
"Per quale ragione si compie allora l'azione morale? Perché Giordano Bruno ha salito il rogo? Forse per la semplice pazzia di non voler ritrattare la propria fede?". In questo libro, pubblicato postumo nel 1942 a cura dell'allievo Alessandro Fersen, Giuseppe Rensi affronta il problema del fondamento razionale dell'etica. Ribadendo l'impossibilità di una dottrina morale universale che sappia guidare la vita in tutti i suoi aspetti, privati e politici, il filosofo conduce una critica serrata delle teorie utilitariste - a cominciare dai padri Jeremy Bentham e John Stuart Mill - e accetta i rischi di una riflessione che si gioca ormai sul confine del nichilismo. Preso atto del fallimento di qualunque giustificazione razionale, l'unica motivazione che possiamo accordare all'agire morale è l'assenza di ragione, la pazzia, magari portandoci a postulare l'esistenza di un demone - il daimon socratico - che ci spinge a operare il bene, anche contro la nostra convenienza e la nostra incolumità. Una morale, dunque, al di là del principio di piacere, anormale, essenzialmente spiritualistica, fondata sulla convinzione che non esistono autorità indiscutibili e inattaccabili che possano essere chiamate a garanzia delle nostre scelte. Prefazione di Nicola Emery.
In questa riflessione sulla logica di Hegel. Giuseppe Rensi dimostra come l'esito dei complessi e ardui ragionamenti concettuali del grande pensatore tedesco non sia una somma di astruse e talvolta incomprensibili formule teoretiche, ma la dimostrazione chiara e rigorosa dell'esistenza di un Essere Supremo. Ripercorrendo i luoghi principali delle opere hegeliane dedicate allo sviluppo dialettico della coscienza. Rensi individua nel rapporto tra pensiero e materia il luogo di incontro tra umano e divino, dalla cui feconda e ininterrotta relazione prende forma tutto ciò che chiamiamo con il nome di mondo e realtà. Hegel, così, rivela Dio nella vita interiore dell'uomo.
A ottant'anni dalla pubblicazione de Le Réalisme méthodique (tradotto in italiano e commentato da Antonio Livi nel 2010 per la Casa Editrice Leonardo da Vinci, con il titolo: Il realismo, metodo della filosofia), questo volume di vari autori offre un'ampia disanima delle posizioni favorevoli e contrarie alla tesi del grande filosofo francese Étienne Gilson sull'essenza del realismo filosofico. Ecco gli argomenti trattati nei cinque contributi: Non è l'intenzione ma il metodo a rendere sostenibile il realismo. Gilson critico dell'idealismo (Antonio Livi); Il realismo critico di Jacques Maritain a confronto con Étienne Gilson (Samuele Pinna); Essenza e verità: per una rivalutazione epistemologica del metodo eidetico del filosofare (Francesco Arzillo); Il metodo della fenomenologia e l'impossibile realismo (Francesca Pannuti); Realismo critico ed empirismo logico: sul progetto di eliminare la metafisica (Umberto Galeazzi).
Quale parte del cervello fa di noi "noi"? Il libero arbitrio è un'illusione? Sarà mai possibile costruire un supercervello? Cos'è la conoscenza? Cos'è quella cosa che chiamiamo amore? Restak, uno dei principali esperti mondiali nel campo delle neuroscienze, prende in esame venti complesse domande sulla coscienza, l'identità e la mente. Con le sue straordinarie intuizioni egli mostra i limiti delle nostre conoscenze attuali e illustra gli aspetti scientifici dei sogni, delle sensazioni, dell'immaginazione e della memoria, e spiega in quale modo quella strana materia grigia comune a tutti noi possa forgiare singole personalità tanto diverse l'una dall'altra, creare modi diversi di pensare e suscitare emozioni del tutto personali, come la felicità, la rabbia e perfino l'amore.
Esistenza e Persona riporta degli articoli su argomenti come trascendenza, libertà, amore, amicizia, religiosità, che l’Autrice ha approfondito seguendo la traccia dell’essere. Proprio da qui è nato il confronto tra i principali filosofi contemporanei presi in considerazione: Martin Heidegger e, d’ispirazione tomista, Cornelio Fabro e Carlos Cardona.
L’essere è, infatti, il punto di riferimento ulteriore dell’“esistente” heideggeriano — il Dasein — e della “persona” nella tradizione metafisica tomista.
L’ineludibile confronto viene tematizzato già nel primo capitolo, che delinea l’itinerario speculativo di Heidegger; i due successivi capitoli, s’incentrano sul gran tema della libertà. Il quarto mette in luce il silenzio heideggeriano sull’amicizia. Su questa base si sviluppa l’analisi critica presente nei capitoli cinque e sei. Infine, nell’ultimo capitolo si tratteggiano alcuni suggerimenti che mirano al superamento di uno dei componenti più caratteristici della cultura odierna: il nichilismo.
Cristina Reyes (Cile) è Laureata in Psicologia presso l’Università del Cile (Santiago del Cile) ed è Professore Incaricato di Metafisica presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università della Santa Croce (Roma).
La dimensione estetica associa l'umano sentire a un "comune" che si è soliti qualificare "universale" per via di una natura percettivo-sensibile di cui tutti siamo partecipi e che l'arte trasfigura in forme. Di questo sentire ci parlano le voci diversissime eppure segretamente accordate di venti figure esemplari della cultura moderna che hanno intrecciato nei loro sguardi Occidente e Oriente e che sono qui ripartite sotto tre insegne. La prima, Sguardi da Occidente, allinea le voci di Goethe, Schlegel, Schopenhauer, Montessori, Rilke, Focillon, Lacan, Malraux, Lévi-Strauss, Dorfles, Barthes, Zolla. Sotto la seconda, Sul confine tra Occidente e Oriente, troviamo Solov'ëv e Florenskij. La terza, Sguardi da Oriente, raccoglie le interpretazioni di Tagore, Nishida Kitar?, Coomaraswamy, Kuki Sh?z?, Fung Yu-lan, François Cheng. Sono venti perle di un pensiero comparativo con due secoli di storia scelte per costituire un unico filo di riflessioni sulla bellezza, sullo svelarsi inesauribile dei suoi riflessi; perché, come dice Solov'ëv, «la bellezza non appartiene né al corpo materiale del diamante né al raggio di luce che quello rifrange ma è un prodotto d'ambedue nella loro azione reciproca».
C'è sempre bisogno dell'altro, sia che si dica Altro per volgere gli occhi in alto o altri per edificare la terra, per costruire i rapporti umani familiari e sociali, per immaginare un assetto strutturale ed etico delle città. Soltanto attraverso la lenta e faticosa costruzione dei legami è possibile individuare terreni comuni di incontro. La nostra difficile storia è comprensibile infatti solo attraverso l'analisi dei rapporti sconnessi o costruttivi con cui cerchiamo di legare con gli altri. Attraverso il percorso di alcuni filosofi e dalla lettura di passi scelti della Scrittura, queste pagine intendono accompagnare il lettore all'interno della difficile arte dell'incontro.
La filosofia a cui alludono queste pagine e' cio' che rifugge l'altezza dell'idea, come riflesso di cio' che viviamo giorno dopo giorno, convinta, al contrario, che sia la vita, in tutte le sue complicate manifestazioni, ad offrire al pensiero il luogo della riflessione e della fatica nell'intelligenza. Questo libro, frutto di una meditazione pensosa su quanto ci accade, dai problemi impellenti posti dalla bioetica alle questioni legate al pensiero femminile e a quello culturale ed ecclesiale, non fa che confermare questo pensiero, quello cioe' che sia proprio la vita quotidiana, colma di piccoli gesti e di grandi attese, a costituire il bene che ci abbraccia, anche quando prende la forma di un dolore o di una interrogazione.