
Il volume presenta in prima edizione italiana le tre celebri conferenze tenute nel 1968 dal filosofo John Niemeyer Findlay sul tema dell'Assoluto. Il nucleo della teoria qui esposta è che tutte le cose, dai corpi fisici agli oggetti dello spirito, sono unite da una rete di relazioni. Compito della filosofia è percorrere queste connessioni per ascendere all'essenza, indagare l'assurdo e il negativo dell'esistenza per cogliere in essi le tracce di un trascendente che dà loro significato e offre una possibilità di redenzione. I temi trattati - lo Spazio e il Tempo, la sostanza e la causalità, la vita interiore della mente, la conoscenza, i valori morali, il male - sono per Findlay passi verso la definizione di un Assoluto che sappia risolvere in una sfera oltremondana le contraddizioni di questo mondo.
Proseguendo il discorso ideale, iniziato con la pubblicazione, con l'Editrice Domenicana Italiana, del primo volume dal titolo Verità, bellezza e scienza, e del secondo volume, dal titolo Etica, bioetica e politica, e dal sottotitolo, posto in entrambe, Temi di filosofia aristotelico-tomistica, ora, con questo terzo volume, avente lo stesso sottotitolo e per titolo Attualità di San Tommaso, non fa che ribadire lo stesso proposito; cioè, oggi si avverte la necessità di ritornare ai princìpi ispiratori della filosofia aristotelico-tommasiana. Si tratta, però, di un ritorno da effettuare non mediante un appiattimento anacronistico, che farebbe un torto a questa stessa filosofia, ma mediante un ritorno che ripensi i problemi di oggi alla luce di quei princìpi, i quali, quanto più sono conservati nella loro formulazione originaria, tanto più se ne coglie la loro immensa fecondità euristica, profondamente umana, ragionevole e positivamente laica, nel momento stesso in cui sono applicati, come si fa anche in questo terzo volume, ai problemi in cui vive e si dibatte l'uomo moderno. Con questo volume l'Autore intende dimostrare che l'esigenza di tornare in modo particolare all'epistemologia e alla metodologia tommasiana ha dalla sua validi motivi e giustificazioni, perché vede in esse la possibilità per la filosofia e per la teologia di uscire dalle secche in cui da tempo si sono incagliate, dopo aver seguito, e in alcuni casi inseguito, gli orientamenti della filosofia moderna, giunta ormai al capolinea, sebbene continui ad avere ancora i suoi strenui difensori e i suoi santuari. La post-modernità, da tempo iniziata, sta già facendo comprendere che l'uomo ha bisogno di essere aiutato da un pensiero, sia filosofico sia teologico, attento ai problemi reali e non arroccato nei vuoti giochi di parole e negli ossimori, cui la filosofia e la teologia sembra che abbiano affidato le loro ultime carte. L'autore ha voluto soprattuto sottolineare che questo ritorno alla realtà deve essere accompagnato da un'ermeneutica, anch'essa realistica, aperta alla conoscenza oggettiva, che rompa il guscio di una pretesa trascendentalità soggettiva, la cui universalità è solo un pio desiderio dei suoi cultori, allo scopo di leggere, secondo verità e giustizia, sia il grande libro della natura sia tutte quelle immense ricchezze, affidate alla scrittura dai grandi pensatori del passato, presupposti ineliminabili di una communitas dai solidi fondamenti.
Il presente volume offre una introduzione storica, critica e bio-bibliografica sul pensatore e teologo tardomedievale Francesco di Meyronnes, focalizzando l'attenzione sul tema della liberta e della contingenza Dio e libero o no di fare cio che fa? E l'uomo e o non e libero? L'agire divino e o no contingente? Come si rapporta l'uomo a tale agire? Qual e la relazione fra la volonta divina e quella umana? Il volume affronta tali temi alle luce dei pensatori tardo medievali, in particolare analizzando l'opera e il pensiero di Francesco di Meyronnes.
La pubblicazione, nel 1963, del libro di Hannah Arendt "La banalità del male" suscitò un dibattito incandescente, che turbò profondamente Arendt, anzitutto perché quel libro incrinò i suoi rapporti con gli amici e i sodali ebrei di un tempo, tra i quali Gershom Scholem. Ma quel dibattito dai toni accesissimi, che dagli ambienti accademici tracimò sui giornali e sui media del tempo, era destinato a lasciare un segno indelebile sul pensiero e sulla vita stessa di Arendt. Esso inaugurò un lungo e travagliato percorso speculativo che l'avrebbe condotta al capolavoro incompiuto "La vita della mente". La "questione ebraica", così come viene messa a fuoco attraverso il dibattito provocato da "La banalità del male", segna così una svolta radicale nel cammino di pensiero di Arendt e lascia affiorare una concezione assolutamente peculiare dell'ebraismo, distante anni luce dalle versioni allora dominanti, compresa quella difesa dallo Stato di Israele, una concezione che negli scritti arendtiani, fino ad allora, era rimasta sottotraccia.
«Mostrare la verità della fede cristiana attraverso gli argomenti dei filosofi». Questa affermazione, finora completamente trascurata dagli studiosi, sebbene esplicita e quasi solenne, riassume l'intenzione unitaria del pensiero di Meister Eckhart, probabilmente il più discusso tra gli autori del Medioevo latino e tedesco. Predicatore spesso eccessivo e audace, al quale ancora oggi si attribuisce una prevalente inclinazione mistica e irrazionalista confermata dal duraturo successo dei suoi scritti più spirituali, il domenicano rischiò il rogo e venne comunque condannato per eresia, a morte avvenuta, da Papa Giovanni XXII nel 1329.
Il pensiero di Eckhart, sostiene nel suo saggio il filosofo Kurt Flasch, si presenta come una «filosofia dei misteri cristiani» orientata a dimostrare con la ragione non solo la creazione del mondo, ma anche l'incarnazione di Dio e la redenzione dell'uomo.
Sommario
Introduzione (C. Altini). 1. L'intenzione di Meister Eckhart. 2. Conciliare teologia e filosofia. 3. L'uomo giusto e la giustizia. Bibliografia. Vita e opere di Meister Eckhart (G. Cerro).
Note sull'autore
Kurt Flasch, professore emerito di Filosofia medievale alla Ruhr-Universität di Bochum, è socio straniero dell'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma e Visiting professor in numerose istituzioni universitarie, tra cui la Sorbona di Parigi e la Scuola Normale Superiore di Pisa. In Italia sono stati tradotti: Agostino d'Ippona (Il Mulino, 1983, 22002); Poesia dopo la peste. Saggio su Boccaccio (Laterza, 1995); Introduzione alla filosofia medievale (Einaudi, 2002); Niccolò Cusano nel suo tempo (ETS, 2005); Eva e Adamo. Metamorfosi di un mito (Il Mulino, 2007); Niccolò Cusano. Lezioni introduttive a un'analisi genetica del suo pensiero (Aragno, 2011).
Nel 1909, presso l'Accademia teologica di Mosca, Pavel A. Florenskij presentava ai suoi studenti un ciclo di lezioni intitolato Primi passi della filosofia. Con lo stesso titolo fu poi pubblicato, nel 1917, un prezioso volumetto, organica elaborazione delle prime lezioni del corso. La presente edizione restituisce l'insieme dei testi cui è possibile riferirsi, nell'evidente continuità storica e genetica, con il titolo comune Primi passi della filosofia. Oltre agli scritti pubblicati nel volumetto del 1917, viene qui tradotto il manoscritto delle undici lezioni presentate agli studenti nel 1909. L'opera indaga il profondo legame tra Naturphilosophie e religione antica nella prima apparizione del pensiero ionico. La filosofia di Talete, in particolare, ne riaffiora come potente e complessa costruzione speculativa, nutrita della feconda tensione tra l'antichissima radice religiosa e la possibilità, interna alla stessa «visione poseidonica» che l'informa, di trascenderne l'implicito destino.
Cinque sono i quaderni giunti fino a noi del filosofo, matematico e presbitero russo Pavel A. Florenskij. Di questi taccuini, nei quali lo studioso ha riportato note e appunti, è stato sinora pubblicato il secondo, qui in traduzione, risalente al biennio 1904-1905. Quelli sono gli anni in cui in lui avviene il passaggio dagli studi matematici a quelli teologici, studi che in questo quaderno si contaminano a vicenda. L'irruzione dell'irrazionale nel razionale, questa sembra essere una delle linee di ricerca che serpeggiano nel Taccuino. E questa è probabilmente anche una delle ragioni che hanno fatto scegliere al matematico la via della teologia.
«Non esiste uomo che, seppur per un attimo, non sia stato seguace di Platone. Chi può dire di non essersi sentito spuntare le ali dell'anima? Chi non l'ha sentita levarsi verso la contemplazione diretta, immediata di ciò che la grigia coltre di nuvole del quotidiano nasconde alla vista? Chi, grazie all'eros, non ha toccato profondità della conoscenza alle quali la ragione non ha accesso? Chi non ha visto svelarsi la realtà altra e luminosa dove colui che ha conosciuto l'ispirazione incontra de visu gli archetipi eterni delle cose? Chi non ha assistito al crollo, alla caduta del muro invalicabile tra soggetto e oggetto, chi non ha visto l'Io abbandonare i limiti della propria introversione egoistica per respirare a pieni polmoni l'aria rarefatta della conoscenza e fondersi con tutto il creato? E quei "sogni d'amore meravigliosi, puri, senza nulla di terreno, intessuti di profumo di fiori e luce lunare, con i quali oggi si ottenebrano i giorni della giovinezza e che sono sulle labbra di tutti i poeti di tutte le nazioni colte" non sono forse figli del platonismo?».
La filosofia pone domande, ma porre domande non è la cosa più importante, bisogna porre quelle giuste al momento giusto per avere risposte significative e corrette. La filosofia è un'impresa costruttiva in cui l'analisi delle domande aperte è il terreno preparatorio per il design di risposte soddisfacenti. La filosofia è necessaria per ripensare ciò che si può definire progetto umano. E la filosofia evolve come evolve l'umanità. Oggi l'indagine filosofica non può prescindere dalle tecnologie digitali che influenzano e formattano la nostra comprensione del mondo e la nostra relazione con esso. È in corso una rivoluzione, ma il discorso filosofico potrebbe non prendervi parte a meno di riavviare il sistema, proprio come si fa con un computer. Nell'era "onlife" la filosofia è necessaria per dare senso ai cambiamenti radicali prodotti dalla rivoluzione dell'infosfera, ma occorre che sia davvero buona filosofia per affrontare le grandi difficoltà che abbiamo davanti.
Per Luciano Floridi l'informazione è un concetto cruciale, che merita un'indagine approfondita. Questo libro, frutto di lunghi anni di studio, presenta dunque il primo programma di ricerca unitario e coerente per quello che era un campo ancora inesplorato: la filosofia dell'informazione. Il libro spiega che cos'è la filosofia dell'informazione, esplora la natura complessa di vari concetti e fenomeni informativi e dà risposta ad alcune delle classiche domande filosofiche in termini di teoria dell'informazione. Una filosofia che sa dialogare con il mondo contemporaneo, una nuova e indipendente area di ricerca.
Il progetto di etica e filosofia dell'informazione di Luciano Floridi investe un ampio spettro di questioni filosofiche, che variano da domande apparentemente semplici, 'che cosa è l'informazione?', a temi quali la natura e l'etica degli agenti artificiali, la fondazione e l'unicità dell'etica informatica, la semantica dei modelli scientifici, la natura e il ruolo dei compagni artificiali nella vita umana, la natura informazionale dell'universo, il ruolo che l'informazione esercita nel ragionamento e nella logica. [...] Floridi concepisce l'universo come la totalità degli oggetti informazionali che interagiscono in modo dinamico gli uni con gli altri, Vinfosfera, e questa include esseri umani, agenti artificiali e oggetti quotidiani, che comunicano tutti tra di loro. Con tale 'ubiquitous computing' o 'intelligent ambient' che pervade l'intero ambiente, il mondo ci apparirà quasi vivo e la distinzione odierna tra essere off-line nel mondo reale ed essere on-line nel cyberspazio scomparirà. (Terrell W. Bynum)

