
"Stamattina apro io, ho le chiavi del nuovo giorno." Giacomo vuole essere padrone del proprio destino per costruire il suo piccolo angolo di serenità, quello a cui tutti abbiamo diritto. Lui è "il figlio bravo" dei Rossi, quelli che hanno la vineria appena dietro la piazza. Il suo piano è semplice: laurearsi e far felici i genitori. A studiare lo aiuta Cristina, l'amica del cuore fin dalle elementari - ma tra loro niente sesso, per carità, solo un bacetto dimostrativo. All'improvviso, però, arrivano a cambiargli la vita altre promesse di felicità: l'amico Francesco, DJ nei locali di tendenza in giro per l'Europa; e poi Alice, che forse è la donna della sua vita... Invece le cose non sono così semplici. Soprattutto per chi appartiene a una generazione a cui tutto sembra insieme così facile e così difficile. Una generazione precaria, che vorrebbe costruire dei legami ma si spaventa di fronte all'amore e all'amicizia. Raccontandosi mentre passa dalla vineria di suo padre - con cui ha da sempre un rapporto difficile - alle discoteche e ai capannoni dei rave, dai bar dove divide il panino con i colleghi ai pub che frequenta con gli amici, Giacomo imparerà a conoscere sé stesso e i propri sentimenti. Per capire davvero che cosa vuol dire essere felici.
Salvatore Capone, l'alter ego di Gaetano Di Vaio, nasce a Scampia, sesto di dieci figli, da padre disoccupato. Le premesse ci sono tutte. A nove anni inizia una brillante carriera che, dai furti di pneumatici, lo porta a gestire una "piazza di spaccio" da tremila dosi al giorno. È una corsa irrefrenabile, la sua, nessun ostacolo frapposto dallo Stato alla sua ascesa riesce a fermarla: scuole, collegi, riformatori, carceri minorili e centri d'igiene mentale. Salvatore sperimenta ogni forma di reclusione fino a Poggioreale, l'Alcatraz napoletano, divenendo maestro nell'arte della fuga. Tanto ad attenderlo, ogni volta, c'è Lucia. Tanto poi si ricomincia. Il romanzo di formazione di un ex delinquente di strada. Una storia vera e rocambolesca di criminalità disorganizzata in una Napoli mai così cruda e irresistibile.
Un rapporto conflittuale tra una madre e una figlia con due personalità contrastanti e una passione lacerante sullo sfondo di un'Italia scossa da scandali politici che finiscono per affossare il governo. Convivere con il peso della celebrità e, soprattutto, con la notorietà di chi si ama, presuppone una duplice sofferenza quando finisce un amore, perché la donna che esce sconfitta dall'affaire con il politico del momento subisce due volte per via della sovraesposizione mediatica del partner. L'intreccio prende corpo attraverso l'alternanza di due voci narranti che vedono protagoniste due donne: Elisa, un tempo avvenente giornalista e conduttrice televisiva all'apice del successo, e la figlia Serena, giovane biologa che attraverso un viaggio iniziatico nella sua terra d'origine, la Puglia, ritrova il diario attraverso il quale ricompone i tasselli della vita parallela della madre scomparsa in circostanze misteriose quindici anni prima, quando lei era ancora adolescente. Scavando nell'oscuro passato materno, Serena si ritrova inconsapevolmente a risolvere il giallo della morte di Elisa, insabbiata in quanto avvenuta proprio in occasione di un incontro segreto con l'uomo del momento, il presidente del Consiglio. A sostenere la ragazza nella spasmodica ricerca della verità è proprio il padre, Davide, depositario dell'epilogo di un intrigo sentimentale dal ritmo incalzante e ricco di colpi di scena.
In questo romanzo, l'autore Claudio Magris si confronta con l'ossessione della guerra di ogni tempo e paese, quasi indistinguibile dalla vita stessa: una guerra universale, rossa di sangue, nera come le stive delle navi negriere, blu come il mare che inghiotte tesori e destini, grigia come il fumo dei corpi bruciati, bianca come la calce che copre il sepolcro. Non luogo a procedere è la storia di un grottesco Museo della violenza, delle sue sale e delle sue armi ognuna delle quali racconta vicende d'amore e delirio, e dell'uomo che sacrifica la vita alla sua maniacale costruzione; è la storia di una donna erede dell'esilio ebraico e della schiavitù dei neri; è la storia del mistero di un delitto rimosso tra le mura del forno crematorio nazista della Risiera di San Sabba, a Trieste.
Il romanzo descrive la vita di un gruppo di giovani studenti nella società di oggi in cui sembra prevalere il cinismo e la superficiale ricerca di ciò che gratifica senza impegni e legami duraturi. Anche Gianmarco, il protagonista, vive in questa dimensione ma la sua posizione viene messa in crisi dalla presenza di una ragazza, Cristina di cui Gianmarco finisce per innamorarsi. Nelle varie fasi del controverso rapporto tra i due Gianmarco scoprirà di più se stesso e sceglierà di vivere fino in fondo le situazioni che lo coinvolgono anche affrontando fatiche e dolori piuttosto che condurre una esistenza anestetizzata e vuota.
Il romanzo descrive la vita di un gruppo di giovani studenti nella società di oggi in cui sembra prevalere il cinismo e la superficiale ricerca di ciò che gratifica senza impegni e legami duraturi. Anche Gianmarco, il protagonista, vive in questa dimensione ma la sua posizione viene messa in crisi dalla presenza di una ragazza, Cristina di cui Gianmarco finisce per innamorarsi. Nelle varie fasi del controverso rapporto tra i due Gianmarco scoprirà di più se stesso e sceglierà di vivere fino in fondo le situazioni che lo coinvolgono anche affrontando fatiche e dolori piuttosto che condurre una esistenza anestetizzata e vuota.
Questa è la storia di un ragazzo che non ha mai avuto la sua età. Non ha neanche un nome, e per comodità lo chiameremo Zero. In realtà non ha mai avuto nulla. Perché la sua è una vita tutta in sottrazione, che ha sempre tolto e ha dato poco. Zero non ha cittadinanza, non ha madre, non ha soldi, e non si concede neanche il lusso di pensare al futuro. Zero ha dovuto capire in fretta che certe cose non si possono chiedere ai genitori, che ciò che è giusto non è patrimonio di tutti. Perché la vita non ha nessun obbligo di darti quello che credi di meritare e non lo ha nemmeno chi ti ha messo al mondo. Gli anni di Zero, dai sette ai diciotto, i capitoli che scandiscono il romanzo, sono duri, sono anni che hanno il sapore della povertà e della periferia. Ma sono anche anni passati ad attraversare strade in bici, con il cellulare attaccato a una cassa per permettere agli altri di sentire la musica. In piedi sui pedali, a ridere in mezzo alla via. Pomeriggi a giocare a pallone, a sperimentare il sesso e a bruciarsi per amore. Sono anni passati in quartiere consapevoli però che l'unico modo per salvarsi e garantirsi un futuro è andare via perché se nuoti nel fango, alla fine ti sporchi. Ma quello che c'è fuori fa paura. Ci sono gli sguardi indiscreti sui bus, le persone che tengono più stretta la borsa quando ci si avvicina, le ragazze che aumentano il passo e cambiano strada quando ti incontrano. C'è un Paese che non ti riconosce, gente che non si ricorda che essere italiani non è un merito ma un diritto. Fuori c'è la frase che ti ripeteva sempre la mamma e che ti rimbomba in testa "i bianchi nei neri ci vedono sempre qualcosa di cattivo". Ma di Zero ce n'è uno, nessuno e centomila e con Non ho mai avuto la mia età Distefano ci regala uno spaccato dell'esistenza di tutti quegli Zeri che con la vita si sono sempre presi a pugni in faccia, consapevole che ce la devi fare sempre anche quando non ce la fai più.
Sprofondato in una buca nell'asfalto, Ruben subisce inerte l'invettiva di Francesca, la sua compagna degli ultimi mesi, una ragazza fine ed elegante, tratti asiatici e forme perfette. Che però ora, sfigurata dall'ira, sembra un mostro. Dall'alto del marciapiede lei lo sovrasta sommergendolo di accuse: è un uomo che ha sprecato i propri talenti, mortificato il suo corpo con un'alimentazione smodata, a quasi quarant'anni è ancora incapace di una relazione seria. La sua casa è sciatta quanto lui, non meglio del suo lavoro: collaboratore di un giornale sportivo che disprezza qualsiasi guizzo letterario. Alla fine del violento soliloquio, Francesca se ne va. Perché aveva tanto da ridire? Forse perché lui si era rifiutato di andare al compleanno di sua sorella all'agriturismo biologico? Be', il sabato pomeriggio ideale per Ruben prevede di mangiare un Crispy McBacon con patate fritte, sporcarsi di ketch-up e ruttare da solo con il ventilatore sparato in faccia. Mentre rimugina queste cose, Ruben esce dalla buca, si sistema la giacca sputacchiata e si avvia verso le strisce pedonali. E lì, a un passo da lui, una ragazza bionda viene investita da un suv e muore. Per Ruben è uno shock, diventa un pensiero ricorrente che gli fa capire una cosa: è ora che si prenda del tempo - tre mesi di ferie - per andare a chiudere tutti i conti aperti della sua vita.
Quando le arriva la lettera con quelle parole perentorie: Vieni, ho bisogno del tuo aiuto, Olga non sa resistere al richiamo. A scriverle è Ettore, l'uomo che ha amato e inesorabilmente perduto in un lontano passato. Decide di raggiungerlo nella casa di campagna dove lui la invita e di cui lei sola ormai conosce il segreto. Il vecchio casolare che chiamano il Girasole, nell'aria infuocata d'agosto che confonde le idee e i sentimenti, sembra abitato da una strana folla di fantasmi. Sono in realtà gli ospiti che Ettore ha convocato nella speranza di vendere quella proprietà in rovina, ognuno tormentato da una propria storia d'amore, tradimento, gelosia. Ma una presenza ancora più inquietante aspetta Olga in quei decisivi e caldissimi giorni: una bambina, Betty, la figlia di Ettore di cui ignorava l'esistenza. Sotto la spinta di antiche e nuove emozioni, i ricordi rubano la scena al presente: ritroviamo Olga ragazza nel vecchio palazzo romano di via Nazionale, travolta dalla passione per l'inquilino del quinto piano, Ettore, un uomo sempre in fuga, tanto desiderabile quanto inafferrabile. E ritroviamo Mercede, sua madre, che ha raccontato a Olga la storia avventurosa della nascita di Ettore al Girasole in un'altra estate, tanti anni prima. Ora è lei, Olga, l'unica depositaria di quel segreto. Ha giurato di non rivelarlo: ma contano più i giuramenti o la vita che scorre e affronta sempre nuove prove?
I racconti di "Non esiste saggezza" provengono dai luoghi della realtà quotidiana: sono volti che emergono dalla folla dei viaggiatori, in zone neutrali di transito. Soprattutto, figure di donne: con esse, la voce del narratore è partecipe, solidale, protettiva, come a voler condividere il peso di un segreto in varie forme doloroso, a volerle affrancare da un destino ostile. Appaiono improvvisamente: a un casello autostradale, la bambina solitaria chiede a un automobilista ignaro di accompagnarla verso il mistero. L'attesa notturna in un aeroporto è colmata dai versi di una poetessa russa, dalla sosta sfuggente di una sconosciuta. E, improvvisamente, queste donne scompaiono: dall'ambulatorio di una missione umanitaria, ultimo posto in cui sono state viste una dottoressa volontaria e la ragazza colombiana sua compagna, nella rischiosa sfida a ingiustizie e prevaricazioni. I personaggi maschili si trovano a cercare, a inseguire: un'impressione, un sospetto, una curiosità che li spinge oltre i limiti del prevedibile, talvolta del lecito. E la raccolta si completa con un vero e proprio romanzo di formazione in miniatura, ambientato negli spazi metafisici della Murgia. "Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle."
I racconti di "Non esiste saggezza" provengono dai luoghi della realtà quotidiana: sono volti che emergono dalla folla dei viaggiatori, in zone neutrali di transito. Soprattutto, figure di donne: con esse, la voce del narratore è partecipe, solidale, protettiva, come a voler condividere il peso di un segreto in varie forme doloroso, a volerle affrancare da un destino ostile. Appaiono improvvisamente: a un casello autostradale, la bambina solitaria chiede a un automobilista ignaro di accompagnarla verso il mistero. L'attesa notturna in un aeroporto è colmata dai versi di una poetessa russa, dalla sosta sfuggente di una sconosciuta. E, improvvisamente, queste donne scompaiono: dall'ambulatorio di una missione umanitaria, ultimo posto in cui sono state viste una dottoressa volontaria e la ragazza colombiana sua compagna, nella rischiosa sfida a ingiustizie e prevaricazioni. I personaggi maschili si trovano a cercare, a inseguire: un'impressione, un sospetto, una curiosità che li spinge oltre i limiti del prevedibile, talvolta del lecito. E la raccolta si completa con un vero e proprio romanzo di formazione in miniatura, ambientato negli spazi metafisici della Murgia. "Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle."
I racconti di "Non esiste saggezza" provengono dai luoghi della realtà quotidiana: sono volti che emergono dalla folla dei viaggiatori, in zone neutrali di transito. Soprattutto, figure di donne: con esse, la voce del narratore è partecipe, solidale, protettiva, come a voler condividere il peso di un segreto in varie forme doloroso, a volerle affrancare da un destino ostile. Appaiono improvvisamente: a un casello autostradale, la bambina solitaria chiede a un automobilista ignaro di accompagnarla verso il mistero. L'attesa notturna in un aeroporto è colmata dai versi di una poetessa russa, dalla sosta sfuggente di una sconosciuta. E, improvvisamente, queste donne scompaiono: dall'ambulatorio di una missione umanitaria, ultimo posto in cui sono state viste una dottoressa volontaria e la ragazza colombiana sua compagna, nella rischiosa sfida a ingiustizie e prevaricazioni. I personaggi maschili si trovano a cercare, a inseguire: un'impressione, un sospetto, una curiosità che li spinge oltre i limiti del prevedibile, talvolta del lecito. E la raccolta si completa con un vero e proprio romanzo di formazione in miniatura, ambientato negli spazi metafisici della Murgia. "Le cose non esistono se non abbiamo le parole per chiamarle."