
Quando un prezzo è "giusto"? Sono davvero possibili un turismo responsabile e un commercio equo e solidale? Il successo del consumo etico si fonda su un'illusoria critica al capitalismo, in quanto alimenta lo stesso ordine che cerca di correggere: non tiene conto che il mercato rifiuta e divora ogni norma morale; promuove ingenuamente comportamenti "virtuosi" contro meccanismi economici predatori; esalta l'individuo e il suo presunto controllo assoluto sul mondo. Con la sua tendenza al calcolo, il consumo etico contribuisce al trionfo della forma che il mercato impone al mondo: la quantità, il numero, la merce. Estelle Ferrarese svela le ombre di uno stile di vita che, pur essendo attento agli altri e all'ambiente, spera di salvare il pianeta senza impegnarsi politicamente.
La forma di vita capitalista ha radicalmente trasformato le relazioni sociali, messe a dura prova da un'insensibilità generalizzata alla sofferenza altrui che colpisce tutti coloro che vi sono esposti. Anche le attività di cura non sono state risparmiate da questa «freddezza borghese», come la definì Adorno. La filosofa francese Estelle Ferrarese analizza la fragilità dei caregiver spostando l'attenzione dalla persona assistita a chi se ne prende cura, in maggioranza donne coinvolte loro malgrado nel vortice dell'«espansione infinita del capitale». Intrecciando la filosofia morale di Adorno con l'etica della cura, Ferrarese sviscera il concetto di care e i sottostanti meccanismi sociali che impediscono agli agenti morali di conoscere la sofferenza prodotta dal sistema. Emerge così un'originale prospettiva materialista che intende sottrarre le relazioni affettive alle logiche di mercato e ripensare il potenziale politico dei rapporti di cura, riformulando la teoria critica attraverso il femminismo.
«Perché orientare la Teoria critica verso il femminismo - o viceversa - all'inizio del Ventunesimo secolo?». Estelle Ferrarese, una delle voci più interessanti del femminismo francese, si confronta con i grandi nomi del pensiero critico - Theodor W. Adorno e Max Horkheimer, Axel Honneth e Hartmut Rosa - per denunciare i residui patriarcali della Teoria critica francofortese e, insieme, mettere in questione certi presupposti del femminismo americano di Judith Butler e Nancy Fraser, tra le altre. In totale controtendenza con il pensiero dominante, il "Manifesto" individua tre grandi temi attorno a cui ripensare una nuova Teoria critica a partire da una prospettiva femminista: la natura, l'emancipazione e i suoi paradossi, lo stile di vita capitalistico. Diventa perciò centrale affrontare la secolare divisione, mai discussa neppure dal femminismo del Novecento, fra mondo naturale, che farebbe capo alle donne, e mondo sociale, che sarebbe invece di pertinenza degli uomini.