
I temi della sostenibilità sono entrati a pieno titolo nell’agenda politica ed economica. Eppure la doppia transizione - ecologica e digitale - si sta rivelando tutt’altro che lineare, e ancor meno equa. Le promesse della crescita verde e dell’innovazione tecnologica si scontrano con l’emergere di nuove disuguaglianze, che si sommano a quelle esistenti, alimentando insicurezze e tensioni. A esserne più colpiti sono i gruppi sociali che temono di perdere gli status acquisiti, o di essere penalizzati da trasformazioni percepite come incontrollabili. L’intreccio tra questioni ambientali, economiche e sociali non può più essere affrontato come un problema di politiche per lo sviluppo sostenibile, né ridotto a misure di compensazione per chi rischia di rimanere indietro. È piuttosto il banco di prova su cui si misurano gli interessi in gioco e le trasformazioni profonde che stanno ridefinendo radicalmente il panorama del lavoro e dei sistemi di protezione sociale. Da qui l’urgenza di un nuovo patto sociale, che sappia tenere insieme bisogni economici, giustizia sociale e sostenibilità ambientale. A partire da un’analisi critica delle politiche attuali e dei loro limiti, questo volume propone una prospettiva alternativa, indicando soluzioni concrete per rendere la transizione non solo giusta, ma anche desiderabile, in termini di qualità della vita e benessere collettivo.
Negli ultimi anni il welfare italiano è stato interessato da un crescente processo di regionalizzazione, che ha acuito le differenze interne non solo in termini di dotazione di servizi ma anche di organizzazione della governance delle prestazioni sociali territoriali. Inutile dire che tale ambivalenza è stata ulteriormente aggravata dalla debolezza con cui lo stato centrale ha accompagnato lo sviluppo del decentramento. La domanda che il volume si pone è se tutto ciò sia soltanto conseguenza di trasformazioni recenti o non, piuttosto, di processi storici di più lungo periodo, di tradizioni amministrative regionali, di persistenze istituzionali precedenti all'avvio del corso regionalista, che hanno influito sulla natura dei rapporti centro-periferia all'interno del welfare italiano. Per rispondere a tale domanda, l'autore mette a confronto un gruppo di regioni italiane: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia; delineandone le traiettorie storiche e analizzando i processi istituzionali che hanno influito sul permanere delle tradizioni amministrative regionali e sulle loro trasformazioni nel tempo, così come sui fattori che a seconda dei casi ne hanno impedito o rallentato il consolidamento. I risultati dell'analisi comparativa si inseriscono nel dibattito sulle trasformazioni del welfare in Italia, offrendo spunti di riflessione intorno alla prospettiva della convergenza tra i sistemi di welfare regionali.

