
Il Sinodo 2021-2023 si annuncia come un evento di notevole portata nella storia della Chiesa. Siamo abituati a sentir parlare di sinodi dei vescovi, come i recenti sull’Amazonia e sulla famiglia. Ma in cosa consiste un sinodo? Come si è evoluta la realtà dei sinodi nella storia? Quanto questi eventi, che nel corso del tempo hanno avuto una portata, locale, provinciale o, come in quest’ultimo caso, mondiale hanno inciso sulle trasformazioni della Chiesa e influito sulla storia generale in cui quella del Cristianesimo e della Chiesa cattolica sono inserite? In maniera sintetica, ma scientificamente rigorosa, questo volume intende chiarire ciò che di questi eventi risulta ancora poco conosciuto e riannodare il presente alla corrente storica da cui si è generato e alla luce della quale è possibile una migliore comprensione dell’attualità.
Don Peppino Diana era soltanto un giovane prete, affamato di vita. Né cercava la morte né desiderava il martirio. Don Peppino non è stato un funzionario del sacro, un asettico distributore di sacramenti e di certificati, un burocrate della religione, un indifferente celebrante di morti ammazzati. Non ha accettato di tollerare i soprusi, le intimidazioni e la paura che la camorra imponeva a Casal di Principe e non solo. Annunciando il Vangelo in una terra di omicidi e violenza come prete non ha mai potuto predicare la rassegnazione. In una realtà dove la camorra pretendeva di cogestire il sacro e anche di finanziarlo, di governare e controllare bisogni e diritti, don Peppino ha semplicemente offerto la testimonianza sacerdotale che non era possibile nessuna intesa tra chi uccideva e pretendeva di essere il padrone del mondo e un cristiano, tanto più un prete. Don Peppino aveva il senso della missione in quanto parroco al quale è affidato un popolo e per quel popolo mette in conto la propria vita. Non dunque l'eroismo dei super uomini, ma la testimonianza di un semplice uomo, incarnato in una storia comune ma che non ha trovato scuse per tacere e ha cercato di capire cosa andasse fatto in quel luogo e in quel momento.
«È un qualsiasi meriggio d'estate, attorno al 1960. Una vecchia incisione, un giradischi a batteria ed il rinforzo della fisarmonica di Bruno, il sagrato della Chiesa diviene l'aperto teatro della lezione di musica. Attorno il silenzio dei boschi e, all'orizzonte, la dolce giogaia dei monti che delimitano il Mugello. Si "esegue" il Concerto Imperatore di Beethoven. Sulla partitura, trascritta sul grande rotolo, la canna del priore segnala le note. Ragazzi ed amici studiano come sempre la materia, questa volta cantata a pieni polmoni. Un miracolo della volontà e dell'intelligenza: una scuola aperta, se- vera, gioiosa». (Gian Carlo Melli)
«Non la storia di san Luigi, o almeno non principalmente, quanto piuttosto quella del suo culto, delle immagini diverse che, di volta in volta, sono state di lui disegnate nel corso dei secoli da agiografi, artisti, predicatori, e che hanno via via privilegiato aspetti della sua esperienza cristiana che ebbero certo rilievo nella vita del santo gesuita, ma forse non nella misura in cui si vollero intendere e, soprattutto, far intendere. È questo l’obiettivo del libro, che raccoglie gli Atti del Convegno tenutosi il 1° dicembre 2018 presso la Sezione san Luigi della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, in occasione della ricorrenza aloisiana (450 anni dalla nascita) [...]. Il punto, però, è se quel san Luigi che conosciamo, tramandatoci da una memoria ormai secolare, appartenga alla storia, oppure al filtro agiografico, indubbiamente condizionato dall’opera di padre Virgilio Cepari, oppure all’uso che della sua figura si è fatto nel corso dei secoli. Lo storico deve appunto discernere e – in questo suo lavoro di discernimento – restituire a ognuno ciò che è suo, anche se restituire, in tal caso, vorrà spesso dire sottrarre più che aggiungere. [...] Seguire la storia del culto di san Luigi all’interno della Compagnia di Gesù vuol dire così porsi in un osservatorio privilegiato per capirne le evoluzioni, ma anche le attenzioni riservate da tanta pastorale portata avanti dalle singole Chiese locali e gli scopi da essa perseguiti nell’impegno dell’educazione della gioventù, attenzioni e scopi diversi di volta in volta, da un’epoca all’altra, da un territorio all’altro».
(dalla Prefazione di Felice Accrocca)
A partire dall’impegno del cardinale Giacomo Lercaro e di Giuseppe Dossetti di attuare le proposte del Vaticano II in ordine alla necessità che anche laici e laiche potessero studiare teologia, il libro ripercorre – con il prezioso contributo di Giampiero Forcesi e Fabrizio Mandreoli – le vicende degli Istituti di Scienze Religiose tra disposizioni, normative, nuovi clericalismi e istanze di autonomia del laicato. Una vicenda complessa e contraddittoria di grandi attese, ripiegamenti di conservazione e ostilità contro i laici, proposte culturali innovative, occasioni in parte mancate di avere in Italia laici teologicamente pensanti e capaci di autonomia e discernimento. Il libro presenta anche la storia esemplare dell’Istituto di Scienze Religiose della piccola diocesi, tra le montagne del Matese, di Alife-Caiazzo dove svolse per vent’anni - grazie alla volontà del vescovo Angelo Campagna - un decisivo ruolo di promozione culturale fino alla sua dolorosa e definitiva chiusura. Come esempio di una attività culturale di rilievo nazionale, realizzata nella provincia meridionale, il libro presenta alcune relazioni inedite tenute negli anni presso l’Istituto da Arturo Paoli, Luigi Pignatiello, Bartolomeo Sorge.
Con una prefazione di Nunzio Galantino, vescovo e segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, una postfazione di Emilio Salvatore e una preziosa testimonianza del vescovo di Alife-Caiazzo Valentino Di Cerbo negli anni ’80 direttore dell’Ufficio Scuola del vicariato di Roma e membro del Comitato per il riconoscimento degli Istituti di Scienze Religiose.
Il 26 luglio 2014 papa Francesco si è recato a Caserta per una breve visita alla diocesi, in una terra devastata dalla corruzione e dalle emergenze ambientali. La città di Caserta è simbolo di tutte le periferie che vivono nel mondo la catastrofe umana dell’inquinamento sistemico e del degrado morale. Di fronte ad esse Francesco rinuncia a generiche condanne e scontate raccomandazioni lasciando a tutti un compito impegnativo affermando: “Non lasciatevi rubare la speranza”. A partire da questo appello gli autori riflettono su chi sono i ladri della speranza, quali illusionismi utilizzano per rubarla e cosa fare per prevenire questi furti, ne viene fuori un programma di vita che si fonda sulla formazione di coscienze libere e autonome, capaci di resistere al male, ai suoi miraggi e alle tentazioni di nuovi regimi di cristianità.
Nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2014, Francesco ha elencato 15 gravi malattie da cui essa può essere affetta. Ma come si possono prevenire e curare queste 15 malattie che non colpiscono solo la Curia ma investono tutte le forme di potere, dalle comunità ai singoli Occorre una riforma che secondo Francesco ha come precondizione la conversione e la parrhesia. La terapia e imparare ad essere più umani, superando: le tentazioni del potere come dominio e la sua divinizzazione e sacralizzazione, le lusinghe di una mondanità spirituale fondata sull'effimero e sul successo camuffati da esigenze "di risultati pastorali", i falsi misticismi che mettono al primo posto le ritualità rispetto al primato della persona e al suo ascolto.
Il 28 luglio 2014 papa Francesco ha compiuto un gesto destinato a rimanere nella storia: è andato a Caserta a far visita al suo amico Giovanni Traettino, pastore pentecostale della Chiesa della Riconciliazione. Vincendo la resistenza dei protocolli e della diplomazia, papa Francesco ha affermato il primato della libertà della coscienza e della relazione. A partire dai discorsi pronunciati in quell'occasione dal papa e dal pastore, gli autori presentano il senso profondo di quell'incontro richiamando anche le dolorose vicende delle persecuzioni subite dai pentecostali in Italia negli anni del fascismo e nel primo decennio della Repubblica ad opera anche di non pochi cattolici. Persecuzioni per le quali il papa a Caserta ha chiesto perdono.
Da una delle mille periferie dell'Italia del sud suor Rita Giaretta discute e riflette con Sergio Tanzarella sulla condizione e sul futuro della vita religiosa femminile. Dinnanzi alla distruzione ambientale e morale di terre come la Campania, sfigurate da camorra e da mentalità camorristica diffusa che pervade tutta la società, che senso ha essere una suora? E quanto costa la fedeltà al Vangelo? Domande stringenti e risposte problematiche e convincenti che mostrano come schierarsi dalla parte delle vittime della tratta degli esseri umani, degli esclusi, dei senza permesso di soggiorno è l'unico modo per avere cura del presente, per riconoscere il volto dell'altro e per comprendere il senso della storia. Un dialogo aperto che non si accontenta delle denunce, ma che dallo stesso Sud di morte dimostra che la speranza va osata perché poggia su quanto ciascuno di noi è disposto ad offrire e a rinunciare come dono gratuito di sé per una liberazione comunitaria. In Appendice la testimonianza di Titti Malorni vice presidente della cooperativa neWope.

