
Questo libro parla di un'inquietudine esistenziale per ciò che si muove e perennemente ondeggia e oscilla come la superficie dell'acqua, spingendo l'uomo alla ricerca di ordine e sicurezza sia nel sistema politico sia negli enunciati filosofici. Le avventure sulle acque, i rischi di naufragio, i pericoli marini, l'affanno e la pena, nonché la nostra inadeguatezza antropologica, fanno sì che ci rivolgiamo per la nostra sopravvivenza ad artefatti simbolici, alla retorica, ai "verba" più che alle "res". Digressioni e deviazioni, aforismi, glosse, aneddoti, miti antichi, racconti filosofici: si compone di questo la materia cui Blumenberg attinge per riflettere intorno agli interrogativi che riguardano l'esistere dell'uomo e del mondo.
Kierkegaard (1813-1855), solitario pensatore cristiano e padre dell'esistenzialismo, è un filosofo di prima grandezza per due motivi: da cristiano credente ha approfondito il senso della fede come "salto esistenziale" che solo dona un senso alla vita e fa uscire l'uomo dall'angoscia e dalla disperazione; come filosofo della modernità e critico dell'idealismo tedesco ha portato in primo piano il concetto dell'uomo come "singolo", creando quella figura teoretica da cui è nato il pensiero esistenzialistico. Non si comprende la filosofia moderna prescindendo da questo originale pensatore danese, che costituisce un unicum nel suo genere.
"Ha frequentato il mondo, la corte e i salotti di provincia; si è applicato alle scienze di osservazione e alle scienze astratte, avvicinandosi ora a Gassendi, ora a Descartes, emulo di Galilei e di Torricelli; la sua anima fu una delle più religiose che si siano mai conosciute. La sua vita riproduce tutta la vita religiosa e morale del suo tempo. Questo testimone unico è Blaise Pascal". Questo scrive F. Strowski, il noto interprete del pensiero di Pascal Di Pascal scienziato, filosofo e uomo di fede, Dario Antiseri ricostruisce quelle argomentazioni che lo hanno reso un "classico" del pensiero occidentale.
Il quadro si può leggere in due sensi, la storia raccontata in questo volume è quella vista da rovescio. Il seminatore volge le spalle al sole. La testa ne imita la forma in scala ridotta e vi si inscrive come una ruota dentata fatta muovere da un'altra. Ne riproduce sulla terra la generosità, vale a dire che ne "ha imparato la lezione". Oppure, tutto preso dal lavoro della terra, volta le spalle al gigante luminoso, mostruoso e divorante; o forse prende lo slancio per scagliargli qualche invisibile proiettile.
L'Estratto isola e illustra i capisaldi del Trattato, arricchendo e chiarendo con formulazioni nuove la dottrina della causalità e della credenza. Completa il volume la Lettera di un gentiluomo al suo amico in Edimburgo, in cui Hume respinge le accuse di scetticismo assoluto e di ateismo, mostrando come invece la sua filosofia si concilia con la fede nella trinità e ne costituisce anzi il più saldo fondamento. Pubblicato anonimo nel 1740, nell'estremo tentativo di attirare l'attenzione degli studiosi e del pubblico sulla novità del pensiero espresso nel "Trattato", l'"Estratto" è stato definitivamente attribuito a Hume nel 1938. Ancora più recente (1967) l'attribuzione della "Lettera", la cui prima edizione, anonima, risale al 1745.
La filosofia del secolo XIV nutrì un particolare interesse per i problemi della conoscenza, spesso al centro di animati dibattiti e di approfondite indagini, nella prospettiva di una nuova concezione del sapere, rivolto alla realtà contingente e singolare, in misura più consistente che in epoche precedenti. Oltre agli aspetti logico-epistemologici, messi in luce dalla storiografia degli ultimi anni, un posto di particolare rilevanza ebbe la riflessione sulla natura della conoscenza e sul suo oggetto, sia nelle sue specifiche determinazioni, sia nella sua più generale definizione di termine della conoscenza o di realtà “conosciuta”. La soluzione proposta dal francescano Pietro Aureoli, nota come dottrina dell’esse apparens, aprì un orizzonte nuovo nella cultura del secolo XIV, mettendo in luce, attraverso precise analisi, il valore intenzionale della conoscenza. Il superamento del dualismo fra apparenza e realtà, la determinazione del modo d’essere dell’oggetto conosciuto, l’unità fra soggetto e oggetto nella conoscenza, furono i principali cardini di una dottrina che intese rispondere alle fondamentali domande: “che cosa significa conoscere?” e “che cosa si conosce?”. Sviluppata da Aureoli in occasioni differenti, ma in modo coerente e rigoroso, anche dal punto di vista terminologico, la dottrina dell’esse apparens si rivela una fonte importante per lo studio dell’intenzionalità, sia sul versante storico, sia su quello speculativo. L’esposizione e l’analisi critica della dottrina aureoliana, seguite dalla ricostruzione delle principali reazioni che essa suscitò e dei motivi che spinsero a rifiutarla nel corso del secolo XIV, offrono la possibilità di cogliere un momento significativo della storia del pensiero, non solo medievale.
La lettura del Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) di Galileo Galilei "filosofo e scienziato" costituisce un banco di prova privilegiato per interrogarsi sul significato delle scienze moderne. Con l'uso peculiare della lingua matematica e con la riformulazione dell'esperienza nei termini dell'esperimento, rinforza la nuova immagine copernicana del mondo, permettendone una rappresentazione "scientifica". Nel Dialogo il soggetto di tale sapere nuovo non è propriamente un "io" ; l'io narrante vi è infatti assente, a favore di un "egli narrante" che racconta il darsi della scienza mediante il dialogo di tre personaggi, nessuno dei quali può a totale diritto arrogarsi il titolo di "scienziato":
Con filosofia pratica ci si intende riferire al dibattito nato nella Germania degli anni Sessanta, con l'obiettivo di rilegittimare il sapere filosofico all'interno di un ambito problematico che concerne l'uomo, la sua condotta morale, le dimensioni del vivere associato e della politica. Ciò ha anche il significato di una proposta e di una difesa di quella filosofia che indica come e in vista di cosa agire. Il volume presenta e discute le prospettive sul tema nel pensiero dei più interessanti autori del dibattito: Höffe, Geertz, O'Neill, Gadamer e Taylor.