
I saggi contenuti in questo volume – scritti da un teologo e da uno storico, dalle rispettive prospettive e in dialettica fra loro – vogliono rappresentare un aiuto ad approfondire e a “rileggere” il pensiero teologico di Lutero e le ripercussioni che questo ha avuto nei secoli successivi, nonché offrire qualche spunto e, magari, qualche “sorpresa” alla riflessione su una figura che rimane centrale nella storia, non solo della Riforma protestante.
«I due autori sono coscienti delle discussioni storiografiche in corso ma offrono consapevolmente un approccio “vecchio stile” incentrato sul pensiero di Martin Lutero. Questo innanzi tutto perché a livello storico resta innegabile che per i protagonisti del Cinquecento le questioni teologiche avevano un significato profondo, non semplice da comprendere per la nostra cultura secolarizzata: la teologia può ancora aiutare a comprendere questa storia.
Il secondo motivo è che l’analisi del pensiero di Lutero porta chi legge al confronto con un’esistenza teologica paradigmatica (vissuta nella fede cristiana), ed è soltanto in questo senso che la giustificazione per fede mantiene la sua centralità. La testimonianza di Lutero e degli altri riformatori resta una voce fraterna che merita la nostra attenzione critica».
Fulvio Ferrario, Lothar Vogel
L'identità degli abitanti del sito archeologico di Qumran, in cui furono rinvenuti i rotoli del Mar Morto, continua a interessare non solo gli studiosi ma anche il grande pubblico. La ricerca di Silvio Barbaglia, anche attraverso una rilettura originale del Documento di Damasco, sposta il baricentro delle origini della biblioteca di Qumran dalla Giudea all'Egitto, presso Eliopoli, dove sorse e si sviluppò un nuovo centro istituzionale e cultuale degli ebrei, con un proprio tempio legittimo.
Che cosa intendevano con culto i primi cristiani? Il culto per Gesù era un altro possibile modo di adorare Dio? A partire da queste domande, James D.G. Dunn affronta la questione della natura umana o divina di Gesù per la chiesa delle origini - aspetto chiave per il cristianesimo insieme alla dottrina della Trinità - nell'intento di rispondere all'interrogativo, solo apparentemente semplice, se per i primi cristiani Gesù fosse Dio.
«Per molti secoli, lo sguardo rivolto a persone di fede ebraica è stato improntato a pregiudizi, falsità e mezze verità, malevoli accuse. A lungo, i cristiani hanno preso le distanze dagli ebrei in modo diffamatorio, trasmesso false informazioni sull’ebraismo e spesso, per ignoranza, non sono stati consapevoli di ciò che è comune alle due tradizioni di fede. Nei trascorsi decenni di dialogo cristiano-ebraico abbiamo imparato che non possiamo parlare dell’ebraismo senza parlare al tempo stesso della fede cristiana. Una rinnovata visione dell’ebraismo deve anche mutare la presentazione che i cristiani fanno di sé, se non vogliamo continuare a descrivere la nostra identità come separazione dall’ebraismo e sua denigrazione».
Hans-Christian Knuth
Chiesa evangelica luterana unita di Germania
«A partire dagli anni Settanta del XX secolo – gli stessi in cui ebbe inizio l’impresa che ha condotto a questo libro – in Germania ci si rese conto che – come cristiani –, oltre a fare i conti con la Shoah, era necessario impugnare il tradizionale antigiudaismo. Di più, occorreva passare dall’ignoranza, o peggio ancora, dai diffusi stereotipi relativi agli ebrei, alla conoscenza e, se possibile, al dialogo, per giungere a una nuova visione, anche teologica, dell’ebraismo. Tutto ciò deve diventare patrimonio del “cristiano qualunque”, così come, per troppo tempo, pregiudizi, stereotipi e immagini distorte hanno fatto parte del bagaglio del “normale” membro di chiesa cristiana».
Daniele Garrone
In questo classico scritto, il teologo evangelico Vittorio Subilia non propone all’uomo moderno apologie confessionali o soluzioni religiose o ecclesiastiche, bensì la «ricerca critica, tormentata eppure fiduciosa, dell’essenza del messaggio cristiano», punto di riferimento per orientare diversamente la vita, esercitare una funzione valutativa rispetto a tutte le sue concezioni e trasformarlo in soggetto libero dai poteri del mondo.
«Può ancora avere senso proporre un problema confessionale in un’epoca di crisi e di trapasso, non di generazioni, ma di civiltà, in cui si avverte l’impressione diffusa che i fondamenti stessi della vita, accettati da tradizioni millenarie, vacillino? L’unica conclusione coerente che si potrebbe trarre a lume di logica è che il libro che ci accingiamo a scrivere non debba essere scritto. La questione sta esattamente in questi termini? Oppure il discorso protestante non è per caso un discorso che non ha niente a che fare con un’apologia del protestantesimo ma va al di là di tutte le incarnazioni storiche di cristianesimo, compresa quella protestante? Se questi punti interrogativi possono essere ribaltati in affermazioni, le pagine che seguono potranno avere una loro utilità, forse una loro necessità».
Vittorio Subilia
Con il progressivo assorbimento dei domini orientali nella compagine dell’impero di Ottaviano ebbe inizio una stagione di durissimi conflitti tra Roma e il popolo di Israele: gli ebrei e, successivamente, i cristiani non potranno infatti non misurarsi con un’ideologia incentrata sulla divinità dell’imperatore e sul suo potere assoluto in terra, un confronto da cui verrà alla luce quel nuovo mondo spirituale di cui vivrà il Medioevo.
In queste pagine Eric Noffke studia il modo in cui l’ideologia imperiale romana fu propagandata in Oriente, in particolare nella terra d’Israele e nella diaspora ebraica. Imperniata sulla figura e sul culto dell’imperatore, tale ideologia fu perlopiù sostenuta dalle classi dirigenti giudaiche mentre, nel popolo, suscitò la reazione di quanti affermavano la signoria di Dio.
Influenzò soprattutto la nascente teologia cristiana che, in alcune sue espressioni, divenne una vera e propria contro-ideologia con Cristo, unico vero Signore, al centro della storia umana, il che, paradossalmente, ne facilitò l’assorbimento fino a permettere a Costantino di fare del cristianesimo la religione di Stato.
«La preghiera è una pratica umana comune, ubiqua e ricorrente. È l’umano protendersi verso il Santo Mistero e la Santa Ultimità, un riconoscimento che gli esseri umani e le loro comunità sono penultimi e si pongono in dialogo con Colui che, benché appena accessibile, viene comunque invocato».
Walter Brueggemann
In tutta la Bibbia si trovano toccanti esempi ed episodi di preghiera. In questo suggestivo volume, il noto studioso Walter Brueggemann legge e illustra con competenza e profondità dodici preghiere dell’Antico Testamento legate ad Abramo, Mosè, Anna, Davide, Salomone, Giona, Geremia, Ezechia, Esdra, Neemia, Daniele e Giobbe. Aprendosi al testo biblico – che grida gioia e dolore, svela le profondità dell’esperienza umana oltre che l’amorevolezza di un Dio misericordioso che sempre ascolta – Brueggemann mostra come questi dodici antichi testi di preghiera possano rendere viva nel presente l’antica pratica umana del pregare.
Gianni Marmorini analizza la figura di Isacco – figlio lungamente desiderato e atteso da Sara e Abramo, secondo patriarca di Israele che, tuttavia, nella Bibbia non ha mai il ruolo di protagonista e appare privo di personalità propria, incongruenza che chiede di essere interrogata – caratterizzandolo come il figlio non perfetto, disabile, che porta alla luce la questione cruciale dell’accettazione del limite e dell’imperfezione.
«La presentazione di Isacco come un “neurodiverso”, figlio autistico di un padre ormai vecchio, non è una novità assoluta, ma non sono molti gli studi che tentano di renderla credibile con un’appassionata ricerca letteraria. Gianni Marmorini ha così ricercato nel testo biblico alcuni indizi che farebbero pensare alla “diversità” di Isacco. Certo, mille indizi non costituiscono una prova, ma importa poi così tanto risalire alla sicurezza storiografica degli eventi, quando si avverte che una cosa può essere profondamente vera, anche quando non si ha la certezza assoluta dell’evidenza? Isacco sono io, sei tu, siamo tutti noi, perché Isacco è una metafora del limite e del suo al di là, che assomma in sé sofferenza, paradosso e accoglienza».
Massimo Grilli
Se i racconti biblici sull'attività di Gesù sono fedeli alla realtà dei fatti, nei resoconti storici del tempo dovrebbe esservene traccia: quali prove vi sono, dunque, nei documenti non canonici o non cristiani dell'esistenza storica dell'uomo chiamato Gesù di Nazareth? Come venne visto dai contemporanei, ebrei di ogni tendenza, romani e pagani in genere? Frederick F. Bruce approfondisce la nostra conoscenza di Gesù studiandone in dettaglio le tracce nelle fonti più diverse: ebraiche, pagane, apocrife e islamiche, con particolare riferimento a Giuseppe Flavio, ai manoscritti del Mar Morto, al Vangelo di Tommaso e al Corano. Grande attenzione è inoltre dedicata ai detti di Gesù non inclusi nei Vangeli canonici e alle prove legate alle scoperte archeologiche.
Com’è possibile che le Epistole di Paolo propongano un messaggio sociale egualitario e al contempo avallino la schiavitù, la subordinazione delle donne o la condanna dell’omosessualità? Marcus J. Borg e John Dominic Crossan rispondono a questa domanda riportando alla luce l’immagine radicale – oscurata ed eclissata nei secoli – dell’apostolo.
Una tra le figure più importanti delle origini del cristianesimo e autore chiave dell’esegesi protestante, l’apostolo Paolo resta controverso per molti credenti, la sua immagine positiva e respingente a un tempo. Marcus J. Borg e John Dominic Crossan ne spiegano l’apparente contraddittorietà sulla base di accreditati studi storico-biblici, mostrando come le ultime lettere dell’apostolo furono create dalla chiesa primitiva per smorzarne l’etica egualitaria.
Oltre il «Paolo conservatore» delle epistole controverse e quello «reazionario» delle lettere riconosciute come posteriori alla sua morte, riemerge così il «Paolo radicale» dei testi autentici, addomesticato teologicamente per conformarlo alle norme della società imperiale romana.
Sono rari i filosofi che si sono interessati alla chiesa in quanto idea. In queste pagine inedite, risultanti da un incontro teologico di più giorni, Paul Ricoeur sviluppa una riflessione del tutto originale che si può considerare, a un tempo, come militante testimonianza di un periodo di passaggio e come banco di prova, come laboratorio di temi filosofici sviluppati, altrove o in seguito, in modo indipendente. Viene alla luce un aspetto del pensiero di Ricoeur troppo spesso trascurato, in cui i lettori potranno cogliere un approccio filosofico nuovo, radicale, la cui ampiezza annuncia alcune delle sue opere ulteriori, la prova di uno sforzo intellettuale innovativo, anche per lui stesso, e dell'importante ruolo che il filosofo ricoprì nella vita intellettuale della Chiesa riformata di Francia». (Dalla prefazione di Olivier Abel)
Attraverso l’analisi e il dialogo interno tra una selezione ragionata di brani poetici biblici – dalla cantica del mare tra Mosè e Miriam al canto di Debora, dalla preghiera di Anna al lamento di Davide – messi in relazione tra loro per analogia, contrasto o altri elementi, Sara Ferrari si propone di dimostrare il ruolo fondamentale della poesia nella Bibbia e restituirne il giusto valore.
Riportati in originale e in traduzione a cura dell’autrice, i brani presentati, alcuni dei quali spesso percepiti come più lontani, toccano temi che si impongono come essenziali – la celebrazione delle opere divine, la gioia e il dolore, la donna quale oggetto e soggetto di poesia, Gerusalemme come fonte di letizia e disperazione –, mostrando ai lettori tutta la loro profondità e freschezza.
Nella sua complessità, ogni essere umano è come un libro che ha bisogno di essere letto, interpretato e compreso con la stessa cura, attenzione e rispetto che gli esegeti riservano ai testi biblici. Sergio Manna ci presenta qui i principali strumenti per acquisire e affinare la capacità di leggere e comprendere quello che il pastore presbiteriano Anton T. Boisen, fondatore della pastorale clinica, chiamava «documento umano vivente».
Frutto di studi di teologia pastorale e, soprattutto, di riflessioni sulle esperienze maturate sul campo in vent’anni di pratica pastorale in ambito comunitario e clinico, il libro di Sergio Manna propone un approccio pratico ed efficace alla cura e all’assistenza umana e spirituale delle persone che soffrono, di anziani, malati, morenti, dei loro familiari e di quanti, a diverso titolo, operano in questo ambito.
Al di là delle numerose similitudini con l’approccio psicologico, cui è dedicato ampio spazio, Manna si concentra sul proprium della cosiddetta «cura d’anime» che, nell’accompagnare ciascuna persona, sana o malata, nella sua globalità, unicità e irripetibilità, nella sua situazione concreta e particolare, si pone anche all’ascolto dei bisogni spirituali e teologici del singolo.
Per Ermanno Genre, la diaconia – che nel cristianesimo primitivo indica ogni forma di azione della chiesa, l’annuncio dell’evangelo come il servizio verso i poveri – costituisce l’identikit dell’agire della chiesa nel mondo e rinvia al ministero stesso di Gesù, mettendo sempre in gioco la sua identità e credibilità.
Nel mondo protestante «diaconia» è il servizio reso al prossimo, ciò che per i cattolici è «caritas» e che, in prospettiva generale e laica, si indica con la parola «solidarietà». In queste pagine Ermanno Genre invita a riflettere sulle radici bibliche dell’agire cristiano nel mondo e sui suoi mutamenti nel corso del tempo, in particolare rispetto al cristianesimo primitivo: dal Medioevo alla Riforma fino ai movimenti religiosi del Pietismo e del Risveglio, cui si deve l’organizzazione della diaconia cristiana moderna.
Non manca un esame delle sfide e dei problemi della diaconia valdese dal dopoguerra a oggi, inclusa la dibattuta questione dell’Otto per mille, fino alle nuove prospettive della solidarietà internazionale.
Indice testuale
Prefazione
di Giovanni Comba
Abbreviazioni
Introduzione
Diaconia come identikit della chiesa
1. La Bibbia ha radici profonde
2. Diaconia e Nuovo Testamento
3. Diaconia nella storia
4. I riformatori e la diaconia
5. Il primato dell’agire diaconale
6. La difficile gestione dell’eredità
7. Le nuove prospettive
Appendice I
Nuove povertà, nuova diaconia? Le sfide della globalizzazione
Appendice II
Carta della diaconia
Bibliografia
Biografia dell'autore
Ermanno Genre
ha insegnato Teologia pratica presso la Facoltà valdese di Teologia di Roma ed è professore invitato in diverse facoltà cattoliche.
Tra le sue pubblicazioni presso Claudiana ricordiamo: Gesù ti invita a Cena. L’eucaristia è ecumenica (2007), Martin Bucer. Un domenicano riformatore (2010), Introduzione alla bioetica. Bioetica e teologia pastorale in dialogo (2013), Osea. L’adultera perdonata (2014).
In queste pagine evocative e appassionate, Carla Ricci ricerca nei testi apocrifi del Nuovo Testamento le tracce di Maria di Magdala, ritrovando una «memoria di lei», una «memoria del cuore», una Maddalena amata di Gesù e prediletta «donna di luce», proprio per questo osteggiata e cancellata dalla tradizione. La ricerca di Carla Ricci nella letteratura «dell'altrove», una letteratura di comunità dedite a conservare «memorie altre», nello specifico di Maria Maddalena, propone tre linee di trasmissione femminile, sottese ai testi, su Gesù e le donne: la memoria dei racconti della passione e risurrezione; dei dialoghi legati agli insegnamenti riservati a Miriam; e delle seguaci di Cristo. Attraverso i testi apocrifi ritrovati nei secoli scorsi si rivela una verità «altra» in cui l'Autrice scopre le tracce di una memoria di Maria Maddalena, amata «donna di luce» di Gesù, non a caso avversata e rimossa. Non manca un contributo al tentativo di ricostruire i modi, i perché e i quando della trasmissione e della cancellazione della memoria. Con il testo integrale del Vangelo di Maria e, per la prima volta in Italia, la riproduzione delle pagine del papiro del Vangelo di Maria.
A cinquecento anni dall’affissione delle 95 tesi di Lutero, il teologo Fulvio Ferrario affronta la crisi delle chiese protestanti nel mondo secolarizzato di oggi – un mondo in cui può sembrare difficile immaginarne un qualche futuro – facendone un’occasione per ripensare il fondamento della Riforma, ovvero l’annuncio di Gesù, proprio in quel difficile contesto.
«È stato detto chiaramente: la Riforma non ha alcun futuro, almeno nell’Europa che l’ha vista nascere. La crisi delle chiese protestanti sembra infatti irreversibile: emorragia di fedeli, crollo di rilevanza per l’opinione pubblica, difficoltà finanziarie. Stando a tali non disinteressati profeti di sventura, il quinto centenario dell’avvio della Riforma luterana – che cade il 31 ottobre 2017 – potrebbe dunque somigliare a un vero e proprio funerale. Questo libro intende prendere sul serio la drammatica situazione attuale, considerandola tuttavia un’occasione per ripensare la ragion d’essere della Riforma, l’annuncio di Gesù Cristo, nel contesto dell’Europa secolarizzata. Ieri come oggi, il protestantesimo è semplicemente un invito a essere cristiani nel segno della libertà e della creatività dello Spirito. Questo testo è scritto nella fiducia che la Riforma abbia un futuro, perché ce l’ha il Cristo che essa testimonia» Fulvio Ferrario.
Sopravvissuti entrambi alla Shoah, lo psichiatra Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide si confrontano in queste pagine sul senso della vita e sulla religione: un dialogo profondo "tra chi si prodiga per favorire, a seconda dei casi, la guarigione o la salvezza dell'essere umano". Nel 1984, a Vienna, lo psichiatra e neurologo Viktor E. Frankl e il teologo Pinchas Lapide - entrambi ebrei, entrambi sopravvissuti alla Shoah - avviarono un dialogo sul senso della vita e sull'esperienza religiosa tentando di aprirsi fino in fondo alla prospettiva dell'altro. Ne nacque un intenso dialogo interdisciplinare sulla guarigione e la salvezza, tra psicoterapia e teologia, tra scienza e fede, percorsi spesso in contrasto, qui riavvicinati all'interno di un medesimo, forte, desiderio di ricerca della verità. Un dialogare prezioso sulla sofferenza e la colpa, ma anche sull'amore e il senso della vita, per comprendere i limiti del proprio sapere e aprirsi alla tolleranza.
Moglie di Abramo e madre di Isacco, Sara è una figura chiave nella Bibbia anche solo per il suo ruolo nella nascita del popolo di Israele. Per gli studiosi tradizionali, tuttavia, è spesso un personaggio insignificante, passivo, quando non una donna meschina, dura ed egoista. Tammi J. Schneider la rilegge in ottica femminista mettendola al centro della storia della Genesi.
Sociologia, psicologia e teologia del padre (e del figlio)
La "famiglia cristiana"
Che cosa hanno da dire le donne?
A partire dalla constatazione che oggi la nostra società vive una grande trasformazione in assenza, o quasi, di quella figura che è sempre servita da suo imprescindibile punto di riferimento - il padre - , la teologa femminista Elizabeth Green interroga alcuni aspetti del Dio padre, in particolare in riferimento a genere e genitorialità.
Negli ultimi anni la figura del padre è diventata oggetto di riflessione per quanti studiano i cambiamenti nel comportamento umano a livello sociale e individuale. Man mano che il padre è diventato meno presente o addirittura assente dalle nuove configurazioni famigliari, eccolo riapparire e occupare un posto centrale sullo schermo o nei libri. Ovvero, da quando il protagonismo delle donne è un fatto consolidato in Occidente, da quando le relazioni tra donne e uomini sono in uno stato fluido e sono emersi nuovi modi di vivere la famiglia, ecco tornare alla ribalta il Padre. Il problema è che ciò accade in un contesto che non si è affatto liberato dalla vecchia immagine patriarcale, tuttora riproposta anche nel cristianesimo.
Elizabeth E. Green