
Questa edizione - la terza a quasi dieci anni dalla prima - consegna all'analisi del rapporto tra mercati e istituzioni una fase storica. Una fase caratterizzata, da un lato, da nuovi interventi correttivi pubblici e dall'altro, dal ripiegarsi delle politiche pubbliche su schemi vincolistici di bilancio. La "fear of debt" appare giocare un ruolo prevalente nelle strategie pubbliche, in netto contrasto con le aspettative di sviluppo con cui aveva preso l'avvio il decennio precedente. Ne sono conferma le costruzioni europee che con i Trattati del 2012 "Fiscal compact" e "European Stability Mechanism" mirano a stabilizzare la moneta comune, con la cui introduzione si era aperto questo secolo, e ciò nel tentativo di contrastare le incrinature dell'edificio europeo eroso nelle sue fondamenta da egoismi nazionali e logiche di arroccamento. Non si intravedono segnali di solidarietà finanziaria se non quelli attesi dalla finestra di opportunità verso un "reshaping" del processo di integrazione europea costituito dall'avvio dell'Unione Bancaria prevista per la fine del 2014. D'altro canto il pendolo delle relazioni tra mercati e istituzioni registra, nell'arco di pochi anni, oscillazioni che fino allo scorso secolo richiedevano periodi ben più lunghi. Cercare di ordinare in schemi sistematici l'impianto di queste relazioni si fa meno facile sotto gli urti della "contemporaneità". Ma questo è il compito che questo libro si è assunto e a cui - si spera - possa adempiere anche in questa terza edizione.
Il libro è una sintesi lucida ed esaustiva delle conoscenze maturate in materia nell'ambito della psicologia scientifica. Dopo una panoramica sulle varie tipologie di menzogne e dopo uno sguardo anche a quanto accade nel mondo animale, l'autore esplora i modi con cui si fabbrica e si comunica la menzogna, ma anche quelli con cui la si smaschera e la si scopre. Chiudono il libro alcune considerazioni sulle menzogne nei campi della scienza, della pubblicità e del potere politico.
Oggi le scienze della mente sono divise tra due paradigmi contrapposti: sulla base dell'analogia tra mente e computer, il primo paradigma concepisce la mente come una macchina manipolatrice di simboli, ignorando il sistema nervoso e tutto il corpo nella loro fisicità; il secondo paradigma ritiene che la mente possa essere compresa solo attraverso modelli interpretativi direttamente ispirati alla fisicità del sistema nervoso e del corpo. L'autore descrive una serie di simulazioni che mostrano in che modo i modelli proposti consentono di studiare capacità cognitive più complesse per arrivare all'evoluzione culturale e tecnologica e all'organizzazione economico-politica delle società umane.
Grazie a oggetti che occupano poco più che il palmo di una mano, siamo in grado di gestire calendari, documenti e rapporti personali con una facilità tale che molti restano disorientati quando si trovano a dover eseguire queste operazioni senza l'ausilio dell'elettronica. Ci sono appelli allarmati di chi invoca una minore invasione della tecnologia a favore di un'interazione diretta, nel timore che un ricorso eccessivo all'intelligenza artificiale condizioni negativamente la nostra capacità di pensare. Prensky non la pensa così, egli dimostra che un uso intelligente della tecnologia potenzia la mente e le sue abilità, piuttosto che inibirle. L'autore illustra come una combinazione ragionata delle capacità del pensiero, come l'assunzione di decisioni o il ragionamento complesso, con le possibilità concesse dalla tecnologia porti indubbi benefici al nostro funzionamento cognitivo. Come fare in modo che mente e tecnologia estendano a vicenda i rispettivi potenziali? Ricercando la saggezza digitale, un'interconnessione tra umano e tecnologico che consenta all'homo sapiens di cogliere le maggiori sfide del XX secolo, affrontando con efficacia le prossime fasi dell'evoluzione cognitiva.
La mentalizzazione si riferisce alla capacità di "pensare" gli stati mentali propri e degli altri (sentimenti, desideri, intenzioni e gli stessi pensieri); essa sta alla base della possibilità dell'uomo di mettersi in relazione con i suoi simili, di essere cioè un "animale sociale" come diceva Aristotele. Si tratta di un costrutto fondamentale anche in campo psicoterapeutico, per quanto riguarda la valutazione nella pratica clinica e l'impostazione terapeutica. Questo volume, grazie al contributo dei maggiori studiosi dell'argomento, presenta in modo articolato i diversi aspetti della mentalizzazione, illustrandone le ricadute pratiche nell'intervento clinico. Un testo per tutti coloro che a diverso titolo - psicologi clinici, psichiatri, psicoterapeuti - si dedicano alla cura della mente.
La mentalizzazione gioca attualmente un ruolo importante in molte psicoterapie rivolte agli adulti. Questo libro mostra come le concezioni sullo sviluppo del sé e delle relazioni interpersonali possano aiutare nel sostenere il benessere emotivo dei bambini e degli adolescenti sia all'interno della pratica clinica sia in altri contesti. Con il contributo di esperti internazionali, tra cui Peter Fonagy e Mary Target, il volume esplora il concetto di mentalizzazione da un punto di vista teorico, l'utilità degli interventi basati sulla mentalizzazione nei servizi di psicopatologia infantile e l'applicazione della mentalizzazione nei contesti di comunità e nelle scuole. Il testo è di particolare interesse per i clinici e per quanti lavorano in ambito terapeutico con i bambini e le loro famiglie, ma si rivolge anche agli insegnanti, ai ricercatori e agli studenti interessati alla salute mentale del bambino e dell'adolescente, agli studiosi di psicologia dello sviluppo e della cognizione sociale.
Il volume, che si giova dei contributi di svariati studiosi, è diviso in tre parti. Nella prima (Teoria) si analizza la relazione tra esperienze traumatiche e sviluppo dei sistemi cognitivi, affettivi, rappresentazionali e relazionali del Sé, e vengono sottolineati gli effetti negativi del trauma sui principali parametri della salute psichica, nonché sullo sviluppo dei centri neuronali implicati nella regolazione affettiva. Nella seconda parte (Ricerca) vengono presentati studi originali, di natura teorica ed empirica, sulla complessa relazione che intercorre tra qualità delle esperienze di attaccamento e sviluppi traumatici. Nella terza parte, infine (Clinica), emerge la linea portante del volume: la rottura, nell'individuo, della rappresentazione di sé e del proprio rapporto col mondo, tipica del trauma, viene messa in rapporto con un deficit nelle capacità di mentalizzare i vissuti emotivi. In ragione di tale deficit, gli autori sostengono la necessità che il trattamento delle sindromi post-traumatiche sia orientato a incrementare la mentalizzazione, sviluppare le capacità di identificazione ed esplorazione delle emozioni, lavorare sugli stati mentali attuali e sviluppare la capacità di abitare il proprio corpo. Prefazione di Philip M. Bromberg.
Nella prima parte, "Il sottosuolo", il protagonista racconta la sua infanzia e la formazione della personalità più nascosta (il sottosuolo per l'appunto). Nella seconda, "A proposito della neve fradicia", ripercorre alcuni episodi della sua vita dove più emerge il "sottosuolo". Segue alcuni compagni di scuola ad una cena, sfoga poi l'amarezza per le offese subite su Liza, una prostituta incontrata in una casa di tolleranza, mostrandole con durezza che cosa l'aspetta nel futuro. Dopo qualche giorno Liza ritorna da lui col desiderio di una vita pura, ma viene trattata con disprezzo e volgarità. Per umiliarla le mette in mano un biglietto da cinque rubli, che poi ritroverà sul suo tavolo quando la donna se ne sarà andata, testimonianza della grande dignità di Liza.
La nascita di uno statuto letterario germanico, durante l'Alto Medioevo, rappresentò una conquista culturale mediata dalla cristianizzazione e dalle relative necessità liturgiche, dottrinarie ed esegetiche. Poiché la conversione al Cristianesimo delle numerose etnie germaniche richiese quasi un millennio, non stupisce che il diverso grado di integrazione delle élite barbariche nell'universo dottrinario e culturale della Chiesa - erede di molti valori della cultura greco-romana - si tradusse in una altrettanto lenta percezione della dignità dei propri volgari in funzione di lingua scritta, la cui forma richiedeva l'acquisizione di una coscienza 'alfabetica' e di forme 'scrittorie' locali ancora inedite. La frammentazione culturale che ne conseguì e la prolungata assenza di un canone alfabetico univoco perle singole lingue - unitamente all'egemonia esercitata ancora per secoli dalla cultura latina - si tradusse in risultati letterari tra loro disomogenei in ciascuna area linguistica. Il monopolio degli studi e della cultura scritta, esercitato per secoli in Occidente dall'autorità ecclesiastica, ebbe conseguenze dirette sul piano del contenuto e della relativa trasmissione. Il volume cerca di raccogliere e introdurre i principali documenti e i relativi generi letterari delle singole tradizioni linguistiche del Medioevo germanico, a partire dalla più antica traduzione della Bibbia in gotico fino agli esempi più raffinati del patrimonio letterario poetico e prosastico.