
E' la storia di un vecchio pescatore che a Scano Boa "in cima" al Delta del Po, vive l'ultima disperata avventura: la pesca dello storione. E' ancora una sconfitta e decide di morire. Sulla chiatta che trasporta la sua bara, una donna, raccolta lungo il tragitto, partorisce il suo bimbo. La vita e la morte, a Scano Boa, si accordano.
Durante un'inchiesta su operazioni finanziarie sospette in Europa, Pierre G Bosco, giornalista della rete televisiva ENN, deve confrontarsi con tre domande che mettono a dura prova il suo idealismo europeista. L'euro, una necessità che nessuno ama, è destinato a unire l'UE, oppure a provocarne la disintegrazione? La Germania, oggi superpotenza continentale, salverà l'Europa, oppure finirà per distruggerla per la terza volta in un secolo? L'Occidente, assediato dall'imperialismo russo, dall'Islam radicale e dall'espansionismo cinese, riuscirà a mantenere l'egemonia strategica sul pianeta? In un racconto ricco di colpi di scena, dove s'intrecciano realtà e fantasia, storia e cronaca, il lettore accompagna il protagonista in incontri segreti nelle sedi del potere mondiale: dalla BCE alla Commissione di Bruxelles, dall'Eliseo al Parlamento europeo, dalla Cancelleria tedesca alla Casa Bianca, dal palazzo del governo di Riyad al Giardino dei Giardini a Pechino. Intanto la coraggiosa, e sempre più complessa, inchiesta di Bosco è segnata da una misteriosa scia di sangue: che cosa ha scoperto il giornalista di così scottante per essere colpito negli affetti più cari e diventare a sua volta vittima di attentati e ricatti? In un affresco incredibile, dove convergono varie trame totalmente credibili, Antonio Maria Costa raffigura lo scenario mondiale odierno - che conosce personalmente, per aver lavorato al vertice di diverse istituzioni internazionali...
"Mi è venuto in mente che sarebbe stato bellino scrivere un libriccino su tutto quello che c'è, di significativo e di godibile, a Pisa. Non, intendiamoci, una vera e propria guida turistica. Piuttosto, un pot-pourri di aneddoti, descrizioni, impressioni. Qualcosa che possa colpire tutti, pisani e forestieri, esperti e novellini, gente colta e livornesi. Qualcosa che non spieghi, ma piuttosto incuriosisca. 'Ti garberebbe?' gli ho chiesto io (che, d'altronde, sono pisano). "Dio Bono!" mi ha risposto lui. Ed eccoci qua."
E se un giorno Dio, in piena crisi esistenziale, si travestisse da pittore del Rinascimento o da chitarrista rock, da trapezista o da cortigiana, per cercare di comprendere gli uomini, quelle sue creature ribelli che ormai gli sembra di non capire più? Così infatti si presenta il Creatore davanti a Teliqalipukt, il "suo primo consigliere", una specie di angelo mandato sulla terra con lo scopo di seguire gli uomini per poterli poi raccontare ai "piccoli immortali, i suoi allievi". E proprio a lui Dio chiede di spiegarglieli, gli uomini, lui che li ha conosciuti da vicino. Inizia così una sorta di "terapia" in cui Teliqalipukt (vecchia conoscenza dei lettori di Roberto Vecchioni), di seduta in seduta, si fa cantastorie per Dio. Da Catullo a JFK, passando per Shakespeare e Federico II, i protagonisti dei racconti - che danno forma a un unico romanzo - sono accomunati dalla volontà di ribellarsi a un destino che appare già segnato. E così scopriamo che Oscar Wilde dopo anni di carcere vive sotto falso nome nel nord della Francia; che il matematico Evariste Galois muore in duello non a causa di una donna ma per il risultato sconvolgente delle sue ricerche; che sir Alec Guinness si converte dopo uno strano colloquio in una chiesa durante le riprese del film in cui veste i panni di padre Brown; che il campione del mondo di scacchi Capablanca non ha perso il suo titolo come credevamo...
Conosce le loro regole, ma non è uno di loro. Sopporta notti insonni e lunghi appostamenti, inseguendo segreti antichi come l'Italia. La gente lo guarda da lontano, con sospetto. Perché un poliziotto siciliano, in Sicilia, è quasi un controsenso: è un traditore, un terrorista, un matto che si ostina a credere nella giustizia quando nessuno ci crede più. È un uomo destinato a restare solo. Forse per questo ha qualcosa che gli altri poliziotti non hanno: un vero e proprio sesto senso per la mafia. Gli uomini d'onore la chiamano "sbirritudine", e lui ce l'ha all'ennesima potenza: a capo di una squadra investigativa speciale, da anni cerca di scardinare il clan di Fifi Bellingeri, che sta insanguinando le strade di Prezia. Inchiesta dopo inchiesta si avvicina al suo obiettivo, ma ogni volta la cattura sfuma all'improvviso. Interessi personali, collusione, falsi incidenti, truffe: gli ostacoli sono sempre nuovi e arrivano anche dall'alto, perché nel sistema sono tutti d'accordo, come ai tempi del Gattopardo. Ma per lui lottare contro Cosa Nostra non è una scelta, è la vita. Per arrivare fino in fondo dovrà sfidare la legge, i superiori, i mafiosi stessi, disobbedendo agli ordini e vivendo nell'attesa, nascosto e braccato come un predatore. O come un latitante. Perché in una terra di nessuno, in cui Stato e mafia si confondono, assomigliare ai propri nemici è molto più facile di quanto non si pensi.
Il senatore Publio Aurelio Stazio ha appena deciso di mettere la testa a partito rinunciando alle sue numerose eccentricità per mostrarsi ligio alle convenzioni - o almeno per fingersi tale - quando l'Urbe viene insanguinata da una serie di omicidi esplicitamente dedicati a lui, le cui vittime sono tutte donne con cui in passato era stato in rapporti intimi. Non volendo ammettere alcuna responsabilità nella tragica fine delle donne uccise - diversissime per aspetto, carattere, ceto sociale e stile di vita - il patrizio reagisce cercando ostinatamente un legame capace di unire le vittime al di là della sua persona, scavando a fondo nel passato di ciascuna, fino a portare alla luce molti inconfessabili e antichi segreti. Ma intanto i suoi avversari approfittano della situazione e della malattia del suo vecchio amico Claudio, ora imperatore di Roma, per estrometterlo dal Senato, accusarlo dei delitti e farlo dichiarare con false prove nemico di Roma, aspettandosi che si tolga di mezzo da solo dandosi dignitosamente la morte. Ma Aurelio è risoluto a vendere cara la pelle...
Il Brenta da una parte, il Piovego dall'altra. Due corsi d'acqua stringono a tenaglia una terra piatta, umida e tignosa dove l'afa d'estate è mortifera. Tra queste campagne c'è San Vito Oltrebrenta. Una chiesa, tre condomini e qualche villetta su una strada lunga e dritta che spacca in due l'intero paese. Con un bar da una parte e uno dall'altra. In mezzo, cinesi, zingari, una banda scalcinata di delinquenti locali, una statua di Sant'Antonio e un carabiniere che crede di sapere il fatto suo. Un romanzo che gioca con i dialetti, i colori, il sangue e le corrotte geometrie umane e sociali di una terra epica.
A Napoli dopo la guerra non c'è rimasto nemmeno il tempo di pensare. I mesi si sono fatti polvere, polvere sono le case bombardate, polvere è il cibo liofilizzato che riempie i piatti, e i sogni pure sono "polvere di stelle", come canta per le strade un motivetto hollywoodiano. Però sotto la polvere la città è viva, anarchica, persino spudorata. Soprattutto se a raccontarla sono gli occhi di un ragazzino; soprattutto se il ragazzino è Roberto De Simone. La cronaca di un anno eccezionale, un romanzo di formazione fatto di episodi brevi e spesso ambigui, sempre acutissimi. I bombardamenti, l'amicizia, i bordelli e il contrabbando. E poi il conflitto fra cultura scritta e cultura orale. Ma anche la fede, i voti e i miracoli: il passaggio dalla religiosità popolare a quella stimolata dai media - i rotocalchi diffondono le immagini di "un bel frate con la barba nera" che risponde al nome di padre Pio. E infine, naturalmente, la musica: quella che il piccolo protagonista suona al pianoforte, ma anche le canzonette e i canti popolari. De Simone attinge alla memoria delle immagini e a quella delle parole per restituirci il ritratto fedele di una città grottesca e sublime, che anche "nel periodo della più calamitosa miseria" mantiene salda la consapevolezza di sé.
Ucciso da una pallottola dell'americano Mr. Smith nel 1987, il questurino Sarti Antonio risorge dalle proprie ceneri, quasi miracolosamente, sette anni dopo. I cinque testi qui riuniti, quattro racconti e un romanzo breve, tutti editi tra 1994 e 2001 su riviste e pubblicazioni ormai irreperibili, segnano appunto il ritorno dell'amatissimo sergente al suo pubblico. L'essere scampato alla P38 di Smith l'ha reso più duro, più diffidente, più smaliziato, più autonomo. Più deciso nell'affrontare i diversi frangenti, più capace di orientarsi con maggiore sicurezza in un mondo che dispiega a ogni passo orrori senza fine. Una nuova forza che, unita al pudico e profondo senso di pietà, all'onestà testarda di voler sempre capire, rendono questo Sarti Antonio "seconda maniera" un uomo più attrezzato per viaggiare lungo i molteplici inferni del presente.
Quando Raimondi Cesare, ispettore capo della Questura di Bologna, comincia dicendo: "Sarti Antonio è uno dei nostri più validi collaboratori, un poliziotto del quale ho la massima fiducia e stima", Sarti Antonio, sergente, sa che il seguito della storia sarà una fregatura. Infatti si impantana nella speculazione edilizia, è costretto a vagare nel freddo e nell'umidità delle stupende Valli di Comacchio alla ricerca dell'assassino della donna che doveva proteggere e che gli hanno ammazzato proprio sotto il naso mentre era nascosto, in agguato, nelle botti immerse nell'acqua delle valli... Situazione deprimente! Se non ci fosse una bella ragazza che vuole vederci chiaro e stimola in tutti i modi, leciti e illeciti, Sarti Antonio, sergente, affinché l'aiuti a capire. Che poi la legge trionfi, non è detto.
Dalla felicità di vivere, dal sentirsi vivi nasce quest'opera, diario di un viaggio in Sardegna, pubblicata per la prima volta nel 1932 dallo scrittore appena ventiquattrenne. Fin dalle prime pagine la Sardegna diventa pretesto e occasione per esprimere una profonda ansia e frenesia di conoscenza. L'incontro tra Vittorini e le cose, la natura, i villaggi o le città, gli uomini, si realizza sempre con l'entusiasmo di chi vive proiettato fuori di sé, con un'apertura totale alle novità, con lo sguardo dei bambini e dei poeti. Prefazione di Michela Murgia. Introduzione e bibliografia di Silvio Guarnieri.
Una malattia. Un voto, un miracolo. L'anoressia ti succhia il fisico e la felicità. Ci puoi morire, o restarne segnato per sempre. Lei ci era finita dentro senza un perché, eppure sapeva che il suo destino era buono. C'era una promessa, e la certezza che i miracoli avvengono. Arrabbiata e dolente, la storia di una ragazza e di una generazione, tracciata dai libri letti e assaporati, che tornano alla memoria per guidare la strada. In una biblioteca raffazzonata e ideale, i passi per scoprirsi unici e amati, e guarire.