
"L'adolescente Giurlà è un mandriano di capre. Proviene dalla costa. È un ottimo nuotatore, e ha rischiato di diventare un altro Cola Pesce. Ha sfiorato pure il pericolo della deportazione nelle terre calve: poteva diventare un caruso, un nuovo (pirandelliano) Ciàula negli antri infernali e nelle tenebre di una zolfara. Come guardiano di armenti, sugli altopiani, poteva toccargli in sorte il destino di solitudine di Jeli il pastore. Giurlà approda invece in una prateria. Si immerge e galleggia nell'erba, o nelle acque sciapide di un lago, ora. Sente l'allarme dei sensi. E cerca calore nel pelliccione di una capra, tra una musata e una sgroppata. La capra, Beba, è solitaria: ostinata e fedele; oltre che di permalosa gelosia. Sa battere gli zoccoli, al momento opportuno, e imporsi, dopo i lagni di un belare querulo e dolente. Beba è ferina e misteriosamente umana. Sa amare e farsi amare. Giurlà è un amante che non sopporta la distanza; e neppure l'attesa. La favola della capra-donna è di nuda tenerezza; assai diversa dalla cronaca della continuata violenza, che "armàli" più grossi dei becchi consumano intanto su una innocente "pupa" fatta di carne. Beba è diversamente innocente, pur nella sua selvaggia rustichezza". (Salvatore Silvano Nigro)
Nel corso di questo nuovo caso - la più marina delle indagini di Montalbano l'ha definita Camilleri - che si svolge tutto nel porto di Vigàta, tra yacht e cruiser, il lettore resterà colpito dal cambiamento che si è verificato nel commissario, come se Camilleri avesse voluto scavare più intensamente dentro i sentimenti del suo beniamino. Una mattina viene trovato nel porto di Vigàta un canotto, all'interno il cadavere sfigurato di un uomo. L'ha riportato a riva un'imbarcazione di lusso, 26 metri, abitata da una disinvolta cinquantenne e da un equipaggio con qualche ombra. Proprietaria e marinai devono trattenersi a Vigàta fino alla fine dell'inchiesta sul morto (ammazzato col veleno stabilisce l'autopsia), ma intanto è proprio su di loro che Montalbano vuole indagare.
Da "La prima indagine di Montalbano", dove Salvo Montalbano è un semplice vicecommissario che sogna di essere trasferito in un paese di mare, fino a "La finestra sul cortile", ultimo in ordine di tempo e sinora inedito in volume, un vero regalo di Camilleri ai suoi lettori: lungo diciannove racconti, scelti e ordinati personalmente dall'autore per questa antologia, si dipana la carriera di uno fra i più amati commissari d'Italia e la straordinaria amicizia fra lo scrittore e il suo personaggio.
In questo volume sono raccolti i primi tre polizieschi con il commissario Montalbano protagonista. "La forma dell'acqua", il primo celeberrimo caso di Montalbano. Un commissario che indovina la pista giusta per affinità ambientale. Ne "Il cane di terracotta", un delitto di mafia a Vigàta, sembra celarne un altro conturbante e rituale: i cadaveri di due amanti nel doppio fondo di una grotta. Sorvegliati, come un sepolcro arcaico, da un grande cane di terracotta. Ne "Il ladro di merendine", c'è un legame tra due cadaveri: quello di un tunisino annegato e quello di un commerciante di vino di Vigàta accoltellato dentro l'ascensore. Il legame è rappresentato dal piccolo François, per Montalbano, e l'orrore che scopre gli afferra l'anima più di un fatto personale.
"Camilleri è il cronista - sottolinea S. S. Nigro - il favolista e il mitografo della comunità vigatese. Racconta di Minica e di suo marito. Della loro modesta vita nella solitaria casetta gialla, accanto a un pozzo e a un ulivo saraceno: in un paesaggio arcigno, blandito dal vicino mare e dalla luce". Siamo in Sicilia, tra Vigata e Castelvetrano negli ultimi anni del fascismo. Lungo la linea ferroviaria che collega i paesi della costa fare il casellante è un privilegio non da poco: una casa, il pozzo, uno stipendio sicuro, ma la zona, alla vigilia dello sbarco alleato, si va animando di un via vai di militari e i fascisti, quasi presagendo la fine imminente, si fanno più sfrontati. A Nino Zarcuto, "trentino, beddro picciotto" è toccato un casello stretto tra la spiaggia e la linea ferrata. Si è sposato con Minica e aspettano, finalmente, un figlio. Il lavoro è poco, quindi c'è tempo per l'orto e per andare ogni tanto in paese dove Nino, appassionato di mandolino, può anche dilettarsi con l'amico Totò in qualche serenata improvvisata. Poi una notte, mentre Nino è in carcere, colpevole di avere ridotto le canzoni fasciste a marce e mazurche con chitarra e mandolino, un evento sconvolgente travolge la vita di Minica. Un romanzo in cui mito e storia si intrecciano in quello che Camilleri definisce il secondo romanzo - dopo "Maruzza Musumeci" di una "trilogia della metamorfosi".
I bambini che sono convinti dell'esistenza di polli a sei cosce, le stagioni che non esistono più, l'importanza delle code negli uffici pubblici, il Babbo Natale che va scomparendo nell'era di Internet: sono alcuni dei temi di questi ventun racconti quotidiani. La festa delle donne e quella dei morti, il "debito" con Simenon e alcuni segreti riguardanti il commissario Montalbano, la storia del catanonno contrabbandiere e la Sicilia con i suoi drammi e le sue speranze: Andrea Camilleri racconta e si racconta in queste pagine scritte fra il 1997 e il 1999 per i quotidiani "Il Messaggero", "la Repubblica" e "La Stampa".
Per le stanze della Pensione Eva, il casino di Vigàta, transitano figure e personaggi di quei provinciali, sonnolenti, tipici anni Trenta degli indimenticabili romanzi di Camilleri. Ogni quindici giorni le sei “picciotte” della Pensione partono, e ne arrivano delle nuove, ed è in mezzo a queste presenze carnali che trascorre la giovinezza di Nenè, Ciccio e Jacolino. Frequentando la Pensione i ragazzi si imbattono in apparizioni spirituali, fantasmi letterari, vicende al confine fra la poesia e la realtà, perché “le storie che quelle picciotte potevano contare gli avrebbero permesso di capire. Capire qualichi cosa di lu munnu, di la vita”.
Su un terreno nei dintorni di Vigàta, buono solo per ricavarne creta per i vasai, viene trovato il cadavere di un uomo. Sfigurato, squartato, chiuso in un sacco affiorato dopo una forte pioggia. Non si sa chi sia lo sconosciuto, ma nel frattempo una donna del paese denunzia la scomparsa del marito, un colombiano di origini siciliane, imbarcato su navi di lungo corso che fanno la spola tra il Sud America e l'Italia. È a quel punto che il commissario Montalbano si ricorda del racconto del Vangelo - il tradimento di Giuda, il pentimento, i trenta denari scagliati a terra e poi utilizzati per comprare il "campo del vasaio" per dare sepoltura agli stranieri. Semplici coincidenze? Il corpo della vittima è stato smembrato in trenta pezzi, il terreno in cui è stato ritrovato è buono per i vasai, il colpo di pistola alla nuca nel codice d'onore sta a significare tradimento, senza contare che il morto era uno straniero. Ma le convergenze sembrano costruite con troppa arte e anche se il delitto ha tutte le caratteristiche di un omicidio di mafia, Montalbano sente odore di bruciato. I tradimenti nel romanzo non si contano: quello di Mimì, nei confronti di Beba ma anche dell'amico e "superiore" Salvo con cui sgomita per avere un ruolo da protagonista nelle indagini, quello di Dolores, la bellissima moglie del morto ammazzato, quello dello stesso commissario che è costretto a barcamenarsi tra segreti e bugie per giungere alla verità.
Nel testo sono pubblicate foto eseguite nell'aprile 1956 da Italo Insolera, incaricato della redazione del Piano di Ricostruzione di Porto Empedocle, colpita da pesanti bombardamenti aerei e navali inglesi e americani nel 1943. A chi si affacciava a Porto Empedocle nel 1956, due aspetti apparivano importanti, efficacemente illustrati nel libro: il livello molto povero di tante zone abitate e l'enorme estensione di montagne di pani di zolfo accumulati sulle banchine, nelle strade, sulle spiagge. I testi pubblicati sono stati scritti da Andrea Camilleri. Possiamo guardare le fotografie come illustrazioni di questi, oppure viceversa leggerli come introduzioni alle immagini: "Cenni storici su Porto Empedocle", "I luoghi deputati", "Pirandello e Porto Empedocle" (a cui segue una parte del racconto Lontano, scritto da Pirandello nel 1902).