
L'intero corpus delle vetrate di Marc Chagall è esposto nel presente volume. Si entra nei luoghi per i quali l'artista, con l'aiuto del maestro vetraio Charles Marq, ha operato: Assy, Moissac, Metz, Gerusalemme, New York, Pocantico Hills, Tudeley, Zurigo, Nizza, Reims, Chicago, Chichester, Sarrebourg, Magonza, Le Saillant. Sono riprodotti anche i cartoni preparatori finali che Chagall realizzava per ogni vetrata.
Sul piano artistico si osserva che la fusione greco-persiana, successiva alla vittoria dei Persiani achemenidi su Creso e sui coloni greci d'Asia, ha dotato l'architettura degli Achemenidi di un fattore di unità, coerenza e grandezza. Il connubio tra l'ordine imperiale persiano e la sensibilità ellenica ha fatto nascere capolavori che a lungo hanno confuso gli studiosi dell'arte antica. Non sapendo se individuare una filiazione mesopotamica o un'eredità greca, gli storici dell'arte specializzati nelle culture del Vicino e Medio Oriente si sono smarriti nella valutazione di un'estetica tanto disorientante quanto seducente. Restituire le vere fonti, che sono ioniche, è l'obiettivo di queste pagine. L'arte achemenide ritrova le sue radici. Ma queste constatazioni non escludono conseguenze inattese... Il cerchio si chiude: la creazione dei grandi dipteri greci di Efeso e di Samo ispira l'edificazione dei palazzi persiani di Pasargade e Persepoli, realizzati da artigiani e creatori ionici deportati in Iran, e la prodigiosa Processione dei Tributari, scolpita da artisti ionici, suscita in Fidia la Processione delle Panatenee del Partenone di Atene. E il momento dell'affermazione del genio occidentale giunto al suo apogeo e che continua nell'Impero di Roma intriso di tradizione ellenistica.
Ma cosa era dunque Bisanzio? Civiltà e identità romana, religione cristiana, cultura e lingua greca, questo teneva insieme un variegato mosaico di popoli con lingue e tradizioni radicalmente diverse (un'etnia o una popolazione "bizantina" non è infatti mai esistita e non è altrimenti riconoscibile), che nei millecento anni della sua storia ha popolato un'estensione territoriale, all'inizio pari a quella delle regioni orientali dell'Impero romano, la curva del Mediterraneo che va dall'Egitto alla Dalmazia, dal confine danubiano al limes siro-mesopotamico. Restano splendide testimonianze di questa civiltà architettonica e artistica, e pensiamo alla Bulgaria, alla Serbia, alla ex Repubblica jugoslava di Macedonia, alla Grecia, alla Russia, per riferirci alle entità statali moderne, che comunque, almeno nei nomi, ricalcano le identità statali di epoca medievale (ma con gravi situazioni di crisi, si pensi al Kossovo, oggi stato indipendente ma all'epoca cuore stesso della civiltà serba, o all'Ucraina, oggi stato indipendente ma all'epoca regione in cui nacque la Russia cristiana, la Rus'di Kiev, appunto). Per certi versi, anche la stessa Italia fu per secoli largamente permeata di cultura bizantina. Il volume ripercorre questa straordinaria vicenda umana e artistica con dovizia di piante e illustrazioni che guidano i lettori anche non esperti attraverso la disamina soprattutto di chiese e monasteri a una migliore e più corretta comprensione di Bisanzio.
L'importanza delle così dette arti minori per la conoscenza storica e artistica è molto maggiore di quanto si pensi, anche se molto difficile è dare una definizione di arti minori. Per lo più si tratta di una produzione in legno, metallo, ceramica, cuoio, avorio, di alto artigianato artistico. Nel medioevo, le arti minori tendevano alla produzione di oggetti destinati ad un uso reale e specifico e tuttavia con un largo margine di superfluo e di lussuosa inutilità: creati per l'uso e per il godimento estetico.
Il volume testimonia l'avanzatissimo stato di costruzione della Sagrada Familia dopo la consacrazione e il riconoscimento di basilica minor da parte di papa Benedetto XVI nel 2010. La vertiginosa altezza e complessità della chiesa di Antoni Gaudí è ora visibile a tutti. Fino al 1985 i lavori di cantiere erano proceduti molto lentamente e tra polemiche infuocate, i cui protagonisti internazionali spingevano perché la costruzione fosse conservata nello stato in cui l'aveva lasciata l'autore. La volontà di prosecuzione del progetto del grande catalano venne perseguita dai suoi discepoli, dalla Junta Constructora del templi expiatori de la Sagrada Familia, dai barcellonesi e dalle molte donazioni liberali che affluirono con continuità. Più recentemente vi hanno contribuito gli innumerevoli visitatori da ogni parte del mondo. Per statuto la basilica doveva essere costruita solo su base di donazioni. Jaca Book ha pubblicato diversi volumi su Gaudí e sulle sue architetture, divenendone il principale referente e interprete italiano. Sulla Sagrada Familia, in particolare, ha promosso coedizioni in più lingue con l'editore spagnolo Lunwerg. Quest'ultimo volume è il primo a segnalare in Italia lo stato avanzato del cantiere e a ripercorrerne la lunga storia.
La storia del Ghetto di Venezia, la sua crescita, la sua architettura, la vita materiale dei suoi abitanti e le loro relazioni con l'intera città sono l'argomento di questo volume. La ricostruzione del Ghetto nelle sue diverse fasi storiche permetterà di seguire lo sviluppo del quartiere; saranno analizzati gli usi e costumi religiosi ebraici, la straordinaria importanza della stampa ebraica veneziana - la prima in Europa - il contesto culturale, artistico e artigianale, linguistico, familiare, economico. In sintesi, un microcosmo completo e affascinante che si sviluppò e prosperò per oltre quattro secoli all'interno della Serenissima Repubblica.
Una poderosa raccolta delle opere dei musei, delle chiese e dei palazzi veneziani, insieme ai capolavori presenti nei musei esteri. Dalle origini alla decadenza, l'arte della Serenissima è raccontata da Filippo Pedrocco, uno dei massimi esperti di pittura veneta. Da Paolo Veneziano (1300-1350 ca), forse il più importante pittore del suo tempo, capace di un equilibrio unico tra i temi bizantini della sua formazione e l'influenza di Giotto, a Giovanni e Jacopo Bellini, dallo sfumato di Giorgione (1477-1510) al colore di Tiziano (1480/85-1576) in contrasto con la scuola fiorentina del disegno, per finire con Tiepolo (1696-1770) e i vedutisti, Venezia, ponte commerciale tra due emisferi, domina il Mediterraneo per almeno cinquecento anni, dal Trecento al Settecento, non solo economicamente ma anche culturalmente. La Serenissima ("pace e ordine sono meglior per il commercio" era motto diffuso) fu infatti capace di far sbocciare nuovi linguaggi artistici ed esportarne il valore in tutta Europa. Un ciclo di grandezza che si conclude in un lento declino, iniziato con l'esaurirsi della spinta commerciale che aveva fatto grande la città ed accelerato dall'intrusione di Napoleone. In quattro secoli di ricchezza, Venezia vede sorgere palazzi bellissimi e chiese monumentali, vede realizzati mosaici, affreschi e un'incredibile quantità di opere pittoriche di cui rimangono tracce nella città e nel mondo intero.
Il Vaticano è una delle meraviglie del mondo. I suoi palazzi e i suoi musei, che accolgono ogni anno oltre 5 milioni di visitatori, custodiscono opere d'arte celeberrime. Vaticano è una celebrazione delle straordinarie collezioni vaticane. Presenta tutte le opere dei grandi maestri attualmente esposte, come i capolavori di Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Raffaello, Beato Angelico, Giotto, Poussin, Tiziano e Pinturicchio, oltre a più di 300 sculture, carte geografiche, arazzi, manoscritti e altri manufatti. II libro si articola in 22 sezioni relative ai musei e a diverse aree del Vaticano, come la Pinacoteca, la Cappella Sistina, le Stanze di Raffaello, l'Appartamento Borgia, i Palazzi Vaticani e la basilica di San Pietro. Le 976 opere d'arte riprodotte nel volume - fra queste, 661 dipinti esposti nella collezione permanente di pittura e 315 altri capolavori - sono accompagnate da una didascalia che riporta il nome dell'artista con le date di nascita e di morte, il titolo e la data di esecuzione, il supporto utilizzato, le dimensioni e, ove possibile, il numero di catalogazione. I dipinti più importanti, 180 in tutto, e altre opere d'arte sono oggetto di schede critiche compilate dalla storica dell'arte Anja Grebe che descrivono le caratteristiche salienti dell'opera, le fonti di ispirazione e le tecniche adottate dall'artista, oltre a fornire informazioni sulla biografia di quest'ultimo e sul suo influsso sulla storia dell'arte. Introduzione di Ross King.
L'opera di Molière - oltre a riempire da tre secoli non solo teatri e biblioteche - è anche riuscita a imporre alcuni personaggi come archetipi morali: dal misantropo all'avaro, dal malato immaginario al cornuto immaginano, dal tartufo al borghese gentiluomo. Tuttavia la sovranità molieriana sulle tecniche del riso, che sfugge alle leggi del tempo, si alimenta di un contesto culturale e teatrale preciso e irripetibile. Nasce dalla combinazione miracolosa della tradizione farsesca e della commedia italiana con la lezione di una delle più raffinate elaborazioni della civiltà occidentale, la cultura seicentesca dell'honnéte homme: i meccanismi inesorabili e spesso feroci del riso coniugati con l'eleganza morale di un'epoca. Una straordinaria miscela i cui molteplici elementi sono stati messi a fuoco dall'equipe di specialisti, coordinata da Francesco Fiorentino, che ha realizzato questa nuova edizione, in cui, per la prima volta, si presenta ai lettori italiani il testo francese, curato con rigore filologico da Gabriel Conesa. Le introduzioni e i commenti, insieme alle traduzioni eleganti e affidabili, contribuiscono, infatti, a situare le commedie nel loro contesto e ne suggeriscono le più accreditate chiavi di lettura. Nel volume trovano posto tutte le commedie di Molière, tranne sei, meno decisive per la comprensione della sua arte.
Dopo il primo volume dedicato alle Tragedie, questo nuovo tomo, il secondo dei quattro previsti per completare "Tutte le opere" di Shakespeare raccoglie le Commedie: dieci testi, considerati capolavori universali, nell'originale inglese in edizione critica, con traduzione a fronte e con un ricco apparato di introduzioni e commenti (I due gentiluomini di Verona; La bisbetica domata; La commedia degli errori; Pene d'amor perdute; Sogno di una notte di mezza estate; Le allegre comari di Windsor; Molto rumore per nulla; Come vi piace; La dodicesima notte; I due nobili congiunti). In queste pièces Shakespeare realizza la sublime interazione di pratiche e linguaggi teatrali eterogenei: il decoro dei classici si unisce alla vivacità e alla sregolatezza della festa popolare, la tradizione orale vivacizza quella scritta, lo spirito comico si accompagna al tragico, la riflessione del saggio alla libertà del sognatore, l'illusorietà della favola al ritmo magistrale della rappresentazione. È questa l'essenza stessa del comico, che allinea queste celebri opere alle maggiori creazioni del genere, da Rabelais a Cervantes e oltre. Ma uniche e irripetibili sono le figure caratteristiche della Commedia shakespeariana. Tra queste, quella del Matto: colui che chiede di "godere di una libertà illimitata, come il vento che può soffiare su chi vuole e quelli a cui più brucerà la sua follia, dovranno riderne di più"...
Queste "opere in raccolta" segnano un punto di svolta nelle nostre conoscenze dell'autore. Questa nuova edizione non solo integra significativamente, attingendo a una vastissima e pressoché ignota produzione dispersa, il cosiddetto "canone Ambroise" (cioè il gruppo di opere che Sciascia stesso volle includere nei due volumi apparsi fra il 1987 e il 1991 a cura di Claude Ambroise), ma soprattutto mira a ricostruire, sulla base di un rigoroso studio di manoscritti e dattiloscritti, la genesi e la storia dei testi. I due volumi saranno organizzati per tipologie testuali: narrativa, testi teatrali, poesie e traduzioni poetiche (vol. I); racconti-inchiesta, "inquisizioni", cronachette e memorie (vol. II, tomo I); saggi letterari, storici, d'arte e civili (vol. II, tomo II). Li correderanno rigorose note ai testi, una bibliografia esaustiva degli scritti di Sciascia e un indice dei nomi (autori e opere citati, personaggi letterari).
Nata nel XVI secolo a Roma dalla passione del "Gran Cardinale" Alessandro, la collezione Farnese comprendeva le sculture antiche ritrovate nel Foro, nel tempio di Adriano e nelle terme di Caracalla. Passata ai Borbone nel Settecento, costituì il primo nucleo del Real Museo Borbonico. Il nuovo allestimento del Museo Archeologico ripropone opere capitali come i "Tirannicidi", il "Toro Farnese", l'"Ercole" di Lisippo, in un contesto ricchissimo di sculture, rilievi ed elementi d'arredo; integrato per la prima volta da un gruppo di marmi riconosciuti grazie a ricerche sistematiche su documenti d'archivio e testimonianze grafiche. Proprio questi disegni e documenti, poco conosciuti o inediti, propongono un percorso originale nella storia del gusto e della percezione artistica dal Cinquecento all'Ottocento: da Annibale Carracci a Pietro da Cortona, Poussin, Rubens, Van Dyck, Maratta, Piranesi, Hubert Robert, Fragonard, David, Ingres.