
Il Corporate e Investment Banking (C&IB) che emerge, ad oltre un decennio dalla crisi finanziaria del 2008, appare trasformato in diversi aspetti importanti. Innanzitutto, è diventata sempre più evidente la distinzione tra una attività di C&IB alimentata e arricchita dalla cosiddetta "finanza per la finanza" e un C&IB legato alla finanza per l'economia, funzionale cioè alla domanda di servizi finanziari delle imprese. Lo scoppio e la propagazione della crisi hanno avuto conseguenze di non poco conto: alcune delle maggiori banche di investimento a livello mondiale sono fallite o sono state incorporate in operazioni di salvataggio; il mix di attività si è profondamente modificato e i modelli di business sono stati ridisegnati; il ciclo dei profitti si è drasticamente ridimensionato. L'attenzione di questo libro è rivolta solo al C&IB al servizio della domanda delle imprese, attività che la crisi non ha messo in discussione, proprio per il fatto di essere strettamente connessa ai fabbisogni dell'economia reale. In questo contesto, il caso italiano presenta aspetti specifici: soffre di un ritardo strutturale nello sviluppo del mercato del C&IB, solo in parte riequilibrato negli ultimi tempi. C'è da aggiungere anzi, che gli sviluppi in corso a livello europeo, attraverso l'attuazione della Capital Market Union, rendono ancora più evidente il ritardo italiano. In virtù di queste considerazioni, si può ritenere realistico che il nostro sistema di offerta di servizi finanziari alle imprese debba affrontare una trasformazione piuttosto profonda. E infatti troppo fragile una economia che si regge in misura così ampia sul credito bancario ed è in questa prospettiva che va visto l'interesse crescente per lo sviluppo del mercato delle attività di C&IB.
Sigmund Freud ha messo più volte in luce la centralità del corpo nella costruzione del mondo psichico. Questa inscindibilità della mente dal corpo era stata sostenuta secoli prima da Spinoza e ha trovato nel Novecento importanti conferme in campo fi losofico da parte di Merleau-Ponty e in seguito grazie al contributo di psicoanalisti come Daniel Stern. Oggi questa ipotesi è stata confermata da ricerche che hanno esplorato le dinamiche corporee nello sviluppo infantile, dalla gravidanza ai primi anni di vita, e che hanno trovato ulteriori evidenze negli studi delle neuroscienze. Azione e percezione sono processi intimamente legati nel cervello e le ricerche sul ruolo del sistema motorio nella costruzione della mente relazionale rinforzano la visione d'inscindibilità tra mente e corpo. Anche in campo clinico, la terapia della parola, che ha fondato la cura psicoanalitica, si è modificata valorizzando le comunicazioni preverbali ed extraverbali intrecciate con il corpo, che ne hanno ampliato lo scenario relazionale. Il libro esplora questi nuovi ambiti della ricerca in campo infantile e neurobiologico, per poi prendere in considerazione le implicazioni cliniche. Prefazione di Lynne Murray.
Cos'è oggi il corpo? Uno strumento della volontà? Un ornamento plasmabile per vie estetiche o chirurgiche? Un supporto a ornamenti e accessori? Una forma, una zavorra, un confine? Antropologi, psicologi, semiologi, sociologi, riuniti per l'occasione, parlano del corpo in rapporto all'interiorità ed al mondo esterno.
Il corpo vive nel tempo quotidiano, ma ha bisogno delle parole per acquisire un posto nella storia. Il caso greco è emblematico, perché i Greci hanno elaborato i corpi, hanno esaltato la forza dell'esteriorità e hanno narrato il gusto per i dettagli, ma hanno anche intravisto la fragilità di quella bellezza su cui fondavano tutta la loro passione descrittiva. Alla luce della caducità dei corpi, essi hanno ipotizzato una presenza dirompente oltre il fenomenico: l'anima. Al tempo stesso la cultura greca non ha smesso di usare una retorica dei corpi per presentare una società modello; non ha smesso di creare parole per definire il corpo, lasciando in eredità descrizioni memorabili, dotate di stabilità semantica, capaci di imprimere nella mente l'idea fisica di tanti personaggi: dal ciclope alla sfinge, dal centauro all'Achille piè veloce, alla dea dagli occhi cerulei agli Achei vestiti di bronzo.
L'autrice propone un metodo integrato per la cura dei disturbi gravi di personalità e dei disturbi narcisistici, ponendo l'accento sulla disregolazione affettiva che è alla base dei vari tratti disfunzionali e dei sintomi corporei di queste patologie. Ogni capitolo presenta un caso particolare illustrato dall'inizio alla fine del trattamento e mostra in dettaglio come lavorare con gli specifici problemi e sintomi che sorgono in questi pazienti e che attaccano il corpo, dalla bulimia all'autolesionismo, dalla diffusione di identità sessuale alla reazione psicosomatica. Si propone innanzitutto una revisione dell'eziopatogenesi dei disturbi di personalità, illustrando come alla base delle dinamiche patologiche vi siano traumi interpersonali a partire dai primi anni di vita. Il corpo riceve ampia attenzione nel trattamento, nelle sue complesse interazioni di corpo-mente-cervello, ed è visto come il principale tramite dello sviluppo relazionale disfunzionale.
In tempi recenti, i concetti di framing e di frame analysis sono diventati centrali negli studi sulle rappresentazioni mediali e giornalistiche, oltre che nell’analisi dei processi di costruzione delle news. Il riferimento al frame abbonda nelle indagini empiriche sui contenuti mediali, talvolta con non poche forzature teoriche e indeterminatezze concettuali; la stessa nozione di frame si presta a un utilizzo talora disinvolto, dovuto alla sua intrinseca interdisciplinarità e al sovrapporsi e stratificarsi di diverse accezioni.
Il volume esplora il dibattito intorno al frame come strumento teorico-empirico, analizzandone il ruolo nel definire le rappresentazioni del reale, in particolare per quel che riguarda il mondo dei media e del giornalismo.
“Incorniciare” i fatti e gli eventi, proporre una chiave di lettura e infine suggerirne un’interpretazione sono azioni che i media operano quotidianamente: compito dello studioso, dell’operatore dell’informazione come del pubblico è conoscere e decodificare queste dinamiche nonché le connessioni con le dimensioni politiche o culturali, particolarmente significative per l’analisi dei processi di costruzione sociale della realtà.
Il coordinatore svolge un ruolo essenziale per le prestazioni di welfare alla persona (sociali, sociosanitarie e socioeducative), ponendosi fra vertici organizzativi, operatori e utenti e assumendo una funzione di cerniera fondamentale per la buona riuscita dei servizi stessi. È una figura che per lo più si è formata "sul campo", da autodidatta, senza avere mai sistematizzato e condiviso competenze, approcci, impostazioni, metodi e tecniche e senza pertanto essersi mai pienamente legittimata in modo autorevole. Il volume si propone di definire questo profilo, fino ad oggi "nascosto", e di evidenziarne le potenzialità. Si rivolge ai professionisti del sociale (assistenti sociali, psicologi, educatori, sociologi, infermieri, pedagogisti) che sono coordinatori, a chi ne svolge di fatto le funzioni anche se non viene chiamato tale e a chi desidera diventarlo.
Da tempo, nel mondo dei servizi alla persona è emersa e si sta rafforzando l'esigenza di figure professionali capaci di assumere, all'interno delle organizzazioni, un ruolo fondamentale e insostituibile di "cerniera" tra la dimensione gestionale e la dimensione operativa del lavoro socioeducativo e di adottare, nell'assunzione di questo ruolo, uno sguardo pedagogico. Ma in che senso si può parlare di coordinamento pedagogico? A quali istanze può rispondere? Quali funzioni e quali compiti possono essergli assegnati? E ancora, quali iniziative strutturali può assumere un'organizzazione al fine di mettere i propri coordinatori nelle condizioni di adempiere alle funzioni connesse al proprio ruolo in modo sempre più efficace e positivo? Questi sono solo alcuni degli interrogativi ai quali gli sguardi plurali sul coordinamento pedagogico raccolti all'interno di questo volume cercano di proporre possibili risposte.
Con questo terzo volume si conclude la prima parte di un'ampia e non ancora ultimata ricerca collettiva (coordinata dalla Cattedra di Storia delle relazioni internazionali della Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Napoli Federico II) volta a ricostruire alcuni poco conosciuti aspetti e momenti della politica mediterranea nel secondo dopoguerra. Gli autori dei saggi qui pubblicati fanno parte di un affiatato e stabile gruppo di lavoro, nel quale esperti ricercatori di già comprovata esperienza e riconosciuta professionalità, per scelta condivisa, sono affiancati da giovani promettenti studiosi che incominciano a muovere i loro primi passi nel mondo della ricerca scientifica. Sulla base di minuziose e approfondite indagini dirette in archivi in larga parte inesplorati, gli autori di questo volume dimostrano con estrema chiarezza come l'Italia, nei limiti delle sue possibilità, fosse realmente in grado di svolgere in maniera concreta quella funzione di "ponte" fra Occidente e Oriente arabo, che da tempo la nostra diplomazia rivendicava nelle varie sedi internazionali.
I principi del cooperative learning si integrano con i presupposti dell'educazione linguistica, dando vita ad un progetto di "laboratorio" per lo sviluppo della competenza linguistica nella scuola primaria, che vede in primo piano l'alunno con il suo bisogno di utilizzare la lingua per comunicare in un clima di confronto e di sostegno reciproco.
In un momento storico caratterizzato da repentini e numerosi cambiamenti nel campo culturale e sociale si assiste ad una crescente richiesta di formazione che consenta agli individui di essere all'altezza e al "ritmo" di una società conoscitiva, in continuo progresso e mutamento. Il "Cooperative learning" si inserisce in questa ricerca di una scuola "a misura di allievo" suggerendo ai docenti degli obiettivi formativi che promuovano lo sviluppo olistico della personalità e, nel contempo, rispondano alle esigenze di una didattica sempre attuale, rispondente e al servizio dei bisogni formativi di ciascun allievo. Questo libro offre alcuni spunti di riflessione sulla condizione dell'infanzia di oggi e sui fondamenti teorici del "cooperative learning" cercando di suggerire, anche attraverso molteplici spunti operativi, come questo metodo possa coadiuvare, fin dalla scuola dell'infanzia, l'azione del docente per costruire un ambiente educativo di apprendimento nel quale le azioni del "fare, del pensare e dell'agire relazionale. dell'esprimere, del comunicare" diventano prodromi di un equilibrato ed armonico sviluppo della persona. Destinato a Dirigenti scolastici e ad insegnanti di ogni e grado.
Siamo tutti diversi ma anche uniti da connessioni profonde. Nel conoscere e comporre contiguità e distanze, prossimità e meticciati, si esercita quell'arte del convivere frutto di realismo politico e di speranza. È il realismo di fronte a un mondo plurale. È l'augurio che non sì ripeta l'impazzimento della pluralità nel conflitto. È la realizzazione di una civiltà fatta di tante civiltà o di tanti universi culturali, religiosi e politici, senza svendita e senza paura delle identità. La coscienza di quanto sia necessaria la civiltà del convivere è l'inizio di una cultura condivisa. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, e storico del mondo contemporaneo e in particolare del Cristianesimo.