
Il volume nasce da un'attività di ricerca riguardante l'approccio pedagogico del Service Learning (o Apprendimento Servizio), strategia molto diffusa a livello internazionale, specie negli Stati Uniti e nell'America Latina, che ora sta prendendo piede anche in Europa, ma che è scarsamente conosciuta in Italia. La proposta pedagogica del Service Learning sembra particolarmente interessante sotto il profilo formativo, per la sua capacità di collegare l'apprendimento scolastico alla vita reale, favorendo lo sviluppo delle competenze che la scuola o l'università richiedono, e, al tempo stesso, indirizzandole verso interventi socialmente significativi, sviluppando così responsabilità sociale. Nella prima parte del lavoro viene delineato lo scenario culturale e pedagogico che è a fondamento del Service Learning, mentre la seconda parte fornisce le linee progettuali e metodologiche della proposta e numerose esemplificazioni di esperienze realizzate nei diversi contesti dell'apprendimento scolastico e accademico italiano, dalla scuola dell'infanzia fino all'università. Chiude il volume una sezione antologica, che consente di approfondire alcune idee che stanno alla base del Service Learning e di inquadrare tale proposta in un quadro teorico e valoriale coerente.
"Oltre l'apprendimento. Un'educazione democratica per umanità future" è una raccolta di riflessioni che, nel loro insieme, costituiscono una teoria sull'educazione o, come argomenta l'autore, un modo di comprenderla e accostarvisi, proponendosi come strumento fondamentale per (futuri) educatori e insegnanti. Molte pratiche educative presuppongono una determinata idea di ciò che significa essere umani e condurre un'esistenza umana: lo scopo dell'educazione diviene in questo modo la produzione di particolari soggettività e identità, come la persona razionale, l'individuo autonomo o il cittadino democratico. "Oltre l'apprendimento" si chiede che cosa può accadere all'educare se consideriamo la domanda sull'essere umani come radicalmente aperta: come una domanda cui si può cercare risposta solo nel mentre del percorso educativo e non prima. Il volume propone un modo diverso di concepire l'educazione, che si incentra sui modi in cui gli umani vengono al mondo come esseri unici attraverso risposte responsabili a ciò e a chi è altro e diverso. "Oltre l'apprendimento" solleva riflessioni cruciali sulla pedagogia, sull'idea di comunità e sulla responsabilità educativa, supportando gli educatori nel comprendere cosa comporta impegnarsi per un'educazione veramente democratica. Nel 2008 il volume si è aggiudicato il Critics' Choice Book Award dell'American Educational Studies Association.
L'ideologia del multiculturalismo ha una teoria assai riduttiva del riconoscimento delle diversità/differenze culturali, che a sua volta rimanda a modi riduttivi di intendere le stesse differenze culturali. Per esempio, il multiculturalismo riconosce il diritto a parlare la propria lingua, perché ritiene che parlare una lingua significhi appartenere a un altro mondo, e che i mondi linguistici siano "intraducibili", il che può essere vero per molti aspetti, ma in ogni caso produce due effetti negativi. Primo, rinuncia a fare uno sforzo per far accedere tutte le persone, quale che sia la loro lingua, a quei servizi essenziali che richiedono solo un minimo di conoscenze linguistiche per essere fruiti; secondo, sottovaluta il fatto che quando si tratta di risolvere dei problemi nella vita pratica esiste una ragione prelinguistica che può mettere in sintonia le persone, come quando si tratta di darsi una mano per soccorrere una persona in difficoltà. Il saggio vuole mettere in luce i limiti delle attuali semantiche del riconoscimento attraverso cui vengono definite e trattate le differenze culturali, per esplorare un'ipotesi: per creare una reale comunicazione interculturale occorre incoraggiare un modo di guardare alle differenze che sia capace di riconoscere nell'altro la comune umanità. Questo è il compito della ragione relazionale.
L'impegno educativo nell'ambito del disagio, della marginalità, della devianza, richiede un'identità teorica forte che in qualche modo faccia da bussola per aiutare l'educatore a navigare le «agitate acque» dell'emergenza sociale. Un'intenzionalità pedagogica che deve esprimersi in un movimento continuo di andata e ritorno tra teoria e prassi, affinché quest'ultima non cada nell'improvvisazione, nell'estemporaneo, nel casuale, o in una forma più o meno esplicita di buon senso, e la riflessione teorica non divenga fine a se stessa, perdendosi nell'astrazione. Il Metodo Integra nasce da un'attività di continua autoriflessione e condivisione di pratiche educative, dal dialogo costante tra teoria e prassi, a valle di anni di lavoro in contesti di particolare difficoltà. Una difficoltà legata alla carenza del tessuto sociale che rende una storia difficile enormemente più difficile, proprio perché il contesto non sostiene la difficoltà: il bambino con difficoltà spesso vive in una famiglia difficile, in un quartiere difficile, in una città difficile, in una Regione difficile. Educare in queste situazioni significa riuscire ad incarnare le teorie e orientare le pratiche nel confronto con questo quotidiano, con questi bambini e ragazzi, non smettendo mai di immaginare con loro e per loro un altrimenti e un altrove.
Quali significati veicolano gli oggetti di design? Come riflettono la personalità di chi li acquista e come possono, al tempo stesso, rispecchiare in sé l'intero ciclo di progettazione, produzione, distribuzione e consumo? A queste domande cercano di rispondere gli autori, mostrando come la psicologia del lavoro e delle organizzazioni, la psicologia dei consumi e della personalità, nonché il marketing, siano discipline coinvolte in questa nuova definizione del rapporto tra domanda e offerta.
Dai disastri di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima abbiamo fatto sicuramente molta strada, ma che cosa facciamo con i rifiuti e le scorie che le tecnologie nucleari producono? Possiamo dire "lo scopriremo più tardi" e che alla fine una soluzione emergerà, ma non sarebbe giusto condannare le generazioni future a farsi carico delle conseguenze delle nostre scelte. Per questa ragione gli oggetti e le tecnologie che costruiamo dovrebbero essere veramente buoni.
"'L'Occhio e lo Spirito' è l'ultimo scritto che Merleau-Ponty poté portare a termine. André Chastel gli aveva chiesto un contributo per il primo numero di "Art de France". Egli ne fece un saggio, al quale consacrò la gran parte dell'estate nell'anno (1960) che doveva essere quello delle sue ultime vacanze. Stabilitosi, per due o tre mesi, nella campagna provenzale, Merleau-Ponty reinterroga la visione, e al tempo stesso la pittura. O piuttosto, egli la interroga quasi fosse la prima volta, come se tutte le sue opere precedenti non pesassero sul suo pensiero, ovvero pesassero troppo, in modo tale che egli dovette dimenticarle per riconquistare la pienezza dell'incantamento." (dalla prefazione di Claude Lefort)
Fin dalla prima pubblicazione, "Occhio e cervello" si è imposto in tutto il mondo come una imprescindibile introduzione al fenomeno della percezione visiva. Benché le edizioni successive abbiano incluso nuove scoperte e idee, per la prima volta Richard Gregory ha completamente revisionato e aggiornato il testo, aggiungendo anche oltre 30 nuove illustrazioni. Il fenomeno dell'illusione ottica continua a essere il principale tema del libro, con un nuovo tentativo di fornire un chiaro sistema di classificazione. Compaiono per la prima volta le sezioni su cosa vedono i bambini e come imparano a vedere, sulla percezione del movimento e sull'impatto delle nuove tecniche di rappresentazione del cervello.
Il volume raccoglie alcuni saggi dell'autore sul cinema, materiali diversi tra loro perché il suo rapporto con il grande schermo è sempre stato intenso ma ha subito le curve di attenzione e i vuoti di una ricerca mediologica che sin dall'inizio ha tentato di spingersi oltre una storia o estetica o sociologica del cinema. Minimo comune denominatore che li lega è il transito dalla dimensione analogica alla dimensione digitale, un nodo che consente di rileggere per intero ogni scienza del linguaggio filmico e cinematografico.
Questo classico di Eugen Fink è una rara incursione della filosofia nel territorio del gioco. Che cos'è il gioco? Come si rapporta alla vita? Perché è importante e addirittura essenziale per l'esistenza umana? Il gioco, secondo Fink, è una dimensione che si aggiunge a tutte le nostre esperienze, compreso l'amore, compresa la morte, arricchendole di una distanza, appunto lo spazio speciale di un'"oasi". È un libro che ci dà ancora parecchio da pensare perché apre una moltitudine di problemi. In questa edizione italiana è accompagnato dalla trascrizione di una conferenza (inedita anche in tedesco), in cui Fink riprende i fili principali del suo discorso sul gioco.
Come si favorisce l'allattamento materno? Quali sono i segnali di fame del lattante? Come si gestiscono le coliche? Come si introducono i nuovi alimenti nello svezzamento e quali sono le strategie migliori nel caso di rifiuto del cibo? Il libro risponde ai dubbi e alle domande dei genitori e degli educatori riguardo all'alimentazione nei primi tre anni di vita, dall'allattamento al seno, o con il biberon, alla fase dello svezzamento, dell'esplorazione del cibo e del piacere della convivialità. Uno dei suoi fili conduttori è il confronto tra ciò che accade in famiglia e ciò che i bambini vivono al nido, nella convinzione che si debba favorire un dialogo e uno scambio di buone pratiche da un luogo di cura all'altro. Il testo, agile e documentato senza essere specialistico, offre suggerimenti per gestire situazioni tipiche della vita quotidiana e fornisce semplici indicazioni dietetiche e ricette per i più piccoli.

