
"Vi è mai capitato di sentirvi amici di una persona che non avete mai conosciuto? Vi siete mai sentiti talmente vicini a qualcuno che è vissuto millenni prima di voi da mettervi a conversare con lui? Suppongo di sì: i libri e lo spirito compiono di questi miracoli. Di recente a me è capitato con Giona, un po’ per caso. Credevo di sapere già tutto di lui dopo aver ascoltato la sua storia innumerevoli volte. Mi sbagliavo. Questa volta, mettendomi a leggere le pochissime pagine della Bibbia che raccontano la sua bizzarra vicenda, mi è sembrato di incontrarlo davvero". In queste brevi pagine l’autore entra in dialogo con Giona, intrattiene una corrispondenza con lui, lo interpella, lo chiama a fare verità in sé stesso, gli si fa accanto per aiutarlo a compiere quel passo, tanto faticoso quanto liberante, che porta verso la vita adulta. Ciascuno di noi può riconoscersi in quel Giona che si ribella a Dio e sceglie, per paura, strade mortifere, ma che porta in sé un profondo desiderio di una vita piena.
"L’unico modo per comprendere le promesse di Dio è viverne ed essere grati per averle ricevute. Non temere di essere in cammino, ma vivi con radici profonde". Cosa significa vivere la nostra vita come pellegrini? Da dove ha origine la nostra speranza? Da dove possiamo attingere forza sempre nuova per ripartire? Attraverso questa serie di meditazioni sulle Scritture, frére Matthew ci accompagna ad abbeverarci alle sorgenti della fiducia e ad ascoltare la voce di Cristo nella nostra vita, per scoprire che Dio è fedele e ci invita alla fedeltà ai nostri impegni e alla perseveranza nella strada dietro a lui.
Cosa significa vivere la nostra vita come pellegrini? Da dove ha origine la nostra speranza? Da dove possiamo attingere forza sempre nuova per ripartire? Attraverso questa serie di meditazioni sulle Scritture, frére Matthew ci accompagna ad abbeverarci alle sorgenti della fiducia e ad ascoltare la voce di Cristo nella nostra vita, per scoprire che Dio è fedele e ci invita alla fedeltà ai nostri impegni e alla perseveranza nella strada dietro a lui.
Si può abitare il mondo senza conoscerlo? Si può conoscerlo senza esplorarlo? Si può esplorarlo senza interrogarlo? In tempi in cui, avendo il mondo intero a portata di click, lo stupore sembra scomparso, la curiosità accende di passione la vita. Un'antica etimologia la fa derivare dal vocabolo cor (cuore) e dal verbo uro (bruciare). La curiosità? Un cuore che arde! La curiosità è interesse e cura, attenzione, dedizione e responsabilità per ciò che esiste e potrebbe esistere, e in particolare per l'umano. La curiosità, passione per la ricerca, ci tiene in vita e ci chiede di uscire dall'apatia, dal senso di impotenza, dalla pigrizia mentale, dal perverso meccanismo della delega, suggerendoci che in noi abitano risorse di vita che attendono solo di essere attivate. E portandoci ad abitare il mondo con consapevolezza, si svela essere un fondamento essenziale per una vita etica.
Quale felicità cerchiamo? Che cos'è la felicità vera? Non di rado, in una certa spiritualità, religione e/o fede sono associate a dolore piuttosto che a felicità. Si parla anche di beatitudine, ma come di un premio futuro per la sofferenza sopportata nel presente. Eppure nelle Scritture ritorna spesso sulle labbra stesse di Dio l'espressione, che è anche promessa: "Perché tu sia felice...". Le vie che lui indica attraverso i comandi che trasmette a noi esseri umani hanno come unico fine la felicità. Essa è infatti il cuore stesso della sua volontà, del suo desiderio, per ogni creatura. Il cammino tracciato dalle Scritture, accolto e perseguito con appassionato abbandono, è la via verso questo bene, da tutti sperato e atteso.
Nel praticare l'ospitalità si fa opera di umanizzazione, si realizza la propria umanità accogliendo l'umanità dell'altro. Considerarsi ospiti dell'umano che è in noi, ospiti e non padroni, può aiutarci ad avere cura dell'umano che è in noi e negli altri, a uscire dalla perversa indifferenza e dal rifiuto della compassione. Ospitare è uscire dalla logica dell'inimicizia, è fare del potenziale nemico, un ospite. L'altro, il vero altro, non è colui che scegliamo di invitare in casa nostra, bensì colui che emerge, non scelto, davanti a noi: è colui che giunge a noi portato semplicemente dall'accadere degli eventi e dalla trama intessuta del nostro vivere.
Come parlare del coraggio, se non a partire dall’esperienza nostra e di chi ci sta intorno? Esso non esiste, se non incarnato in una persona coraggiosa. L’invito “non temere”, che attraversa tutta la Bibbia, è promessa che plasma l’esistenza dello stesso Gesù. In lui vediamo ciò che è vero per ognuno di noi: il coraggio ha la capacità di sintetizzare in sé fede, speranza e carità facendone una pratica, facendole divenire azione, vita.
Il viaggio è metafora della vita. Anche la fede può essere descritta come un viaggio. Il credente compie l’umano viaggio della sua esistenza sostenuto dalla fede nella parola del Signore. Il viaggio di Abramo inizia con un atto di fiducia nella parola del Signore che in modo inatteso fa balenare nell’orizzonte della sua esistenza la luce di una meta da raggiungere. Per iniziare il viaggio personalissimo della fede e della propria riuscita umana, occorre il coraggio del non conformismo. Abramo si separa dall’agire comune, dalla logica della folla, delle convenzioni, osa andare controcorrente.
La vita è un cammino. Ma verso dove? Come ci si orienta? Quali sono i criteri che possono ispirare le nostre scelte? Ognuno deve poter dare una forma alla sua vita. Se ci rinuncia resta informe, se sbaglia entra nella deformità. A quale scultore si affiderà?
Dal modo di vivere ed esercitare la sessualità dipende il nostro cammino di umanizzazione, dipende la nostra felicità, quella più profonda e vera. L'amore esige una storia: questa è l'unica cosa davvero seria all'interno di questo cammino. Quando una persona dice a un'altra: "Ti amo", è come se dicesse: "Io voglio che tu viva per sempre; io voglio fare storia con te fino alla fine".
In quanto esseri umani, abbiamo costitutivamente bisogno di speranza: è la speranza che tiene l'uomo in cammino, in posizione eretta, rendendolo capace di futuro. Ma è importante comprendere che non si spera da soli: si può sperare soltanto insieme. Dobbiamo creare nuovamente un tessuto in cui siamo capaci di vivere insieme la fraternità, la solidarietà; occorre combattere contro l'isolamento e la solitudine dominanti, che ci impediscono di sperare insieme.
Cosa fare della propria vita per non buttarla, per viverla in pienezza, per trovare senso, il senso dei sensi, e fare della propria vita un capolavoro, un'opera d'arte? Cogliere che la propria vita è unica, che non ce ne sarà un'altra e che quella vita va vissuta in una forma che abbia senso per chi "viene al mondo". Il mestiere di vivere è faticoso, duro, ma può essere buono, bello e beato se la vocazione diventa mestiere di vivere.
Che cosa significa essere felici? Il fascicolo ripercorre tre racconti biblici, tre storie che portano a parlare della felicità in termini di sfida, sete, sapienza. Felice è chi sfida una certa idea di felicità, riconosce la propria sete interiore e segue la via della sapienza: non è solo, il Signore veglia sul suo cammino.
Pubblichiamo qui le tracce delle meditazioni per giovani tenute al Monastero di Bose nell’estate del 2012, incontri di cui si è mantenuto lo stile orale e colloquiale.
Come riconoscere e osare il proprio desiderio? L’episodio dell’uomo ricco chiamato da Gesù alla sua sequela presenta un itinerario di crescita umana e spirituale veramente esemplare. Tuttavia questo cammino di maturazione resterebbe fine a se stesso se non fosse accompagnato da un movimento di conoscenza del Signore Gesù, che può far uscire dall’indecisione.
Pubblichiamo qui il testo dell’incontro tenuto da Luciano Manicardi ai giovani presenti al Monastero di Bose il 9 dicembre 2012.

