
Sono decenni che nel mondo occidentale una schiera di "esperti" sciorina senza posa formule magiche pronte all'uso per il dimagrimento. Sono quasi sempre le stesse, con poche varianti dettate da mode passeggere, e parlano di calorie, di bilancio energetico, di "entrate" che devono essere minori rispetto ai "consumi". Chi vuole perdere peso è poi bersaglio di un'infinità di diete, molte delle quali arrivate facendo un gran rumore per poi sparire pian piano nel silenzio. A queste si aggiungono i messaggi costanti e invadenti del marketing delle industrie alimentari, che ci condizionano a comprare cibi senza zuccheri (ma pieni di dolcificanti), cibi "light" poveri in grassi (ma pieni di zuccheri), cibi spacciati come naturali (ma pieni di conservanti) . Una palude di informazioni vaghe e confuse. E un solo dato certo: continuiamo a ingrassare. È necessario fare ordine. Perché le cose sono molto più complesse di come ce le raccontano. La verità è scomoda, ma affrontarla è urgente: qualcosa si è spezzato nel delicato equilibrio che lega il nostro metabolismo all'ambiente che ci circonda, e l'origine di questa frattura va ricercata nel cibo che ingeriamo: iperprocessato, ipercalorico e iponutriente. Solo un approccio scientifico può aiutarci a ritrovare quell'equilibrio perduto e a perdere peso per non ingrassare più.
Piacersi, sentirsi bene nel proprio corpo, apprezzare il vigore dei propri muscoli, la tonicità della pelle, il volume dei capelli. Un desiderio legittimo, a qualsiasi età, perché la bellezza è l'espressione di uno stato di armonia e salute. La vera bellezza non è mai artificiale, ma - come ci insegna la scienza - funzionale: spesso quelli che noi consideriamo difetti o inestetismi (come le rughe, la pancia, la cellulite, i capelli sfibrati) altro non sono che i sintomi esteriori di problemi di salute più vasti, che possono essere affrontati e corretti. In primo luogo con la giusta alimentazione. Accanto ai molti cibi che già conosciamo per le loro proprietà benefiche, esistono dei supercibi e degli integratori in grado di agire con sorprendente efficacia sul nostro organismo e di restituirci forma, bellezza e salute. Anche gli effetti, così temuti, del passare del tempo, non sono affatto inesorabili: l'invecchiamento può essere rallentato. La chiave di volta per contrastarlo, e addirittura prevenirlo, sta sempre nell'adozione degli alimenti giusti e di un corretto stile di vita. Partendo da casi veri, questo libro offre tutte le strategie per affrontare con successo i più diffusi e comuni ostacoli alla nostra bellezza, spiegandoci con chiarezza qual è la causa degli inestetismi, quali provvedimenti si possono prendere subito da soli, quali supercibi sono di maggiore aiuto e cosa è bene chiedere al proprio medico.
"Dio non gode di buona salute nella società attuale. Eppure da tempo c'è una forte rinascita della spiritualità: ricerca di silenzio, di meditazione, di senso, di nuovo rapporto con il creato, con il tempo, con l'universo... La Chiesa è ancora capace di nutrire la sete di spiritualità degli uomini e delle donne di oggi? Solo se ricorda loro che Dio non sta in chiesa (soltanto). Dio sta nel mondo, nel "suo" mondo. Che non è un luogo neutro, ma opera sua. Luogo dove abita il Risorto. Per vederlo non dobbiamo "scappare in chiesa", ma aguzzare lo sguardo. Dio parla nel pane e negli spaghetti che mangio, parla nella neve e nel sole, parla in ufficio e in fabbrica. Dio parla in panetteria e dalla parrucchiera. Perché Lui è lì. Ecco ciò che provo a fare in questo libro: provo a mangiare "da credente", provo a guardare la tavola alla luce della mia fede. A poco a poco il sale, le patate, la pizza, le polpette, le sedie... iniziano a parlare. Spero succeda anche a te. Buon cammino." (Derio) "La vita spirituale non è forse null'altro che la vita materiale compiuta con cura, calma e pienezza: quando il panettiere svolge alla perfezione il suo lavoro di panettiere, Dio è nella panetteria. Il cielo, con Cristo, scende sulla terra un po' più di quanto non faccia d'abitudine, e qui e là, grazie al lavoro dei cuori, trova il suo posto in un angolo, come se gli fosse stata preparata una nicchia nelle reti dei pescatori, o nelle anfore di vino o nelle ceste di pane. La terra, i mestieri e il piacere di parlare non sono mai stati tanto glorificati come nel Vangelo. Qui cielo e terra sono faccia a faccia per la prima e forse ultima volta nella Storia." (Christian Bobin)
"Ragazzi, questo è stato il mio anno migliore per quanto riguarda il lavoro! Mi sono divertito un sacco a cucinare perché ho preso ispirazione da ciò che spuntava nel mio orto. Che gioia vedere il giardino trasformarsi giorno dopo giorno e sapere che lì fuori, per tutto l'anno, ci sarebbero state cose squisite pronte per essere raccolte. Mi è stato anche d'ispirazione per inventare ricette nuove e buonissime per questo libro, che infatti non ha la classica suddivisione tematica o per portate ma segue l'ordine d'apparizione degli ingredienti cresciuti nel giardino!" (Jamie Oliver). Oltre 1OO ricette facili, gustosissime e splendidamente illustrate per cucinare ogni giorno cibi freschi e in armonia con le quattro stagioni (e fantastici consigli per provare a coltivare qualcosa): il nuovo libro dell'autore del best seller "II mio giro d'Italia", una vera e propria dichiarazione d'amore per la cucina di casa e naturale.
Discepolo di Gualtiero Marchesi e Alain Ducasse, Davide Oldani è a sua volta diventato un maestro. Un maestro molto particolare, come dimostra questo libro. Piuttosto che lasciar cadere dall'alto sapere ed esperienza, Oldani sembra porgere dell'uno e dell'altra la condivisibilità, i princìpi (semplici, di buonsenso) che è venuto, quasi automaticamente, scoprendo lungo la strada percorsa. Oldani pensa a una cucina di ingredienti non inutilmente costosi, pensa a posate disegnate perché siano utili, a sedie e tavoli che siano comodi, a spazi fra tavolo e tavolo che stabiliscano, se è il caso, relazioni ma non impongano eccessiva vicinanza. Lui che ha imparato la vastità degli oceani, lui che ha appreso la peculiarità delle cucine internazionali, ci dice come tornare con leggerezza ai piatti tradizionali rinnovandoli dall'interno. Oldani ci parla, in questo libro, di princìpi condivisibili, di modelli comportamentali e imprenditoriali di grandissima essenzialità. Ci racconta di uno chef che non solo sta in cucina ma la pulisce quando è il caso, che sta dove si inventano i piatti con lo sguardo di un solerte padrone di casa. Che si trova a suo agio nella lode alla leggerezza di Calvino e la traduce nell'armoniosa affabilità dei sapori.
“La mia Cucina POP è nata dal desiderio di amalgamare l’essenziale con il ben fatto, il buono con l’accessibile, l’innovazione con la tradizione. Sono convinto che la grande cucina italiana sia grande, oltre che per varietà e gusto, anche per la possibilità che offre di essere costantemente reinterpretata: io l’ho fatto con semplicità, dando valore a tutti gli ingredienti e facendo della stagionalità e dell’alta qualità dei prodotti due punti fermi. A questi punti cardine ho aggiunto un principio che mi guida nella preparazione di ogni piatto: la ricerca di un’armonia nell’equilibrio dei contrasti, che per me significa non solo una ‘promessa’ di dolce nel salato e una ‘memoria’ di salato nel dolce, ma la coesistenza armoniosa in ciascun piatto di tutto ciò che stimola il palato: morbido, croccante, caldo, freddo, dolce, amaro…”
Tutto questo per Davide Oldani deve trovare una composizione in una cucina leggera ma gustosa, sana ma varia, semplice ma sorprendente.
A completare la sua idea di Cucina POP: la passione e la ricerca continue, l’irrinunciabile lavoro di squadra e l’accoglienza dell’ospite. Sobria ma elegante, quest’ultima è basata sulla convinzione che il bello debba essere anche funzionale, come tutti gli oggetti che Oldani ha creato per i suoi ospiti.
La prima volta che l’ho detto, mi hanno chiesto di ripetere, pensando che mi fossi sbagliato. Volevi dire “regionale”? No, intendevo proprio dire
“non regionale”; cucina non regionale italiana. Ma non mi riferivo a un nuovo modo di cucinare, a una cucina pre, post, anti, priva di o a base di. E nemmeno volevo usare il NON in senso negativo. Avevo semplicemente in mente la buona cucina italiana e com’è sempre stata nella tradizione, e cioè rappresentata da ottimi ingredienti prima ancora che dal cucinato.
Innovatore dell'alta cucina e strenuo difensore della semplicità e della tradizione: così si può definire la figura di Davide Oldani. La sua storia, il suo gusto, il suo credo è tutto racchiuso in questo libro: come e perché Oldani è diventato Oldani, quali segreti celano le porte della sua cucina al D'O, chi sono i protagonisti della sua formidabile squadra di lavoro e, soprattutto, quali sono le ricette di questo chef originale. Partito dalla Milano di Gualtiero Marchesi, Oldani è entrato nelle capitali mondiali dell'alta cucina e dopo anni trascorsi ad assorbire, osservare e studiare, è tornato da dove è venuto e ha aperto una "trattoria", il D'O. Non un ristorante di lusso e pretenzioso, bensì un locale semplice dove lo chef accoglie chiunque voglia imbarcarsi nella sua avventura "pop". Come spiega lui stesso, "pop" sta per popolare, del popolo, e dunque del cibo legato alla tradizione locale, delle materie prime "povere", sì, ma lavorate con tecnica sapienza. In questo libro Oldani racconta la sua filosofia, il suo concetto di cultura gastronomica e di rispetto della stagionalità dei prodotti e, soprattutto, racconta la passione per la scoperta che l'ha fatto diventare anche designer di posate e utensili di cucina. Un percorso di vita ricco e appassionante, che si conclude con le ricette che lo hanno reso famoso nel mondo.
Questo libro vuole avvicinare il lettore alle tradizioni alimentari della Croazia, partendo dal presupposto che la tavola "ha sempre aggregato, ha offerto occasioni di incontro, scambio e contatto tra diverse culture, mentalità e popoli, stemperando spesso situazioni difficili, favorendone soluzioni positive e ricomposizioni a volte impensate" dall'introduzione di Suor Stella Okadar. La Croazia è un Paese ricco di tradizioni culturali, letterarie, storiche, spirituali e artistiche, ma anche caratterizzato da una tradizione alimentare ispirata alla semplicità e alla genuinità. Le ricette descritte da Suor Stella - dagli antipasti e spuntini ai dolci - sono ispirate al rispetto per i profumi e i sapori naturali degli ingredienti utilizzati, il cui "incontro" deve essere alla base di una corretta e sana alimentazione, considerata come la medicina più efficace contro gli eccessi di un approccio scorretto al cibo. Il cibo visto non solo come "appagamento di una necessità", ma anche come espressione della "gioia della convivialità". Prefazione di Antonella Clerici.
50 vignaioli indipendenti, 1.500 vini biologici biodinamici autentici, Il vino critico rispetta l'ambiente. E la biodiversità, è l'espressione, autentica del territorio in cui è prodotto, ci racconta il lavoro dei piccoli vignaioli indipendenti, La prima guida al vino "di relazione": 120 schede di vignaioli, 250 indirizzi di cantine, 1.500 vini, tutti gli eventi di enodissidenza, e un breve testo di Luigi Veronelli. I criteri di scelta dei produttori: produttori di piccole dimensioni per ettari vitati e resa per ettaro, vignaioli che producono e trasformano solo uve proprie, aziende agricole che rispettano i diritti dei lavoratori, vignaioli "custodi" della terra, dei suoi saperi, della sua cultura, contadini che lottano per tutelare la propria terra dagli abusi, vini naturali, biologici, biodinamici, senza chimica e manipolazioni, vini artigianali, il cui vignaiolo ci "mette le mani", vini che esprimono il proprio territorio e la sua essenza, vini capaci di raccontare storie conviviali, relazioni e incontri, vini sovversivi, perché differenti, non omologati, non commerciali, vini ribelli, perché in aperta contrapposizione a mode e tendenze.
Oltre che presentare piatti di varie regioni italiane quali l'Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Campania l'autrice analizza le varie sfumature psicologiche e socio-ambientali legate al cibo: cucinare per noi stessi per un'autogratificazione; cucinare per gli altri con varie finalità (quali trasmettere affetto, rafforzare legami sociali e familiari); cucinare in compagnia per rafforzare un'intimità amichevole o per scambiare ricette e rafforzare le nostre conoscenze culinarie. Le finalità strettamente psicologiche legate al cibo sono: confortante (in situazioni stressanti pasta, pane, biscotti e torte possono migliorare il tono dell'umore rievocando situazioni piacevoli o calore domestico); simbolico (ad esempio il latte che richiama l'amore materno, la carne rossa associata a passioni, rabbia e aggressività, il cioccolato segno di lusso e ricompensa); sessuale (cibo e matrimonio vanno d'accordo persino nel lessico, infatti si dice consumare).
Carlo Emilio Gadda è uno dei massimi scrittori del Novecento anche per quanto riguarda il coté mangereccio. Nei suoi romanzi e nei suoi racconti, infatti, da 'La cognizione del dolore' a 'Quer pasticciaccio brutto de via Merulana', fino alle storie milanesi de 'L'Adalgisa', il cibo è una presenza costante. La cupidigia di parole e di vita che caratterizza la letteratura dell'Ingegnere, insomma, va di pari passo con la sua cupidigia gastronomica. Ne deriva una barocca e ingorda messe di ricette di tutta Italia, ma con particolare affezione per Milano e Roma, in cui piatti poveri o poverissimi s alternano ad altri più elaborati, sempre tuttavia nel solco delle tradizioni regionali e, in ogni caso, di non troppo difficile preparazione.
Nella sua introduzione a questo volume, Arrigo Cipriani, il famosissimo patron dell'Harry's Bar di Venezia, parla dei suoi 'clienti maestri', e confessa come da loro abbia appreso quasi tutto quello che sa dell'arte culinaria. Emanuela Notarbartolo di Sciara rientra sicuramente tra questi 'clienti maestri', ma sempre secondo Cipriani, che parla della cucina delle grandi famiglie come della migliore - data la discendenza 'aristocratica' della sua arte culinaria, merita una 'stella' in più. Nell'ispirazione dell'autrice, Il gioco della cucina deve molto alle antiche e sagge cuoche di famiglia che avevano insegnato a cucinare a sua madre, autrice tra l'altro di un famosissimo libro di ricette illustrato dal grande architetto Giò Ponti. Ma molto anche all'esperienza personale, fatta di viaggi, frequentazioni di grandi alberghi e ristoranti, scambi di ricette con amici altrettanto appassionati e, soprattutto, di tanta curiosità e di tanto gusto. Il libro unisce così alle grandi ricette della cucina internazionale le ricette della nostra tradizione. Nessuna indulgenza, invece, verso la nouvelle cuisine: per citare ancora l'introduzione di Cipriani, «quando oggi sento parlare di rivisitazione della cucina tradizionale mi sento male, perché le nostre ricette non hanno altro bisogno che di essere svolte correttamente». Concetto sul quale Emanuela Notarbartolo di Sciara è perfettamente d'accordo.