
Nella prima parte del volume, più speculativa, l’autore delinea i fondamenti per una analisi teologica del film, si domanda perciò se e come è possibile leggere e interpretare il testo filmico, con il suo peculiare linguaggio alla luce della ricerca teologica, distinguendo i film esplicitamente religiosi dagli altri cercando di dimostrare, però, come tutti possano essere suscettibili di una tale analisi così rilevante per il dialogo tra fede e cultura contemporanea. La seconda parte è più applicativa e l’autore si dedica all'analisi di un film specifico: Tre colori: Film Blu del regista polacco Krzysztof Kieślowski, autore del Decalogo, scomparso nel 1996. Scopo dell’analisi è penetrare, in maniera profonda, dialogica e discorsiva, i vari livelli della narrazione filmica. L’idea dell’autore è dimostrare come in un film apparentemente per nulla religioso come Film blu si possa invece scorgere una metafora del concetto teologico di conversione e come, attraverso il linguaggio filmico, questa tematica possa parlare ancor più incisivamente al mondo contemporaneo. Un libro destinato non soltanto ad un pubblico di studiosi, ma anche a chi ama il cinema e vuole approfondirne i variegati aspetti e per chi usa il cinema durante la catechesi.
In Scintille l'arte incontra la trascendenza, nella ricerca di senso e di infinito che caratterizza l'umano. Si racconta di persone, di opere, di amore, di percorsi: dal sé all'altro e poi agli altri, fino alla percezione del "noi". Dove il medium di questo cammino, non può che essere la bellezza, secondo tutte le sue - non finite - forme. Si riflette sull'idea di comunità nella diversa prospettiva laica e religiosa. Si parla di contaminazioni con Nicola Spinosa, di inquietudine con Mimmo Jodice, di meraviglia con Yannick Vu Jakober, di luce con Silvio d'Ascia, di magnanimità con Laura Mattioli, di metamorfosi con Michal Rovner, di armonia con George Pehlivanian, di ponti con Angelo Casati, di resistenza con Marisa Albanese, di dialogo con Stefan Kraus, di bellezza con Wolfgang Laib, di possibilità con Giancarlo Santi e di altro, altro ancora. In un dialogo informale e con un linguaggio familiare si discute con i Protagonisti dell'arte del nostro tempo, delle loro vite, del loro intrecciarsi con altre - quelle di Chagall, di Beuys o Kounellis - del loro modo di essere nell'arte e per l'arte.
Gli Incontri si sono tenuti nella sezione san Luigi della Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale a Napoli, città simbolo del Mediterraneo, il mare senza confini, dalle danze e dai pani comuni dell'opera Love differences di Michelangelo Pistoletto.
Nel corso dei secoli. La musica è stata tradotta in immagine nei più variegati modi, esibendo la sua valenza pragmatica o esaltando i suoi significati astratto simbolici. Nato nell’ambito di un Seminario della facoltà di storia e bene culturali della Chiesa, il volume riunisce i lavori di studenti che si affacciano per la prima volta nel complesso mondo dell’Iconografia musicale. Per la sua vocazione inter arte, questa disciplina si colloca a metà strada tra la musicologia e l’iconografia, fornendo preziosi strumenti per l’analisi dei soggetti rappresentati. Un fil Rouge lega tutti i contributi: la presenza degli angeli e della loro musica.
In che termini e con quali iniziative può avviarsi oggi un reale cammino di dialogo tra i popoli del Mediterraneo? Occorre puntare con “fraternità inclusiva” ad un’autentica azione umanistica, oltre che politica e sociale, agendo, ha affermato Papa Francesco, come "etnografi spirituali dell'anima dei popoli per poter dialogare in profondità”. È in questo quadro che l’arte può giocare un ruolo significativo, riflettendo nella sua stessa natura la complessità della vita, interpretata nel segno della libertà, della creatività, della verità umana. Il volume raccoglie i contributi degli studiosi partecipanti al convegno di studi “Arte e dialogo nel Mediterraneo”, tenutosi nel marzo del 2019, a Napoli, presso la Pontificia facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, sez. San Luigi. Il volume è stato realizzato con la collaborazione di Giuliana Albano e Francesco Raucci.
La figura di Wolfgang Amadeus Mozart ci appare come una sorta di miracolo all'interno della storia della musica: un genio precoce e giovanissimo capace di rivoluzionare la tradizione, in grado di operare in un solo trentennio una sintesi perfetta della musica del tempo. La biografia in due volumi di Hermann Abert fornisce un quadro affascinante e accurato sia della vita privata di Mozart, attraverso la fitta corrispondenza con parenti e amici, sia dell'evoluzione del suo genio musicale. In questo primo volume l'autore prende in esame gli anni dell'infanzia e della giovinezza: dalle prime composizioni ai tre viaggi in Italia, dai contrasti con i committenti di Salisburgo ai soggiorni a Monaco e Parigi.
Arnold Schönberg, tra i massimi compositori del Novecento, fu uno scrittore arguto, e di temi non esclusivamente musicali. Scriveva di getto, scriveva per annotare riflessioni, per fissare un'intuizione, ma soprattutto per diffondere e difendere il proprio pensiero. Schönberg operò una svolta radicale nella musica, creò nuovi concerti compositivi e trasformò la sensibilità dell'ascoltatore, portandolo a confrontarsi sempre di più con la disgregazione della tonalità, per arrivare infine all'esperienza dodecafonica. Fu pienamente consapevole della portata delle sue innovazioni, le riteneva necessarie, perciò volle spiegare, chiarire e sostenere con ogni mezzo - insegnamento, conferenze, articoli, lettere - la Musica Nuova, la composizione con dodici note, la propria posizione rispetto ad altri musicisti, contemporanei e del passato. Protagonista del suo tempo, presagì la tragedia nazista e nei suoi scritti si occupò ampiamente della questione ebraica, senza trascurare altri temi sociali, dal rapporto tra guerra e profitto, a come valutare l'equità dei salari, a come sostenere i giovani musicisti, rivelando una sorprendente visione anticipatrice. Acuto osservatore del panorama culturale del Novecento, formulò le sue osservazioni in uno stile leggero e ironico, senza rinunciare a una stringente logica argomentativa. I testi, scelti da Anna Maria Morazzoni dal vasto insieme degli scritti del compositore, sono corredati da un rigoroso apparato scientifico.
Negli anni Settanta, Arvo Pärt si impone un lungo silenzio. Sente di dover avviare una ricerca più radicale, puntare alla nuda essenzialità del suono, liberandolo dal tecnicismo e dalle artificiosità dei linguaggi contemporanei. Da quel lungo e coraggioso apprendistato nascerà lo stile tintinnabuli, una musica semplice, minimale, venata di misticismo e quasi incantatoria. Attorno al "tempo dell'attesa", preludio alla svolta tintinnabuli, ruota l'evocazione degli anni formativi in Estonia, le prime esperienze artistiche, il difficile rapporto con l'establishment sovietico fino al sofferto trasferimento a Vienna. Una seconda parte raccoglie testimonianze di musicisti che hanno collaborato con Pärt e una serie di saggi sulla sua poetica musicale.
Dotato di una ricca formazione culturale e affascinato dalla musica polifonica rinascimentale, per tutta la vita l'autore ha esplorato nuove forme tecniche ed espressive (approdando anche all'elettronica) in cerca del veicolo idoneo a suscitare una riflessione sul tema della guerra, dello sfruttamento, della tirannide. Di Nono rimangono memorabili i concerti degli anni sessanta eseguiti nelle fabbriche e nei circoli studenteschi. Viaggiò e lavorò molto all'estero: in Germania, Francia, Unione Sovietica, Spagna, Cuba e America Latina. Nel 1967 fu arrestato ed espulso dal Perù per ragioni politiche. Gli scritti eterogenei di questo volume ne rispecchiano la riflessione artistica e la sensibilità ai problemi sociali.
Per la critica tradizionale, a partire dal Rinascimento l'opera pittorica è stata concepita per essere guardata a distanza. Dalla distanza "ragionevole" si vede, e si apprezza, compiutamente la bellezza e l'armonia dell'insieme. Arasse ha smontato il principio della distanza classica in pittura. Ha dimostrato che dentro l'ordine generale di ogni quadro, dentro l'insieme della composizione, s'annidano dettagli che sfuggono a quest'ordine, e che arrivano a sovvertirlo e ad annullarlo. Queste piccole parti del quadro vengono percepite soltanto se si guarda da vicino. Dalla distanza ravvicinata si colgono gli elementi "segreti" del quadro, quelli a cui il pittore ha affidato il suo messaggio, quelli che riservano le "vere" occasioni di godimento della pittura. Attraverso la visione ravvicinata di Arasse, molti capolavori a tutti noti, e da tutti ripetutamente visti, si scoprono come "inediti", visti per la prima volta. Improvvisamente, attraverso un dettaglio, spunta una nota ironica, o un'allusione erotica, in un dipinto d'argomento sacro. Oppure affiora l'intento di forte critica politica, o la testimonianza umana ed esistenziale, in un quadro apparentemente convenzionale, a destinazione "ufficiale". O, infine, mediante il trattamento del dettaglio, il pittore può rivelare le sue più autentiche scelte stilistiche, la sua "idea" dell'arte.
Nella vita può succedere di tutto. Può succedere di incontrare una mattina qualunque, all'alba, in piazza Farnese, Lucio Dalla che dorme in una macchina. Può succedere, quando si è piccoli, di essere ripresi con severità dai genitori per aver chiesto a uno zio milanese che cosa significhi quella parola cantata da Jannacci, che cosa voglia dire quel "trasù" del verso "la gh'eva un vestidin color del trasù". Può succedere l'impensabile. Può succedere persino di ritrovarsi, venticinque anni dopo, a scoprire - com'è capitato a Luigi Manconi - di essere stato il "portatore sano" nientemeno che di uno dei versi più conosciuti della musica italiana: "Solo una sana e consapevole libidine salva il giovane dallo stress e dall'Azione Cattolica". "La musica è leggera" è una storia con una colonna sonora infinita: da Fabrizio De André a Giuni Russo a Adriano Celentano, da Fiorella Mannoia ai Virginiana Miller, da Bindi a Gino Paoli, da Francesco De Gregori a Davide Van De Sfroos a Fabri Fibra, da Giorgio Gaber a Franco Battiato a Ivan Della Mea, da Francesco Guccini ai Baustelle a Flavio Giurato, agli Area, a Giovanna Marini, dalla PFM a Elio e le Storie Tese, alle Luci della centrale elettrica e agli Offlaga Disco Pax. Li abbiamo sentiti cantare nei dischi e alla radio, in tv e nei concerti. Luigi Manconi, mentre per l'intera sua vita si occupava d'altro, di tutt'altro, li ha conosciuti per caso e per scelta, per coincidenze singolari e complicate, per passione e per politica, li ha incontrati in aereo...
Trent'anni di lettere, cartoline, telegrammi. Trent'anni di parole e colloqui a distanza. Trent'anni di amicizia tra due delle più importanti personalità della musica contemporanea. Massimo Mila, musicologo e critico musicale di fama internazionale, e Luigi Nono, il grande compositore veneziano, uno dei massimi protagonisti della storia musicale del xx secolo. La corrispondenza che i due intrattennero dal 1952 al 1988, conservata presso la Fondazione Archivio Luigi Nono di Venezia e la Fondazione Paul Sacher di Basilea, disegna il percorso evolutivo di un rapporto umano e intellettuale di straordinaria intensità. Esperienza privata, certo, ma che dialoga e si intreccia continuamente con le più importanti vicende culturali della seconda metà del Novecento, qui illuminate dalla prospettiva privilegiata di chi quelle vicende le ha vissute da protagonista. Come un flusso ininterrotto di parole e pensieri, che ci vengono offerti senza filtri e intermediazioni, in Nulla di oscuro tra noi le personalità di Mila e Nono emergono in tutta la loro complessità, calate come sono in un contesto in continuo movimento, scosso da mille trasformazioni e, anche per questo, puntualmente ricostruito nel commento dei curatori. Il carteggio è completato da una corposa scelta degli scritti di Mila su Nono e molte delle lettere scambiate tra Nono e l'editore Giulio Einaudi, ad arricchire di documenti la storia del profondo legame tra il compositore veneziano e l'ambiente culturale torinese.
Un brindisi a sorpresa nella Mosca di Andropov, la ricerca di un negozio di strumenti musicali a Istanbul, una tournée con i Rolling Stones, un viaggio a Capo Nord con sosta allo Star Club di Amburgo, culla dei Beatles; la cooperativa l'Orchestra e il festival Rock in Opposition, in giro per l'Italia sul "pulmone d'acciaio" durante la prigionia di Moro, la conquista di Berlino, gli Stormy Six che battono i Police, una serata alla Scala con Robert Fripp e una mezza lite con John Zorn. Episodi avventurosi e bizzarri di una vita on the road, di cui è disseminata anche la sua esperienza di critico e studioso. Franco Fabbri - chitarrista degli Stormy Six e musicologo ripercorre quasi cinquant'anni di popular music e di sinistra italiana, dal Movimento studentesco alla vittoria elettorale di Pisapia, dai primi festival alternativi degli anni sessanta alle tre generazioni che festeggiano insieme il nuovo sindaco di Milano in piazza del Duomo cantando "Stalingrado". "Raramente" sostiene Ivano Fossati "il vivere e il fare musica sono stati raccontati in maniera così autentica." Arricchite da una serie di rare fotografie, le memorie raccolte in "Album bianco" richiamano l'estensione nel tempo e nello spazio di "White Album" dei Beatles, dando vita a un eclettico diario musicale, vissuto come un romanzo di formazione della generazione del Sessantotto.