
«Il testo di don Daniele ed Elena racconta il desiderio di Dio presente nell'uomo, ma anche lo "accompagna" verso quella che è la maturità del sentimento religioso, il quale si esprime in una religiosità che non rimane astratta, ideale, disincarnata, individuale, ma richiede una partecipazione attiva, garantita dalla viva adesione ad una esperienza di fede comunitaria, alla sua espressione attraverso le preghiere condivise e i riti. Potrei dire che sebbene il testo tratti perlopiù della preistoria e delle prime fasi della storia (indagando con minuzia di dettagli la nascita e gli sviluppi della scrittura) credo che abbia molto da insegnare all'uomo di oggi, che sempre più considera il fatto religioso come una questione privata, slegata da un sentire comune e affidata solo alla sua individuale esperienza» (dalla Prefazione del Cardinale Edoardo Menichelli).
Attraversando le vie misteriose della storia e della preistoria, gli autori cercano di reperire tracce significative del desiderio umano dell'Assoluto. Scandagliando le fonti storiche e archeologiche che parlano di religiosità, e cercando di non separare mai questi due ambiti, si tenta di verificare con i dati dell'archeologia quanto attestato dalla scrittura e con la scrittura quanto attestato dai dati dell'archeologia. Così, prendendo le mosse dai primi segni evidenti di religiosità, gli Autori procedono lungo il percorso del tempo, individuando di volta in volta i più salienti sviluppi di quell'innato senso dell'Assoluto che conduce l'umanità a confrontarsi, fin dal Paleolitico, con le domande più profonde della vita, sino ad elaborare vere e proprie forme di religiosità tendenti ad una spiegazione del Divino in attesa della Sua piena manifestazione. Al culmine di questo percorso risalta la considerazione dell'approdo dell'umanità alle religioni monoteistiche e in particolare all'accoglimento dell'inaudita rivelazione Ebraico-Cristiana, l'unica che parla di Incarnazione di Dio e di Risurrezione. «... Riassumo così la bellezza del testo: "il dopo morte è il caso serio del vivere", che inquieta e libera allo stesso tempo» (dalla Prefazione del cardinale Edoardo Menichelli).