
Il titolo di questa raccolta di scritti di diritto canonico e diritto comparato delle religioni sembrerebbe voler distinguere il diritto della Chiesa da quello profano-secolare delle comunità politiche e dello Stato. Ciò non darebbe però conto della sua originalità. Il binomio "Sacro e Diritto" vuole infatti evidenziare sia la distinzione che la complementarità dei due concetti, analizzando con rigore scientifico la fecondità innovativa di alcune intuizioni e della metodologia acquisita dai grandi maestri della teologia del diritto canonico e della nuova scienza in "statu nascendi" del Diritto comparato delle religioni. Proprio per questo comprende due parti (la prima canonistica, la seconda ecclesiasticista e di diritto comparato) caratterizzate dalla comune preoccupazione di voler sempre coniugare il momento fondativo con quello comparativo, secondo il dettato di uno dei più grandi teologi del XX secolo, Joseph Ratzinger, poi Papa Benedetto XVI. Prefazione di Mauro Jöhri.
Raimon Panikkar conversa con il rabbino Pinchas Lapide, entrambi intervistati da Anton Kenntemich. Un'opera in grado di sconvolgere quello che i cristiani pensano degli ebrei e quello che gli ebrei pensano dei cristiani, e che evidenzia il rischio possibile di una riduzione sia del cristianesimo sia dell'ebraismo. Come sempre hanno ripetuto Raimon Panikkar e Julien Ries, non c'è dialogo che non porti un guadagno reciproco. In questo senso sono qui affrontate tematiche fondamentali quali l'idolatria, l'esperienza dell'aperto, della libertà, dell'infinito, dell'indescrivibile. Parole dentro le quali è annidato un mistero inesprimibile, che conduce in unità la diversità delle culture.
"I pilastri cui si riferiscono questi testi non sono elementi architettonici concreti, come succede spesso nelle religioni popolari in Europa o con lo stupa nel Buddhismo. Il termine "pilastro" ricorre in altri contesti nel Giudaismo, come il "pilastro della preghiera". Nell'ambito delle nostre discussioni, comunque, il pilastro è interpretato in due modi. Esso viene proiettato nei reami trascendenti, come il paradiso, e percepito in certe forme di esperienza omiletica immaginaria, oppure viene identificato con il giusto, con il corpo della persona che esegue i riti o le tecniche che la trasformano in una figura pontificale. Immaginari o concreti che fossero, questi pilastri hanno ispirato le vite, i sogni e le aspirazioni di molti Ebrei, e un senso di trascendenza personale, di toccare mondi più alti, ha dato forma alle loro esperienze e al loro adempimento di atti religiosi." (Dalle "Osservazioni finali")
"Questo diario racconta una storia cosmoteandrica da una piccola angolatura umana. E una storia personale, ma ha anche valore di archetipo. E una battuta della sinfonia cosmica che abbiamo suonato forse a nostra insaputa... Abbiamo lasciato sedimentare questo libro per diversi anni... Abbiamo quindi deciso di superare il pudore rendendoci conto che la nostra esperienza - come ogni esperienza umana - non è individuale e che il comunicarla nella sua semplicità, quasi nudità, può forse dare gioia e speranza a chi si trova in cammino verso la meta cui è chiamato ogni essere umano venuto a questo mondo". (dal Prologo di Raimon Panikkar, 2009) Allegato al libro un DVD in omaggio in cui Raimon Panikkar stesso racconta la sua lunga vita. Viene offerto come la semplice pietra simbolica che i pellegrini depongono sui cumuli votivi ai piedi del Kailàsa, consapevoli che quanto si riceve deve essere a nostra volta donato nella forma in cui ne siamo capaci
La cabala, la grande corrente mistica ed esoterica dell'ebraismo, ha conosciuto una fioritura considerevole alla fine del XIII secolo. All'origine dell'infatuazione: "lo Zohar". Etimologicamente, è il Libro dello splendore, un trattato esoterico ebraico la cui influenza arriverà a eguagliare quella del "Talmud". La paternità di questo commentario in aramaico dei principali passi del Pentateuco è attribuita - principalmente - a Moseh di León (1240-1305). Come è nato lo "Zohar" Perché fu scritto, e da chi? Qual è il suo messaggio, il suo significato? Come una letteratura simile - dato che si tratta propriamente di un corpus costituito da testi diversi - ha potuto superare i secoli senza ostacoli, cristallizzarsi intorno a un nocciolo duro, darsi un titolo generico stabile, arricchirsi di contributi ulteriori e giungere a far concorrenza alla supremazia del Talmud, dove sono pure consegnati per iscritto nientemeno che il vissuto e il pensiero degli Ebrei per circa mezzo millennio? Nel rispondere a questi interrogativi, Maurice-Ruben Hayoun ci permette di comprendere meglio la natura e l'originalità di questo testo affascinante e di collocarlo in rapporto ad altre correnti del pensiero ebraico
Nel suo recente libro su Rashi, Elie Wiesel afferma che tra i differenti commentari da lui presi in considerazione quello del rabbino di Troyes è «unico, differente, indispensabile». Ed è esattamente così! A poco meno di un millennio dalla nascita di questo grande interprete, le spiegazioni, semplici e profonde che ha dato dei passi biblici e talmudici, rimangono insuperate.
Le sue letture, focalizzate soprattutto sul senso letterale della Scrittura, hanno rappresentato un nuovo inizio nel campo dell’esegesi. Tuttavia la fedeltà testuale non significa aridità e abbandono dell’ampio materiale della tradizione dedicato al senso allegorico, morale e anagogico: il tutto viene riplasmato per precisare e arricchire il significato dei versetti. Comprendere pienamente i commenti di Rashi, specialmente per il suo abbondante uso delle fonti, non è dunque un facile compito, e non lo è mai stato. Per questa ragione, nel corso della storia sono stati scritti più di duecento commentari per aiutare a meglio capire il suo commento biblico.
Il presente lavoro intende svelare la profonda ed erudita sapienza che si nasconde nelle concise e spesso ellittiche esegesi di un passo. In primo luogo viene fornita una traduzione dei primi dodici capitoli dell’Esodo e del Commento che Rashi ne ha fatto; il Commento viene poi, approfondito attraverso i Supercommentari; infine, proprio perché i commenti al Commento si sono spesso trasformati in nuovi commenti del testo biblico, riporteremo anche le possibili ulteriori interpretazioni.
La presente raccolta di scritti sui mistici delle grandi tradizioni nasce dall’omaggio a Raimon Panikkar rivoltogli da amici e studiosi provenienti da diversi paesi del mondo in occasione del convegno tenutosi a Venezia nel maggio 2008 per festeggiare il suo novantesimo anniversario. L’omaggio che si vuole offrire a Panikkar con questa pubblicazione è quello di far rivivere mistici di tradizioni tanto diverse che hanno percorso come lui il cammino verso il Sé, divenendo un faro di luce per coloro che ne sono alla ricerca. La raccolta segue l’ordine cronologico della storia umana, dagli aborigeni australiani ai filosofi moderni, quasi a descrivere la presa di coscienza dell’uomo. È un percorso affascinante che non mancherà di sorprendere e di commuovere il lettore, anche se l’esperienza è sempre ineffabile per chi la vive e quindi incomunicabile, ma se ne può cogliere un riverbero. I linguaggi sono diversi perché diverse sono le tradizioni religiose in cui vengono descritte le esperienze mistiche, ma unico e commovente è l’anelito che da sempre spinge l’uomo alla conoscenza di sé, per scoprire di essere un riflesso del Sé, dello Spirito, di Brahman, di Allah o anche del Vuoto o comunque si voglia chiamare il Mistero della Vita stessa. Il libro è arricchito da un DVD che riprende Panikkar nel contesto del convegno di Venezia, un ricordo per tutti i partecipanti, ma un dono anche per coloro che non hanno potuto essere presenti.
Jaffé Dan Il Talmud e le origini ebraiche del cristianesimo
Alle radici della civiltà giudaico-cristiana: I rapporti tra cultura ebraica e cristianesimo delle origini.
La letteratura talmudica è relativamente poco conosciuta nel nostro paese. Eppure lo studio - privo di ipoteche teologiche o confessionali - dei rapporti tra il giudaismo rabbinico e il cristianesimo primitivo è particolarmente interessante per comprendere le origini religiose del mondo occidentale, la cui civiltà viene oggi così spesso definita "giudaico-cristiana". 
Dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme nel 70 d.C., il giudaismo ha conosciuto dei mutamenti profondi e travagliati. I Saggi, gli autori del Talmud, si sono confrontati con altri ebrei, in particolare con quelli che seguivano gli insegnamenti di Gesù, con Gesù stesso e con Paolo di Tarso. Le vicende di questo incontro costituiscono l’oggetto di questo volume. Nell’ultimo capitolo sono passati in rassegna alcuni storici ebrei moderni e contemporanei e la loro visione di Gesù. 
Grazie all’uso delle fonti originali, l’autore consente ai lettori di raggiungere una comprensione migliore di quest’epoca complessa, in cui il giudaismo e il cristianesimo hanno cominciato a differenziarsi, e in cui si sono avviati movimenti e meccanismi che hanno pesato sul corso successivo della storia.
Quando nel 1954, sacerdote cattolico, mi recai per la prima volta in India, la terra di mio padre, vidi che il grande problema, anche mio, era quello del rapporto tra "induismo e cristianesimo": questo fu il primo titolo del libro che aveva come sottotitolo "Il Cristo sconosciuto dell'induismo". Ricordo che fu il mio grande amico Bede Griffiths a suggerirmi di invertire il titolo con il sottotitolo e gliene sono sempre stato grato. Desidero sottolineare inoltre che il tema del libro ha costituito da sempre il problema centrale della mia vita, come mostrano le diverse date delle varie introduzioni alle differenti edizioni. Ribadisco che l'aggettivo "sconosciuto" riferito a Cristo vale anche per il cristianesimo storico. Ho suggerito ripetutamente che l'incontro delle religioni, indispensabile oggigiorno, implica una mutazione nella stessa autocomprensione delle religioni e in questo caso dello stesso cristianesimo. Dopo essere stato storicamente ancorato per quasi due millenni alle tradizioni monoteistiche originate da Abramo, il cristianesimo deve meditare sulla "kenosis" di Cristo e avere il coraggio, come nel primo Concilio di Gerusalemme, di svincolarsi dalla tradizione ebraica (il cui simbolo era la circoncisione) e dalle tradizioni romane senza rompere con esse, lasciandosi fecondare dalle altre tradizioni dell'umanità.
Nel 1939 Mircea Eliade (1907-1986) pubblicava con il titolo Fragmentarium una raccolta di articoli, brevi saggi e ´frammentiª (appunti, note di lettura, pagine di diario) apparsi a Bucarest su diversi periodici e in particolare sulla rivista ´Vremeaª tra il 1935 e il 1939.
Queste pagine dense di scintillanti riflessioni e sorprendenti argomentazioni offrono ai lettori la possibilit‡ di ripercorrere la gestazione delle linee di pensiero dello studioso romeno che porteranno alle grandi opere della maturit‡ a partire dal Trattato di Storia delle Religioni del 1949.
Nel ´laboratorioª eliadiano degli anni í30 troviamo gi‡ individuati gli elementi principali della dialettica del sacro e del profano e gli aspetti ´prediscorsiviª delle concezioni metafisiche dei popoli di cultura arcaica espressi attraverso il linguaggio simbolico e vengono analizzate le conseguenze negative della ´degradazione del misteroª e della ´laicizzazione dellíassolutoª, quelle credenze pseudoreligiose moderne che hanno il loro culmine nelle ideologie materialistiche totalizzanti.
Eliade Mircea Oceanografia
Nel 1934 Mircea Eliade (1907-1986) pubblicava con il titolo Oceanografia una selezione di articoli e saggi apparsi a Bucarest sul giornale «Cuvântul» e sul settimanale «Vremea» nei due anni precedenti, oltre ad alcune note di diario con il titolo Frammenti. «Questo tentativo di esaminare la vita quotidiana dell’anima, di risolvere di nuovo, con serietà, i problemi semplici – che nessuno prende più in considerazione – perché troppo grandi o troppo semplici – lo chiamo oceanografia», scrive l’Autore nella sua prefazione.
Con stile nervoso, paradossale e a volte ironico, il giovane Eliade, ritornato dall’India nell’ambiente culturale vivace e pluralista della Bucarest dell’inizio degli anni ’30, in questo libro presenta appunto una «oceanografia dell’anima contemporanea», attraverso una serie di «divagazioni filosofiche» in cui troviamo, in fase di elaborazione, alcuni dei temi di fondo del futuro grande storico delle religioni, scrittore e uomo di cultura: la critica ai pregiudizi occidentali nei confronti delle tradizioni religiose extraeuropee, la scoperta del simbolo come strumento di conoscenza, l’«irriconoscibilità del miracolo», le strutture mitiche del romanzo e del cinema, la libertà personale e l’esperienza vissuta, l’autenticità contrapposta all’originalità quale premessa alla creatività artistica e alla disponibilità della scoperta.
Quando una religione come il cristianesimo si impone, qual è il suo atteggiamento nei confronti di chi professa altre credenze? Come vengono vissuti gli incontri fra culture differenti? Qual è l'atteggiamento dei cristiani e dei non cristiani riguardo all'edificazione della città terrena nelle diverse epoche? Come valutare le influenze e lo scambio di idee tra i cristiani e i credenti delle altre religioni? L'autore intende rispondere a questi interrogativi, centrali per comprendere alcune fasi salienti della storia del cristianesimo, in una vasta indagine che ripercorre l'intero percorso della Chiesa, dalle prime comunità agli ultimi pronunciamenti del Magistero, mettendo a confronto l'homo religiosus non cristiano, l'homo christianus, ma anche l'homo ideologicus, che nasce nel contesto della crisi dell'illuminismo. Sulla base di una documentazione ampia lo storico delle religioni descrive, analizza e commenta i momenti principali dell'incontro, dello scontro o dell'accordo fra cristiani e non cristiani.
Mohamed Talbi è un intellettuale islamico internazionalmente conosciuto, professore onorario alla Facoltà di Scienze Umane di Tunisi, dove vive, con i suoi scritti ha contribuito alla conoscenza dell'Islam e al suo impatto sulla cultura contemporanea. Uomo di dialogo, scrisse un'opera con il filosofo ortodosso Olivier Clément. In questo breve testo presenta il Corano in ciò che ha di più universale, una parola per tutti e da cui tutti possono trarre alimento. Partendo dall'universalità del messaggio del Corano, l'autore tratteggia e mette in prospettiva i rapporti di Dio con l'uomo e l'universo. L'opera si rivolge ai credenti dell'Islam come ai non credenti o a credenti di altre religioni in un momento in cui con troppa facilità si pretende di leggere l'Islam secondo meccaniche prospettive politiche. Questo volumetto riconsegna l'uomo religioso dell'Islam, con cui ogni uomo è chiamato a mettersi in rapporto.
Come scrive Mircea Eliade, ´Líhomo religiosus crede sempre che esista una realt‡ assoluta, il sacro, che trascende questo mondo, in questo mondo si manifesta e per ciÚ stesso lo santifica e lo rende realeª. Julien Ries si avventura sulle tracce dellíhomo religiosus, per coglierne il messaggio e comprendere i tratti dellíesperienza vissuta del sacro che egli compie. Lo fa con il suo consueto linguaggio piano ed efficace, capace di mettere a disposizione di tutti (anche grazie a un glossario finale che fornisce a ogni tipo di lettore gli strumenti per orientarsi agevolmente) una sintesi chiara e agile di un dibattito amplissimo. Dopo avere chiarito i differenti approcci al problema del sacro, segue la via della ´semantica storicaª: in un percorso affascinante, che prende le mosse dal mondo indoeuropeo (líantica Roma, gli Ittiti, la civilt‡ dellíIndia, la religione mazdaica, la cultura greca), passa a quello semitico (dei Sumeri e dei Babilonesi), tocca lo gnosticismo e il manicheismo per concludersi con i tre grandi monoteismi, Ries si interroga sui termini utilizzati dallíuomo per esprimere il trascendente e sui significati che ad essi sono stati associati dalle diverse culture. Trova in questo modo, sul piano dellíindagine storica, la prova di come ´líuomo non Ë possibile senza il sacroª.
La nostra epoca ha riscoperto il mito e lo ridefinisce di continuo: il termine "mito" è usato nelle accezioni più diverse, sia dal lessico comune sia dai vocabolari specialistici e le teorie sul mito si moltiplicano. Chiarita la terminologia di riferimento, Ries traccia una storia delle teorie del mito che, prendendo le mosse dalle prime attestazioni del vocabolo mythos nei poemi omerici, giunge fino agli albori del XX secolo, e propone l'analisi di alcuni modelli di interpretazione contemporanei. Dall'analisi di Ries emerge una concezione del mito non soltanto come "fenomeno umano", ma come fenomeno prima di tutto "religioso", che ha svolto e svolge un ruolo imprescindibile nella nella vita dell'uomo nella sua tensione verso il sacro.
Se, nei vari sistemi religiosi, il tempo "sacro" si definisce spesso nei termini di una rottura o una interruzione rispetto alla successione temporale ordinaria, gli aspetti che esso presenta, le sue peculiarità, i suoi modi di porsi in rapporto con la quotidianità, le concezioni del mondo dalle quali dipende e che contribuisce a determinare cambiano a seconda dei contesti culturali di riferimento. L'individuazione della stessa categoria di "tempo sacro", inoltre, non manca di porre questioni teoriche e metodologiche. In questo volume nove specialisti di storia delle religioni hanno affrontato il tema dell'esperienza religiosa del tempo, analizzando i modi in cui alcune civiltà costruiscono e definiscono la loro idea del tempo.
Storia sacra e mito rivelano come l'uomo di tutti i tempi e di tutte le culture si sia sempre interessato al mistero: si tratti di politeismo o di monoteismo, di sacerdozio singolo o corale, maschile o femminile, casto o coniugato; si tratti di culto all'aperto o al chiuso, di grotta o di tempio; si tratti di un dio che muore o dell'uomo che vive dopo la morte. Questo volume raccoglie le lezioni introduttive ai corsi tenuti dall'autrice presso l'Università degli Studi di Milano.
Il volume introduce alla dottrina e alla tecnica degli esicasti che praticavano una mistica e una ascesi particolare, propria del cristianesimo orientale. Il tema viene trattato ricorrendo alla comparazione storica con due fenomeni correlati e vicini all'esicasmo: la mistica cristiana occidentale e il sufismo islamico. I registri di lettura sono tre: quello storico, quello ecumenico e del dialogo interreligioso, e quello antropologico. L' autore è professore ordinario di storia delle religioni alla Sapienza di Roma.
Il volume è organizzato in due parti, una prima sulle questioni preliminari e una seconda sul fatto mistico nelle sue forme principali. Alla prima appartengono i capitoli: Mistica, uso e abuso di un termine impreciso, verso un chiarimento preliminare del significato di mistica; Fenomeno religioso e fenomeno mistico; Alla ricerca di un metodo per lo studio del fenomeno mistico; La mistica come fenomeno umano. Alla seconda: Tipologia dei fenomeni mistici; Forme non religiose di mistica; La mistica nelle grandi religioni orientali; La mistica nelle grandi religioni profetiche.
Il volume è organizzato in due parti, una prima sulle questioni preliminari e una seconda sul fatto mistico nelle sue forme principali. Alla prima appartengono i capitoli: Mistica, uso e abuso di un termine impreciso, verso un chiarimento preliminare del significato di mistica; Fenomeno religioso e fenomeno mistico; Alla ricerca di un metodo per lo studio del fenomeno mistico; La mistica come fenomeno umano. Alla seconda: Tipologia dei fenomeni mistici; Forme non religiose di mistica; La mistica nelle grandi religioni orientali; La mistica nelle grandi religioni profetiche.