
Un'«archeologia del presente» dedicata al Novecento italiano in tutta la sua inquietudine e complessità. Un libro che attraverso il prisma di contrapposizioni insieme artistiche, politiche e religiose, indaga il problema della difficile sopravvivenza della cultura italiana dopo la prima e la seconda Guerra mondiale; e i rapporti tra «nazione politica» e «nazione culturale», laicismo e Chiesa. Sfilano qui artisti, scrittori, critici di orientamento ideologico diverso, da Berenson a de Chirico, da Gobetti a Persico, da Carlo Levi a Pasolini a de Martino, da Burri, infine, a Fontana e Carla Lonzi, accomunati però da un'esperienza ambivalente della storia e dall'interesse per l'eredità cristiana. La ricerca si muove così su territori inesplorati: non l'arte sacra di tradizione, ma il primo e secondo Novecento, nel cuore di quel laboratorio artistico, politico e sociale che chiamiamo «modernità». In un testo che intreccia storia dell'arte a letteratura e pensiero politico e religioso, Dantini prova a tenere insieme le due metà del secolo - pur divise tra loro da laceranti cesure istituzionali e culturali - e suggerisce una nuova cornice agli studi sul Novecento in Italia.
Sguardi di dame, occhi di mercante: un libro-palcoscenico, in cui gli attori s'incrociano, s'attraggono, si desiderano, si amano. Nell'Italia del Quattro e Cinquecento va in scena il gioco della seduzione. Palazzi, piazze, alcove vibrano di un nuovo modo di amarsi e di concepire il desiderio. Le ninfe avvenenti di Botticelli, le opulente e discinte matrone di Tiziano, gli dèi lussuriosi, come il possente Marte che, pur vincitore di mille battaglie, soccombe alla bellezza di Venere, e poi gli intrighi erotici dei gentiluomini e delle dame di corte, tutto ci parla di un'epoca sfarzosa, colma di lusinghe. Poemi, incartamenti processuali, cronache cittadine, dipinti e lettere d'amore usano il linguaggio della bellezza. Ma accanto al bello, il Rinascimento scopre l'emozione, la vicinanza dei corpi, persino la loro imperfezione. Come amano le nobildonne? E per i borghesi, per i popolani, quali sono le regole dell'attrazione? Scopriremo i legami leciti e le passioni clandestine, l'amore che punta al potere e il potere che seduce e trasforma. Nelle relazioni fra donne e uomini, in quelle omoerotiche, tra ceti diversi, la rivoluzione amorosa del Rinascimento cambia per sempre la società.
Non vi sono solo i pensieri e le azioni umane di cui tener conto per far rivivere la storia, ma anche le forme, i colori, persino gli odori e ovviamente i suoni. Evanescente, destinata a perdersi nell'istante stesso in cui la cogliamo, la musica è aria che vibra. Difficile dunque usarne le tracce come si fa con una pergamena o un affresco. Eppure la storia è piena di suoni pervasivi e determinanti, legati a ogni agire umano: la guerra, la festa, la meditazione, il rito religioso. E allora proviamo a raccontare il passato sulle tracce degli strumenti utilizzati per produrre il suono: dai tamburi di antichi sciamani al flauto di Pan, dall'incanto degli ud dei giardini arabi alle voci nei monasteri e nelle cattedrali medievali, dalle tastiere della civiltà delle buone maniere alle fisarmoniche che seguirono il viaggio degli emigranti, dalla chitarra che espresse la voce del popolo fino agli strumenti elettrici che crearono i giovani e il loro canto. Un viaggio europeo e mediterraneo alla ricerca di suoni perduti, perché spesso proprio in questi si è inscritto il senso del mondo e delle vite delle donne e degli uomini che lo hanno abitato.
Nel mondo occidentale le immagini dipinte o scolpite sono state per lungo tempo considerate «incarnazioni» del Divino, e hanno trovato in questa loro natura duplice, celeste e terrena insieme, la propria giustificazione. Nel divenire uomo, Cristo stesso si è fatto «figura» fondando per i Padri della Chiesa la legittimità dell'immagine. Le immagini di culto hanno dunque potuto acquistare nei millenni dimensioni affettive e liturgiche: esse sostengono, accolgono, ravvivano il vincolo che tiene insieme una comunità, così nel cristianesimo occidentale sino alla Riforma e nel cristianesimo ortodosso. Questo libro indaga e interroga i teologi della prima età moderna - Erasmo o Calvino - ma anche scrittori e filosofi - Dostoevskij e Florenskij, Heidegger, Simone Weil, Pasolini - che hanno espresso un ragionato dissenso in rapporto alle avanguardie otto-novecentesche, rivendicando invece il fondamento metafisico o religioso dell'immagine.
Piazze, campi, palazzi pubblici, fontane, chiese: alla scoperta dello splendore e della magnificenza delle nostre città. Tra l'XI secolo e la fine del Medioevo, le città italiane vivono una fase di straordinaria rinascita, soprattutto nell'Italia settentrionale e centrale, grazie alla crescita economica e all'affermarsi di un sistema politico, il comune, indipendente da qualsiasi autorità superiore. Nuovi palazzi pubblici, nuove chiese, cinte murarie, strade, ponti, piazze e fontane: ovunque l'utilità trova il proprio complemento nell'estetica. Il volto delle città ne emerge ridisegnato, secondo criteri architettonici e ornamentali tesi alla ricerca della bellezza, ormai individuata come strumento tra i più efficaci della propaganda del nuovo potere. Da Milano a Roma, da Venezia a Firenze, Pisa e Siena, da Spoleto a Perugia, da Parma a Ferrara e Modena, un itinerario storico denso, personale e a tratti affettivo, ci porta al cospetto dell'incredibile ricchezza dei centri comunali italiani, raccontando i circuiti politici, economici, religiosi, culturali da cui è scaturita un'esperienza unica nel panorama europeo.
Comprendere la storia culturale del gotico significa comprendere un fenomeno che ha segnato in profondità l'identità europea. Le cattedrali ne sono l'incarnazione più parlante. Il gotico ha sovvertito tutti i sistemi costruttivi che l'uomo fino ad allora aveva escogitato per innalzare edifici. Uno stile architettonico rivoluzionario, condannato come barbaro nel Rinascimento, riscoperto dal primo romanticismo e passato attraverso una lunga parabola di letture contrastanti: proprio per questo un segno veramente emblematico dell'identità europea e delle sue contraddizioni. L'itinerario si snoda tra le principali cattedrali gotiche dell'Europa medievale, seguendone gli sviluppi e raccontandone la storia. A cominciare dall'abbazia di Sainte Denis, il pantheon dei re di Francia, con Sens, Chartres e Notre Dame, per poi toccare Colonia, Strasburgo, Canterbury, Burgos, Leòn, fino a Praga e Milano.
Un affresco inconsueto. Il linguaggio silenzioso di un gesto dell'anima. Abbracci di madri, amanti, bambini, amici, peccatori e santi; a persone, animali, cose, figure dipinte o evocate in sogno; intimi e sociali, umani e divini, metaforici e reali. Gesti che accolgono, congedano, proteggono, consolano, aggrediscono, sostengono il corpo e l'anima. Questo volume li indaga nell'arte e nella letteratura del Medioevo, dove sono eloquenti ed eclatanti poiché in tale epoca, e ancor più nel suo immaginario, il linguaggio corporeo integrava fortemente, e spesso sostituiva, le parole. Pur messi in scena entro contesti apparentemente lontani, gli abbracci medievali sono una sorta di specchio entro cui osservarci, scoprendo che ci appartengono e parlano di noi.
Simile a un dio mi sembra quell'uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, subito non posso più parlare, la lingua si spezza, un fuoco leggero sotto la pelle mi corre, nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano, un sudore freddo mi pervade, un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell'erba; e poco lontana mi sento dall'essere morta. Ma tutto si può sopportare... Saffo (fr. 31 V.) Arrivano da un passato remotissimo e sono giunti fino a noi sopravvivendo a catastrofi storiche immani, quali la fine della civiltà antica e i secoli bui del medioevo. Sono i classici della tradizione greca e latina, autentiche pietre miliari della cultura occidentale come la conosciamo oggi, opere che hanno plasmato la nostra immaginazione per millenni. Con l'usata maestria, Piero Boitani si affida al piacere del proprio gusto personale e sceglie fior da fiore per indurci a godere del fascino intatto e della radiosa forza di suggestione dei capolavori antichi. Un viaggio da vertigine, accompagnato da un ricco corredo di immagini, che muove dalla Grecia dell'epica omerica di Achille e Ulisse, della tragedia e dell'invenzione della storia, per approdare poi a Roma, al suo prezioso lascito letterario reso eterno da opere come l'Eneide di Virgilio e le Metamorfosi di Ovidio. Marco Aurelio esortava a «vivere con gli dèi», adattando sé stessi alla sorte assegnata. Sulle orme dell'imperatore filosofo, si potrebbe dire «vivi con i classici!» e la vita ti parrà lieve.
La trama culturale intessuta dal Grand Tour ha collegato per oltre due secoli i paesi del continente dando vita a un'idea germinale di Europa, a una condivisione di valori che è sopravvissuta ai nazionalismi più esasperati e a due conflitti mondiali. Il viaggio di cultura, ma anche di piacere e di svago attraverso il continente, è stata una pratica assai diffusa presso le classi aristocratiche e alto borghesi europee, un vero e proprio rito iniziatico di formazione e accrescimento culturale. Mettersi sulle tracce dei protagonisti del Grand tour, calcando le loro strade in Europa, significa anche ricostruire le vie attraverso le quali si è irradiata la cultura fra Seicento e primo Ottocento. Le molteplici esperienze nei paesi transalpini o mediterranei, oscurate dal rilievo solitamente riservato all'Italia come meta esclusiva, vengono ricostruite qui ripercorrendone le tratte, sostando nelle città, frequentandone i salotti e visitando università, collegi e accademie. Dalle vie di terra alle rotte marittime, passando per i valichi alpini, un ritratto inedito di un fenomeno tanto celebrato, ma poco conosciuto nella sua completa dimensione continentale.
Attraversando la croce come fosse una strada (across) si cammina insieme e insieme si dialoga sul tema universale della sofferenza e dell'umano dolore. Ma la croce rimane scandalo originario di strumento ignominioso di tortura che ha ucciso un uomo innocente condannato a morte. L'artista anche oggi è costretto a stargli di fronte (across) e misurarsi con il suo significato. Può anche negarlo, ma in questo modo fa il suo gioco. Più nega e offende la croce più essa realizza profondamente il suo significato di strumento di sconfitta e di umiliazione. l'artista allora, anche oggi, può provare a guardarla anche dall'altra parte (across), come in certe croci dipinte siciliane: da una parte il crocifisso dall'altra il risorto. Essa svela in questo modo il suo senso vitale, positivo, e spinge l'artista al di là (across), verso l'oltre dei suoi umani desideri.
Una lettura per certi aspetti inedita dell'opera di tre maestri: interpretata , l'opera, alla luce delle consapevoli e inconsapevoli emergenze di un oltre che si profila allo sguardo naturale che caratterizza l'arte del XIX secolo.