
Il manuale, che intende proporsi per impostazione e dimensioni come un moderno e aggiornato strumento didattico per i corsi di lingua e letteratura inglese, raccoglie i contributi di alcuni dei maggiori specialisti italiani.
Muovendo dalle prime espressioni letterarie nella lingua che diventerà l’inglese, il volume segue i percorsi dei fenomeni culturali e degli autori che, a partire dall’alto Medioevo, hanno dato vita a una delle letterature piú ricche e affascinanti dell’Occidente: dall’anonimo estensore del Beowulf all’opera di Chaucer, dai poeti e drammaturghi elisabettiani con al centro la figura grandissima di Shakespeare – agli scrittori dell’età giacomiana e carolina, da Milton e Dryden a Bunyan e ai commediografi della Restaurazione, per concludersi con la produzione letteraria del Settecento, vista nei suoi aspetti peculiari – il neoclassicismo, la nascita del romanzo – e nelle sue componenti anticipatrici di una sensibilità, per certi aspetti, non solo romantica ma già moderna. Un viaggio straordinario, dunque, che dai kennings dei canti dei bardi nordici conduce all’eleganza e alla raffinata ironia dei romanzi di Jane Austen.
La Gran Bretagna ha interpretato nella storia degli ultimi due secoli un ruolo da protagonista assoluta. Presa spesso a modello, invidiata, temuta, a lungo la maggior potenza mondiale, oggi conosce forti contrasti.Il libro ne ripercorre la storia fino ai giorni nostri in una sintesi che prende in esame i suoi aspetti economici, sociali, politici e culturali.
La globalizzazione è il concetto più impiegato per caratterizzare l'epoca in cui viviamo; essa è, per così dire, la quintessenza della contemporaneità. Ma le sue radici affondano addirittura nel Medioevo, e i processi che hanno portato alla condizione odierna sono attivi da tempo, da ben prima che il concetto di globalizzazione venisse coniato, e sono l'espansione europea, il sorgere di un'economia mondiale, la connessione dei continenti attraverso le emigrazioni di massa, l'allargamennto planetario delle relazioni internazionali, e la formazione di una cultura cosmopolita.
La Germania è da sempre un enigma di non facile interpretazione per gli altri popoli, nel bene e nel male. Nell'epoca di Angela Merkel, all'ammirazione per la "locomotiva d'Europa", fulcro del processo di integrazione continentale, è subentrato il timore per una potenza in grado di tenere sotto scacco le altre economie europee. Per districare i nodi del presente e guardare con consapevolezza ai traumi del passato, Gustavo Corni propone di rileggere la storia tedesca in un'ottica di lungo periodo. Il percorso che si apre con i brillanti successi politico-diplomatici di Otto von Bismarck e giunge fino alla caduta del muro di Berlino, alla riunificazione gestita da Helmut Kohl e alle sfide del presente è straordinario e drammatico al punto che si è parlato di un sonderweg, una "via peculiare". Grazie a Bismarck, la Germania nacque sconvolgendo gli equilibri europei, ma unificando soltanto una parte delle popolazioni di lingua e cultura tedesca. Da queste particolari condizioni di partenza maturarono le premesse dei tormentati eventi novecenteschi: l'imperialismo guglielmino, la grande guerra, il diktat di Versailles, l'occasione sprecata di Weimar, infine l'ascesa del nazismo. Solo andando alle radici si possono comprendere il forsennato sogno di dominio di Hitler, il suo "tragico successo" popolare, il dramma senza pari dell'olocausto e il disastro della seconda guerra mondiale. E proprio la capacità di tener desta la coscienza della barbarie nazista è tra i fattori che hanno permesso alla Germania di risollevarsi, di sopportare la divisione lungo la cortina di ferro e di raggiungere la riunificazione. I protagonisti, le trame politiche - ufficiali e sotterranee -, le trasformazioni economiche, sociali e culturali: Storia della Germania è un riferimento per chiunque voglia conoscere meglio il "paese di mezzo", il più ammirato e insieme il più temuto d'Europa.
Il volume, opera di tre specialisti di storia economica e politica, storia sociale e storia della cultura, traccia un dettagliato panorama del secolo di storia francese che va dalla fine dell'avventura napoleonica allo scoppio della Grande guerra, da Waterloo a Sarajevo. L'opera divide in due il secolo individuando nella svolta del 1848 il trapasso da una Francia rurale e romantica a un paese che si apre all'industria e alla democrazia. Il volume è suddiviso in capitoli sulla politica, la posizione internazionale, la demografia e la società, la cultura.
Il volume si apre con l'entrata in guerra della Francia nel 1914 e si chiude con l'avvio della presidenza Chirac; gli autori, per attraversare un secolo che annovera due guerre mondiali, quattro regimi politici successivi, la decolonizzazione, individuano come linea guida la storia politica, ma con un'attenzione marcata anche alle trasformazioni socio-economiche del paese particolarmente dell'epoca seguente la seconda guerra mondiale, periodo a cui è dedicata oltre la metà del libro.
Questo terzo e ultimo volume della "Storia della famiglia in Europa" conclude un'opera di sintesi che indaga la storia sociale degli ultimi cinque secoli attraverso le trasformazioni della famiglia e della vita quotidiana della gente comune. Il XX secolo è stato il secolo delle guerre mondiali, delle crisi economiche, delle ideologie e dei regimi. Ma è stato anche il secolo dei diritti sociali, della crescita economica e dell'avvento dello Stato di welfare e grandi cambiamenti si sono verificati per quanto riguarda le donne e i loro diritti, il lavoro e l'immigrazione, l'instabilità domestica e la legislazione.
Dal "mostro" del mondo greco-romano alla teratologia ottocentesca, dalle pedagogie speciali sviluppatesi a partire dal Seicento agli stermini della Germania nazista, la disabilità fa parte da sempre della storia del genere umano. Nel libro se ne ricostruisce l'articolato percorso storico fino a segnalare il rischio che la crisi dello Stato sociale ci riporti oggi a un "welfare caritatevole" noncurante dei diritti e si registra, al contempo, l'attuale protagonismo di persone e associazioni.
Questo saggio si raccomanda innanzitutto per la sua capacita' di parlarci della Gran Bretagna di oggi e soprattutto di quella di due secoli che ci siamo lasciati alle spalle. Anche nell'epoca della globalizzazione e della desocializzazione, la patria della rivoluzione industriale e delle istituzioni rappresentative resta un oggetto di studio affascinante
Sono trascorsi settantacinque anni dall'attuazione del Piano Marshall e dalla nascita dell'Organizzazione europea di cooperazione economica che nel dopoguerra ha legato tra loro gli Stati dell'Europa occidentale. È giunto, quindi, il momento di rileggere la storia di questa progressiva costruzione a partire dal ruolo dei governi nazionali e attraverso l'evoluzione delle istituzioni, il processo di integrazione, la dimensione economica, l'influenza delle trasformazioni sociali; e riconsiderare anche l'interazione con le maggiori dinamiche e i più importanti attori internazionali che hanno contribuito a disegnare la natura e i confini geopolitici di ciò che s'intende per Europa. Antonio Varsori ci accompagna in questo percorso - fatto di grandi speranze, crisi, audaci iniziative, radicali trasformazioni - per comprendere i caratteri e le ragioni di un soggetto che ha concorso a determinare l'assetto dell'Occidente così come lo conosciamo.
Le vicende linguistiche fanno da guida nella storia e nella cultura italiana: dalla frammentazione medievale alla subalternità rispetto al latino umanistico, dalla codificazione cinquecentesca alle nuove esigenze della società moderna (scienza, economia, pubblicistica), dalla nascita dello stato unitario e dei mezzi di comunicazione di massa - con la generalizzazione dell'uso dell'italiano e il rapido declino dei dialetti - alle tendenze evolutive odierne. Fino al primo Novecento lingua nobilmente letteraria, lontana dalla vita quotidiana della maggioranza della popolazione, ora lingua sottoposta alle tensioni che sempre accompagnano le fasi di allentamento della norma grammaticale, l'italiano è specchio fedele del paese e delle sue contraddizioni.
Gli oltre settant'anni di storia repubblicana sono stati segnati da trasformazioni epocali dell'Italia, divenuta uno dei Paesi più industrializzati del mondo. La diffusione di un benessere finora mai conosciuto è stata accompagnata da fenomeni sociali dirompenti e talora drammatici. La mentalità e i costumi si sono radicalmente modificati, così che, a distanza di pochi decenni, l'Italia della II guerra mondiale e del dopoguerra appare irriconoscibile e dimenticata. Questo libro si propone di ricostruire l'evoluzione storica del nostro Paese, a partire dalla fine del conflitto mondiale e dalla scelta per la Repubblica nel 1946. Gli autori hanno dato spazio non soltanto alle decisive vicende politiche e istituzionali, ma anche alle citate trasformazioni sociali, senza dimenticare il fenomeno mafioso, l'impatto dei mass media, gli sviluppi del volontariato sociale, il ruolo della Chiesa. Importanti sono le pagine dedicate alla storia e alla memoria delle vittime della violenza terroristica, delle mafie e delle tante tragedie "naturali" che hanno segnato la nostra storia nazionale. Da questo libro emerge altresì la storia di un sistema politico perennemente fragile, passato attraverso le fasi dell'alleanza resistenziale, poi della Guerra fredda e del centrismo, in seguito del centro-sinistra, della "solidarietà nazionale" e del "Pentapartito". A dispetto delle apparenze, la fragilità è rimasta negli ultimi tre decenni, segnati dall'alternanza tra centro-destra e centro-sinistra, fino al terremoto elettorale del 4 marzo 2018. Questo ulteriore aggiornamento, redatto nel giugno 2019, propone una sommaria ricostruzione - più di cronaca che di storia - del quadriennio intercorso tra l'ascesa alla guida del governo di Matteo Renzi e la nuova situazione politica scaturita dal voto del 4 marzo 2018. L'aggiornamento è stato esteso anche all'ampia bibliografia che correda il testo.