
«Un libro colmo di importanti intuizioni sui dilemmi dell'arte e della letteratura in un'era di crisi planetaria» (Amitav Ghosh). Per stimolare un radicale cambiamento di rotta di fronte ai rischi dell'Antropocene basterebbe mettersi nei panni di chi vivrà dopo di noi. Farsi cioè «acrobati del tempo» - afferma Carla Benedetti, citando Günther Anders. Ma non è così semplice. C'è resistenza a guardare lontano nel futuro. L'empatia scatta per i viventi di oggi, non per quelli che devono ancora nascere. Occorre una metamorfosi. E cosa c'è di più potente della parola per mutare il nostro modo di ragionare e di sentire? Le opere del presente e del passato, da Omero a Amitav Ghosh, formano un campo di forze capace di liberare energie che portano in un'altra direzione. Dove l'economia, il diritto e la politica continuano a fallire, forse la letteratura e la filosofia potranno salvarci dall'estinzione.
Si tratta di un'opera di critica contemporanea di teoria e di estetica. Sotto i nostri occhi sfilano Barthes e Foucault, gli strutturalisti, Adorno e Benjamin, Jakobson e i formalisti, Bateson e i decostruzionisti, la semiotica e il New Criticism, Gadamer e Jauss. Niente a che vedere con una semplice fotografia della situazione di fine millennio sullo stato delle scienze letterarie: l'autrice mette in gioco tutte le istanze dei movimenti artistici del Novecento, e tutto ciò che in essi c'è di più vivo.