
Nessuno lo avrebbe mai più dimenticato, quel venerdì. Venerdì 13 ottobre 1307, a Parigi. Il giorno del tradimento e dell’infamia, il giorno della fine dei Templari.
Certo non lo avrebbe mai dimenticato Sir William Sinclair, discendente di messer Stefano Saint-Clair, che due secoli prima, a Gerusalemme, aveva fondato l’Ordine insieme ad altri monaci.
Sir William sedeva nel consiglio dei Templari, era il custode del misterioso tesoro che era rimasto sepolto per secoli sotto le macerie del Tempio di Salomone e che aveva fatto la fortuna dell’Ordine. Per questo, il giorno in cui Filippo il Bello, re di Francia, e papa Clemente V scatenano la caccia ai Templari, Sir William non può far altro che fuggire. Con lui, pochi fedeli sopravvissuti e una donna, Lady Jessica Randolph baronessa di St. Valery. Sarà proprio lei a far comprendere a Sir William che è giunto il momento di lasciarsi alle spalle la fedeltà e i voti fatti a una Chiesa che lo ha tradito e ha messo in pericolo la sua vita.
Il suo destino è quello di raggiungere la terra di cui parla la tradizione templare, al di là del Grande Mare d’Occidente, l’unico luogo in cui potrà custodire il tesoro dell’Ordine e trovare finalmente la pace.
Per alcuni Cesare è il nome di un traditore della patria, per altri quello di un eroe. Un destino stranamente ambiguo per un uomo che non è abituato a esitare. Che ha attraversato il Rubicone e ha marciato verso Roma in armi, sfidando la legge e suscitando l’ira di Pompeo e del Senato. Ora i suoi avversari non sono più barbari da sottomettere nel nome della Repubblica, questa volta è contro la sua gente che dovrà combattere, in una guerra civile che lo porterà di nuovo lontano dalla città eterna. In campi di battaglia che, ancor prima del suo arrivo, già risuonano della sua fama, tra la Grecia, l’Asia e l’Egitto della splendida Cleopatra, si ammanterà di nuove vittorie. Ancora una volta si leveranno le armi, cadranno i suoi avversari, ripiegheranno infine gli eserciti nemici, decretando un solo vincitore. Saranno anni intensi e dolorosi, e solo al termine di lunghe peregrinazioni Cesare potrà tornare a Roma in trionfo, e qui gettare le basi di quello che diverrà il più grande Impero di tutti i tempi. Ma quanto più in alto vola l’aquila, tanto più rovinosa è la sua caduta, quando la storia ha deciso un epilogo che sembra non rendere giustizia.
India 1923. Piena di speranze e sogni, Olivia lascia l'Inghilterra e giunge in India, a Satipur, come giovane sposa del funzionario britannico Douglas Rivers. Douglas trascorre larga parte del suo tempo al Distretto a servire con zelo la madre patria in quel continente lontano. Olivia si aggira così da sola nella sua grande e anonima casa indiana, con tutte le porte e le finestre serrate per difendersi dal calore e dalla polvere, implacabili a Satipur. Tuttavia, non tarda a scoprire che gli inglesi, che pure dovrebbero condurre una vita avventurosa in India, sono irrimediabilmente, inguaribilmente noiosi. Inevitabile dunque che gli inviti a cena da parte del governatore indiano, un uomo forte e virile, si trasformino in un pensiero destinato a riempire le giornate e il cuore di Olivia. Sedotta dai costumi esotici, dai riti e dalle antiche tradizioni dell'India, Olivia, incurante dello scandalo, si innamora perdutamente del Nawab e fugge nel suo palazzo. Cinquant'anni più tardi, quando i movimenti giovanili occidentali riscoprono l'India come terra della magia e di una condotta di vita alternativa, anche Anne, giornalista inglese, parte per il grande paese orientale. Con sé porta le lettere che Olivia, la prima moglie di suo nonno, scrisse alla sorella Marcia in quegli anni lontani, e la stessa passione e curiosità per quel luogo così misterioso e ammaliante. Per un crudele scherzo del destino, Anne ripercorre le orme di Olivia più fedelmente di quel che avrebbe mai creduto...
Una grande camera da letto di un pallido ed elegante azzurro chiaro, con una grande finestra che dà sul giardino e la fontana. Per la quattordicenne Emily il ricordo della camera azzurra è indissolubilmente legato a quello della madre, ma ora quella camera è occupata da un'altra donna e per Emily si apre il momento della nostalgia e del ricordo.
Con le incisioni originali del 1844, uno dei meno conosciuti tra i "Racconti di Natale" di un autore classico della letteratura mondiale in una nuova traduzione di Marina Vaggi. "Dickens incanta la nostra attenzione con figure che balenano evidentissime... tante sono le strade che conducono alla poesia" (Cesare Pavese).
"Conan Doyle sarà commerciale finché si vuole, ma è scrupoloso, accurato, non privo di un certo piglio classico. La sua pagina è discretamente elaborata, consistente, perfino elegante; non corre via come un monotono flusso di cliché. Se la paragoni alla prosa di certe narrazioni coeve e altrettanto popolari (per esempio Fantomas, Arsenio Lupin) la differenza è enorme." (Carlo Fruttero e Franco Lucentini)
Jean-Jacques Rousseau - filosofo, romanziere, pedagogo-educatore, compositore, teorico rivoluzionario della politica - è in fuga. Fugge dall'intolleranza e dalla persecuzione, dopo che i suoi avversari lo hanno pubblicamente proclamato uomo pericoloso per la società. David Hume, il più illustre filosofo di lingua inglese del tempo, esempio universalmente riconosciuto di rettitudine, viene in suo aiuto. Accoglie Rousseau e il suo piccolo cagnolino, Sultan, in Inghilterra. Ma la loro amicizia si guasta rapidamente e tra i due nascono un odio e una rivalità inimmaginabili. Edmonds e Eidinow raccontano come due giganti del pensiero si trasformarono in nemici mortali. Ma "Il cane di Rousseau" è anche una godibilissima storia di compassione umana, tradimenti, odio e rancore, e un affresco puntuale dell'ambiente filosofico dell'illuminismo europeo.
"Canto di Natale" ebbe immediato successo fin dal suo primo apparire nel 1843. Vi si narra l'inquietante notte di Natale di Ebenezer Scrooge, un uomo d'affari avaro ed egoista, che ha sempre preferito contare i suoi soldi piuttosto che pensare agli altri e festeggiare il Natale. Questa volta, però, lo aspetta una Vigilia molto speciale, durante la notte riceve infatti la visita di tre spiriti: il fantasma del Natale passato, il fantasma del Natale presente e quello dei Natali futuri, che gli faranno capire ciò che veramente conta nella vita... Questo primo racconto inaugurò una consuetudine natalizia che avrebbe visto Dickens scrivere negli anni successivi altri quattro "Canti di Natale". Cinque storie animate da fantasmi, folletti e fate, che della festività sacra propongono diverse interpretazioni, sottolineandone, di volta in volta, la giocosità, la solitudine, le miserie dell'infanzia, l'aspetto soprannaturale o di satira sociale.