
Sono trascorsi settantacinque anni dall'attuazione del Piano Marshall e dalla nascita dell'Organizzazione europea di cooperazione economica che nel dopoguerra ha legato tra loro gli Stati dell'Europa occidentale. È giunto, quindi, il momento di rileggere la storia di questa progressiva costruzione a partire dal ruolo dei governi nazionali e attraverso l'evoluzione delle istituzioni, il processo di integrazione, la dimensione economica, l'influenza delle trasformazioni sociali; e riconsiderare anche l'interazione con le maggiori dinamiche e i più importanti attori internazionali che hanno contribuito a disegnare la natura e i confini geopolitici di ciò che s'intende per Europa. Antonio Varsori ci accompagna in questo percorso - fatto di grandi speranze, crisi, audaci iniziative, radicali trasformazioni - per comprendere i caratteri e le ragioni di un soggetto che ha concorso a determinare l'assetto dell'Occidente così come lo conosciamo.
Le vicende linguistiche fanno da guida nella storia e nella cultura italiana: dalla frammentazione medievale alla subalternità rispetto al latino umanistico, dalla codificazione cinquecentesca alle nuove esigenze della società moderna (scienza, economia, pubblicistica), dalla nascita dello stato unitario e dei mezzi di comunicazione di massa - con la generalizzazione dell'uso dell'italiano e il rapido declino dei dialetti - alle tendenze evolutive odierne. Fino al primo Novecento lingua nobilmente letteraria, lontana dalla vita quotidiana della maggioranza della popolazione, ora lingua sottoposta alle tensioni che sempre accompagnano le fasi di allentamento della norma grammaticale, l'italiano è specchio fedele del paese e delle sue contraddizioni.
Gli oltre settant'anni di storia repubblicana sono stati segnati da trasformazioni epocali dell'Italia, divenuta uno dei Paesi più industrializzati del mondo. La diffusione di un benessere finora mai conosciuto è stata accompagnata da fenomeni sociali dirompenti e talora drammatici. La mentalità e i costumi si sono radicalmente modificati, così che, a distanza di pochi decenni, l'Italia della II guerra mondiale e del dopoguerra appare irriconoscibile e dimenticata. Questo libro si propone di ricostruire l'evoluzione storica del nostro Paese, a partire dalla fine del conflitto mondiale e dalla scelta per la Repubblica nel 1946. Gli autori hanno dato spazio non soltanto alle decisive vicende politiche e istituzionali, ma anche alle citate trasformazioni sociali, senza dimenticare il fenomeno mafioso, l'impatto dei mass media, gli sviluppi del volontariato sociale, il ruolo della Chiesa. Importanti sono le pagine dedicate alla storia e alla memoria delle vittime della violenza terroristica, delle mafie e delle tante tragedie "naturali" che hanno segnato la nostra storia nazionale. Da questo libro emerge altresì la storia di un sistema politico perennemente fragile, passato attraverso le fasi dell'alleanza resistenziale, poi della Guerra fredda e del centrismo, in seguito del centro-sinistra, della "solidarietà nazionale" e del "Pentapartito". A dispetto delle apparenze, la fragilità è rimasta negli ultimi tre decenni, segnati dall'alternanza tra centro-destra e centro-sinistra, fino al terremoto elettorale del 4 marzo 2018. Questo ulteriore aggiornamento, redatto nel giugno 2019, propone una sommaria ricostruzione - più di cronaca che di storia - del quadriennio intercorso tra l'ascesa alla guida del governo di Matteo Renzi e la nuova situazione politica scaturita dal voto del 4 marzo 2018. L'aggiornamento è stato esteso anche all'ampia bibliografia che correda il testo.
Il secondo volume della Storia dell'Italia contemporanea ripercorre l'itinerario politico che nell'Ottocento definì il carattere del liberalismo italiano nel modificarsi degli scenari europei. Andrea Ciampani esplora il progressivo riconoscimento della patria nazionale, tra pressioni extraparlamentari e ricerca di rappresentanze politiche adeguate al Paese. Roma capitale, stabilità istituzionale e pareggio del bilancio furono le priorità che accompagnarono il dibattito sulla trasformazione dei partiti risorgimentali. Nei governi Depretis prese forma la sfida liberale di una nazionalizzazione inclusiva, con allargamento del suffragio elettorale, tentativi di riconciliazione col mondo cattolico, sviluppo economico e progetti di legislazione sociale, nel quadro della pace europea della Triplice Alleanza. Sandro Rogari affronta l'alternativo progetto di Crispi che condusse il liberalismo italiano in una competizione identitaria. Le rilevanti riforme attuate e le tensioni tra crescita industriale e partito agrario furono gestite per dar vita a uno Stato forte, sostenuto da nazionalismo e colonialismo, mentre si politicizzava la rappresentanza sorta per dar voce alla questione sociale. Il travaglio dell'Italia umbertina, modificando gli equilibri tra sovrano, governo, Parlamento, coalizioni d'interessi e masse popolari, alimentò le contrapposte idee d'Italia che segnarono l'alba del Novecento.
Il volume, presentato in un'edizione aggiornata agli ultimi eventi - la crisi pandemica, le nuove forme di rappresentanza e il ritorno della guerra in Europa -, propone una sintesi originale e accurata di ottant'anni di storia italiana alla luce delle continue interazioni fra quadro interno e contesto internazionale. Un itinerario composito e plurale, attraversato da snodi e momenti, opportunità e rischi: dal declino della parabola fascista alla guerra fredda, dalla costruzione europea alla scelta atlantica, dai movimenti sociali alle sfide globali del nostro tempo, dal crollo dei partiti alle tensioni che scuotono la democrazia in Occidente. L'autore definisce il ritratto di una comunità nazionale democratica e partecipativa, una Repubblica perennemente in bilico tra continuità e rottura, tradizione e innovazione.
L'unificazione dell'Europa si è avviata dopo la seconda guerra mondiale a partire da forme di integrazione economica. Sono diverse le fasi che hanno scandito tale processo: dalla messa in comune del carbone e dell'acciaio alla moneta unica, fino ai tentativi di costruire l'unione politica e di far parlare l'Europa con una sola voce sulla scena internazionale. Una necessità che si è resa urgente, in particolare, a seguito degli avvenimenti in Afghanistan e Ucraina. Morelli e Sondel-Cedarmas descrivono l'evolversi dell'integrazione europea alla luce del confronto tra l'approccio sovranazionale, diretto a limitare la sovranità degli Stati e a riconoscere poteri effettivi alle istituzioni comuni, e quello intergovernativo che, al contrario, ha voluto difenderne le prerogative sovrane. La decisione di unificarsi è stata una necessità derivante dalla constatazione dell'incapacità degli Stati di affrontare divisi le sfide da fronteggiare: la ricostruzione post-bellica, la crescita economica, l'aiuto ai paesi in via di sviluppo, le relazioni con le superpotenze. Nonostante contraddizioni e limiti, l'Unione europea è una delle realizzazioni più rilevanti nella storia del continente in quanto ha garantito la pace, consolidato la democrazia, assicurato un ragguardevole livello di benessere ai cittadini.
La storia dei bambini che attraversa nei secoli soprattutto la società occidentale e in particolare quella ispanica, ci obbliga a rivedere, assieme all'autore, la storia della cultura dal punto di vista dell'infanzia. Buenaventura Delgado basa la sua ricerca sull'esame della legislazione civile ed ecclesiastica, delle fonti mediche scientifiche e popolari, della tradizione letteraria orale e scritta, della documentazione iconografica e archeologica e di ogni sorta di materiale utile ad esplorare le rappresentazioni sociali dell'infanzia.
L'India è il secondo paese più popoloso del pianeta, è la più grande democrazia del mondo, ha un'antica e complessa civiltà e, nonostante persistenti problemi di povertà e di analfabetismo, ha un'economia che, trainata da settori di punta quali l'industria del software, si è sviluppata a ritmi vertiginosi. Tuttavia, troppo spesso, l'India continua a essere percepita come il paese dei santoni, delle carestie e delle vacche sacre, e la sua società come statica e con un economia ristagnante. La "Storia dell'India" di Torri, sulla base di una documentazione amplia e aggiornata, mette radicalmente in discussione questi stereotipi. Nelle sue pagine, la millenaria storia indiana si rivela come quella di una società caratterizzata, fin dai tempi più antichi, da continui processi di mutamento, frutto di vivaci rapporti culturali e commerciali con il resto del mondo. Ne emerge la vera identità dell'India, paese immenso, rutilante, contradditorio, dinamico e feroce. La narrazione, che inizia con la creazione dei primi insediamenti umani stabili (ca. 7000 a.C.), si conclude al giorno d'oggi.
"'L'histoire de l'éducation dans l'Antiquité', apparsa a Parigi nel 1948 per le Éditions du Seuil, è l'opera centrale di Henri-Irénée Marrou (Marsiglia 1904-Parigi 1977), grande studioso del cristianesimo antico, esperto epigrafista, importante teorico della storiografia, appassionato musicologo, intellettuale impegnato in vari gruppi del cattolicesimo sociale francese. Marrou non poteva pensare di dovere gran parte della sua fama proprio a quest'opera erudita e complessa, ma come talvolta accade per testi che vengono a colmare un vuoto e per autori che costruiscono il proprio oggetto osando dove altri non si sono spinti, la Storia è diventata uno dei suoi scritti più ammirati, letti e tradotti. In Italia è stata pubblicata presto, nel 1950, da "Studium" nella collezione in cui era apparso 'Umanesimo integrale' di J. Maritain e 'Cattolicesimo' di Henri De Lubac, ed ha avuto un'eco significativa anche oltre la cerchia degli specialisti degli studi classici" (dalla Prefazione di Giuseppe Tognon).

