
Un uomo, forse un ragazzo, ama una donna, forse una ragazza, e ne è riamato. Ma lei muore. E lui rimane solo. Il mito di Orfeo e Euridice ci parla di questo. Ma ci parla ancora? E cosa può dirci di questo accadimento così comune eppure così unico, definitivo, irripetibile, come la perdita della persona amata? Valeria Parrella torna a confrontarsi con la classicità e, in questa novella, che contemporaneamente diventa uno spettacolo teatrale, rielabora il mito con forza, originalità, coraggio e lo fa parlare ancora alle donne e agli uomini di oggi.
Villa Borghese - un enorme parco nel centro di Roma, grande più della Città del Vaticano e poco meno del principato di Monaco - è un luogo meraviglioso. Ci sono musei, teatri, la Casa del Cinema, ludoteche, chiese. E poi le mille piante, i corsi d'acqua e le tante specie animali ospitate al Bioparco. Un'isola di verde incantevole. Affascinante, colta, misteriosa. Il sindaco, malato d'amore per la Villa, muovendo mari e monti riesce a far aprire un commissariato al suo interno. Per la gestione del nuovo ufficio, i vertici della polizia decidono di radunare un gruppo di soggetti che altrove non hanno certo brillato. Come i magnifici sette, ma al contrario. A guidarli viene chiamato Giovanni Buonvino, ispettore superiore che, quindici anni prima, è stato condannato alle retrovie da un bruciante errore. «Occhio ai palloni Super Santos» ironizzano i colleghi, «possono contenere esplosivo.» Pochi giorni dopo l'inaugurazione del commissariato, però, il pacifico tran tran viene interrotto dalla scoperta di un cadavere orrendamente straziato. Da quel momento a Villa Borghese - insanguinata da una lunga scia di morte - nulla sarà più lo stesso.
I racconti che compongono questo libro hanno una doppia anima: guerra e natura si alternano in un contrappunto che la scrittura di Rigoni sa modulare con verità. Così, accanto alla storia di Romedio e della sua mula che salvarono decine di feriti in Russia, o a quella di una bottiglia di grappa nascosta in una trincea da un soldato nel 1917, e ritrovata trent'anni dopo, o ancora a quella di un ritorno, dopo sessant'anni, sul luogo della sofferenza e della morte - il Lager 1B, in Polonia - trasformato in un impossibile paesaggio bucolico, possono trovare posto due piccoli caprioli che si avvicinano alle case in cerca di cibo e di riparo, una lepre inseguita nel bosco, la legna messa da parte per l'inverno o per chi verrà dopo di noi.
Giosuè e Arto sono fratelli. Giosuè è un seminarista che vuole liberarsi di Dio, Arto un ateo fornicatore e un bugiardo patentato. Non era nelle intenzioni, ma i due si trovano nel bel mezzo di una grande avventura on thè road, che li vede appaiati, spaiati, comunque solidali, partire da Lourdes e perdersi per le strade di Spagna. Perdersi? Be', Giosuè si avvia in effetti a trasgredire i dieci comandamenti uno per uno. E Arto? Arto deve badare al fratello e governare l'imbarazzante sudario di menzogne che ha tessuto per la famiglia lontana in attesa di lauree, matrimoni, ordinazioni sacerdotali e miracoli.
Cosa ne è stato della nipote di Olga, la nonna protagonista di "Va' dove ti porta il cuore?". È tornata dall'America in tempo per riappacificarsi con la nonna o ha trovato solo la lunga lettera diario a lei indirizzata? E se il destino le avesse riservato invece una terza ipotesi che esclude le precedenti? Se, vagando per le stanze di quella grande casa, la solitudine l'avesse spinta a salire in soffitta a cercare tracce delle due uniche persone che davvero avrebbe voluto conoscere: sua madre e suo padre? Chi erano? Qual è stata la loro storia? È davvero figlia di un principe turco, come le raccontava la nonna da bambina, o c'è qualcosa che chiede ancora di essere svelato? Alla ricerca di quel segreto, la ragazza scava tra bauli, carte e quaderni ingialliti ricomponendo, pagina dopo pagina, i vari tasselli di un mosaico generazionale. Scopre così, in un diario, le fragilità, i sogni e le inquietudini di sua madre Ilaria, studentessa di filosofia, affascinata da un professore di vent'anni più vecchio di lei. Scopre che un anziano prozio si è rifugiato in un paese lontano per sfuggire alle leggi razziali e da laggiù ha continuato a mandare sporadiche notizie. Forte di questi pochi indizi, la ragazza deciderà di andare alla ricerca del padre e di quel lontano zio, in un viaggio che la condurrà alle origini della propria inquietudine. Con una nuova introduzione dell'autrice.
Jason Bourne è di fronte a una tragica scelta: una vita in cambio di una vita, il futuro politico del mondo in cambio della salvezza delle persone a lui più care. Ingaggiato da un ministro mediorientale per proteggerne l’incolumità, Bourne prende il suo posto per partecipare a un rischioso summit segreto in Qatar. Ma durante l’incontro un manipolo di terroristi uccide i partecipanti e lo cattura: la mente dell’attacco è lo spietato El Ghadan, uomo di spicco del terrorismo jihadista. Il patto è questo: l’agente segreto deve uccidere il presidente degli Stati Uniti prima che firmi uno storico trattato di pace fra Israele e Palestina, durante un vertice a Singapore. Se non lo farà, El Ghadan ucciderà chi ha fatto rapire: Soraya Moore, ex collaboratrice e intima amica di Bourne, e la sua bambina di due anni. L’uomo non può fare altro che accettare e infiltrarsi nella cellula terroristica di Ivan Borz, il temibile trafficante d’armi ceceno che sta organizzando l’attentato di Singapore. Un percorso strettissimo per salvare Soraya e il presidente e per portare a casa la pelle: perché più si addentra nei meandri oscuri della politica e del terrorismo, più Bourne scopre che forse le macchinazioni di El Ghadan non sono che una trappola per eliminarlo nel peggiore dei modi.
Statue assassine, disegni, dipinti e incisioni che prefigurano orrendi delitti, ritratti di persone defunte che si animano e scendono dalla cornice intrecciando inquietanti liaison con i viventi: grandi scrittori come Hawthorne, Mérimée, Dickens, Poe, Pirandello – accanto a maestri riconosciuti della ghost story come Le Fanu e M.R. James – hanno affrontato il rapporto tra l’opera d’arte e il mondo degli spiriti, schiudendo inquietanti prospettive sulla contaminazione tra l’aldiquà e l’aldilà della tela, tra questo e l’altro mondo.
Enrico Badellino ha tradotto e curato, tra gli altri, Balzac, Flaubert, Stendhal, Zola, Gide, Mérimée. Ha pubblicato numerosi volumi e antologie, tra cui Sepolto vivo! (Torino 1999), con un’introduzione di Malcom Skey, Dizionario delle morti celebri (Torino 2004), Bulli di carta. La scuola della cattiveria in cento anni di storia (Torino 2010), con Francesco Benincasa.
«La mia Delahaye appariva piovuta da Marte, a ogni sosta si formavano crocicchi di adulti e bambini con la bocca aperta. Il ritorno dall'America cominciava a piacermi; godevo che mi giudicassero di un altro mondo, uno con i dollari, uno che aveva avuto successo».
Con il suo macchinone Willy Melodia attraversa campagne - da Napoli a Catania - «che non si sono messe in pari con le stagioni»: è l'Italia del dopoguerra, in cui la gente ha imparato a trattenere l'anima con i denti, ma procede di fretta per non perdere l'appuntamento con un domani migliore.
Per questo l'idea di aprire un ristorante a Taormina, sul modello dei locali americani in cui Willy ha suonato il piano per quindici anni, si rivela vincente. La fama del Paradise, della sua cucina originale, del suo pianista d'eccezione, supera ben presto lo Stretto, e con l'inaugurazione del festival del cinema diventa il ritrovo delle star, da Marlene Dietrich ad Ava Gardner, da Rock Hudson a Orson Welles.
Ma il passato ci precede. In America, infatti, Willy ha lasciato i suoi due figli, Sal e Sarah, uno all'oscuro dell'esistenza dell'altra, e deve continuamente fare i conti con i sensi di colpa di un padre per corrispondenza. In Italia, poi, è rientrato per volere di Charles «Lucky» Luciano, che continua a manovrare la sua esistenza, ad esempio facendolo correre a Mussomeli a controllare lo svolgimento delle elezioni politiche del '48; o catapultandolo a tavola con Salvatore Giuliano, il bandito più ricercato d'Italia. E così sulla sua recita da uomo delle stelle, che ogni sera può scegliere fior da fiore tra le donne che gli si radunano attorno, si abbassa continuamente il sipario. Perché a volte «non esiste maledizione peggiore di un sogno che si avvera».
"L'arte della gioia" è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato da molti editori, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Ma soltanto quando uscì in Francia ricevette il giusto riconoscimento. Nel romanzo tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana in cui si fondono carnalità e intelletto. Modesta nasce in una casa povera ma fin dall'inizio è consapevole di essere destinata a una vita che va oltre i confini del suo villaggio. Ancora ragazzina è mandata in un convento e successivamente in una casa di nobili dove, grazie al suo talento e alla sua intelligenza, riesce a convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale: Modesta è una donna capace di scombinare ogni regola del gioco pur di godere del vero piacere, sfidando la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive. "L'arte della gioia" è l'opera scandalo di una scrittrice. È un'autobiografia immaginaria. È un romanzo d'avventura. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e psicologico. Insomma, è un romanzo indefinibile, che conquista e sconvolge.
"L'arte della gioia" è un libro postumo: giaceva da vent'anni abbandonato in una cassapanca e, dopo essere stato rifiutato da molti editori, venne stampato in pochi esemplari da Stampa Alternativa nel 1998. Ma soltanto quando uscì in Francia ricevette il giusto riconoscimento. Nel romanzo tutto ruota intorno alla figura di Modesta: una donna vitale e scomoda, potentemente immorale secondo la morale comune. Una donna siciliana in cui si fondono carnalità e intelletto. Modesta nasce in una casa povera ma fin dall'inizio è consapevole di essere destinata a una vita che va oltre i confini del suo villaggio. Ancora ragazzina è mandata in un convento e successivamente in una casa di nobili dove, grazie al suo talento e alla sua intelligenza, riesce a convertirsi in aristocratica attraverso un matrimonio di convenienza. Tutto ciò senza smettere di sedurre uomini e donne di ogni tipo. Amica generosa, madre affettuosa, amante sensuale: Modesta è una donna capace di scombinare ogni regola del gioco pur di godere del vero piacere, sfidando la cultura patriarcale, fascista, mafiosa e oppressiva in cui vive. "L'arte della gioia" è l'opera scandalo di una scrittrice. È un'autobiografia immaginaria. È un romanzo d'avventura. È un romanzo di formazione. Ed è anche un romanzo erotico, e politico, e psicologico. Insomma, è un romanzo indefinibile.
Il libro è il secondo volume della saga familiare contemporanea di Mimmi Cassola.

