
IL MIO NOME È PIETRO è una pièce teatrale scritta da Giampiero Pizzol, che Mimep-Docete pubblica in versione integrale. In un magistrale monologo teatrale l’apostolo Pietro rivive la sua eccezionale amicizia con Gesù, dal cambiamento del nome ai miracoli nella vita quotidiana fino al tradimento e al pentimento.
L’attore Pietro Sarubbi descrive il suo percorso di ripresa di coscienza di fede dalla partecipazione al film di Mel Gibson “La passione di Cristo”, impersonando Barabba. Quando per la prima volta, i suoi occhi incontrano quelli dell’attore che interpreta Gesù, questo sguardo lo tocco profondamente invitandolo a cambiare la propria vita:
“... guardo questo sconosciuto che muore al posto mio, guardo Gesù come probabilmente lo ha guardato Barabba. Lo guardo con sprezzo e distacco, lo guardo come un assassino appena liberato guarderebbe il poveraccio sconosciuto che va a morire a causa sua. Negli occhi dell’Uomo che sta morendo per me non ci sono odio né rancore. Sono colpito dalla profondità del suo sguardo. Non è uno sguardo feroce ma dolce e misericordioso, quasi di preoccupazione per me e per la mia condizione, ed accade un cosa unica nel suo genere e nella sua imprevedibilità: mi perdo in quello sguardo, nello sguardo di Gesù, rimango forse un minuto con gli occhi dentro quello sguardo.”
Dopo l’interpretazione del personaggio di Barabba, Pietro Sarubbi è continuamente invitato a serate sia di recitazione che di testimonianza.
L'autore Giampiero Pizzol, in questo monologo teatrale, presenta la vita dei discepoli attraverso gli occhi e i conti dell'esattore delle tasse Matteo, ragioniere di Dio, chiamato a diventare Apostolo.
Don Marcello Stanzione, tra i maggiori esperti nel campo dell'angelologia, presenta in questo volume le raffigurazioni degli angeli nel campo dell'arte, della musica, della letteratura e del cinema. Con un ampio capitolo dedicato alle leggende che li riguardano.
La montagna per sua natura ha sempre avuto un aspetto attrattivo e un grande legame simbolico con il mondo della Bibbia e con la fede cristiana. Nel presente volume sono magistralmente presentati i principali aspetti di questo millenario rapporto con grande ricchezza di fotografie anche inedite.
Temi trattati:
– la montagna nella Bibbia, Sinai, Oreb, Monte Carmelo Ararat. Punti di incontro con Dio;
– santuari d’alta quota, luoghi santi sulle cime dei monti dove fede e memoria si incontrano;
– un Papa in Adamello, Giovanni Paolo II teologo della montagna;
– i Papi alpinisti, Pio XI, Giovanni Paolo II;
– santi e beati alpinisti, don Carlo Gnocchi, don Gnifetti, Contardo Ferrini;
– la picozza di Frassati, il beato Pier Giorgio Frassati ha scalato molte cime;
– Croci di vetta, punti di arrivo sulle cime e simboli di fede e vita;
– l’esperienza della Giovane Montagna, associazione e rivista nata ai primi del 900;
– la montagna nell’arte, lo sguardo degli artisti, da Leonardo a Cézanne;
– preghiere e canti di montagna, (preghiere e cori alpini);
– sacri Monti luoghi di preghiera, luoghi di preghiera eretti tra il XVI e il XVII secolo;
– alpini testimoni di fede, il più antico corpo di fanteria da montagna del mondo.
Un libro riccamente illustrato per tutti gli amanti della montagna. Una lettura avvincente per quanti vogliano scoprire quanti legami ci siano nella storia tra fede e montagna.La prefazione è del card. Gianfranco Ravasi.
Autore: Alfredo Tradigo giornalista, scrittore e poeta milanese è autore di numerose pubblicazioni tra cui Icone e santi d’oriente, L’uomo della Croce (San Paolo) e per l’editrice MIMEP: I Miei santi di Angelo Montonati.
Il Vangelo viene raccontato per bocca dei personaggi con un linguaggio poetico ma anche popolare. Si alternano racconti epici e comici, poetici e buffi che attingono al pozzo della saggezza e della commedia: dalla caduta delle mura di Gerico al tumulto di piazza in cui Zaccheo stava per essere ucciso. Gli incontri si mescolano con le parabole e sulla scena si materializzano paesaggi e identità diverse, si accende la luce del miracolo e sgorga l'acqua della vita: uomini e donne si trovano a confronto fra loro e con Gesù.
Il poeta Charles Péguy in questo poemetto immagina un percorso che unisca le due grandi cattedrali che portano lo stesso nome: Notre Dame a Parigi come a Chartres. Sono versi e preghiere di un lirismo di altissimo valore che descrivono un percorso nella storia della fede del popolo francese e europeo, che parte dalla cattedrale di Parigi e attraversa il vario territorio della campagna francese giunge alla cattedrale Notre Dame di Chartres. Nel corso del XX secolo i pellegrinaggi a Chartres hanno conosciuto un nuovo slancio proprio per iniziativa dello scrittore che si recò a piedi da Parigi a Chartres nel 1912, realizzando un voto fatto al capezzale del figlio malato. Dopo la morte di Péguy nel 1914, alcuni suoi amici rifecero la strada meditando i suoi poemi, iniziando un vasto movimento di pellegrinaggi a Chartres che prosegue anche oggi.
Un libro d’arte di grande formato e con 180 illustrazioni a piena pagina, accompagnate da testi di grandi scrittori, poeti, teologi.
Il titolo FIGLIA DEL TUO FIGLIO nasce da un verso di Dante (Paradiso, cap. XXXIII) che nel visitare Roma durante il Giubileo del 1300 fu attratto in Santa Maria Maggiore da un mosaico di Jacopo Torriti in cui è rappresentato Cristo mentre ascende al cielo tenendo tra le braccia l’anima bambina di sua Madre. “Vergine Madre Figlia del tuo Figlio” canta Dante.
A partire da questa suggestione scorrono le pagine di questo libro mostrando anche opere poco note dell’arte cristiana che raccontano la storia di Maria, prima impersonificata nelle donne dell’Antico Testamento, (da Eva a Sara, da Giuditta alla sua mamma Anna), e poi dalla sua vita stessa. Come in un film d’essai, fotogramma dopo fotogramma, scorrono rare immagini dei momenti più salienti della sua storia, l’Infanzia, il Matrimonio, la Nascita di Gesù, il Calvario, l’Ascensione, la Pentecoste, momento in cui Maria diventa madre della Chiesa per poi reclinare il capo e – nella Dormitio Virginis – tornare ad essere figlia del suo Creatore.
Giotto, Raffaello, Bellini, El Greco Chagall cantano all’unisono con Dante, Jacopone da Todi, Pascoli, Garcia Lorca, Herman Hesse, Peguy Testori la bellezza di Maria.
Autore: Alfredo Tradigo giornalista, scrittore e poeta milanese. E’ autore di numerose pubblicazioni tra cui Icone e santi d’oriente, Per salire bisogna crederci.
L'autore fa parlare Caravaggio che descrive gli episodi della sua vita anche in riferimento ai quadri. I suoi monologhi - una vera e propria "confessio vitae" - si aprono in realtà a brevi, improvvisi dialoghi. Soprattutto con la madre Lucia, suo principale interlocutore. Nella seconda parte di questo libro-pamphlet su Caravaggio, Giovagnoni fa parlare le tele, i colori, le ombre e le luci.
Chissà quante volte San Carlo Borromeo, celebrando nella piccola chiesina dedicata a Maria Nascente nella "sua" Groppello d'Adda, rimase attratto dal fascio di luce che, nelle fredde mattine invernali, fa capolino dalle ampie finestre absidali per andare ad illuminare e scaldare l'assemblea riunita per la celebrazione della Messa. Una luce che rischiara per tutto il giorno fino a spegnersi lentamente all'ora dei Vespri, quando si accendono le lampade per la notte che viene.978887836518
In questi momenti, pare si compiano le parole che San Paolo rivolgeva ai suoi amici di Efeso:"Un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore.
Comportatevi perciò come figli della luce" (Ef: 5,8)
Nei due saggi inediti pubblicati in questo volume, Virginia Woolf ci invita a fare "una passeggiata intorno" alle qualità delle immagini cinematografiche e delle parole. Entrambe sono in grado di mettere in moto quel processo creativo attraverso la cui contemplazione si esperisce il mondo, lo si indaga, talvolta lo si crea. Un parallelo tra cinema e letteratura che ci fa vivere l'attualità e la potenza della parola e la suggestività e il simbolismo delle immagini.
Caravaggio appare costantemente impegnato a liberare le cose dallo "spazio" cui sembra destinato il loro esistere quotidiano; e lo fa a favore dell'esplicitazione di una sorta di "ritmo" originario. Quello di cui le cose medesime mostrano di essere, ai suoi occhi, gelose custodi. Perciò abbiamo cercato di mostrare come il Merisi dipinga; ritrovandosi sempre e comunque mosso all'atto pittorico da un furore essenzialmente musicale; e quindi dalla volontà di riconsegnare le cose tutte al fondo abissale, nero e indecifrabile, che, solo, è in grado di ricordarci quel che, nelle cose medesime, pulsa ingovernabile, senza aver comunque nulla a che fare con i "significati" alla luce dei quali siamo soliti recepirle.
Il saggio, del 1925, costituisce un'agile ed esaustiva introduzione ai temi dell'estetica di John Dewey, che troveranno sviluppo in "Arte come esperienza" (1934). I temi fondamentali dell'estetica di Dewey sono: il recupero dell'esperienza nell'arte; l'esteticità diffusa dell'esperienza ordinaria; il valore "vitale" dell'estetico; la relazione tra dimensione cognitiva e dimensione estetica dell'esperienza. Il saggio non offre solo un accesso immediato all'estetica di Dewey - oltre a essere l'unico suo saggio di estetica non disponibile in italiano: una prima traduzione degli anni '70 è da tempo fuori catalogo - ma è anche il saggio in cui Dewey pone maggiormente l'accento sull'intreccio tra strumentalità dell'agire umano e godimento estetico: ne emerge l'immagine di un soggetto che, mentre trae piacere dall'esperienza che fa, seleziona le competenze necessarie a una più stretta interazione con l'ambiente; parallelamente l'attività artistica è pensata come momento di apprendimento e di costruzione di modelli di conoscenza.