
Un altro? Ancora un libro sul linguaggio audiovisivo e sull’analisi del film? Non sono già abbastanza le opere di questo tipo che – più o meno polverose – popolano gli scaffali delle librerie? Questi immagino possano essere gli interrogativi che subito verranno alla tua mente di lettore quando (per caso o per scelta) ti troverai in mano questo libro. E questi sono stati i dubbi che hanno accompagnato i primi passi del mio lavoro. Alle esitazioni e ai timori si sono però, giorno per giorno, contrapposte le ragioni e le passioni che stanno dietro questo lavoro, immaginato e desiderato in tanti anni di incontri. Incontri con i film, con i loro spettatori e con i tanti – diversi – esperti dell’affascinante universo cinematografico. Cineforum, conferenze, laboratori e corsi di approfondimento, serate in cui la discussione si protraeva fino a tardi, costando a tutti il giorno dopo un risveglio più brusco del consueto. Nessuna ambizione teorica. Soltanto l’intento di offrire uno strumento votato ad un particolare ‘uso’ dell’analisi del film, che ne commisuri la pratica alle esigenze del cineforum.
Alberto Bourlot è docente presso l’Università Cattolica di Milano e svolge un’intensa attività professionale di consulenza semiotica. Ha pubblicato Parola, Immagine e Simbolo (San Paolo 1997), Immagini della Scrittura (Queriniana 2002) e il primo volume di questa Introduzione alla metodologia del cineforum (Effatà 2007). Insieme a Mariagrazia Fanchi ha pubblicato anche La Sala della Comunità (Effatà 2004) e I pubblici della Sala della Comunità (Effatà 2006).
I padri tornano alla ribalta. Il cinema italiano, e non solo, indaga e riscopre la figura del padre. Una panoramica attraverso una ventina di film ed una decina di interviste ad attori, attrici e registi come: Luca Argentero, Anita Kravos, Diane Fleri, Pupi Avati, Alessandro Angelini.
"La storia della relazione vissuta da Dio con gli uomini è storia nuziale: Dio si porta e si comporta verso l'Umanità come fa lo Sposo con la Sposa. Questo egli ha inteso vivere e realizzare fin dall'inizio, fin da quando ha dato l'abbrivio alla vicenda degli uomini sviluppandola poi attraverso persone ed episodi diversi, ma tutti orientati al medesimo fine, tutte abitate dal medesimo cuore. Da quell'inizio è tutto come un diramarsi di rivoli diversi che portano tutti alla medesima foce: sfociano cioè nell'abbraccio nuziale di Dio per e con l'Umanità, la Città Sposa a lui destinata. L'intera storia dell'umana avventura, dalla sua origine prima alla sua fine passando per Cristo, non è che parte e momento della Città/sposa: perché questa è fatta di ogni umana persona di ogni tempo storico e di ogni regione geografico-culturale, che, raggiunta e incontrata da Cristo, si sia lasciata attirare e amare da Lui. In lei - la città, ogni umana persona - Egli pone il suo trono, la sua abitazione; di lei fa la sua dimora, la sua Città. Alla luce del Nuovo Testamento, è possibile intravedere che il modello originario della famiglia deve essere ricercato in Dio stesso, nel mistero trinitario della sua vita." (Giovanni Paolo II). Dall'inizio della Scrittura, sul frontespizio della storia, è già il Mistero che appariva loro (i Padri della Chiesa) nelle relazioni di Adamo e d'Eva. Ed è lo stesso Mistero che la Scrittura, dall'altro suo estremo, ancora offriva loro nella "donna vestita di sole" dell'Apocalisse. È dunque chiaro che non abbiamo qui semplicemente un simbolo tra altri, simbolo che si distinguerebbe soltanto per la sua frequenza e il suo maggior interesse. Tutti gli altri vi si riferiscono più o meno direttamente. È il simbolo centrale, e come l'anima che dirige tutta l'interpretazione dell'Antico Testamento. In maniera indissolubile questa interpretazione si presenta insieme come spirituale, storica e sociale ed è attribuirle insieme questa triplice nota, dire, con una sola parola, che essa ha per oggetto la Chiesa." (Henri de Lubac)
Un fenomeno singolare caratterizza il panorama televisivo nazionale da più di vent'anni: il costante successo della fiction religiosa. A rappresentare questo filone di indubbio successo, in grado di adunare sempre numerosi telespettatori, sono le storie di figure bibliche, le biografie-agiografie di santi, papi e preti esemplari, nonché le stravaganti avventure di preti detective. Ma perché queste fiction sembrano andare sempre così bene? Qual è il pubblico che le guarda? E chi sono i protagonisti di queste storie: religiosi dalla vita esemplare o semplicemente eroi dalla veste religiosa? Nell'analizzare l'impianto, gli aspetti narrativi, nonché le questioni relative agli ascolti televisivi di queste fiction, l'autore si sofferma anche su temi di carattere sociologico, per cercare di comprendere perché una società segnata da un processo di secolarizzazione manifesti un "ritorno del sacro", un fermento religioso che ha ricadute anche in ambito televisivo.
Una selezione di opere utili per comprendere come la famiglia sia una continua fonte di ispirazione, un tema centrale nell'immaginario cinematografico. Seppur tartassata o trascurata, la famiglia fornisce una risposta ai grandi cambiamenti nella vita dell'uomo, alle insicurezze, ai fragili equilibri politico-economici e sociali che caratterizzano il primo decennio del nuovo millennio. E il cinema offre un'opportunità feconda per uno sguardo analitico sulle dinamiche relazionali e sulle disfunzioni della famiglia. Il volume si propone come utile strumento per tutti coloro che operano nel settore della comunicazione, dagli studenti ai docenti, in particolare per gli animatori della comunicazione e della cultura e per i cineforum, per i dibattiti con gruppi e famiglie in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie.
In occasione dell'Anno della Fede, l'ACEC ha realizzato questo volume.«Il bisogno di credere è un bisogno pre-politico e pre-religioso sul quale poggia il desiderio di sapere. Riconoscendo l'importanza di tale bisogno, noi atei possiamo favorire il dialogo tra credenti e non credenti...». Così si esprimeva, recentemente, la filosofa francese Julia Kristeva. Molti film sono stati inseriti nel presente volume proprio partendo da questa considerazione. Anche quelli che apparentemente sembrano muoversi su territori lontani dalla fede, ne sono talvolta profondamente vicini. I valori cristiani seminati a larghe mani nella lunga storia di duemila anni, improvvisamente emergono quasi carsicamente nella letteratura, nel teatro e nel cinema che, tra tutte le forme d'arte, è forse quella che riesce a metabolizzare meglio il credo cristiano in chiave contemporanea. Il cinema contemporaneo, quello che sa osare e non si adatta a riprendere e ad adeguarsi al "politicamente corretto", crede in una alterità posta al di fuori di se stesso. È un cinema, naturalmente, che di solito non offre risposte, ma pone tante domande, lasciandole spesso irrisolte. La vera difficoltà, non solo per il cinema, sta casomai nella capacità di porle correttamente, anche perché le risposte stanno nel cuore delle stesse domande.Le 14 schede dei film sono redatte da Cinema in prospettiva con la supervisione critica e pastorale di Don Gianluca Bernardini.
Un libro per esplorare alcuni capolavori della musica occidentale e avvicinarsi al senso profondo ed ultimo dell'esistenza: l'ascolto musicale si fa icona dell'ascolto del Logos, che diviene a sua volta accoglienza dell'Incarnazione. "Ascolta, Israele": il comando dello shema', dello spalancare le porte del proprio cuore tramite il senso dell'udito, prelude al comandamento dell'amore divino e dell'amore del prossimo. Dall'ascolto del Bello musicale può nascere una contemplazione assorta ed orante, che si traduce in charitas se trova un'adeguata disposizione dello spirito. Percorrere i sentieri di cui le musiche di Bach, Händel, Haydn, Beethoven e Mussorgskij sono intessute diventa quindi quasi un pellegrinaggio: la gioia che nasce dall'ammirazione per i paesaggi musicali scaturiti dalla penna dei compositori si assomma alla felicità dell'avvicinarsi alla Civitas Dei, tempio divino sfolgorante di bellezza. E se il Verbo di Dio fosse anche il canto di Dio? Quando la musica è al servizio dell'incontro con Cristo.
Il Cantico delle Creature di san Francesco d'Assisi è un ponte gettato fra un medioevo in cui la natura è, per il mistico, trasparenza di Dio, ed una modernità lacerata da intime scissioni, vuoti di senso, afasie artistiche. Eppure, molti fra i massimi compositori del "secolo breve" hanno trovato nel testo senza tempo di Francesco ben più di uno stimolo creativo: le versioni di Schnittke, Messiaen e Gubaidulina aprono ampi squarci su un orizzonte di fede ritrovata e di intensa serenità spirituale. Dallo studio di queste partiture emblematiche, il discorso si amplia fino a toccare le più profonde domande di senso: esse confluiscono in un'originalissima "postfazione corale", reinterpretazione contemporanea del Cantico da parte di personalità quali Massimo Cacciari, Khaled Fouad Allam, Irene Iarocci, Peter Hill, Giampiero Bof, Katarina Pajchel, Lubomir Zak, Margherita Coletta, Giuseppe Brondino, Davide Rondoni, in un mosaico interdisciplinare in cui la diversità diventa culla della pienezza. La fecondità del testo francescano continua a fare appello agli uomini di oggi, suscitando in ciascuno delle scintille personalissime e originali.
Il teatro è forma di espressione e rappresentazione culturale di una comunità. Per i suoi elementi essenziali - chi lo agisce e chi vi partecipa -, il teatro richiede la presenza dello spettatore e rende condivisibile il vissuto che lega il primo al secondo. Partendo da queste considerazioni, il volume inquadra il fenomeno teatrale all'interno della sala della comunità, tenendo conto delle sue peculiarità di luogo culturale e pastorale in cui nascono gruppi teatrali amatoriali e dove si ospitano compagnie di professionisti, definendo una proposta di tipo umano e culturale unica. Nelle pagine finali, inoltre, si traccia un vademecum essenziale per chi opera nelle sale della comunità, indicando i principali adempimenti burocratici e amministrativi e suggerendo strategie di programmazione, comunicazione e promozione dell'attività teatrale.
Un'interpretazione diretta e non allegorica del Cantico dei Cantici attraverso numerosi riferimenti cinematografici. Non un commento esegetico, ma una lettura d'amore, un invito a comprendere che l'incontro di un "io" con un "tu", quando diventa un "noi", spalanca le porte della vita divina. Per evitare che questo poema diventi una sorta di "Atlantide" della Sacra Scrittura e per farlo conoscere e amare. Il Cantico, perla custodita nella conchiglia della Bibbia, vede come protagonista una coppia che non smette mai di dichiarare il proprio amore: due attori, due amanti che manifestano il loro desiderio e anelano a vivere l'amore profondamente gioioso e tenero, dono straordinario del Dio-Creatore. "...e in ogni caso, non è al possesso che aspiro. Credo invece che siamo entrambi dentro un altro essere che abbiamo creato, e che si chiama 'noi'." (Robert ,Clint Eastwood, ne "I ponti di Madison County")
L'arte è bellezza, ma è, prima ancora, storia delle persone e del loro percorso di liberazione e di presa di coscienza del mondo e della società.
"Questo libro, come tutti i libri, è un'idea, una specie di sogno. Il sogno che l'arte possa ancora essere capace di liberarci. L'arte figurativa, il cinema, la letteratura, la musica liberano la mente e i cuori, e possono rompere l'assedio del pensiero unico. È un potere nascosto, perché secondo l'opinione dominante anche l'arte sarebbe solo una merce come le altre. Noi, invece, pensiamo che sia l'arte l'alleata forse più forte dell'umano: contro la morte".
Le opere d'arte non sono solo "pezzi da museo" o, peggio, oggetti di consumo di quella che viene chiamata industria culturale. Studiare l'arte e visitare le sue espressioni serve a diventare cittadine e cittadini. Amare l'arte non significa occuparsi dei gingilli dei ricchi, ma di un patrimonio culturale comune che appartiene anche a chi, apparentemente, non ha nulla. Un patrimonio grazie al quale scoprire che è esistito un passato diverso, e che dunque sarà possibile anche un futuro diverso. Da questa consapevolezza nasce il libro di Tomaso Montanari e Andrea Bigalli, una finestra su venti vere "grandi opere", note e meno note, del nostro Paese. Spaziando fra venticinque secoli e venti regioni, si va da Masaccio ai Murales di Orgosolo, dall'Abbazia di Novalesa a Giotto, dai Bronzi di Riace a Carlo Levi.