
Forse non tutti gli artisti presenti in questo libro sarebbero orgogliosi di vedere la propria opera riprodotta su tazze e pantofole, ma in fondo è così che si sono conquistati l'eternità. La società di massa ha adottato quei capolavori e li ha trasformati in campagne pubblicitarie e merchandising. Così sono diventati familiari: un patrimonio pubblico e quotidiano. È come impadronirsi di una frase sentita in una conversazione e ripeterla in una situazione diversa. Come le idee sono in continua circolazione, così possono esserlo le immagini: sono di tutti e di nessuno al tempo stesso. Come hanno fatto dipinti quali "La Gioconda", "La nascita di Venere" e "L'urlo" a diventare le opere d'arte più famose al mondo? Perché "II Pensatore" di Rodin e "La grande onda" di Hokusai appaiono su t-shirt e tazze, nei programmi televisivi e nella pubblicità? Che cosa ha fatto sì che determinate immagini abbiano avuto un successo tanto straordinario da trascendere l'arte per diventare icone dell'immaginario collettivo? "Io sono un mito" racconta le affascinanti storie di trenta capolavori dell'arte, dal "Discobolo" di Mirone a "Le fils de l'homme" di Magritte, spiegando perché hanno conquistato una fama che non conosce tempo. Scoprirete come furono concepiti, come sono diventati veri e propri oggetti di culto, e come è cambiata la loro interpretazione nel corso dei secoli. Prefazione di Maurizio Cattelan
“Credo proprio di aver conosciuto
un mondo ancora immutato dalle sue origini.
Terre estreme, immense e ancora senza storia,
dove nulla muta, ma tutto si ripete
in un ciclo eterno...
Con la mente ho spaziato sognando
impossibili orizzonti fino a dare proporzioni umane
agli infiniti, fino a confondermi nell’universo.”
Ambienti naturali intoccati, sfuggiti a un destino di distruzione, o finora risparmiati, le Terre Alte illustrate in questo volume sono come quelle che da ragazzo Walter Bonatti sognava sulle pagine dei viaggiatori del passato, siti intatti e segreti che alimentavano la sua fantasia. Molti anni dopo, divenuto viaggiatore, Bonatti ha avuto l’opportunità di avvicinare quei preziosi luoghi che egli definisce come i sopravvissuti frammenti dell’origine del mondo, e di fermarli con la sua macchina fotografica. Dalle vette delle Alpi al Venezuela, da Capo Horn all’isola di Pasqua, dalle isole Vanuatu all’Himalaya, fino al vulcano Nyiragongo, il grande alpinista ed esploratore italiano ci conduce in un viaggio d’autore a 360 gradi intorno al globo. Un libro illustrato unico e prezioso, ora riproposto in edizione economica, che raccoglie le foto provenienti dall’archivio personale dell’autore.
Una nuova edizione del più grande classico di Walter Bonatti. Dal Monte Bianco alla Patagonia, fino alla salita in solitaria della parete Nord del Cervino, il racconto di "Montagne di una vita" procede attraverso le parole dell'alpinista affiancate dalle sue fotografie. Ad arricchire il tutto sono stati inseriti anche alcuni brani inediti tratti dai dattiloscritti autentici di Bonatti.
La buona novella non è il disco dell'abiura. Non è il disco in cui Fabrizio De André ripiega su sponde confessionali o, addirittura, metafisiche. La buona novella si offre all'ascolto piuttosto come album cruciale, che aggiorna il peace & love della cultura hippy alla protesta pre e post sessantottina. Per i suoi tratti contenutistici e formali l'album si staglia ancora come insuperato, assoluto, fulgido esempio di concept-album italiano. Il precoce testamento etico - e artistico - della discografia del grande cantautore genovese. Cinque canzoni-stazioni con dentro vicende e personaggi anteriori alla nascita di Gesù. E cinque gravitanti attorno al tema della sua morte. Spazio a figure "minori", ai derelitti taciuti dai vangeli ufficiali e qui caricati di valenze aggiunte che ripudiano l'agiografia tradizionale. Cinquant'anni dopo la pubblicazione di La buona novella, questo libro ne racconta l'attualità. Ragionandoci intorno, attraverso analisi dei testi, interviste e dichiarazioni dello stesso De André.
L'Autore, per celebrare la fine del recente restauro dell'opera in stucco che rappresenta Gesù Crocifisso assieme alla Maddalena, ha voluto raccogliere una serie di meditazioni sulla Passione di Nostro Signore, corredandole con fotografie artistiche.
Tutti, almeno una volta nella vita, davanti a un'opera d'arte contemporanea abbiamo pensato: "Questo lo potevo fare anch'io!". Eppure i critici ci assicurano che si tratta di capolavori, mentre i collezionisti spendono cifre da capogiro per quadri che sembrano tele imbrattate e sculture che appaiono come ammassi di rottami. Come è possibile che una tela strappata possa chiamarsi "arte"? Gli artisti contemporanei sempre più spesso occupano le pagine dei giornali, mentre il loro lavoro è circondato da un'aura di mistero che ne fa un prodigio alla cui comprensione sembrano ammessi solo pochi eletti. Eppure tutte le grandi capitali del mondo occidentale hanno ospitato esposizioni sempre più grandi e costose, producendo un giro di affari di tutto rispetto. Francesco Bonami sfida il lettore ad "assaggiare" le opere senza pregiudizi, aiuta a capire cosa distingue un grande da un pessimo artista, cosa ha fatto sì che Marcel Duchamp o Andy Warhol abbiano superato la prova del tempo e perché invece tanta parte del lavoro di un pittore come Renato Guttuso o di uno scultore come Arnaldo Pomodoro siano sopravvalutati. Spiega perchè Anish Kapoor piace a tutti al primo sguardo e ci svela cosa si nasconde dietro il clamore e lo scandalo delle opere di Maurizio Cattelan. E se è vero che nell'ultimo secolo l'arte si è evoluta al punto da essere quasi irriconoscibile, Bonami ci fa capire una volta per tutte perché non è vero che potevamo farlo anche noi.
Il titolo non tragga in inganno il lettore! Francesco Bonami non firma un manuale di arte contemporanea, non fa classifiche di merito né si erge a giudice sputasentenze. Non nasconde neppure il suo vero pensiero dietro a falsi pudori. Scrive ciò che pensa senza pretendere di avere ragione. Ma tanto è graffiante, talvolta spietato con gli altri, tanto sa essere ironico con se stesso. I suoi "incontri ravvicinati" sono brevi ritratti di personaggi che egli ha incrociato in qualità di curatore di mostre e di critico d'arte. Oltre sessanta protagonisti del panorama contemporaneo: Bonami racconta come li ha conosciuti, ricorda gli incontri/scontri, rivela le aspettative generate e non sempre soddisfatte, riconoscendo anche qualche abbaglio preso negli anni. Artisti, architetti, galleristi, collezionisti, mecenati: sono queste le bestie che popolano la giungla contemporanea che, scrive Bonami, "ricorda quella del Doganiere Rousseau, dove neppure le belve più feroci fanno paura. La giungla dell'arte più che pericolosa è fastidiosa, molti dei suoi abitanti non mordono, ma pungono come insetti. Ma, come una giungla, è anche misteriosa, affascinante, lussureggiante e lussuriosa. Nella mia vita l'ho attraversata come un esploratore, finché mi ci sono perso dentro diventandone parte."
"Italics" raccoglie il testimone lasciato dalla celebre mostra Italian Metamorphosis, curata da Germano Celant nel 1995, per continuarne la storia fino a oggi. Le più significative opere della collezione Pinault sono la traccia da cui prende le mosse la struttura della mostra, attraverso Arte Povera, Minimalismo, Post Pop, Neo Avanguardie e le ultime generazioni: da artisti del passato prossimo (Merz, Kounellis, Pascali, Fontana, Boetti, Zorio, Battaglia) agli artisti di oggi (Cattelan, Lambri, Tuttofuoco, Arienti, Beecroft). L'inedito ritratto dell'arte contemporanea italiana è arricchito da testi che disaminano le tensioni e le correnti artistiche che ne hanno informato gli ultimi 40 anni (a cura di Bonami), le maggiori e più singolari figure che le hanno caratterizzate (Gingeras). insieme al contesto storico, sociologico e culturale (da Empoli, Guerzoni, Manacorda), una sintetica ma esaustiva cronologia illustrata (Cagol).
Lasciandosi alle spalle i confini fissati dalla tradizione, si interrogano in modo inedito poeti e artisti del nostro Rinascimento, si inseguono ipotesi che prendono via via corpo e tessono una trama insospettata fra letteratura e arti, tra eros e inquietudini religiose, tra Venezia, le corti italiane, e la raffinata stagione artistica dei Paesi Bassi. Punto di partenza sono i «ragionamenti d'amore» che Pietro Bembo colloca ad Asolo, in una festa di nozze celebrata da Caterina Cornaro, la regina di Cipro che ha dovuto rinunciare al suo regno. Offrono un autoritratto dell'autore sotto maschere diverse e insieme un ritratto a tutto tondo della poesia, dell'amore, della corte, dell'amicizia. Ma dalle pieghe del testo vengono suggerite prospettive divergenti: il ritratto si incrina, si raddoppia, si racconta collocandosi su piani diversi. Proprio come i ritratti doppi, con rovescio o con coperchio, che tra Quattro e Cinquecento vengono realizzati per esempio da Piero della Francesca, Leonardo da Vinci, Raffaello, Lotto, Tiziano.
«Quello che mi sembrava interessante non era riproporre, sia pure in termini diversi, il contenzioso della superiorità, o della precedenza, fra Rinascimento italiano e cultura del Nord e nemmeno l'antica disputa della gerarchia fra parole e immagini. Davanti a me vedevo aprirsi l'invito a esplorare un territorio in cui esperienze diverse via via si intrecciavano, in cui era possibile analizzare da vicino opere profondamente segnate dalla personalità dell'autore e insieme rintracciarvi i modi in cui questioni, miti, topoi senza tempo prendevano forma nuova [...]. Credevo di star lavorando a saggiare i rapporti fra i primi dialoghi in volgare sull'amore, gli Asolani, appunto, la lirica e la grande tradizione del ritratto, in particolare del ritratto doppio, inseguendo le fila di una rete che da Pietro Bembo andava indietro nel tempo, alla Firenze di Leonardo da Vinci e di Ginevra de' Benci, e si dilatava nello spazio, fino a Cipro e ai Paesi del Nord. Ma, al di là del quadro storico, c'era un tema che via via stava venendo in primo piano e riguardava il modo in cui poeti e artisti avevano dato forma al mito (e al bisogno) della trasparenza, di una corrispondenza tra volto e cuore, fra esteriorità e interiorità, fra linguaggio e sentimenti. Il cuore di cristallo, in cui lo sguardo può penetrare senza ostacoli, diventa, in questa prospettiva, l'equivalente di un altro topos, quello della finestra aperta sul cuore, col vantaggio di eliminare l'idea stessa di qualcosa che si interpone fra l'interiorità e lo spettatore, la finestra, appunto, sia pure aperta a mostrare i segreti del cuore».
Attraverso i dipinti, i disegni e le fotografie questo volume racconta la storia della lettura femminile dal Medioevo al XXI secolo. Il tema della lettrice ha affascinato gli artisti di tutte le epoche. Sono stati tuttavia necessari molti secoli perché alle donne venisse permesso di leggere ciò che volevano. Prima potevano ricamare, pregare, allevare bambini e cucinare. Ma nel momento in cui esse colgono nella lettura la possibilità di sostituire l'angusto mondo della loro casa con il mondo sconfinato del pensiero, della fantasia e del sapere, diventano una minaccia. Le donne che leggono sono pericolose perché in questo modo si sono appropriate (e forse lo fanno ancora oggi) di conoscenze ed esperienze originariamente non destinate a loro. Queste immagini di donne che leggono sono piene di bellezza, grazia ed espressività.
A letto, in salotto, ad alta voce, in viaggio, all’aperto, in biblioteca, incapaci di staccare gli occhi dalla pagina scritta, immerse nel piacere della lettura, donne intelligenti e, per questo, pericolose, che si dedicano al sapere, all’arte di vivere, all’ozio, alla seduzione. Dopo il bestseller Le donne che leggono sono pericolose, andato dritto al cuore di molte lettrici, questo nuovo volume ci mostra quante ancora possano essere le sfaccettature della passione femminile per i libri.
Un nuovo viaggio attraverso le sale di un museo immaginario con le più belle immagini di Edgar Degas, Edward Hopper, Gustave Caillebotte, Tamara de Lempicka, Félix Vallotton, Diego Velázquez e molti altri.
Leggere incanta. Chi legge scopre paesi lontani, pensieri profondi e conosce la materia di cui sono fatti i sogni.
Le donne che leggono sono pericolose e intelligenti, e la possibilità di accedere a biblioteche proibite e a libri prima irraggiungibili le ha rese, nel corso dell’ultimo secolo, più consapevoli e più sagge. Cominciando a mettere in discussione le limitazioni imposte loro, sono diventate non solo insidiose per le convenzioni, ma sempre più audaci perché immancabilmente più coscienti del prossimo e dell’arte di vivere.
In questo museo immaginario incontriamo donne che si dedicano allo studio, all’ozio, alla seduzione, alla lettura ad alta voce, alla lettura in senso moderno, alla filosofia, ai salotti, e ancora molte altre figure che hanno saputo uscire dal conformismo nella vita reale oppure attraverso il mondo immaginario di chi le osserva.
STEFAN BOLLMANN ha studiato germanistica, storia e filosofia, con una tesi di dottorato su Thomas Mann. Autore di numerose pubblicazioni, insegna all’Università di Monaco.
Il Crocifisso di S. Damiano è stato studiato sin nei minimi dettagli, costruendo percorsi possibili o anche solo immaginari. Questo libro è un invito ad una lettura diversa, su solide basi storiche e agiografiche. Qualsiasi studio sulla croce di S. Damiano non può che prendere avvio da san Francesco. Benché non manchino racconti di visioni, o miracoli di immagini che si animano e parlano anche prima del santo di Assisi, il colloquio di Francesco col Cristo di S. Damiano conserva un carattere assolutamente unico; il Crocifisso che ha parlato a Francesco inizia da quel momento una nuova storia che intreccia devozione, spiritualità ed agiografia fino a diventare, in tempi più vicini a noi, immagine stessa di Francesco e del francescanesimo. Il Crocifisso che ha parlato a Francesco parla anche a noi di Francesco.

