi espressiva che ridurrà lo scrittore a un silenzio pressoché totale.
La presente edizione del Mastro don Gesualdo si pone come lo strumento più utile per comprendere il farsi della scrittura verghiana, per valutare la sua evoluzione ed i suoi esiti finali. Attraverso il ricco commento, il testo definitivo dell'opera viene continuamente confrontato con la prima redazione del romanzo. La stessa prima redazione viene presentata in appendice al volume.
I Malavoglia è un romanzo che nasce da una profonda riflessione sulle strategie della letteratura. Questa edizione ricostruisce nell'introduzione e nell'appendice la storia del testo attraverso le sue fasi e i suoi mutamenti. L'ampio commento a pie' di pagina sottolinea l'organizzazione delle sequenze e la funzione dei motivi, individua le voci principali del romanzo e i controcanti interni e fornisce gli elementi per comprendere i congegni della macchina narrativa. Vi è anche un Indice dei proverbi citati nel testo che documenta i rapporti dello scrittore con la cultura popolare.
"Storia di una capinera" è il primo romanzo di Verga. Pubblicato nel 1871 e scritto due anni prima, tramite una forma epistolare dominata alla perfezione ci tuffa nel cuore pulsante di un'anima prigioniera. Maria, una ragazza costretta dal padre a chiudersi in convento in assenza di qualsiasi vocazione, trova il modo durante una fugace vacanza in campagna di intrattenere con l'amica Marianna una corrispondenza che diviene per lei l'unico modo di dar sfogo ai suoi molti turbamenti. Respirando finalmente un'aria non compressa all'interno delle mura del convento, Maria scopre l'esistenza di un mondo più ampio, più inebriante, più vivo. E, soprattutto, scopre l'esistenza e l'essenza dell'amore, un sentimento che, costretto a nuotare controcorrente, la sconvolgerà per sempre. Prefazione di Federico De Roberto.