
Il Lukàcs della maturità, in particolare quello legato all'esperienza de La distruzione della ragione, è stato di fatto dimenticato se non addirittura rimosso. L'assunzione di un modello di storia hegelianeggiante e di razionalità "forte" in controtendenza con le prese di posizione giovanili, quando Lukàcs si trova a difendere con estremo rigore una forma radicale di "etica della convinzione", in polemica contro coloro che vogliono sovrapporre ad essa una "mitica" dimensione storica che non risolverebbe nessuno dei problemi che si pongono alla coscienza individuale, è stata drasticamente e in maniera semplificatoria liquidata come una comprensione acritica dello status quo. La rilettura dell'irrazionalismo filosofico, pur nel suo estremismo e nei suoi limiti, rimane tuttora una denuncia imprescindibile in un momento storico in cui la voce della filosofia sembra essere assente dal dibattito sulla contemporaneità. La distruzione della ragione continua ad essere un'opera di straordinaria attualità per la coerenza rivendicata sulla commensurabilità compiuta tra opzioni teoriche e comportamenti pratico-politici, una coerenza, purtroppo, oggi troppo spesso disattesa. Con un'introduzione di Elio Matassi.
In questo inizio di terzo millennio una grande trasformazione ha investito la vita delle collettività organizzate - che la modernità aveva regolato attraverso il monopolio normativo degli Stati nazionali - fino a mettere in crisi uno dei caratteri ritenuti essenziali del diritto: la dimensione territoriale della produzione normativa e delle funzioni giurisdizionali. I fenomeni che hanno accompagnato la crisi della sovranità statale hanno fatto rinascere gli interrogativi sui problemi dell'universa-lizzazione del diritto e dei diritti, influendo anche sulla politica e sull'esercizio stesso della democrazia e delle sue ragioni, e riproponendo i problemi della fondazione etica delle regole di convivenza collettiva. Facendo tesoro della lezione anticipatrice che viene da due maestri della filosofia giuridica e morale del Novecento, Pietro Piovani e Giuseppe Capograssi, il volume ripercorre le questioni fondamentali che si presentano al centrale intreccio fra etica, diritto e politica nel nostro tempo, mostrando la convinzione che nell'epoca della globalizzazione possano felicemente riprendere vigore le realtà intermedie in grado di consentire lo svolgimento di una dimensione autenticamente sociale della vita comune, creando un ponte fra le ragioni dell'individuo e le ragioni dell'organizzazione collettiva.
Il passato si manifesta sempre nel presente e, nel nostro tempo, ha costruito un mondo alienato, dove la follia dei mercati senza regole, l'iniquità sociale, la precarietà degli equilibri geopolitici, la guerra globale al terrorismo, il rischio nucleare, la distruzione dell'ecosistema, l'inarrestabile migrazione dei nuovi nomadi della terra, la mancanza di un nuovo ordine mondiale che disciplini l'economia globale e stabilisca un nuovo diritto della gente segnano il futuro delle giovani generazioni nel nuovo secolo. Esse sono il futuro, noi siamo il passato che distrugge il presente e pretende di fermare il tempo, di sottrarsi al divenire. Un'illusione. Di qui, in Occidente, l'esigenza di andare oltre, e di costruire un'economia altra e una società altra che diano un senso nuovo al mondo. Si dirà che una tale esigenza è utopia, ma è l'utopia del futuro che muove la storia del presente.
Oggetto del volume, che si presenta come un'elegante scorribanda all'interno di qualche millennio della cultura occidentale, è la storia di una famiglia di metafore connesse all'idea del mondo naturale come cosa da leggere, che Blumenberg traccia per episodi salienti a partire dal biblico "libro della natura" scritto da Dio per arrivare all'interpretazione dei sogni freudiana e al DNA come codice da decifrare. Raccontata letteralmente per immagini, per emblemi, quella che si disegna in questo libro è la storia della conoscenza e del rapporto fra l'uomo e il mondo.
Grazie a un'esposizione chiara e a un linguaggio semplice, ma rigoroso, il volume fornisce una ricca panoramica delle principali questioni discusse all'interno dell' etica filosofica. I riferimenti agli autori classici e alle diverse voci del dibattito contemporaneo vengono riproposti in chiave più teoretica e problematica, che strettamente storica. Ricorrendo ad alcune distinzioni categoriali, oramai affermatesi nel pensiero contemporaneo, il volume prende in esame le seguenti tematiche, e i termini ad esse connesse: l'etica intesa come cura di sé e come riflessione critica sull' ethos vigente; il bene e il giusto; l'identità pratica del soggetto (ragione, valutazione, desiderio, motivazione); il rapporto con il diritto e la religione; la riflessione metaetica; universale e relativo; naturale e antinaturale; libertà e responsabilità; deontologia e teleologia; il conflitto morale; la riflessione normativa attraverso un'esemplificazione (il problema dell'eutanasia); infine, l'etica applicata.
"Dialogo con Platone" intende proporre un metodo per lo studio della filosofia che metta al centro della didattica: il testo, con le sue connessioni interne e con le sue idee organizzative; il coinvolgimento attivo dell'alunno nell'apprendimento delle strutture e delle abilità fondamentali della disciplina come le tecniche di analisi, le procedure argomentative e il lessico specifico. I dialoghi analizzati sono un'occasione, proprio mentre proprio mentre si parla di Socrate e di Platone, per parlare dell'essenza stessa della filosofia: della forma dialettica, dei processi logici e delle finalità del discorso filosofico.

