
L'uomo d'oggi non legge più la Genesi come la si leggeva in passato: i progressi della critica biblica hanno portato alla luce nei primi capitoli della Bibbia dimensioni nuove e diverse. D'altra parte la nostra rappresentazione delle origini umane, scientificamente fondata, non si accorda più con quella che ci veniva offerta dai teologi del passato. Ciononostante, confrontata con questi nuovi dati, la teologia della creazione nulla ha perduto del suo valore. Si può affermare altrettanto di quella del peccato originale? Come conviene intenderlo? In questo studio P. Grelot fa il punto della questione come esegeta e come teologo. Partendo dalla Genesi, egli ripercorre i dati della teologia classica tentando di aprire la via a una sintesi che ancora si attende.
Fin dal Nuovo Testamento non solo vediamo Gesù pregare con i Salmi, come tutti gli ebrei del suo tempo, ma l'annuncio della Buona Novella riprende spesso testi tratti da questo libro della Scrittura per porre in evidenza la sua funzione redattrice e la sua collocazione all'interno della storia della salvezza. Gesù stesso e la Chiesa primitiva hanno quindi operato una rilettura dei Salmi in chiave cristologica per farne una preghiera adattata alla proposta evangelica. In seguito le Chiese locali disseminate nel mondo greco-romano hanno proseguito in questa direzione per fare dei Salmi la loro peculiare preghiera, parallelamente al giudaismo che continuava a leggerli nella prospettiva originaria.