
Il dirompente pensiero di Nietzsche ha fatto saltare certezze e stabilità, e ha aperto interrogativi drammatici, ancora privi di risposta. I saggi di Sossio Giametta mostrano in che modo Nietzsche persegua, attraverso uno scetticismo profondo e sconvolgente, l'ideale dell'indipendenza umana e l'educazione di sé e degli altri alla grandezza, rivestendo di alta poesia la multiforme tragedia del vivere; ma anche in che modo egli, sotterraneamente sospinto dalle correnti dell'epoca, per combattere la decadenza nel suo aspetto morboso-estetizzante sviluppi l'altra sua faccia, quella della violenza, accelerando la crisi involutiva della civiltà cristiano-europea giunta al tramonto.
Le conferenze raccolte in questo volume sono la cupola della filosofia dell'essenzialismo di Sossio Giametta, un sistema a posteriori sviluppato liberamente e solo alla fine riportato alla sua scaturigine sistematica. Quando tutto sembrava (all'autore) essere stato detto, nuovi rami sono spuntati dal tronco e hanno arricchito la chioma dell'albero: riflessioni innovative, per non dire rivoluzionarie, sul mondo, sul Bene, sulla Natura, sulle tre missioni essenziali di Nietzsche, sulla metafisica dell'amore sessuale - perla della filosofia schopenhaueriana -, su Gesù, la Chiesa e il Cristianesimo, sul Dio lontano dei laici, sulla finis Europae, sul problema fondamentale delle neuro-scienze e sul dissidio odierno tra scienza e umanità.
"Il tentativo di Fausto Gianfreda è quello di muoversi all'altezza che il pensiero di Heidegger qui richiede; di provare cioè a pensare dentro la svolta che i "Beiträge zur Philosophie" costituiscono. E di rischio si deve parlare, perché quello che qui coraggiosamente si intraprende è il tentativo non tanto o perlomeno non solo di rendere conto della svolta all'interno di una prospettiva storico-genetica del pensiero di Heidegger, quanto piuttosto quello di esplorare, certo anche in relazione all'autointerpretazione che Heidegger offre del percorso che ad essa conduce. Ed è proprio il rapporto tra colui che accoglie e l'accolto, che è poi un rapporto che si dipana nelle sue più diverse declinazioni come rapporto tra esserci ed essere, ma anche, inevitabilmente, tra l'umano e il divino, il nodo dentro il quale si incunea il percorso che attraverso i "Beiträge zur Philosophie" (dentro il cammino di pensiero che essi sono e insieme ad esso), ma anche in connessione con la strada aperta da "Sein und Zeit", viene qui lucidamente tracciato da Fausto Gianfreda: il rapporto tra il Dasein e il Sein appunto, inteso ora, nei "Beiträge zur Philosophie", a partire dall'evento svoltante dentro il quale avviene qualcosa come il suo darsi al Da-sein." (Dalla Presentazione di Luca Illetterati)
La simbolica del Graal, con al centro la vicenda del puro Parzival/Parceval, dà immagine ai motivi fondamentali dell'ultima riflessione della Weil sulle condizioni dell'assimilazione a Dio attraverso la contemplazione del Logos Alogos. Nella leggenda del Graal, Oriente e Occidente comunicano nella salvezza nel segno della Croce del Cristo. È convinzione profonda della Weil che tale comunicazione debba realizzarsi in pienezza proprio nella nostra epoca, attraverso l'educazione alla forma più intensa di attenzione: quella di Dio che si comunica al creato nel sacrificio.
Con questo volume l'autore ha lo scopo di mettere in evidenza i momenti più originali e maturi della filosofia di Muratori in riferimento alla coeva cultura filosofica e scientifica. La ricostruzione del rapporto critico con Descartes e i suoi seguaci colloca Muratori in una posizione molto particolare all'interno dell'ancor viva querelle des anciens et moderns: il netto distacco dal 'settarismo', che si diffondeva anche nella scuola cartesiana, segna la distanza muratoriana dal razionalismo del francese in nome della tradizione sperimentale italiana (in particolare galileiana) e dell'empirismo. Sono messi in risalto anche gli elementi, molto spesso occultati, di una fitta compenetrazione ideologica con alcuni punti della filosofia di Locke, moderati però dalle preoccupazioni per le loro conseguenze etiche e religiose non in linea con il cattolicesimo.
La vittima è l'eroe del nostro tempo. Essere vittime dà prestigio, impone ascolto, promette e promuove riconoscimento, attiva un potente generatore di identità, diritto, autostima. Immunizza da ogni critica, garantisce innocenza al di là di ogni ragionevole dubbio. Come potrebbe la vittima essere colpevole, e anzi responsabile di qualcosa? Non ha fatto, le è stato fatto. Non agisce, patisce. Nella vittima si articolano mancanza e rivendicazione, debolezza e pretesa, desiderio di avere e desiderio di essere. Non siamo ciò che facciamo, ma ciò che abbiamo subito, ciò che possiamo perdere, ciò che ci hanno tolto. È tempo però di superare questo paradigma paralizzante, e ridisegnare i tracciati di una prassi, di un'azione del soggetto nel mondo: in credito di futuro, non di passato.
Il Socrate di Olof Gigon (1912-1998) rappresenta un testo fondamentale per lo sviluppo della storiografia socratica. Esso ci pone di fronte alla seguente questione: che cosa si può veramente sapere sul Socrate storico e che cosa, invece, è da considerare letteratura socratica? Per rispondere a questa domanda Gigon chiama in causa tutte le fonti - non soltanto Platone e Senofonte, ma anche i cosiddetti "socratici minori": Antistene, Eschine, Aristippo, Euclide e Fedone. Attraverso l'analisi delle loro testimonianze l'autore mostra non solo che, a parte pochissime informazioni biografiche, sul Socrate storico non possiamo sapere nulla, ma anche che le dottrine che i suoi discepoli gli hanno fatto pronunciare nei loro scritti non possono essere ricondotte senza contraddizione ad un unico maestro - infatti, se si eliminasse dalle loro opere l'elemento letterario, si perderebbe anche il nesso con Socrate. Allora chi è e chi può essere Socrate per noi? Gigon lo definisce come un limite: non si può, né si può pretendere di sapere perché proprio lui sia diventato l'immagine del vero filosofo. Si deve tuttavia riconoscere che è stato un individuo unico e straordinario, che è diventato il protagonista di un importante genere letterario e che ha segnato l'inizio di un nuovo modo di concepire la filosofia.